Ruggero Arenella
Comedonchisciotte.org
“… [la borghesia] al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli. ” K. Marx e F. Engels – Manifesto del Partito Comunista, 1848
“Si può avere libertà economica senza libertà politica, ma non si può avere libertà politica senza libertà economica.” F. Von Hayek, Intervista al New York Times, 1979
Come per qualcuno “eravamo tutti uguali, ma qualcuno era più uguale degli altri”, per qualcuno ora “siamo tutti liberi, ma qualcuno è più libero degli altri”.
Il liberalismo nella storia ha sempre manifestato le sue contraddizioni. Le contraddizioni sono insite nel pensiero liberale. E inevitabilmente queste portano a crisi sociali ed economiche: nel sistema capitalistico, la libertà individuale a un certo punto va a sbattere contro l’interesse pubblico. Il libero mercato, la ‘democrazia liberale’, nel tempo si trasforma di fatto in una oligarchia. Ma l’oligarchia, in teoria, è antitetica al pensiero liberale.
Nel 1976, la Commissione Trilaterale incaricava 3 intellettuali di redigere un documento in cui si analizzava il presente storico, al fine di trovare il modo per conciliare il liberismo con la democrazia, sotto un piano politico-economico. Come far accettare alle democrazie delle politiche economiche ad esclusivo interesse delle elites? Bisognava legittimare un nuovo pensiero economico e sociale, che vedeva nella libertà di commercio, nella volontà individuale del singolo di migliorare la propria condizione, la guida verso l’ “Equilibrio di Mercato”, quella condizione economica ottimale, dove le forze produttive avrebbero pienamente espresso loro stesse. Una condizione per cui non c’è più conflitto economico fra classi, perchè il Mercato porta tutto in equilibrio: “Il migliore dei mondi possibili”.
Il neo-liberismo, attraverso le università e i mass media, si è così imposto nel giro di due decenni a tutto l’occidente. Il cittadino americano, come quello inglese, francese, tedesco, italiano, avrebbero rinunciato ai loro diritti economici (scritti nelle Costituzioni) in nome della Legge di Mercato: e’ inutile che chiedi diritti economici, non servono allo sviluppo generale, e neanche al tuo. Piuttosto impegnati nell’attività economica individuale, il tuo unico diritto è quello alla libera impresa. Non serve altro.
Questa narrazione ha funzionato per decenni, ma poi il liberismo, ancora una vota, si è accartocciato su se stesso.
“[la borghesia] Ha tolto di sotto i piedi dell’industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei reazionari.” K. Marx e F. Engels – Manifesto del Partito Comunista, 1848
C’è un gruppo di interesse economico ancora potente (nonostante la profezia di Marx), che dalla narrazione liberale ha perso e continua a perdere. Come a metà ‘800, il Capitale Nazionale è ancora oggi una forza sociale resistente, a volte alleata, a volte in aperto conflitto, col Capitale Globalista: le “elites neoliberiste” occidentali. Quelle che Marx semplicemente chiamava: “la Borghesia”.
Il liberismo, l’ideologia del ‘Capitale Globalista’ ha così prodotto due nemici: la ‘Classe operaia’ e il ‘Capitale Nazionale’. La Classe Operaia è stata distrutta negli ultimi 40 anni. Ormai senza più alcuna rappresentanza politica in nessun paese occidentale (ah! Sanders!). Il Capitale Nazionale ancora resiste, e negli ultimi anni, è riuscito ad assestare qualche bel colpo ai rivali globalisti. Così come il neoliberismo iniziò la sua rivalsa dagli Stati Uniti e Inghilterra con Reagan e Tatcher, così il ‘sovranismo’ conquistò il suo posto nel mondo partendo dagli stessi Paesi. 2016: Brexit e Donald Trump. Ma il sovranismo ‘partitico’ non spaventa così tanto le elites globaliste. Trump fa parte di quella elite, e la asseconda nelle sue guerre imperiali: servo di Israele e nemico di Venezuela, Russia, Iran, Korea del Nord, e tutti gli Stati che prontamente verranno definiti ‘canaglia’ una volta che li si vorrà attaccare. Ciò che preoccupa le elites è il ‘sovranismo dal basso’, cioè quella volontà popolare crescente volta a mettere un freno alla globalizzazione. Se questa volontà fosse intercettata da partiti non guidati dagli interessi esclusivi del Capitale Nazionale ma da partiti che rappresentano l’unità d’interessi del popolo nazionale, sebbene sia un’ipotesi remota, è ragionevole pensare che alimenti qualche preoccupazione all’elite liberal-globalista.
Cos’è che ha permesso ai popoli di maturare un pensiero ‘sovranista’ ? Il liberismo stesso! La libertà di pensiero e di opinone. E soprattutto la libertà di stampa.
Il Capitale Globalista “rassomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate”. I mezzi che ha predisposto per il controllo sociale, per l’indottrinamento verso la cultura della visibilità massmediatica e consumistica, i social networks, si sono trasformati in armi rivolte verso se stesso. La vittoria di Trump è il risultato di questo “errore di valutazione” dell’elite liberal-globalista. Bisognava correre ai ripari, e sono arrivate le “fake news”. Ma questo non basta. Non è abbastanza per annullare il potenziale distruttivo che la libertà di informazione ha contro “i padroni del discorso”.
Ecco allora che il liberismo si trova oggi di fronte ad un’altra contraddizione da superare. Se quella economica è stata superata grazie all’imposizione della sacra legge di mercato, come poter superare quella politica?
Un bel grattacapo per l’elite liberal-globalista. Anzi no. A ben pensarci, la soluzione già c’è. Basta guardare al di la del Pacifico. Dove c’è un paese di un miliardo e 400 milioni di persone, governato da un regime comunista che da 40 anni attua meravigliosamente bene il libero mercato. Il Partito Comunista Cinese applica politiche neoliberali da 40 anni, con grande successo. Libertà di impresa e limitazioni allè libertà individuali. Libertà economica ma repressione politica. Così come Hayek stimava tanto Pinochet, chissa che direbbe di Xi Jinping?
Le elite economiche occidentali, neoliberiste, liberal-globaliste, deep-state, Borghesia, chiamatele come volete, si sono alleate col Partito Comunista Cinese. Il motivo: il liberalismo non basta più a se stesso. Per superare le sue contraddizioni e portare avanti la globalizzazione, per arrivare al fine ultimo della “Grande Società”, ora ci va un po’ di vecchio, sano e onesto regime totalitario.
Ruggero Arenella
Comedonchisciotte.org
P.S. Henry Kissinger l’ha detto qui.