Resistere all’emergenza: consigli per chi lavora in fabbrica o ha una libreria indipendente

libreria puntoeacapo Pisogne

La libreria Puntoeacapo nello spazio STORiE, Pisogne (BS).

Due segnalazioni – anzi, tre – che ci sembrano importanti.

■ Su Jacobin Italia il “nostro” Luca Casarotti analizza e smonta i decreti del premier Conte sull’emergenza coronavirus, dimostrando che contengono molte vaghezze e incongruenze.

Ciò è pericoloso, perché lascia molta discrezionalità alle forze dell’ordine e alle amministrazioni locali, situazione che sta generando abusi d’autorità e introducendo divieti che nel testo non ci sono. Molti esempi si trovano nei commenti in calce al Diario virale #3.

Di contro, pare proprio che le denunce a pioggia di questi giorni – per violazione dell’art. 650 del codice penale, ovvero «inosservanza di provvedimenti legalmente dati dall’autorità» – siano giuridicamente infondate. Un decreto ministeriale o della presidenza del consiglio è una norma giuridica, non un provvedimento dell’autorità, ergo non ricade nell’ambito d’applicazione dell’art. 650.

Magazzino Transmec di Campogalliano (MO), 13 marzo 2020: un sacrosanto «assembramento».

L’osservazione non è utile solo a chi si ritrova denunciato per aver preso una boccata d’aria, ma anche a chi sta lottando contro la natura classista e discriminatoria dello stato d’emergenza.

Nelle fabbriche d’Italia e negli stabilimenti della logistica, dove operaie e operai lavorano in condizioni di affollamento e senza tutele, è tornato il gatto selvaggio. Nelle ultime quarantott’ore, in molte zone del paese sono partiti scioperi spontanei. Detta in termini volutamente vintage: perché frotte di borghesi possono crogiolarsi con l’hashtag #iorestoacasa mentre i proletari devono buttare il sangue e forse ammalarsi?

Figurarsi se, in uno scenario come questo, la repressione poteva farsi attendere. Del resto, l’attuale governo si è ben guardato dall’abolire i «decreti sicurezza» di Salvini, che fin dall’inizio sono parsi fatti su misura per le lotte nella logistica e altri settori conflittuali del mondo del lavoro.

Questo comunicato dei S.I. Cobas è di poche ore fa:

«AGGIORNAMENTO: IN STATO DI FERMO COORDINATORE E DELEGATO SI COBAS DI MODENA
Si allarga il fronte degli scioperi a Modena per la salute dei lavoratori: in tutte le aziende in sciopero interviene la Digos per identificare gli scioperanti. Se stiamo ammassati in fabbrica non c’è problema, ma se usciamo sul piazzale sono botte e denunce.
All’Emiliana Serbatoi di Campogalliano, dove era in corso uno sciopero, la polizia è intervenuta in assetto antisommossa e ha portato via il coordinatore provinciale, Enrico Semprini, ed il delegato dell’azienda. Sono attualmente in stato di fermo in Questura […]»

Ecco, nel caso lavoratori in sciopero e/o attivisti sindacali vengano denunciati – esito grottesco ma prevedibilissimo – anche per «assembramento» in base ai decreti emergenziali, cioè per violazione dell’art. 650, si sappia che molto probabilmente non c’è fondamento giuridico.

Ecco come Luca conclude su Jacobin la sua disamina:

«La sera dell’11 marzo, dopo il discorso del presidente del consiglio in diretta su tv e social, abbiamo potuto accorgerci della discrepanza tra piano della propaganda e piano dei fatti. Da un lato i media amplificavano il plauso trasversale agli schieramenti politici che ha accolto le parole di Conte. Dall’altro, fuori dalla bolla mediatica, c’era la paura di tante e tanti fra noi: librai indipendenti preoccupati per le conseguenze della chiusura, figlie di titolari di piccoli negozi in pensiero per i genitori, lavoratrici e lavoratori (la maggior parte) per i quali la produzione non si ferma a dispetto dei rischi. Un divario paradigmatico, che mostra chi il potere chiama a sopportare il peso dell’emergenza.»

Clicca per leggere l’analisi dei decreti d’emergenza sul coronavirus fatta da Luca Casarotti su Jacobin Italia.

■ Librai indipendenti, per l’appunto.

Nella geografia sentimentale di Wu Ming, di Alpinismo Molotov e di tutta la Wu Ming Foundation, la libreria Puntoeacapo è un luogo importante. È a Pisogne (BS), sul lago d’Iseo, in uno spazio chiamato STORiE. Ci siamo stati tante volte, è un po’ un “covo” di tutta la banda disparata che è la WMF. Per alcuni di noi, Andrea è un fratello.

Le norme emergenziali che impongono di chiudere la libreria – il che, in una piccola realtà di provincia, equivale a darle un colpo quasi mortale – non hanno generato sconforto bensì voglia di trovare un modo per andare avanti lo stesso. Da qui una bella idea, che potrebbe essere ripresa anche da altre librerie e non solo.

Si tratta di operare in una condizione che definiremmo di «clandestinità perfettamente legale». Una clandestinità sostanziale ma non formale, perché vissuta negli spazi lasciati liberi dai decreti.

In che modo? È spiegato nel comunicato intitolato «Una pagina necessaria», che si può leggere integrale qui. Noi ne riportiamo un estratto:

«[…] se come cittadini – tutti e in tutta Italia – viviamo già questo disagio, come librerie ne viviamo uno doppio, ci sentiamo in crisi.

Il LIBRO, specialmente qui, specialmente ora, è un bene di prima necessità e, pertanto, abbiamo deciso questa cosa, legale, alla luce del sole.

Lo facciamo per non arrenderci e lo facciamo considerando il LIBRO un preziosissimo strumento di aiuto psicologico e sociale.

Ecco la nostra proposta, chiediamo a quante più realtà possibile di aderire, e di inventarsene a loro volta, di reagire.

In libreria c’è comunque da fare e comunque da lavorare, noi ci restiamo per qualche ora al giorno, ovviamente a porte chiuse.

Se sentite la mancanza di un libro, avete bisogno di leggere, contattateci, ci accorderemo per fare come se nulla fosse. Solo a porte chiuse.

Ci organizzeremo per una telefonata, un video panoramico dei libri a scaffale, dei consigli. E se non abbiamo quel che cercate possiamo ancora ordinarlo (perché sapete, noi siamo chiusi ma i distributori no).

Una volta chiacchierato, scelto, ordinato potrete pagarci con Paypal, bonifico, altri metodi, un modo insomma lo troviamo.

Noi usciamo tutte le mattine per comprare il pane, quattro volte al giorno per far passeggiare il cane, una volta tanto per altre commissioni o spesa (come tutti, del resto).

– Se abitate sul territorio di Pisogne accordiamoci, incontriamoci mentre uscite per la spesa o per la farmacia, pascoleremo il cane da quelle parti, non appena vi vedremo poseremo il libro su una panchina, un muretto, da qualche parte e ce ne andremo così che voi possiate ritirare il libro senza che veniamo a contatto e senza uscire di casa per «futili motivi».

– Se non abitate sul territorio pisognese stessa identica cosa, solo vi spediremo con le poste, senza usare corrieri sfruttati e in pessime condizioni di lavoro.

Ribadiamo, lo facciamo legalmente, alla luce del sole e in maniera legale perché consideriamo la lettura un bene necessario e così abbiamo pensato a un’altra cosa:
riteniamo talmente necessaria la lettura in questa fase che abbiamo deciso di impiegare tempo e risorse a titolo gratuito e volontario.

– Tutti i libri che ordinerete e pagherete saranno venduti a prezzo di costo, cioè a quanto li paghiamo noi, al centesimo e senza ricarico.

– Tutti i libri che spediremo avranno, come unica aggiunta al costo, il prezzo del piego di libri, 1,28€ fino ai 2kg, e della busta.

Non lo stiamo facendo insomma per guadagno ma per necessità.

Non vogliamo nulla, nemmeno un grazie o un ‘fanculo.

Vogliamo, pretendiamo, di tenere vive menti e cultura.

P.S. se qualcuno, per suoi motivi rifiutasse la logica dello sconto – non la possiamo imporre, abbiamo clienti e amici sensibili – bene, quel qualcuno sappia che dovrà indicarci se preferisce che destiniamo i soldi in più a ospedali o biblioteche (due strutture a cui siamo vicini, e che son state massacrate negli anni). Indicateci cosa preferite, se non lo farete tireremo a sorte.»

Lo spazio STORiE visto da casa di Andrea, dall’altra parte della piazza. Solo così potranno vederlo tutti gli altri d’ora in poi e chissà per quanto: da fuori. Clicca per visitare il sito. Se anche tu hai (o ami) una libreria indipendente, contatta la Puntoeacapo. Che nasca una rete di librai(e) guerriglier*!

È una modalità ossimorica, quella a cui è costretta la Puntoeacapo per non morire come esperienza, ma del resto è ossimorico tutto il clima in cui siamo immersi, quello del «Tutti insieme vinceremo, l’Italia chiamò, stato e cittadini senza differenze contro il virus!».

Come hanno scritto sul Manifesto Loris Caruso e Veronica Pujia («Progresso e reazione al tempo del virus», 12/03/2020), la comunità al centro di questa rappresentazione è

«una comunità paradossale: basata sull’isolamento e la separazione. Transitoria: cosa ne resterà dopo l’epidemia? Costruita in negativo: contro il contagio. Evocata dall’alto, incline ad additare “furbetti” devianti racchiusi in categorie come “i giovani” e “i meridionali”, e che sembra provare piacere a essere comandata. Una comunità quindi paradossalmente privatizzata […]; i meriti e le colpe per la diffusione o l’arresto del contagio vengono collocati interamente sulle spalle delle persone.»

Una “comunità” allucinatoria che però non inganna tutte e tutti, e la cui evocazione ossessiva e intruppante non impedisce che, anche in uno scenario così difficile, scoppino lotte e nascano nuove pratiche solidali e di resistenza.

E forse, tra poco, anche di contrattacco.

P.S. C’è agitazione anche nei magazzini Amazon.

Scarica questo articolo in formato ebook (ePub o Kindle)Scarica questo articolo in formato ebook (ePub o Kindle)

Print Friendly, PDF & Email

Altri testi che potrebbero interessarti:

Condividi questo contenuto...

Lascia un commento