di Piero Cipriano
Questo scritto ha per oggetto il virus, e ha per titolo un libro di Roberto Bolaño [Chiamate telefoniche – 1]. La storia prosegue quando il virus è diventato ormai pandemico, non si può uscire di casa, correre nei parchi, continua il trattamento sanitario obbligatorio con obbligo di dimora a casa per chi una casa ce l’ha, e possibilità di uscire solo se i motivi sono con-provati, e tutti si sono ormai così abituati a tenere a bada la morte col seppellimento domestico che neppure i bambini vogliono portare fuori casa, i cani sì i bambini no perché immaginano che l’aria sia tutta impestata di bacilli e dicono dove vai? Incosciente. Mettere a repentaglio la vita di quelle creature. Che dopo portano il virus maligno ai vecchi. E si muore tutti. Una reazione a catena. Che sarà mai un mese due tre di tumulazione se dopo si può ancora esser vivi?
Tale è la moral suasion sul non uscire che nemmeno i sofferenti psichici che un tempo uscivano escono più, gli attacchi di panico si svolgono in casa non più in pronto soccorso i depressi restano in casa perché al Centro di Salute Mentale gli dicono resta a casa che fuori c’è l’apocalisse, ma il depresso che già è apocalittico di suo ora si confina ancora di più nel suo umor patibolare domestico, l’ossessivo il fobico l’ipocondriaco non ne parliamo, quelli non usciranno più di casa neppure quando sarà passato il divieto di uscire, ma accidenti devo darmi una regolata a parlare così dei pazienti i pazienti sono sacri, bisogna parlarne con il rispetto di Andreoli che li ama tutti i suoi pazienti o di un Recalcati che sono tutti Telemaco suoi, l’altro giorno una mi scrive che altro che Basaglia, io me lo sogno Basaglia, io piuttosto sono Lombroso, sfottente e irridente con tutti, e mi manda a fare in culo a farmi la mia corsetta anarchica. Leggo questa offesa al mio fragile ego mentre sono in ospedale, in mezzo ai virus, attento a non toccare le maniglie con le mani, ho i gomiti consumati a forza di aprire le porte coi gomiti, eppure giuro non sono più l’ipocondriaco che ero un tempo, avrei voluto avere il tempo per risponderle bene, perché per certi versi lei aveva ragione (per altri no, era madre, o figlia, o sorella, di un paziente grave, e aveva una rabbia di quelle che investono il mondo, e io ero parte del mondo in più ero psichiatra, uno psichiatra che invece di guarire il mondo si permetteva il lusso di descriverlo, di farne parodia, e come mi permetto?, secondo lei non potevo permettermi di contestare il mondo, solo lei ne aveva diritto, data la sua sciagura), aveva ragione da vendere a dire che io non ero Basaglia né lo sarei mai stato, però aveva torto, perché non ero neppure Lombroso né lo sarò mai, ero sì uno psichiatra eterodosso, sono sì uno psichiatra che scrive, ma non scrive nella forma corretta, nella forma saggio di Basaglia, no, scrive nella forma accidentata e sgangherata di uno che non si è cibato di Husserl o di Minkowski ma si è cibato di Cortàzar e di Bolaño, e non ha sua moglie Franca Ongaro che gli riscrive i pezzi ma ha Bolaño stesso e Cortàzar che me li correggono (anche se non si applicano molto con me) e quindi si può capire perché i miei scritti, delle volte, non abbiano quel rispetto e quella rispettabilità che gli scritti di uno psichiatra (mettiamo il grafomane Andreoli, avete presente gli scritti di Andreoli?, mettiamo perfino il noiosissimo Recalcati, avete presente gli scritti morfeici di Recalcati?) sempre hanno, siamo abituati debbano avere, il rispetto per quell’altro che è il paziente, il paziente è sacro, ma siccome quell’altro spesso io mi dimentico che è un paziente, ma ne scrivo come fosse un essere umano, ecco che ne scrivo, senza rispetto, senza la sacralità che si deve a un paziente, e ciò induce la signora congiunta di quel paziente a pensare che io sia Lombroso, che faccia macchiette, ma io non sono Lombroso e non faccio macchiette, signora, comunque, in ospedale non arrivano più i ricoverati che arrivavano prima. Solo i gravissimi, arrivano, oppure quelli che sono senza casa oppure quelli che se ne fregano del virus oppure quelli che a differenza nostra hanno capito tutto.
Gli psichiatri sono tutti intabarrati, perfino i guanti. Serviranno a qualcosa i guanti? Non chiama nessuno neanche oggi. Avranno saputo che poi ne scrivo sulle riviste. La signora ha sparlato di me. Avrà detto in giro non vi fidate, questo si spaccia per Basaglia ma è Lombroso. State in campana a dire i fatti vostri a questo qui. Che li riporta pari pari nei suoi scritti delinquenziali. Non sanno che non è vero, che sono tutti pezzi inventati.
Mentre bighellono, apro le porte con i gomiti, alzo il bavero del camice, svuoto il disinfettante, posiziono meglio la mascherina, vibra il telefono. E’ un messaggio vocale, inviato con Whatsapp. Finalmente.
Dottore spero sia questo il suo numero, se questo non è il suo numero e quindi lei non è il dottor Cipriano, la prego di eliminare immediatamente questo messaggio, glielo chiedo in nome della fiducia che sempre dovrebbe caratterizzare i rapporti tra gli umani. Spero comunque che sia lei, dottore.
Solo noi che ci hanno fatto le diagnosi e le cartelle cliniche l’abbiamo capito. C’era qualcosa, fin dall’inizio, che puzzava. Quella puzza, che non era odore, ma puzza di cadavere di carogna di morti che sarebbero marciti nelle fosse comuni, che tutti entro pochi mesi avrebbero sentito nelle narici, all’inizio la sentivamo solo noi sensitivi. I media tutti zitti. Non parlavano del Risiko. Cicalavano solo intorno a questo coronavirus. Intanto, iniziava il gioco del Risiko. Carri armati avanzavano in tutta Europa e i media zitti. Ventimila soldati americani atterravano negli aeroporti d’Europa altri diecimila erano già sul posto altri settemila da altre nazioni europee. E i media zitti. Come mai nessuno ne parlava? Giornalisti incapaci buoni a cicalare per tutto il giorno sul virus e dire mezza parola dei militari americani?
I cittadini d’Europa, a parte noi sensitivi internati nelle cliniche per pazzi o nelle prigioni, sono tutti ignari. Ottusi. E i media zitti. Noi ci hanno fatto le diagnosi perché abbiamo quelle antenne in più che, d’accordo, molto spesso ci fanno prendere fischi per fiaschi, ma qualche volta ci prendiamo.
Aguzzi la vista dottore, che ora inizia il complotto, ora inizia il delirio. Ma stia tranquillo. Sono un internato senza permesso di uscita. Giusto questo vecchio arnese mi danno. Non sanno che con questo posso sapere ciò che voglio e andare dove voglio. Ora ho deciso di svegliare lei. Che è uno non proprio ottuso come la quasi totalità degli psichiatri, ma è comunque pure lei abbastanza ottuso. Ma le do una possibilità. Non se la lasci sfuggire.
Ci sono varie ipotesi.
Una: è che non è letale il virus ma i vaccini con cui hanno indebolito, qualche mese prima, le persone. Le vaccinazioni di massa antiinfluenzali e antimeningococciche.
Altra possibilità: le decine di migliaia di antenne 5G disseminate soprattutto a Wuhan, in Lombardia, a New York. Dove ci sono le antenne, dove c’è questo elettromagnetismo mai visto prima, le persone sono deboli, immunodepresse, non resistono al virus.
Altra concausa: le polveri sottili, che vicariano le goccioline di Flügge, più efficaci e durature delle Flügge. Sono loro i vettori del virus. Potrebbe essere questa la ragione per cui il virus ha viaggiato più veloce in Pianura Padana, il particolato atmosferico fa da carrier, da vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. I virus da bravi parassiti si attaccano al particolato atmosferico, costituito da particelle solide o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze. Per lo stesso motivo che questo pulviscolo sottile è più fitto a New York che a Kansas City che moriranno molte più persone a New York che a Kansas City.
Il coronavirus è un’arma biologica di distrazione di massa per preparare il mondo, a qualcosa di più grave, tremendo, e definitivo.
Nel giro di pochi mesi il contagio esploderà. Soprattutto nei grandi conglomerati. Lombardia New York Madrid. Le nazioni instaureranno il coprifuoco continuo. Le mascherine saranno rese obbligatorie. La stretta di mano e i contatti ravvicinati aboliti. Le persone potranno uscire solo per lavorare, i pochi a cui sarà concesso di lavorare. Anche i ricorsi all’ospedale progressivamente aboliti. Le persone si doteranno, tutte, di armi da fuoco, adottando il modello americano. Le persone inizieranno a spararsi per uno starnuto o per un colpo di tosse. Le scuole saranno definitivamente soppresse, tranne che per alcuni studenti scelti, tra poco le dirò quali. I lavori, dicevo, progressivamente quasi tutti aboliti, non serviranno più, perché la popolazione si eliminerà da sola, esponenzialmente. Gli ospedali non saranno più necessari. Le persone moriranno in casa o poco fuori il perimetro di casa. Sopravviveranno solo i reparti psichiatrici e le rianimazioni. Anche la professione medica sarà progressivamente assottigliata a due sole specialità: psichiatri e anestesisti rianimatori. Questi ultimi saranno necessari, non tanto per la capacità di rianimare, come uno potrebbe credere, data l’epidemia virale, macché, sarà necessaria la loro capacità di mandare i degenti all’altro mondo. L’università sopravviverà solo per due materie: giurisprudenza e medicina (medicina per le sottobranche di psichiatria e rianimazione, abbiamo detto). Giurisprudenza per due classi di lavoratori: giudici e poliziotti. Le persone si elimineranno da sole, no? Per uno starnuto uno finirà freddato e l’altro condannato all’ergastolo, ergastolo che però si trasformerà in morte agevolata da un rianimatore. E così, ogni volta due piccioni con una fava saranno eliminati. La popolazione si scremerà all’essenziale. L’economia risorgerà splendidamente. L’unico lavoro sicuro e diffuso e capillare sarà il poliziotto. L’Europa l’America la Cina la Russia saranno un grande apparato poliziesco. Le scuole solo per pochi scelti. A sei anni gli psichiatri faranno il test a tutti i non-ancora-persone per capire chi scolarizzare e chi potrà restare a casa coi genitori a fare la quarantena ad libitum in attesa di una morte precoce. Il test spacchetterà i seienni in tre cluster di caratteri (secondo le teorie di Fromm, che per eterogenesi dei fini diventeranno appannaggio di uno stato di polizia): i conformisti, i ribelli e i rivoluzionari. I rivoluzionari, che sono i più pericolosi, verranno subito segnalati, di modo che entro pochi anni (entro l’ottavo anno al massimo) possano cominciare un’aggressiva e demolitiva terapia con psicofarmaci del genere antipsicotico di terza generazione, e dopo verranno trattati con ricoveri ed eventuale galera, in caso di iniziale insubordinazione, e infine rianimazione, contaminazione, estinzione. I conformisti, che saranno la fetta più grossa, avranno il futuro assicurato: un futuro in polizia o nella medicina (psichiatria e rianimazione). I ribelli saranno i più fortunati perché, si sa, essi detestano esser comandati, ma amano il comando, non accettano imposizioni da nessuno e sono perciò perfetti per rappresentare la classe dirigente del futuro, perché bisognerà pur pensarci a come governare gli anni, i secoli che verranno, essi saranno i giudici, i ministri, i capi di stato. Solo i ribelli potranno studiare, come vorranno, tutto ciò che vorranno, senza limiti. Ma saranno pochi, ogni anno si conteranno sulle dita di due mani.
Mi scusi è arrivata la cena. Mi farò vivo di nuovo. A presto. I miei ossequi. Ah, dimenticavo di presentarmi. In realtà lei già mi conosce, o meglio non conosce me ma il mio avo, sono il pronipote di Carlo Cafiero, Carlo Cafiero junior.
Penso alla sua teoria. Di solito i paranoici, i complottisti, che hanno le antenne aguzze, su qualcosa ci prendono, non su tutto, indovinano poche tessere del puzzle, poi però siccome hanno l’ansia di completare il puzzle, le altre tessere le mettono a cazzo, e la teoria fa acqua, e loro passano per paranoici, o complottisti. Io però volevo capire quali fossero, tra le molte, le tessere giuste, quelle che il pronipote di Cafiero aveva imbroccato.
L’attività continua a languire. Chiamate in pronto soccorso oggi zero. Apro e chiudo porte coi gomiti. Alzo e abbasso la mascherina.
Dopo due ore di attesa, attesa da deserto dei Tartari, il sergente Drogo cioè io chiede all’assistente sociale pure lei senza daffare il numero di quel paziente che era il super esperto dei virus. Sentiamo il nostro esperto, dico. Scartabella. Trova il numero. Chiama. Il signor Jack? Sì? salve, sono l’assistente sociale del reparto, volevamo sapere come sta. Le passo il dottor Cipriano che voleva salutarla. Buongiorno. E come se la passa?
No, non vado al CSM. Non vado al CSM non per il virus non per l’isolamento. Non vado al CSM perché lì hanno tutti paura. Sono tutti mascherati come una donna talebana. Non vogliono riceverci. Prima mi facevano i TSO perché non andavo, ora dicono stia a casa che è meglio. E io sto a casa, ci stavo prima ci sto adesso. Cosa faccio? Non vedo la tv perché mi si è rotta e non so ripararla. Non compro i giornali perché non li ho mai comprati. Non ho internet. Cosa faccio allora? Leggo. Cosa leggo? Ho un solo libro in casa. Lo leggo in continuazione. Anche perché non si capisce bene dove vuole andare a parare. E’ Il castello, di Kafka. Comunque, grazie della telefonata, dottore. Ora però ho un po’ da fare, magari la richiamo io, in questi giorni.
Dopo mezz’ora richiama. Dottore, ma lei, che cosa voleva sapere di preciso da me? Perché lei non ha chiamato per sapere come sto, questo è chiaro, in dieci anni che lavora in quell’ospedale non mi ha mai chiamato, e mi chiama proprio ora che tutti sono chiusi in casa per il virus? Lei mi chiama perché si è ricordato che io sono il maggior esperto al mondo sui virus. E si è pentito. E ha fatto mea culpa. E ha pensato che l’attribuzione di disturbo delirante con… come lo chiamavate? con caratteristiche ipocondriache, ecco, che mi è stata fatta, anche da lei, non lo neghi, forse era a dir poco ingenerosa. Ora vuole che io la illumini coi miei deliri. Che le dica ciò che nei mie cinque ricoveri da voi, continuavo senza tentennamenti a ripetervi. Siete medici, vi dicevo, eppure siete asini, asini inconsapevoli. Abboccate a tutto ciò che vi si propina, incapaci di pensiero critico. Per dire la verità a questo mondo, devi passare per delirante. Lei dottore almeno ascolta. Lo stesso pensa che i miei siano i deliri di un pazzo, lo so, ma almeno mi ascolta.
Si metta comodo che le spiego tutta la faccenda. Si è messo comodo? Bene. Iniziamo daccapo.
Si ricorderà che non sono uno che si è laureato su Google, si ricorderà che sono laureato in farmacia e in biologia. Si ricorda, vero? Si ricorda anche che ero specializzato in malattie da microparticelle, anzi, nanoparticelle, lo ricorda vero? Bene. Ma veniamo al nostro incubo, veniamo al virus, mi correggo, il vostro incubo, questo esserino che sa entravi dentro senza chiedere permesso, un maleducato, direte voi, un esserino libero, dico io. Poveri vecchi, poveri malati, poveri coloro che prendono farmaci, essi non riescono a tenerlo a bada, all’ospite indesiderato, all’ospite ubiquo. Quanti italiani siamo? Più di sessanta? Bene. Venti milioni ce l’hanno già in corpo che gira. Ma no che venti, facciamo trenta milioni, anche quaranta, va. Lei dice ci sono dodicimila morti? Ma non era colpa del virus, dio mio. Erano già malati, i poveri cristi. Quante persone muoiono in Italia ogni anno? 650.000? Bene, metà di loro hanno dentro il virus che vi toglie il sonno. Il virus dei polmoni, il virus che toglie il respiro. Il primo virus che seppellisce in casa. Questo però ora non è un mio problema. Io sto in casa io sto bene in casa prima mi facevate il TSO perché dicevate che non uscivo di casa adesso fate il TSO a tutti obbligandoli a stare in casa io ora sto a posto siete voi adesso che non state a posto, voi che volevate uscire tutti i giorni ora vi sentite mancare l’aria. Tre morti sono i morti di questo virus non dodicimila. Forse nemmeno quei tre sono morti per il virus. Ma poi parlate di un virus, ma quello che era in Cina già non è più quello che è in Italia, quello muta non è mica un modello di I-phone che resta in giro per qualche anno, è per questo che è assurdo fare un vaccino, sarebbe come fare un vaccino per il raffreddore, vaccini per un virus da raffreddore che non ti copre sugli altri due milioni di virus da raffreddore. Siete pazzi. Vi siete concentrati su noi pazzi, i deliranti, gli SPDC li potevate trasformare in reparti per i polmoni, in rianimazione, invece di psicofarmaci compravate respiratori, a questo punto non dovevate far morire i vecchi perché non avete i respiratori. Ma non lo sente che da ottobre era pieno di polmoniti atipiche? Dottore, la regola numero uno, che vale per i deliri e vale anche per le infezioni è: aspettare, bisogna aspettare che l’organismo rigetti il virus, non mettersi i guanti, lei tiene adesso il telefono con cui mi parla con i guanti, è un fesso, con quei guanti tocca tutto, con quei guanti impedisce alle sue difese dermiche di reagire ai virus, lei è un dottore meno imbecille degli altri ma comunque è un imbecille, dovete solo attivare le vostre difese immunitarie, non mettere guanti e mascherine, aspettare, bisogna, tenersi la febbre perché il caldo uccide l’ospite indesiderato, il virus è una creatura fragile, se lei si prende la Tachipirina per far scendere la febbre al virus gli fa solo un favore, perché sta meglio al fresco, lui, bravi i fessi. Quelle mascherine con cui mi parla sono come un cancello che vuol impedire alle mosche di entrare, non le servirà quella mascherina idiota attraverso cui mi parla, sono piccoli sa, più piccoli ancora, la dovrebbe buttare ogni due minuti, altro che tenersela per 24 ore. Perché io ho lasciato la virologia? Per non essere complice di quel che succederà. Ci obbligheranno a vaccinarci. Con la scusa di questa finta epidemia faranno il TSO a tutti, finora l’avete fatto a me perché vi mettevo in guardia, mi avete dato gli antipsicotici? Bravi asini. Adesso fottetevi. Adesso voi psichiatri, come tutti gli altri umani, sarete vaccinati obbligatoriamente, TSO per tutti, a parte il fatto che voi psichiatri siete così stupidi che correrete a farlo, il vaccino anti-coronavirus, prima di tutti gli altri, implorerete per essere i primi, perché avete una fifa blu di morire, per cui non ci sarà neppure bisogno che siate obbligati, vi obbligherete da soli, ma pure chi non volesse, tipo me, o tipo lei, perché lo so che lei in fondo in fondo è un antisociale, pure noi due saremo obbligati. Ma è una stronzata questa, perché come dicevo non c’è modo di vaccinarsi per un virus che cambia, un virus che è come il raffreddore. Sarà solo un regalo al Grande Farmaco. Alla religione del Grande Farmaco. Antipsicotici e vaccini per tutti, dottore. Cominci a levarsi di dosso quelle imbragature, ma lo vede come si è ridotto? Sembra un palombaro. Si levi quei guanti, si levi quella mascherina, si levi la cuffia, si levi la casacca, si levi il camice, ritorni a essere un uomo libero. Esca, ritorni in strada, io non sono fatto per stare nelle strade, io sono un misantropo, io sono un pipistrello io sono un vampiro io sono un essere notturno ma lei, lei deve uscire. Tutti devono riprendersi le strade, prendere il sole, correre, vitamina D, buon umore, non farmaci, lo dica agli asini dei suoi colleghi, consigliassero di passeggiare e non di stare chiusi in casa al buio senza il sole senza il vento che porta via i virus, è il vento, il vento e il sole sono le più grandi terapie. Con la reclusione in casa stanno creando un popolo di immunodepressi, voi psichiatri siete i più incompetenti, a non sapere che la reclusione senza svago rende Jack un triste figuro, vi stanno facendo impazzire, dottore, impazzirete tutti, anche voi psichiatri, quelli che già non eravate pazzi prima. In questo paese di 49.000 morti l’anno per infezioni prese in ospedale, perciò lottavo fino alla morte quando mi ricoveravate, perché mi portavate nel luogo dove massima è la possibilità di ammalarsi, ora per dodicimila morti stanno facendo questo casino perché? Ma perché dall’anno prossimo ci sarà la vaccinazione obbligatoria di massa, e chi non ci sta fa la mia fine. La fine di un martire.