Perché il calcio professionistico deve ripartire ► Andrea Ferretti

Ci scrive il Prof. Andrea Ferretti, Direttore dell’Unità Operativa di Ortopedia dell’Ospedale Sant’Andrea, Professore Ordinario di Ortopedia dell’Università La Sapienza e Medico della Nazionale Italiana di Calcio. Condividiamo con voi lettori di radioradio.it quanto il Professore ha gentilmente voluto scrivere per noi.
Di seguito, la sua riflessione. Buona lettura.

Lo sport e la ricerca medico scientifica sono sempre state la mia passione che, grazie alle opportunità che la vita mi ha offerto, sono riuscito a coltivare, addirittura spesso associandole fra loro.

In questi giorni si fa’ un gran parlare dei modi e dei tempi della ripresa dello sport in funzione della riduzione dei contagi da COVID-19 che si sta registrando e consolidando in tutta Italia.

Riguardo al calcio in particolare sono stati già segnalati i vantaggi di ordine sociale, economico e psicologico che la ripresa del campionato avrebbe sul nostro Paese.
A quanto detto mi permetto di aggiungere un altro punto di vista, quello che forse più si addice al mio ruolo di ricercatore.

La Medicina dello Sport è sempre stata all’avanguardia nella ricerca medica; è stato spesso merito della Medicina dello Sport se sono state identificate alcune malattie ed alterazioni congenite, sono state affinate metodiche diagnostiche e terapeutiche, spesso accorciando e migliorando tempi e modi di guarigione, con vantaggi che, inizialmente confinati agli atleti, si sono poi estesi a tutte le altre fasce della popolazione.
Nel caso dell’epidemia attuale, con la quale gli esperti ci dicono che comunque dovremo fare i conti ancora per diversi mesi se non anni, ritengo che la ripresa del calcio professionistico, nelle condizioni di sicurezza attuali e sotto strettissima sorveglianza medica, secondo i protocolli che verranno presto stabiliti dalle varie commissioni, potrà rappresentare un campo di studio fondamentale per aiutare a comprendere alcune dinamiche di diffusione del virus in ambito sportivo, definendo i reali margini di rischio.
Nonostante i calcoli ed i modelli matematici, le indagini e le previsioni epidemiologiche dei virologi, come sempre sarà l’esperienza clinica, quella del campo, che fornirà la dimensione esatta del problema.

Tutti noi dobbiamo augurarci che presto anche le altre categorie ed i dilettanti avranno la possibilità di tornare sui campi e che la prossima stagione agonistica possa riprendere a fine estate. L’esperienza che matureremo nelle prossime settimane sarà fondamentale per definire i reali rischi di contagio e stabilire i nuovi criteri di sicurezza. Affrontare la prossima stagione senza alcuna vera preliminare prova sperimentale, effettuata, ripeto, nelle migliori condizioni possibili come quelle offerte dalla situazione attuale, comporterebbe un rischio troppo alto di farci trovare tutti impreparati.

Prof. Andrea Ferretti


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