Covid-19: caso o necessità?

DI PIERO RIVOIRA

comedonchisciotte.org

«Nessuna teoria fondamentale ci consentirà di prevedere se in una determinata regione dell’universo l’acqua sia sotto forma liquida, di ghiaccio o di vapore. Nessuna teoria è in grado, soltanto sulla base di principi teorici, di prevedere in che direzione cadrà una penna in bilico sulla sua punta, o chi sposerà chi. Tutto ciò non dipende da una comprensione più profonda della natura delle cose, ma dalla storia e dalla configurazione dell’universo nel suo insieme.»

Lee Smolin, The Life of the Cosmos, 1997

La mia libraia si chiama Chiara. Chiara è una giovane donna colta, intelligente, sensibile, allegra, gentile, solare che ti accoglie nel suo negozio immancabilmente con un:
«Ciao, ragazzi!».

Ieri con Federico, il mio quasi seienne primogenito, per consolarlo della delusione provata alla scoperta che la Biblioteca Civica di Saluzzo, dove sperava di trovare un bel libro per bambini da prendere in prestito, fosse ancora chiusa, siamo andati a trovare Chiara nella sua libreria. Dopo alcuni minuti di ricerche sono in difficoltà: un libro è troppo “da piccoli”, un altro è troppo scritto e non ha abbastanza disegni… Alla mia richiesta di aiuto, ecco arrivare la simpatica libraia, che in un lampo prende la situazione in mano e inizia a raccontarci storie di pirati dei Caraibi e di elefanti pasticcioni con la naturalezza e la precisione di un’attrice consumata.
Abbiamo fatto un quarto d’ora di coda per entrare nella nostra libreria preferita, ma ne è valsa la pena, tanto che non vediamo l’ora di tornarci.

La realtà, o almeno quella parte della realtà che sono in grado di comprendere, è un processo di Markov, ossia una catena di eventi che si presentano uno dopo l’altro in istanti successivi di tempo, chiamato così in onore del matematico russo Andrey Andreyevich Markov.

Lo stato in cui l’universo si trova in un istante qualsiasi è completamente descritto dalla posizione e dalla quantità di moto (prodotto della massa per la velocità) di tutti gli 10^80 (uno seguito da 80 zeri) atomi in uno spazio a sei dimensioni, tre per il primo parametro (x, y e z) ed altrettante per il secondo.

Posizione e velocità delle particelle che formano un sistema ne definiscono il microstato o stato microscopico, mentre il macrostato del sistema stesso dipende da temperatura, volume e pressione.

Immaginiamo che il tempo si fermi ad ogni istante infinitesimo (un infinitesimo è un numero infinitamente piccolo: se, per esempio, si considera la distanza lineare da un punto P lungo una retta, un infinitesimo è la distanza da P maggiore di zero più piccola di una qualsiasi distanza «reale») di tempo per permetterci di fotografare la posizione di ogni particella, producendo un’istantanea della situazione dell’universo. Quindi, il tempo riparte e le istantanee successive vengono «proiettate» in sequenza, riproducendo il film, ossia la nostra esperienza quotidiana, fatta da tutta una serie di eventi: il vento che soffia facendo tremare le foglie degli alberi, il battito d’ali di un uccello, il ronzio degli insetti, la pioggia, il tamburellare di un picchio sul tronco di un albero, una persona che parla e così via.

All’osservatore ciascuno di questi eventi sembra svolgersi senza soluzione di continuità; in realtà, si tratta di un’illusione dovuta al fatto che il nostro cervello, «integrando» le informazioni che riceve in brevissimi intervalli di tempo, ci fa apparire come cambiamento continuo ciò che, invece, altro non è che una successione di situazioni o «stati» discreti, ossia discontinui. Seguendo questo ragionamento, alcuni fisici, come Julian Barbour, hanno addirittura ipotizzato che il tempo non sia reale ma sia un artefatto della nostra mente, proprio come quando siamo al cinema e abbiamo l’illusione del movimento, creata dalla proiezione di fotogrammi in rapida successione.

Per la proprietà di Markov, il processo di Markov-universo non ha memoria degli stati passati: la probabilità che esso transiti in un singolo passaggio (intervallo infinitesimo di tempo) in un certo stato futuro dipende solo dallo stato attuale e non da quelli precedenti.

Intuisco la vostra perplessità, ma se pensate che in una gara sportiva è sufficiente arrivare un centesimo di secondo prima degli altri concorrenti per vincere, questa concezione dell’universo come successione di stati non è poi così lontana dall’esperienza di tutti i giorni di ciascuno di noi.

Ho scritto questo articolo, e voi lo state leggendo, perché il processo di Markov-Universo è entrato in uno stato estremamente improbabile, dotato di caratteristiche tali da renderlo assolutamente unico: ordine, bellezza, struttura, informazione, armonia, equilibrio, varietà di fenomeni da scoprire e da conoscere. Pensate, per esempio, a quanto sia eterogenea la distribuzione della materia nello spazio, dagli atomi agli ammassi di galassie secondo una gerarchia ben precisa. Questo stato del processo ha reso possibile la formazione dei composti del carbonio, la comparsa di innumerevoli forme di vita e l’evoluzione del cervello umano e di altri mammiferi, la struttura più complessa dell’universo conosciuto (è talmente complicato che lui stesso, il nostro cervello, non sa come funziona), cosicché l’universo è diventato cosciente: cogito ergo sum.

Il cosmo è formato da tanti sotto-sistemi, ciascuno dei quali, in seguito alla rottura dell’armonia universale conseguente ad una perturbazione di qualsiasi tipo, manifesta la tendenza ad espandersi a spese di altri sotto-sistemi o, comunque, ad occupare tutto lo spazio disponibile monopolizzandone le risorse.

66 milioni di anni fa, per esempio, un gigantesco asteroide, di decine di km di diametro, entrò in collisione con il nostro pianeta: l’impatto fu così violento da formare un cratere di 150 km di diametro e di 20 km di profondità (il cratere Chicxulub).

L’energia sprigionata dalla disintegrazione di questo corpo celeste corrispose a circa 100 milioni di bombe-H: il conseguente tsunami di 100 m, la cui altezza fu limitata dal fatto che il luogo dell’impatto era un basso fondale marino (in mare aperto avrebbe avuto un’altezza di 4,6 km), il fallout di polveri incandescenti, gli incendi, i terremoti e le eruzioni vulcaniche seminarono morte e distruzione in un raggio di migliaia di km, sterminando tutti gli animali terrestri di peso corporeo maggiore di 25 kg. Fu così che i dinosauri, che avevano dominato il pianeta per centinaia di milioni di anni, scomparvero improvvisamente. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: questo evento apocalittico rappresentò la grande occasione per i mammiferi, che si dispersero in tutti gli habitat terrestri, ormai deserti, andando incontro ad una vera e propria esplosione evolutiva. Prima di allora, invece, essi erano rappresentati da poche specie di piccole dimensioni prevalentemente arboricole, che non avrebbero mai osato avventurarsi sulla terraferma, infestata com’era da quei terribili e giganteschi rettili.

In Natura, dunque, qualsiasi entità ha la potenzialità di crescere e di espandersi, ma la manifesta solo se si realizzano le condizioni opportune: l’intero universo si sta espandendo, una massa tumorale cresce, il fatturato di una grande azienda aumenta così come l’indice Dow Jones, il PIL della Repubblica Popolare Cinese, la quantità totale di petrolio estratta in un anno, il numero di ratti nel mondo e così via.

Viola: Dow Jones
Verde: NASDAQ
Rosso: S&P 500.

Produzione annuale mondiale di petrolio (1900-2018) e picco del petrolio (scenari 2005-2020).

Nel 1851 Lord William Thomson, I barone Kelvin, noto come Lord Kelvin, concepì l’idea della morte termica dell’universo: in pratica, se il cosmo continuasse ad espandersi per un tempo indefinito, raggiungerebbe uno stato di minima energia e di entropia nulla, in cui tutta la materia verrebbe congelata in cristalli perfetti i quali, alla temperatura dello zero assoluto, hanno un’entropia uguale a zero essendo quest’ultima il logaritmo del numero dei microstati possibili.

Ma un cristallo perfetto ha un unico microstato possibile, quindi, poiché il logaritmo (l’esponente che bisogna dare al numero e ≅ 2,7 per ottenere l’argomento del logaritmo, in questo caso il numero W dei microstati possibili: S = log W, ossia e^S = W) di uno è zero, ecco che si otterrebbe un’entropia nulla. Secondo la teoria dei processi di Markov, se l’universo entrasse in uno stato definitivo come questo non potrebbe più uscirvi: sarebbe la fine di tutto, anche del tempo.

Comunque non disperiamo: la stessa teoria markoviana prevede che ci siano processi cosiddetti «ergodici», in cui non ci sono stati definitivi: al tendere del tempo all’infinito ogni stato verrà visitato un numero infinito di volte (si parla, perciò, di stati «ricorrenti»), come intuì Friedrich Nietzsche: «… se il passato si svolge eternamente ed è principio e fine, alfa e omega, allora non è altro che la ripetizione di ciò che accadrà, e il futuro eterno non ripropone che gli infiniti accadimenti già presenti nel passato. I due eterni fiumi del passato e del futuro confluiscono nella cascata senza fine dell’eterno ritorno.»

Alcuni stati sono molto più probabili di altri, in particolare quelli che richiedono una quantità minima di informazione per essere descritti. Si tratta degli stati ad alta entropia, che, per il secondo principio della termodinamica, tende sempre ad aumentare, ragion per cui qualsivoglia spazio aperto, dopo un rave party o un concerto rock, sarà sempre molto più sporco e disordinato rispetto a prima e non viceversa.

Uno degli stati più probabili è un cosmo formato da un gas di idrogeno ionizzato, un plasma costituito dallo stesso numero di protoni e di elettroni, in cui l’uniformità della distribuzione della materia è massima, l’informazione e la struttura sono minime e non succede mai niente: una noia mortale, insomma.

Si tratta, più o meno, della situazione che si realizzò nell’universo primordiale subito dopo il Big Bang, prima che iniziasse la produzione di elio e di altri elementi leggeri attraverso il fenomeno noto come nucleosintesi, svoltosi fra 10 secondi e 20 minuti dopo il Big Bang. O almeno così ipotizzano i cosmologi.

Nell’universo della distribuzione e della vendita dei libri, le mille piccole librerie italiane dove ci sono altrettante “Chiare” sorridenti e amanti della lettura che ti prendono metaforicamente per mano aiutandoti a scoprire quale sia il libro che fa per te in un dato momento, rappresentano il nostro mondo variegato e ricco di strutture meravigliose: stelle, pianeti, galassie, animali, rocce, foreste, ghiacciai, piante, batteri, virus, montagne, deserti, grotte ma anche architettura, musica, poesia, pittura ecc.

Cos’è che corrisponde al gas di idrogeno, invece? Beh, la risposta a questa domanda non è poi così difficile.

L’avete riconosciuto? È un centro di distribuzione Amazon.

«In tutto il mondo, Amazon conta 175 centri di distribuzione operativi che coprono una superficie di oltre 15 milioni di metri quadrati (1800 campi da calcio) dove i nostri dipendenti prelevano, imballano e spediscono gli ordini effettuati dai clienti di Amazon per un totale di milioni di articoli all’anno. In particolare, in Italia disponiamo attualmente di oltre 15 strutture operative con diverse opportunità occupazionali».

Centinaia di persone, per lo più giovani, molti diplomati e qualcuno in possesso di una laurea, lavorano per otto ore al giorno eseguendo operazioni ripetitive, standardizzate, come automi, senza sapere nulla né del destinatario di un libro o di un altro articolo, dei suoi interessi o delle motivazioni che l’hanno spinto ad effettuare l’acquisto e senza che siano richieste loro specifiche competenze editoriali, su autori, trame ecc. Ognuno di essi è come un atomo di idrogeno: tutti fanno le stesse cose, hanno la stessa mansione, sono intercambiabili, quasi come le parti meccaniche di un ingranaggio.

Per non parlare dei corrieri:
«Da quando l’Italia è in lockdown il carico di lavoro è aumentato a dismisura e la giornata è diventata più difficile per chi dalla mattina alla sera è in strada: “Se vado troppo piano mi chiama uno dei tre dispatcher (gli addetti al controllo delle rotte) perché l’algoritmo gli segnala che sto correndo troppo poco”».

Durante questi due mesi di blocco delle attività commerciali, la libreria di Chiara è rimasta chiusa; non così i centri di smistamento di Amazon che, anzi, hanno lavorato a ritmo ancora più serrato, ricevendo ordini per libri che non potevano essere acquistati in libreria. Quante di quelle librerie a conduzione famigliare o, addirittura, gestite come ditte individuali, non riapriranno più?

«Lo sapevo che qualcosa non quadrava», diranno i cospirazionisti più incalliti, «dietro questa presunta epidemia virale ci sono i presidenti e gli amministratori delegati delle grandi compagnie multinazionali, i soliti noti Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, Tim Cook, Sundar Pichai e Daniel O’Day (CEO di Gilead Sciences, la ditta farmaceutica che detiene il brevetto del farmaco antivirale Remdesivir) che vogliono sottrarre alle librerie, alle agenzie pubblicitarie, ai negozi di ferramenta, soprattutto italiani, la loro quota di mercato per espandersi sempre di più, aumentare il proprio fatturato e, di conseguenza, i dividendi da distribuire agli azionisti».

Il ragionamento ha una sua logica ma un conto è dire che Amazon, Google ecc. stiano approfittando del lockdown per conquistare nuovi clienti, un altro insinuare che la diffusione del virus sia parte di una strategia premeditata delle grandi corporations per incamerare i profitti dei piccoli negozi o per guadagnare miliardi dalla vendita di un farmaco antivirale. Sarebbe come affermare che, se, in una zona dell’arco alpino in cui la caccia sia vietata, i lupi sono stati eliminati perché la loro presenza è incompatibile con la pastorizia e, di conseguenza, i cervi hanno proliferato a dismisura consumando tutti i semenzali di abete della foresta, compromettendone la rinnovazione naturale, ciò sia frutto di un complotto dei cervi per liberarsi dei loro nemici naturali.

La concezione teleologica della tecnosfera di Orlov si basa su questo presupposto: egli ritiene di riscontrare, nell’organizzazione che la tecnosfera si sarebbe autonomamente data, delle finalità ben precise che questa starebbe perseguendo, in particolare la sua espansione illimitata ai danni della biosfera.

Ipotesi già formulata da Frank Tipler, nel saggio La Fisica dell’Immortalità, in cui il fisico americano afferma che la vita intelligente, dovendo abbandonare il pianeta Terra minacciato dall’aumento della luminosità del Sole, finirà non solo con l’espandersi in tutto l’universo ma anche a controllarne l’evoluzione futura, impedendogli di collassare su sé stesso.

Infatti, secondo la teoria dell’universo oscillante, proposta dal cosmologo e matematico russo Aleksandr Aleksandrovič Friedman, l’universo continuerà ad espandersi fino ad un certo punto per poi iniziare a rallentare; quindi, ammesso che la sua forza di gravità complessiva sia sufficiente, esso dovrebbe andare incontro ad una fase di contrazione seguita da un nuovo Big Bang e, quindi, dalla nascita di un nuovo universo e così via, in eterno.

Può anche darsi che ciò avverrà in un lontano futuro, quando, avendo trasformato ogni singola particella subatomica in un Qubit, l’intero cosmo sarà un unico, immenso computer quantistico.

La vita, o la Tecnosfera Orloviana (per brevità, TO), a quel punto sarà diventata Dio e potrà, quindi, creare nuovi universi. Ma il punto non è questo: tutto ciò potrà anche succedere ma non è necessario che avvenga, nel senso che non è il risultato di un’azione cosciente da parte della tecnosfera o di come vogliamo chiamarla. Avverrà e basta, senza un motivo particolare, oppure potrebbe anche non verificarsi. Infatti, secondo me, non è affatto necessario che la TO prenda il controllo dell’universo per salvare la vita intelligente: conformemente alla teoria dell’eterno ritorno di Nietzsche e a quella dei processi di Markov, prima o poi ci sarà un nuovo inizio che vedrà il rifiorire della vita o, secondo un’ipotesi più estrema, noi stessi rinasceremo (e, magari, commetteremo gli stessi errori).

Appare sconcertante che, per contrastare la diffusione di un virus la cui letalità media è quella di un’influenza grave, attestandosi intorno allo 0,2%, si stia devastando l’economia di un intero paese, si deteriorino i rapporti sociali creando tensioni nelle famiglie, si impedisca ai bambini di andare a scuola o all’asilo e di giocare con i coetanei segregandoli in casa.

Sono state danneggiate attività costruite attraverso l’impegno, gli sforzi, i sacrifici di intere generazioni, e i giovani, già penalizzati dagli effetti della globalizzazione economica, soprattutto in termini di impoverimento complessivo e di carenza di opportunità di lavoro e di precarizzazione dei rapporti di lavoro, per la chiusura e delocalizzazione di aziende e per i mancati investimenti in ricerca, oltre che per il dumping salariale dovuto alla deportazione in Italia di centinaia di migliaia di Africani, disposti a lavorare per pochi euro l’ora in condizioni di semi-schiavitù, si son visti negare il diritto allo studio, dal momento che, come sottolinea Paolo Becchi, la didattica a distanza difficilmente può compensare la mancanza di un rapporto diretto, fisico, fra docente e discente, come sto sperimentando anch’io con i miei studenti. Sempre di più saranno i diplomati e i laureati costretti ad emigrare all’estero, contribuendo al progresso dei paesi di destinazione e impoverendo il loro, invece di essere liberi di costruire il proprio futuro in patria.

Molti di noi si stanno chiedendo il perché di una politica così palesemente irrazionale. Nel suo recente articolo Dissonanza Cognitiva e Coronavirus Dmitry Orlov si pone tutta una serie di domande, destinate a rimanere senza risposta.

In generale, quando le menti più brillanti in circolazione non sembrano in grado di dare una risposta soddisfacente ad una determinata domanda, si dovrebbe riflettere sul fatto che forse si sta affrontando il problema nel modo sbagliato. Si tratta di una difficoltà ricorrente in molti campi del sapere, che si incontra quando ci si pone domande come:
«Qual è l’origine dell’universo?»,
«Come è comparsa la vita?»,
«Perché la velocità della luce, la costante di Planck, la massa di un elettrone e i valori di altre grandezze fisiche fondamentali sono quelli che sono e non altri?»

Per quanto riguarda la comparsa della vita, è del tutto irrilevante che la probabilità che alcune molecole organiche auto-replicantesi (gli acidi nucleici) si formino a partire da semplici composti inorganici, primo passaggio verso l’evoluzione degli organismi viventi, sia, per es., di uno su mille miliardi (10^-12). Non potremo mai osservare tutti gli altri 999 miliardi 999 milioni 999 mila 999 casi in cui l’intero universo è un’immensità desolatamente priva di vita ma solo l’unico caso che produce un osservatore, rendendo possibile la nostra esistenza: questo evento (la comparsa della vita) ci appare, quindi, come «necessario» pur senza esserlo.

Un universo meccanicistico di tipo newtoniano è dominato da relazioni causali e il nostro software-mente è programmato per interpretare la realtà secondo tale paradigma, ma questo sforzo di comprensione si scontra con difficoltà insormontabili, dal momento che l’universo sembra proprio non volerne sapere di lasciarsi ingabbiare in una rete di relazioni di tipo causa-effetto.

Se le relazioni causali non sono una proprietà fondamentale della realtà, perché ostinarsi a cercarle invece di lasciarsi guidare dal secondo principio della termodinamica?

Dal momento che lo stato più probabile, ossia quello caratterizzato dalla maggiore entropia e dalla minore informazione, dell’universo dei modelli organizzativi con cui un’autorità statale esercita il proprio potere sovrano è il governo mondiale, in cui le leggi, i parlamenti e i tribunali vengono sostituiti da un sistema totalitario di intelligenza artificiale che, monitorando costantemente le scelte individuali, dissuaderà i cittadini-sudditi dall’assumere comportamenti indesiderati, come spiega Rosanna Spadini in un suo recente articolo, è inevitabile che tale distopia diventi realtà, nel giro di pochi decenni o di alcuni secoli poco importa.

Soltanto una mobilitazione generale di tutti i popoli della Terra, attraverso un’azione consapevole, coordinata ed energica che riduca l’entropia del sottosistema delle possibili forme di governo, conservando la ricchezza di informazione e la varietà degli attuali sistemi giuridici, potrà scongiurare l’avverarsi di tale prospettiva spaventosa.

Grazie alla rete internet, la TO si sta evolvendo in un gigantesco hardware: ciascuno di noi ne fa parte, come un neurone in connessione sinaptica con migliaia di altri neuroni e circuiti elettronici, con cui si scambia informazioni. Ma, nell’attuale fase storica, la TO non solo non è onnisciente ma è pure tendenzialmente anarchica e priva di una propria coscienza: in altri termini, non è (ancora) assolutamente in grado di controllare l’operato dei suoi singoli componenti.

Come lucidamente puntualizza Diego Fusaro:
«…si assume puntualmente la logica del “peggiore scenario possibile” per costruire, su quella base, un regime di razionalità politica creato ad hoc per governare la situazione.»

Così, il 2 marzo di quest’anno Luca Ricolfi scriveva:
«Il pericolo che l’Italia sta affrontando è molto più grave di come ci viene raccontato. L’epidemia di coronavirus somiglia alla classica influenza stagionale per quanto riguarda la capacità di diffondersi (il che è una pessima notizia: l’influenza raggiunge ogni anno circa 8 milioni di persone), ma è enormemente più letale (3 morti ogni 100 contagiati). Anche considerando come morte per influenza tutte le persone che ogni anno muoiono per complicanze ad essa connesse, il rischio di morte è di 1 caso su 1000, mentre nel caso del coronavirus è di 30 casi su 1000, ossia 30 volte superiore.

In concreto significa questo: se non riusciamo a fermare l’epidemia di coronavirus, e i pazienti contagiati diventano quanti quelli della comune influenza, i morti potrebbero essere dell’ordine di 2-300 mila. Non voglio nemmeno immaginare quel che succederebbe se, come alcuni esperti considerano possibile, l’epidemia di coronavirus raggiungesse una % di contagiati vicina al 100% della popolazione.»

Quindi Ricolfi fa parte di una cospirazione mondiale, che mira ad instaurare una dittatura medico-militare (durante il lockdown il nostro paese è stato militarizzato come non accadeva dai tempi dell’occupazione nazista), seminando il terrore nella cittadinanza attonita? Ovviamente no, Ricolfi è in perfetta buona fede quando lancia il suo allarme; tuttavia, non essendo un medico né un virologo ma un professore di Analisi dei dati, spinto da una sorta di istinto di sopravvivenza, sceglie, fra tutti gli scenari possibili, il peggiore: la prudenza non è mai troppa! Non solo, ma egli fa affidamento sulle previsioni di modelli epidemiologici che, come tutti i modelli matematici, sono solo una rozza semplificazione di una realtà che è molto più complessa.

In casi come questo, il problema preso in considerazione viene reso affrontabile dal punto di vista computazionale attraverso la sua traduzione in un algoritmo e la successiva implementazione di un software che consenta di simulare un determinato fenomeno (per es., il comportamento di un agente patogeno in una popolazione ospite). Ogni ripetizione o run dell’algoritmo produce un risultato; eseguendo il programma molte volte si può, così, calcolare la probabilità che un parametro (come il tasso di letalità di un’infezione virale) assuma un determinato valore date certe premesse. Tuttavia, se il modello dovesse tener conto di tutte le variabili in gioco, ammesso che ciò fosse possibile, la quantità di risorse computazionali richieste per eseguire le simulazioni sarebbe assolutamente proibitiva, sia dal punto di vista del numero di nodi di calcolo collegati fra loro per lavorare in parallelo sia da quello del tempo di esecuzione di ogni singola iterazione del processo.

I vari sottosistemi della TO hanno un unico obiettivo: sopravvivere ed espandersi all’infinito. Anche entrando in conflitto tra di loro, anche a costo di provocare una devastante crisi economica mondiale che, evidentemente, viene considerata il male minore, dal momento che vi si potrà sempre rimediare creando denaro dal nulla.

Continua Fusaro:
«La razionalità politica preordinata può apparire, così, necessitata dalla situazione, inevitabile e obiettivamente richiesta: secondo il ben noto paradigma della crisi, la scelta politica è contrabbandata, e resa più facilmente accettabile, come richiesta dalla situazione, che in larga parte è essa stessa creata dalla narrazione e dall’uso solo apparentemente scientifico dei dati.»

Per esempio, il rapporto dell’ISTAT “IMPATTO DELL’EPIDEMIA COVID-19 SULLA MORTALITÀ TOTALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE”, pubblicato il 4 maggio 2020, rileva che: «Il 91% dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino. Nell’insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351».

Questi dati si riferiscono soltanto al primo trimestre dell’anno in corso, ma l’eccesso di mortalità dovrebbe essere calcolato sull’intera stagione invernale 2019-2020, per verificare se una sua parte non abbia, in realtà, compensato la minor mortalità autunnale dell’influenza stagionale:
«Dai dati finora disponibili emerge che la stagione 2019-2020 è stata caratterizzata da un periodo iniziale di bassa incidenza, che si è protratto fino alla fine di dicembre 2019…».

Guai ad esprimere anche solo un timido dissenso, un dubbio. E no, vuoi mettere, non puoi mica mancare di rispetto agli eroi in camice bianco che, non disponendo di esami post mortem, hanno continuato per mesi a confondere i cittadini tra morti per il coronavirus e morti con il coronavirus. E queste informazioni, preziose per salvare vite umane, hanno tardato molto ad arrivare, dal momento che le salme delle povere vittime sono state cremate. Perché tanta fretta di distruggere i corpi?

E i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, che dimostrano che l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni? Meglio ignorarli: contraddicono la versione ufficiale del bollettino di guerra delle 18.

Peccato che di infezioni respiratorie, polmoniti e influenza si muoia tutti gli anni fra il disinteresse generale.

La stima dell’eccesso di mortalità ascrivibile all’epidemia influenzale nelle stagioni 2013-14, 2014-15, 2015-16 e 2016-17 fu, rispettivamente, di 7027, 20259, 15801 e 24981. Secondo gli autori della ricerca questo elevato numero di vittime è dovuto alla presenza, nella popolazione italiana, di molti individui estremamente anziani e, quindi, vulnerabili.

Peccato che il Nord Italia abbia il tasso d’inquinamento atmosferico più alto d’Europa (anche per motivi orografici), e che i limiti di legge per le polveri sottili vengano sistematicamente superati per settimane o mesi in ogni inverno in tutte le principali città della Pianura Padana, ma quando mai si è visto un sindaco chiudere una città per inquinamento?

Una ricerca condotta in Cina nel 2003 ha dimostrato l’esistenza di una correlazione fra inquinamento e mortalità da SARS nella Repubblica Popolare Cinese.

Correlazione fra inquinamento e mortalità da SARS nella Repubblica Popolare Cinese.

La TO è perennemente in guerra contro qualcuno o qualcosa, fin dai tempi della strategia della tensione: «La strategia si basa su una serie preordinata di atti terroristici, da attribuire agli anarchici o ai comunisti, secondo la teoria della false flag (tattica che consiste nel far ricadere la responsabilità di una determinata azione, per es. di un attentato terroristico, su di un’altra organizzazione, infiltrandovi propri elementi all’interno), volti a diffondere nella popolazione uno stato di insicurezza e di paura, tali da far giustificare, richiedere o auspicare svolte politiche di stampo autoritario».

Quando, finalmente, con il crollo del blocco sovietico la guerra fredda sembrò volgere al termine, ecco che il mirino si spostò sul «terrorismo islamico».Ora l’umanità, e soprattutto il popolo italiano, ha un nuovo nemico: il Covid-19. Quindi, dopo che da anni il risultato delle elezioni viene sistematicamente stravolto mediante operazioni di palazzo e gli elettori si ritrovano con un governo completamente diverso da quello espresso dalla maggioranza parlamentare che avevano scelto, non si azzardino a chiedere nuove elezioni. Ragazzi, non scherziamo: siamo in una situazione di emergenza, mica si può andare a votare!

Nel frattempo, il Pentagono declassifica tre filmati di strani oggetti volanti non identificati, ripresi da piloti della marina militare statunitense: a quando una bella guerra contro gli Alieni?

PIERO RIVOIRA

27.05.2020

Insegnante di Produzioni Animali (Istituto Tecnico Agrario di Asti) dal 2001, mi interesso di questioni ambientali fin dai tempi del liceo e dell’università quando, come attivista del WWF, raccoglievo fondi per salvare le foreste o tappezzavo ogni spazio disponibile nella mia provincia di Cuneo di locandine contro la caccia e i pesticidi, durante la campagna referendaria del 1990. Spinto da un’innata curiosità, non mi accontento di spiegazioni semplici a fenomeni complessi ma cerco di indagarne e comprenderne le cause remote cercando legami, interrelazioni fra fatti solo apparentemente non legati fra loro.

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