Mentre il Consiglio dei Ministri approva il cosiddetto “Decreto scuola”, pubblichiamo un contributo del Coordinamento Studenti Medi di Padova che affronta gli effetti della pandemia di Covid-19 in un mondo della formazione già ampiamente trasformato dal neoliberismo.
Nonostante siano spesso usati in modo equivoco, istruzione e formazione non hanno lo stesso significato. L’istruzione, che caratterizza la nostra scuola oggi, è la comunicazione di nozioni finalizzate all’inserimento dello studente nel mondo del lavoro: la didattica viene svenduta alle aziende, come evidenzia anche il progetto di PCTO (ex Alternanza Scuola-Lavoro). Dopo la maturità ci vediamo abbandonati in una situazione di precarietà e nella Gig economy, ovvero l’economia dei “piccoli lavori”, come quelli dei ragazzi che sfrecciano la sera consegnando cibo a domicilio.
Viviamo in un sistema economico che genera sfruttamento della terra e delle persone e in cui siamo l’ultimo anello della catena. Il cambiamento climatico è un prodotto di questo sistema e avrà effetti devastanti: guerre, migrazioni forzate, fame e la pericolosa possibilità che le disuguaglianze nell’accesso alle risorse sfocino in movimenti e governi nazionalisti e autoritari. In più, l’alterazione degli equilibri naturali aprirà la strada a diffusione di nuovi virus; cosa che già l’OMS aveva detto nel 2007. Il Corona virus ne è un esempio. Per questo non crediamo che dopo l’emergenza sanitaria in corso ci sarà un ritorno alla normalità. Sono forse la normalità alla quale vogliamo tornare le persone confinate a Lesbo, le centinaia di persone morte e sfruttate ogni anno nel mondo del lavoro, le condizioni della donna nella società e i cambiamenti climatici?
In questi ultimi mesi abbiamo visto e vissuto la diffusione del Covid-19 e i suoi effetti immediati sul sistema socio-economico, e ne cogliamo gli effetti in divenire: individualismo VS senso del comune, impoverimento VS ridistribuzione della ricchezza in forma equa saranno sicuramente due tra i tanti elementi che dovremmo e saremo costretti ad affrontare poiché vedranno coinvolti tutte le persone; i nostri genitori, gli anziani in pensione, le generazioni precarie dei trentenni arrivando fino a noi che viviamo la mancanza dell’aggregazione scolastica preoccupati per il nostro futuro.
Concentriamoci però su cosa è successo nella scuola perché non ci crediamo portatori di verità assolute e vogliamo contribuire su ciò che ci tocca da vicino. Gli istituti sono stati giustamente chiusi per prevenire il contagio, oggi è prioritario affrontare l’emergenza sanitaria per ripartire con quella che sarà la nuova normalità.
Il Ministero non è stato in grado di dare direttive chiare ed infatti presidi, professori e studenti si sono trovati in una situazione confusa, senza alcun tipo di disposizione su come affrontare l’emergenza.
Probabilmente è dovuto a questo il fatto che alcuni docenti si siano volontariamente organizzati contattando telematicamente gli studenti per cercare di proseguire i programmi nonostante i POF (Piano Offerta Formativa) siano completamente saltati per l’impossibilità di svolgere le attività.
La disorganizzazione ha fatto sì che i professori utilizzassero diverse piattaforme affidandosi anche ad aziende private quali Google Classroom o Adobe.
Le lezioni sono diventate ancora più frontali e meno inclusive e sono state sospese le assemblee di classe e d’istituto, unici momenti formali del confronto scolastico.
A partire da questi dati vorremmo fare delle proposte.
Premessa: ogni punto si inserisce in questa situazione emergenziale, ma va a toccare contraddizioni preesistenti che sono andate drasticamente ad accentuarsi.
Proprio per questo la discussione e l’aggiornamento di queste rivendicazioni dovrà continuare anche oltre il Coronavirus, consapevoli che dovremmo capire come vivere qualcosa che deve saper tener conto delle crisi sanitarie, economiche e sociali non affrontandole come emergenziali ma come elementi strutturali della “nuova normalità”.
1) Promozione per tutti e tutte e sospensione delle valutazioni. Siamo studenti, siamo persone e non numeri. Non vogliamo che a fine quadrimestre ci venga assegnato un voto di cui fare sfoggio come unica dimostrazione delle nostre competenze e capacità performative. Noi pretendiamo una formazione alla vita, noi pretendiamo dialogo, noi pretendiamo la capacità di costruire e vivere un futuro che sia degno di essere chiamato tale e vogliamo che questo avvenga anche all’interno delle mura scolastiche. Una bocciatura o una promozione, un voto sufficiente o insufficiente non dovrebbe influire sul nostro vivere scolastico. Non dovrebbero essere dei segni rossi o delle medie conteggiate su un registro elettronico a definirci. Ma invece, con il senso critico e la maturità che la scuola dovrebbe fornirci, dovremmo essere in grado di autovalutarci secondo le nostre capacità e percorsi di vita da noi scelti, senza canoni imposti che saremo sempre costretti a rispettare anche al di fuori delle strutture scolastiche. Una valutazione all’interno di un percorso che possa farsi carico di formarci all’assunzione di responsabilità consapevole. Andrebbe aperto un capitolo storicamente mai definito e legiferato attorno al discorso sulla meritocrazia e la disuguaglianza sociale. Crediamo che esso sia un elemento imprescindibile, oggi più che mai, per far fronte alla disparità sociale che questa situazione determina in maniera evidente anche all’interno degli istituti scolastici.
2) Vogliamo possedere i mezzi adeguati per rimanere in contatto durante la chiusura delle scuole: ognuno deve avere l’accesso a internet e lo strumento da cui connettersi. Attualmente i mezzi a disposizione degli studenti sono disuguali a causa delle diverse condizioni economico-sociali-culturali e questo non permette a tutti di essere alla pari nell’apprendimento. Come si può parlare di valutazione degli studenti, se questi non hanno la possibilità di partire tutti dalla stessa base e da lì sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità? Una prima proposta sarebbe redistribuire temporaneamente agli studenti il materiale scolastico, ora fermo nelle classi e nei laboratori. Inoltre vogliamo che i dati che condividiamo non siano oggetto di profitto per delle aziende private, per questo è necessario pensare a piattaforme libere e analoghe per tutte le materie. Vogliamo tornare a discutere ed approfondire il tema del Welfare studentesco anche dopo l’emergenza, oggi nodo centrale e paradigmatico di una situazione diseguale.
3) Ripensiamo i contenuti: vogliamo una formazione che ci aiuti a comprendere la crisi (le cause, le conseguenze, il legame tra il virus ed il cambiamento climatico come esempio) e diventi una base per la costruzione di un mondo diverso che parta proprio dal cambio di programmi di studio, volto alla creazione negli studenti di capacità di analisi, spirito critico e senso alla collettività.
Questo cambio deve confrontarsi con l’emergenza; deve aiutarci ad essere parte di un tessuto sociale attivo e solidale durante questi mesi. Deve misurarsi con l’emergenza Coronavirus, ma anche con tutte le contraddizioni che attraversano la nostra società e quotidianamente ci portano verso una crisi strutturale (economica, climatica, sociale). Utilizziamo questa come occasione per reinventarci, per rendere la didattica a reale misura di studente. Per incrementare il dialogo e il confronto, per introdurre ore di didattica alternativa che mirino alla nostra formazione al di fuori delle mura scolastiche, che trattino di educazione alla sessualità e affettività, di educazione ambientale, di discriminazione di genere e razza, di antropologia e di insegnamento al vivere collettivo e alla comunità. Ricordiamoci che la scuola deve essere non solo luogo formativo ma prima di tutto luogo di crescita, di condivisione dove gli studenti, non solo memorizzano nozioni, ma soprattutto imparano e vengono educati a sentimenti come empatia e passione. Rendiamo la scuola uno spazio comunitario per gli studenti, dove tutti possano imparare a rispettare ed apprezzare il valore della diversità.
4) Ripartiamo da noi: convochiamo nell’immediato assemblee di classe e d’istituto che sappiano costruire queste ed altre proposte nelle scuole e che siano i motori del cambiamento. Assemblee di classe e d’ istituto non sono una scusa per “perdere delle ore di lezione”, sono ciò che rende noi studenti attivi nelle decisioni riguardanti le nostre scuole e i nostri spazi. In una scuola che ci vuole silenti spettatori delle scelte altrui, dimostriamo di avere una voce, dimostriamo di avere ancora la capacità di pensare, di unirci e di organizzarci. Siamo studentesse e studenti che rifiutano un sistema scolastico oppressivo e non curante, vogliamo risposte e vogliamo subito le possibilità per co-costruire un pensiero, stiamo ripartendo da noi, dal nostro essere studenti, dal nostro essere futuro e dalla nostra volontà di costruirne uno che sia degno di essere chiamato tale.
Siamo in un periodo in cui la vita è messa in serio pericolo. Non esistono margini per piccoli cambiamenti, non sono sufficienti. Partiamo con il contrastare ed affermare i limiti di un sistema economico che ci ha portati all’oggi in questa situazione e a partire dall’istruzione, pensiamo ad un mondo in cui i bisogni e la ricerca della felicità siano quanto più possibile a portata di tutti e tutte.
Sii tu la miccia del cambiamento!!
Unisciti a noi e diamo inizio ad una prospettiva di vita nuova, quale momento migliore di questo nel quale nulla ha più senso e niente può tornare come prima?!
Ripartiamo da noi, ripartiamo ora e facciamolo per tutte e tutti a partire da noi stesse: solo così ognuno di noi può essere utile, fuori da ogni logica individualista che ci tiene separate.