Simone Perotti è scrittore di grande talento e una delle voci più interessanti e prolifiche del panorama italiano; passa dai saggi ai romanzi, fino alle favole per bambini, con ottimi risultati e grandi riscontri. Uno dei suoi ultimi lavori è Atlante delle isole del Mediterraneo, mare che conosce bene avendolo girato in lungo e in largo anche attraverso il Progetto Mediterranea che coordina da anni.
L’Atlante è un libro assai particolare per il suo contenuto che si snoda fra il geografico, il nautico e il descrittivo, fra lo storico, il mitologico e il fantasioso prendendo corpo in mille sfaccettature con colori e sapori che si intrecciano fra di loro come quelli unici che si possono trovare appunto sulle isole. Il tutto condito con una simpatica ironia che pervade una insolita ma accattivante guida del nostro meraviglioso mare. Quindi isole grandi, piccole o minuscole, conosciute o sconosciute, simboliche o storiche e per ogni isola presa in esame c’è una narrazione sospesa fra sogno e realtà. Il libro che è stato tradotto in tedesco e pubblicato anche in Germania, si fregia inoltre di belle carte illustrative.
Ma lasciamo spiegare all’autore sul perché dovremmo sognare di isole esteriori e interiori da raggiungere assolutamente.
«I primi che fuggono da ciò che sono, vivono solo nella fantasia; gli altri che temono ciò che potrebbero diventare, soltanto nella realtà – scrive Perotti – Ma per l’azione umana, quando è degna di questo nome, serve un’immagine prima di agire, almeno quanto è inutile aspirare a qualcosa senza mai sudare per raggiungerla. Eppure questi due approcci, l’andare solo e il non muoversi mai, sono diffusi oltre misura, e la loro conseguenza è la decadenza dell’uomo, il falso movimento, privo di alcuna consapevolezza, oppure la stasi soffocante sognando “l’isola che non c’è”. Aspirare al suo mito è la risacca della nostra inerzia e dell’umana inadeguatezza. L’isola c’è eccome, finiamola con questa assurdità! Chi ci andrà col corpo non la vedrà mai, chi la desidera soltanto, neppure. Per questo giova a molti dire che “non c’è”, perché spostare un sogno reale nello spazio dell’utopia li salva. Ma lei c’è, esiste, e ti aspetta».
E ancora: «Nell’epoca in cui una meta non si desidera più nella sua unica specificità, ma si viaggia dove conduce l’ultima offerta low cost apparsa su di un computer, occorre reinventare il viaggiatore assai più di quanto non sia necessario scoprire nuove destinazioni. Andare dove ci conducono l’opportunità o il denaro è l’ennesimo abbaglio, l’estrema allucinazione, e la meta si rivela un deserto emotivo. I posti non vanno tutti bene, non sono tutti uguali, e non è sano giungervi ignari e allucinati. Nulla di noi vi risuona e approdarvi è deludente perché per partire non siamo montati a pelo sul dorso di alcuna brada illusione. Ecco l’attualità delle isole, la loro profonda verità: vanno scelte, agognate, meritate, esprimono l’inesprimibile che dobbiamo desiderare, sono precise e taglienti tanto nel mantenere le loro promesse quanto nel disattendere le nostre erronee aspettative. Se cerchi di evadere, ti respingeranno. Se cerchi di immergerti in te, ti accoglieranno».
Non resta che salpare e dirigersi nelle isole del sogno per costruire un’altra vita.