di Piero Cipriano
[Chiamate telefoniche precedenti] Il virus, Bolaño ecc… – Giorgio Agamben non risponde ho provato tre volte solo stamattina allora chiamo a lei che non è Giorgio Agamben non nel senso che è più fesso di Giorgio Agamben, sì be’ un po’ anche quello, voglio dire, non c’è paragone, ok lei ha ancora una trentina d’anni per recuperare ma se le premesse sono queste non credo che ce la farà, a ogni modo lei non è un filosofo, non le compete filosofare, lei scribacchia, se la cava, ma il suo forte è stare in ascolto degli umani, il suo compito è stare come un indiano con l’orecchio appizzato al suolo per capire da dove arriverà la catastrofe, lei dirà ma non era questo il compito dei filosofi? Un tempo, forse. Ora i filosofi come se si fossero ritagliati solo il momento della diagnosi e della descrizione fenomenica del mondo, il momento della terapia, almeno a me così pare, non gli interessa più, ecco perché chiamo lei che è un semplice psichiatra disteso per terra con l’orecchio in attesa di sentire le avvisaglie del terremoto. Ma soprattutto la chiamo perché lei è così gentile da rispondere, o forse è solo pervaso da un senso di colpa, un senso di colpa che solo lei sa, e che io non voglio sapere. Oggi finalmente, era da un po’ di giorni che ci ruminavo ma oggi mi sono davvero reso conto che il virus, e questa pandemia, vera o farlocca non ci importa, ha diviso il mondo in due. Non più destra sinistra, conservatori progressisti, fascisti comunisti: tutto superato, roba vecchia, non esiste più. L’ho capito dall’intervista che il prestigioso La verità ha fatto a Giorgio Agamben. Il nostro, siccome non trova più spazio nei media di sinistra spaventati dal virus e spaventati da quello che Agamben dice del virus, parla dove c’è spazio, e lo spazio c’è a destra. Quelli di destra la stanno prendendo (l’epidemia voglio dire) con molto più situazionismo, i sinistri sono storditi e ancora di più si sono rincantucciati nel loro angolino sinistro, non riescono a uscirne nemmeno adesso che fuori non c’è nessuno, è tutto libero, vuoto, potrebbero andare tutti a festeggiare il 25 aprile, la liberazione dal virus, ma sono terrorizzati, si sono dimenticati che i partigiani tra vita e libertà scelsero la libertà, oggi i fan del 25 aprile scelgono la salute, ovvero la vita, e vaffanculo alla libertà, e stanno dentro al calduccio, e si tengono stretta la sciarpa, e si alzano il bavero, e mettono la doppia mascherina anche quando scopano (ammesso che scopino ancora). Ma mi sono appena contraddetto, perché dicevo che sinistra e destra non esistono più, per cui lui (Agamben) non è andato a destra, e se non è andato a destra dove è andato? Tra poco ci arrivo. Ah, il mio, l’avrà capito già dal cognome che è sempre stato la mia maledizione, non mi sono presentato? Ma (pensavo mi avesse riconosciuto dalla voce) sono il suo affezionato Carlo Cafiero Junior, nipote del primo anarchico italiano sfortunatamente morto nel manicomio di Nocera superiore il… va be’, non divaghiamo, il mio dicevo è un ragionare da anarchico, che le categorie diagnostiche destra sinistra noi Cafiero le abbiamo sempre guardate (da molte generazioni ormai) con un nobile vissuto di superiorità.
Che destra e sinistra non esistono più grazie al virus sterminatore di destra e di sinistra lo capisco sa da che cosa? Dai commenti indignati di moltissimi sinistri all’intervista che Agamben rilascia ai destri. Morte ad Agamben. Anzi no, non dicono morte nel senso che gli augurano di morire, ma dicono che è quasi morto, sia fisicamente che filosoficamente. Prende le cantonate, dicono. Perché è vecchio, Agamben. Come è vecchio Tarro come è vecchio Montagnier. I poveri vecchi che, in quanto vecchi, sono contigui alla categoria di no-vax e complottisti o sciechimichisti o terrapiattisti. Ci si mette poco a finire là dentro. Eppure, le storie sono così belle, è così bello ideare complotti, ne vengono fuori così tante piste da seguire, che non capisco perché appiattirsi su un’unica versione. Non capisco perché questa denigrazione per chi ha la passione dei complotti. Ma io dico viva chi sa immaginarsi i complotti. Dovremmo dare il reddito di cittadinanza agli ideatori di complotti, invece no. Chi immagina un’altra versione dei fatti è matto. Tutti fuori di testa allora. La vecchiaia dà alla testa. Si capisce, il cervello dei vecchi si raggrinzisce, smarrisce neuroni, si sfilacciano le sinapsi, e addio a quegli splendidi ragionamenti di un tempo. I sinistri gli piace, ho verificato in questi giorni, più che ai destri, la categorizzazione diagnostica, per i sinistri esistono i fasci esistono i no-vax esistono i complottari, non vedono persone ma vedono categorie. Capisce perché coi sinistri così fessamente categorizzatori (pure io sto categorizzando è chiaro, ma per farle capire dov’è il sinistro errore dei sinistri) non si va da nessuna parte? Per i sinistri i vecchi sragionano. I vecchi non solo sragionano, ma non gli frega niente di morire come ai giovani. Questo rende i vecchi pericolosi. Agli occhi dei giovani di sinistra soprattutto, perché i giovani di destra, non si capisce perché, anelano di più di morire (viva la muerte! gridavano i franchisti). Non si capisce, davvero, perché ai destri scocci meno di morire, i sinistri pensano, dall’alto della propria superiorità sinistra, che ciò sia dovuto alla congenita stupidità dei destri, ma io penso ci sia dell’altro. Secondo me ai giovani di sinistra gli scoccia di più di morire perché i sinistri sono quasi sempre materialisti, atei, e non credono per niente in Dio o in qualcosa di simile (è contro il comunismo credere in un dio supremo, e chi si crede di essere?). I sinistri, dunque, senza dio senza trascendenza senza oltre-vita sono rassegnati al fatto che questa sia l’unica vita. E’ perciò che ai materialisti, ai meccanicisti, ai marxisti, ai newtoniani, ai freudiani il virus fa un fifa blu. Non gli frega che si imponga una App o dieci App (dicono tanto già le App ci sono già siamo schedati ce l’hai o non ce l’hai una carta di credito o uno smartphone? e allora che protesti?) non gli importa che gli piazzino sulla testa migliaia di antennine 5G o 6G o 7G (dicono tanto già hai le 2G e le 3G e le 4G e non protestavi prima cosa diavolo cambia che adesso da 4 siano passati a 5?) non gli scoccia che la formidabile sorveglianza cinese la più imbattibile nello sgominare il virus adesso si trasferisca in Europa e dopo in America. Non gli importa. Basta che si viva. Basta che c’è la salute. Basta che si salvi la pelle. Perché la pelle (e l’io che ci sta incapsulato dentro) una è. Questa un’altra come questa e questa. Allora cazzo dici Agamben che ti lamenti della nuda vita. Ti lamenti perché tu c’hai un’età e tra poco muori ma io che sono comunista materialista ateo di quarant’anni preferisco passare uno due dieci anni di lockdown ovvero carcerato in casa, basta che mi mantengo vivo. Avrò tempo per uscire. E se pure non uscirò, c’è sempre Facebook, che è un luogo sicuro, da cui puoi guardare il mondo senza prendere il virus. Da cui puoi festeggiare la liberazione dal fascismo, il 25 aprile, senza rischiare mai più di morire.
Ecco allora che il virus spartisce il mondo in due, ma non sono più destra e sinistra al diavolo destra e sinistra e al diavolo i destri e i sinistri, adesso il mondo si divide in sopra e sotto. Mi ascolti bene che ho finito e la lascio al suo lavoro di ascoltare i movimenti sussultori delle viscere della terra.
Quelli di sopra sono i mistici (non ho detto i religiosi, ci mancherebbe altro, ci sputo sopra ai religiosi io) nel senso di coloro che per esperienze chiamiamole spirituali, chiamiamole stati di coscienza alterati, oppure perché hanno avuto malattie e sono andati vicini a morire, o hanno fatto digiuni prolungati, o lunghi periodi di isolamento, o sono stati a scuola dagli sciamani, o hanno avuto (come me) crisi di pazzia che si chiama in gergo medico psicosi, o altri fenomeni che non le sto qui a dire ma che lei già conosce insomma si sono avvicinati alla morte, hanno perfino superato di qualche passo la soglia della morte, hanno fatto una decina di passi nei territori dei morti, e poi sono riusciti a tornare indietro. In questo modo sono, per così dire, guariti dalla paura della morte. Perché, secondo lei, io non ho più paura di morire? Ma perché come Ulisse ci sono stato nell’Ade mi sono reso conto, ho creduto di essere morto invece non ero morto e sono ritornato. Ora lo so che quando morirò, in realtà, non morirò. Sto a posto. Pure lei secondo me lo sa, ma non me lo dirà mai. Ma lo accetto. Ecco che quelli (come noi) che stanno sopra, sono gli aerei, stanno con la testa un po’ per aria, ai più sembra che l’abbiano sopra il collo come tutti invece no perché se li guardi con più attenzione noterai che si allunga si allunga sempre più su. Come delle giraffe. Ecco perché quelli di sopra (come noi) non temono più di tanto il nemico aereo, il microscopico demone che viaggia nell’etere. Guariti dal materialismo, è come se credessero che pure lui, il virus che abita le nostre goccioline di saliva, è pure lui uno spirito. E se ci sai fare, e non lo temi, te lo puoi fare perfino amico. E i virus, anche se hanno poco cervello, hanno il senso dell’amicizia. Glielo assicuro.
Quelli di sotto invece sono quei poverini sfortunatissimi che non hanno mai avuto l’occasione di avvicinare la morte, rimasti sempre coi piedi per terra, chiamiamoli i terrestri, mai fatto alcun tirocinio col morire, per cui ne hanno una paura fottuta. E allora altro che: “Siam pronti alla morte Italia chiamò!”, se mai “Fuggiam dalla morte, Italia inchiavardò!”.
Ok. Se io fossi un medico ma non lo sono, sono un biologo ero un grandissimo biologo prima che mi inchiavardassero in questa villa cogli alberi pizzuti, se io fossi un medico questa è la diagnosi che avrei fatto al pianeta o meglio all’umanità di questo momento storico presente. In medicina (lei mi insegna) si procede in tre tempi: la diagnosi (capire qual è il male), la terapia (prescrivere un rimedio), e la prognosi (prevedere come andrà a finire).
Allora, dottore, lo dica lei a Agamben (che non risponde al telefono), e lo dica lei ai sinistri: se questa è la diagnosi la terapia è fare un po’ di tirocinio con la morte.
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Oggi ne ho ricoverati tre: una, dopo quaranta giorni, ne ha approfittato per fare il punto della situazione, infine ha capito che il virus era Satana moltiplicato per miliardi di particelle e ha gridato al mondo la sua scoperta ma il mondo ha chiamato l’ambulanza, un altro, voleva andare a Ibiza a svagarsi un po’ ma non era possibile, nemmeno comprarsi cocaina e cannabis è riuscito, per cui ha rimediato con il Rivotril, 100 gocce ogni sera per quaranta giorni fanno 4000 gocce finché l’ultima sera ha esagerato: quattro flaconi interi, visto che era finito pure l’alcol in casa, il terzo, invece, non ce l’aveva il virus, sulla carta, perché in pronto soccorso ha fatto ben due tamponi, entrambi negativi, ma aveva tosse e polmonite interstiziale, era sicuro di avere il virus anche se ‘sto merda di tampone dice di no io lo so che è sì, diceva, e rischiava per questa sua tenacia di finire in psichiatria invece è andato a finire in medicina perché dove lo mandi uno che sembra covid ma non è covid ma lui insiste di essere covid? Non va nel reparto covid ma nemmeno in psichiatria ma nemmeno può tornare a casa.
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La notte, tra un’andata all’ospedale e l’altra, dormo, profondamente, mia figlia piccola dice che russo molto, anzi, più che un russare è un parlare in una lingua sconosciuta, quel che si dice glossolalia, o xenoglossia, ora che me lo dice mi pare di ricordare che pure di notte ricevo chiamate, non solo dall’Italia ma da tutto il mondo perfino da fuori sistema solare.
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Ma ecco che sono di nuovo in ospedale, provvisto di mascherina chirurgica quella altruistica che protegge gli altri ma non me. Assistente sociale con sorriso tra complice e beffardo mi passa il telefono dice è una che ha letto ciò che scrivi su una rivista.
Ciao, volevo solo ringraziarti per gli articoli che hai scritto da quando è iniziato questo delirio… Ti ho conosciuto così, leggendo uno dei tuoi articoli. Io vivo in Campania, una delle regioni con le misure più restrittive di tutte. Se l’Italia batte tutto il mondo in restrizioni la Campania batte tutta l’Italia nonostante non ci siano tutti questi contagi. Sono una bibliotecaria per cui non posso uscire nemmeno per andare a lavorare. Ho un parco enorme a trecento metri da casa ma ne è vietato l’accesso (vivo in centro ed è sempre pieno di pattuglie). Abito in una mansarda senza terrazzi, ho solo due finestre con le inferriate… Soffro da sempre di depressione e per me la passeggiata solitaria e la luce del sole sono un’esigenza vitale. Ho chiesto alla mia psichiatra/psicoterapeuta se poteva farmi un certificato, ma mi ha risposto di no, perché viene prima la salute pubblica! Io francamente mi sento di impazzire, soprattutto perché le misure andranno avanti fino a metà maggio… Non so manco perché ti ho chiamato, forse perché non trovo altre voci ragionevoli in giro… Perché l’ordine degli psichiatri e quello degli psicologi non si uniscono per chiedere e rivendicare delle cose, tipo il diritto a una camminata? A me questa situazione sembra totalmente assurda…
Cade la linea.
Torna l’assistente sociale: è quella di prima, era caduta la linea. Ah ti volevo dire che ho letto con interesse le avventure di Semmelweis… Io non sono coraggiosa come Anarchik e non ho uno stipendio tale per cui possa fregarmene della multa (come quell’ingegnere di Cattolica, un mito, che esce tutti i giorni e ha già collezionato nove multe!). Allora cosa faccio? Corro su e giù per le scale del mio palazzo, come una matta, dal terzo piano al piano terra, dal piano terra al terzo piano, sperando che i vicini non mi vedano. Cammino per casa, leggo, accarezzo i gatti, cammino per casa, leggo, telefono, accarezzo i gatti, provo maldestramente a fare ginnastica in camera, coltivo i pensieri ossessivi. Così da cinquanta giorni. Mi arrampico sopra l’armadio e mi stendo lì, l’unico posto in cui arriva un raggio di sole dal Velux. Ho anche pensato di uscire sul tetto, ma i miei soffitti sono troppo alti, non ci arrivo. Maledico la volta in cui ho preso in affitto questa cazzo di mansarda senza finestre e senza terrazzo. Poi, certo, esco una volta al giorno per buttare i bidoni, giro intorno al palazzo due o tre volte, in bilico tra l’alienazione e la magia di vedere cose diverse da quelle delle quattro mura, il cielo, gli uccelli, le aiuole. Sono compiaciuta di non mettere la mascherina all’aperto, ma molti mi guardano male, con sguardo di disapprovazione. Io devo respirare, devo prendere aria e luce, aspetto tutto l’anno la primavera perché risveglia un po’ il mio istinto vitale sopito. Chi avrebbe mai pensato che fare una passeggiata sarebbe diventato un privilegio? Ti fanno sentire in colpa se solo osi lamentarti, perché c’è gente che sta peggio di te, perché non pensi ai malati o ai medici… Certo, c’è sempre qualcuno che sta peggio, ma francamente questo pensiero non mi ha mai confortata… Riscrivo alla psichiatra, niente da fare: propone solo farmaci (che avevo appena smesso, faticosamente, dopo anni) o sedute via Skype. Ok, sbatto la testa contro il muro? No, vado sul pianerottolo, unica finestra senza inferriate, fisso per mezz’ora l’ago del rosmarino o il petalo di un geranio… Leggo, mi incazzo, mi indigno, scrivo lettere di protesta, ma nessuno mi caga. I ragazzi autistici dove facevo volontariato non dormono più, non mangiano più. Alcuni provano a uscire coi genitori, ma qualcuno sputa loro dal balcone. Dove sono finita, mi chiedo? E il picco? Tre quattro settimane fa l’abbiamo raggiunto, ma oggi lo scienziato di turno dice di no, ancora no. Probabilmente stanno mettendo le mani avanti per prorogare ancora le misure. Picco, plateau, mascherine obbligatorie, plexiglass in spiaggia, scuole chiuse anche a settembre, nuova ondata in autunno, suicidi, restate a casa detto da una mega villa con parco e famigliola felice, vaccino, fabbriche aperte ma parchi chiusi… Boh, la realtà è sempre più fantasiosa degli incubi. Se osi criticare, diventi immediatamente complottista, negazionista ed egoista. Leggo di una avvocatessa tedesca che si è permessa di evidenziare l’illegittimità delle misure restrittive e che è stata prontamente rinchiusa in una clinica psichiatrica… Ahahah, nulla di nuovo. Vado a leggere La montagna incantata, che è meglio. Ah, e speriamo che il tuo amico, quello là, il basagliano chiamato nella task force, possa finalmente farli ragionare un attimo… Non ci vuole un genio della psicosomatica per capire quanto l’umore sia legato al funzionamento del sistema immunitario… E della vitamina D manco a parlarne… Persino l’OMS ha consigliato regolare esercizio fisico all’aria aperta per aumentare le difese dell’organismo. Forse dovremmo costituire un comitato dei runner: cazzo, non sono mai andata a correre in vita mia, ma adesso inizio apposta. Quanto mi irrita la retorica pelosa del sacrificio individuale per il bene collettivo…! E dello Stato, padre padrone, che ti dice cosa puoi e non puoi fare, ma solo a fin di bene eh, per proteggere la tua salute, come se fosse mai stato realmente interessato al nostro benessere… Ma come fa la gente a crederci? Dai, è ridicolo!
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Sto per andarmene mi sono levato pantalone bianco giacca bianca camice bianco e mascherina azzurra ho di nuovo abiti civili sto passando il badge per uscire di scena dalla mia rappresentazione teatrale di sensitivo che ascolta i messaggi che vengono dal centro della terra quando l’assistente sociale mi porge il telefono, chi è stavolta? E’ di nuovo quel gentiluomo di Calo Cafiero junior, ha detto che appena lo dimettono dal sanatorio per pazzi mi invita a cena.
Come le avevo promesso ecco un decalogo, un decalogo di sopravvivenza anarchica non solo a questi tempi ma in generale alla vita, come sopravvivere alla vita. Anzi più di un decalogo, le prime venticinque regole da imparare a memoria per non impazzire di questi tempi schizofrenogeni.
1. Se il governo dice non uscire, tu non uscire.
2. Se il governo ha un attimo di incertezza e dice adesso puoi uscire con un figlio tu esci, portalo a vedere il mondo, ma avvolgilo con una mascherina di modo che il virus non gli penetri le cavità oronasali.
3. Se il governo dice dobbiamo aspettare il vaccino per uscire, tu aspetta fiducioso il vaccino.
4. Se il governo dice (anzi, se gli scienziati del governo dicono) che il virus è nell’aria, vuol dire che neppure la spesa è sicura, allora tu sii più accorto del governo, non uscire neppure a fare la spesa, indossa la mascherina anche in casa, avvolta in una sciarpa di lana, levala solo quando dormi, ogni notte mettila a bagno Maria e dopo passala nel microonde, perché i vibrioni sono nell’aria. E quelli mica scherzano.
5. Procurati una fionda.
6. Se hai un arco con delle frecce, meglio, vuol dire che sei a cavallo.
7. Anche se il governo non lo dice, e non lo dirà mai: è venuto il momento di farsi un cane. Un cane piccolo, un cane da taschino, un cane poco più grande di un criceto. Un cane, per essere portato a spasso dal cane. Che, se ti ferma il poliziotto: dove vai? Vado col cane.
8. Se hai un figlio se ne hai due se ne hai tre, dimenticati di aver un figlio due figli tre figli. Lasciali o meglio abbandonali, come un tempo era bello lasciare i cani in autostrada (che bei tempi quando ancora era possibile andare in autostrada, quando era possibile lasciare i cani in autostrada, non torneranno più quei tempi meravigliosi dove tutto era possibile) davanti al telefono. Con l’abbonamento Netflix. O Amazon. O Disney plus. Con un pacco di Nutella biscuits a fianco. Meglio se con una decina di pacchi. Sopravviveranno.
9. Le lezioni? Le videolezioni? Boicottale. Tanto c’è la sanatoria. Promossi tutti. Di’ che non c’è il collegamento. I professori e le maestre ti ringrazieranno. Pure loro, non ne possono più.
10. Il lavoro? Non sei un lavoratore da telelavoro? Niente smart working? Meglio! Mettiti in malattia. Mal di schiena o depressione da epidemia. Un bel mesetto di malattia pagata e passa la paura.
11. Sei un libero professionista o un precario? Eri disoccupato già prima della quarantena? Non hai la paga mensile statale? Ahi ahi ahi. Bisogna inventarsi qualcosa allora. Aspetta che ci penso.
12. Spegni la televisione, anzi, di notte, quando tutti dormono, lasciala cadere dal balcone del quinto piano. Che bel botto. Vedrai. Nel giro di pochi giorni avrà un effetto epidemico. Inizieranno le precipitazioni televisive. I tg titoleranno: il suicidio di massa delle televisioni. Nuova epidemia.
13. Pian piano, ogni notte, lancia un libro dal balcone, o dalla finestra. Comincia da quelli che hai letto. Comincia da quelli più grossi, inutili. Le strade saranno lastricate di carcasse di televisori e di libri.
14. Vedrai che la casa inizierà a respirare. Lo spazio aumenta. C’è più silenzio. Quella televisione che assorda. Quei libri che ti puntavano il dito. Fanculo i libri. Ora avete finito (dico ai libri) di puntare il dito. Ora puntate il dito tra di voi. Alla discarica della carta.
15. Trascorrere molto tempo al sole. Se avete un terrazzino, denudarvi, sdraiarvi al sole, passare tutte le ore di sole sotto il sole. Buon umore e vitamina D. Possibilmente senza mutande. E senza reggiseno.
16. Bere molta acqua. Dal rubinetto. Costa poco. Non si fatica a portarla su e giù. Nell’acqua non c’è vibrione. Il vibrione è solo nell’aria.
17. Non respirare, dunque.
18. Iniziare un digiuno. Mangiare solo a pranzo e cena. Poco.
19. Hai un lavoro? Smetti all’improvviso di andarci, datti malato. Che malattia? La depressione. Vogliono una prova che sei depresso? Sporgiti al balcone, nudo (senza mutande) e dici ora mi butto (ma senza esagerare, se no ti ricoverano) (ma in generale pure esagerando non potranno ricoverare migliaia di persone abbronzate di sole e nude, se no si intaseranno i reparti psichiatrici come prima si intasavano le rianimazioni e siamo punto e d’accapo a dire eh ma ci sono pochi letti per i pazzi).
20. Se hai l’auto vendi l’auto.
21. Se non hai una bici, compra una bici (tra poco iniziano gli incentivi per le bici).
22. Vai a spasso con la bici. Vogliono sapere dove? A fare la spesa. In farmacia. In tabaccheria. Al Bingo. Al SERD.
23. Gira in tondo come un derviscio intorno al tuo palazzo, l’attività fisica è importante.
24. Non tagliare mai più i capelli finché non riapriranno i barbieri.
25. Intanto che fai queste cose apparentemente fuori di testa, inizia a pensare alla rivolta.