Sulla scena dell’emergenza coranvirus entra ufficialmente il 5G. E non per via di accuse di presunti complottisti, ma dal lato delle istituzioni: l’articolo 82 del Cura Italia riguarda proprio l’implementazione delle infrastrutture tecnologiche sul territorio.
Questo articolo, pubblicato il 20 aprile, mostra due emendamenti che oggi sappiamo esser stati bocciati. Ma sono utili a comprendere dove sia lo scontro a livello politico oggi: misure per la tutela della salute pubblica da una parte, forze dell’ordine a garantire il proseguo dei lavori dall’altra.
Emergenza Covid-19. All’art. 82, il decreto Cura Italianasconde una vera e propria manovra di lancio per il 5G. Altro che moratoria e principio di precauzione. Tanto che i medici ambientali di ISDE Italia hanno fatto scrivere da un legale chiarendo al Governo come tra “le pieghe di questo provvedimento” si autorizzano le Compagnie di telecomunicazioni allo ‘svolgimento di ogni utile iniziativa per potenziare le infrastrutture di comunicazioni elettroniche…’. Tale autorizzazione assume il significato che si sta concedendo un potere illimitato alle multinazionali delle telecomunicazioni che non potrà che facilitare la realizzazione del programma 5G.“
Ma non basta. Adesso il decreto Cura Italia approda in aula. Come da calendario, tra oggi e domani spazio agli emendamenti per votare a Montecitorio la fiducia, molto probabilmente entro fine della settimana. Relatrice del Cura Italia alla Camera de Deputati sarà l’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Intanto ecco le bozze degli emendamenti presentati dai vari gruppi parlamentari. Nell’opposizione, per il Gruppo Misto a firma Cunial-Giannone si chiedono sensate misure di cautela, studi per gli effetti biologici sugli standard 4G e 5G in difesa della salute pubblica, promuovendo monitoraggi ambientali e tecnologie più sicure rispetto al pericoloso wireless. Mentre in un altro emendamento le parlamentari sostengono l’abolizione dell’art. 82, quello in cui il Governo Conte da il via libera al 5G, a tutti i cantieri delle telecomunicazioni, “misure destinate agli operatori che forniscono reti e servizi di comunicazioni elettroniche”.
La Lega invece presenta un emendamento a firma Capitanio, Maccanti, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zardon, con cui si tende a velocizzare il Piano banda Ultra Larga, attraverso 4G e 5G.
Mancini del PD aggiunge al decreto un emendamento in cui si autorizza l’aumento di infrastruttura tecnologica per fronteggiare il Covid19, cioé la velocizzazione della costruzione di nuove antenne, spiegando come gli amministratori di condominio e i proprietari delle case saranno tenuti a dare immediato accesso alle aree pertinenti(spesso i tetti dei palazzi) per consentire l’installazione di nuove antenne, pena il ricorso alla forza pubblica (Esercito, Carabinieri, Polizia etc..)
“Da che parte vorrà stare il Governo italiano?“, si chiede l’On. Sara Cunial commentando sui social i lavori d’aula. “A quanto pare dall’altra. Quella che svende i suoi cittadini a un manipolo di multinazionali mettendo in mano il nostro Paese addirittura a un soggetto come Vittorio Colao nominato a capo della nuova task force di ‘esperti’ scelti da Conte per trainare l’Italia nella cosiddetta fase 2 dell’emergenza Covid-19. Ex Ad di #Vodafone, già nel 2018 parlava di come l’avvento del 5G e dell’intelligenza artificiale avrebbe cambiato le nostre vite nel giro di 5 anni, fra il 2020 e il 2025. Proprio ora che Vodafone pretende dal Governo Conte “l’adeguamento dei limiti di campo elettro-magnetico al livello degli altri principali Paesi europei“ (cioè il passaggio dalla media attuale dei 6 V/m a ben 61 V/m) Colao è l’uomo giusto al momento giusto.”