Il Cambiamento c’è, dal virtuale al reale è lo slogan che accompagna la nostra testata online. Anche se oggi, paradossalmente, il mondo pare tendere in tutt’altra direzione. Ma noi siamo qui, ogni giorno con una informazione libera, efficace, “dal basso”, concreta, che si prepara al “dopo” che dovrà essere per forza, davvero, di cambiamento.
La nostra testata indipendente, che quest’anno corona dieci anni di informazione, prosegue incessante, costante, tenace nel portare avanti concetti concreti di quel cambiamento che non può più attendere.
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Come vogliamo che sia il dopo-tutto-questo? Uguale al prima? Beh, non lo sarà, ne lo si dovrebbe auspicare. Non nel senso delle libertà e dei diritti: perché quelli dovranno essere restituiti alla popolazione oggi sottoposta, a fronte dell’allarme coronavirus, a restrizioni senza precedenti.
Noi intendiamo chiederci come sarà il dopo in fatto di pratiche, di scelte, di azioni e di pianificazione.
E citiamo qui Paolo Ermani, presidente dell’associazione Paea e uno tra i fondatori di questo portale di informazione:
«Non poteva andare in altro modo, lo sapevamo perfettamente e lo diciamo da sempre: una società che adora il dio denaro, alla prima crisi, crolla miseramente. La gente ha così fiducia in se stessa e nello Stato in cui vive, che svuota i supermercati presa dal panico; del resto, se si costruisce una società basata sulla dipendenza energetica e alimentare in primis, i risultati non potevano che essere questi catastrofici in cui veniamo privati anche delle libertà fondamentali.
E perché siamo arrivati a questo punto? Per fare contenti i mercanti che ci vendono qualsiasi cosa e attraverso la pubblicità ci hanno fatto credere di essere nel paese dei balocchi dove tutto si può comprare all’infinito senza nessun problema di approvvigionamento, di inquinamento, di esaurimento risorse. Poi arriva una crisi qualsiasi, vera o presunta che sia, e l’intera Italia si ferma. E questa sarebbe la sicurezza, la modernità, il progresso tanto decantato?
Se fossimo in un paese che ha a cuore i propri abitanti, la prima cosa da fare da tempo sarebbe stata di garantire il più possibile proprio l’autosufficienza alimentare e energetica; ma, al contrario, nonostante l’Italia sia un paese dalle ricchezze immense in questi settori, siamo fortemente dipendenti sia dal punto di vista energetico che alimentare.
Invece di darci più sicurezza ed autonomia, continuiamo a creare dipendenza e insicurezza. Costruiamo il metanodotto TAP riempiendoci di gas che viene dall’estero e scoppiamo di sole, facciamo arrivare cibo scadente e di bassissima qualità da tutto il mondo, quando in Italia, paese fertilissimo e baciato da una posizione geoclimatica eccezionale, si potrebbe produrre di tutto.
Si spera quindi che non ci sia bisogno di ulteriori drammi per capire che la vera soluzione sta nell’aumentare il più possibile l’autosufficienza energetica e alimentare, ricostruendo i legami comunitari distrutti da un sistema che per guadagnare ci vuole tutti individualisti e dipendenti, con i pessimi risultati che si vedono in questi giorni. Ovvio quindi che bisogna collaborare e anche ripensare un graduale ma deciso ritorno alla terra, non solo per la pura e semplice sopravvivenza ma anche per la tutela, salvaguardia del territorio e delle basi della vita. E speriamo che finalmente la si smetta di dire che non è realistico coltivare la terra e ripopolare le campagne».