Magaldi: addosso a Pappalardo, per salvare l’imbelle Conte

Non sparate sul generale Antonio Pappalardo: troppo facile, dipingerlo come un populista da operetta dopo aver alimentato il terrorismo psicologico sul Covid, per poi reggere la coda al disastroso governo Conte che ha messo in ginocchio il paese imponendo il peggior lockdown che si sia visto in Europa. «E’ sleale, la stampa che si avventa su Pappalardo: il suo “teatro”, utile per scuotere l’opinione pubblica, non è diverso da quello di chi recita da sempre la parte, altrettanto teatrale, del politico paludato». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, difende il leader dei Gilet Arancioni, in piazza lo scorso weekend a Milano: «Pappalardo, che innanzitutto è un uomo simpatico e spiritoso, merita un plauso almeno per la passione con cui esprime la sua insofferenza verso questo governo incapace e catastrofico». Su molti punti, peraltro, Magaldi non concorda con l’ex ufficiale dei carabinieri, già parlamentare nella Prima Repubblica e poi sottosegretario con Ciampi. «Il suo è un programma di riforme profonde, anche costituzionali, che richiederebbero anni per essere attuate, e non certo con il solo consenso delle piazze», precisa Magaldi. «Oggi invece si tratta di incalzare Conte con proposte immediatamente praticabili e comprensibili a tutti: sperando che il governo le adotti, sia pure in ritardo».

Sono le proposte che il Movimento Roosevelt sta “limando”, in attesa di presentarle all’esecutivo. Una su tutte: un “reddito d’emergenza”, che scongiuri il fallimento di migliaia di aziende, a cominciare da settori strategici come quelli del turismo e Pappalardo-a-Milanodel commercio. Lo scenario è desolante: negozi e ristoranti che non riaprono, a causa del lungo stop e delle perduranti restrizioni, e troppi dipendenti lasciati senza più un lavoro. «Anziché perdersi in chiacchiere con l’Ue, da cui giungono solo fumose promesse – dice Magaldi – il governo avrebbe fatto meglio a fornire assistenza economica immediata a tutti i soggetti messi in ginocchio dal lockdown. Questo, alla lunga, sarebbe stato utile anche alle casse dello Stato: era così difficile, capirlo?». Magaldi annuncia una serie di provvedimenti a carattere d’urgenza che saranno presto proposti a Conte. «Se il governo li ignorerà, allora scenderemo in strada con la neonata Milizia Roosveltiana: ma senza colori festosi come l’arancione, perché la situazione del paese si va facendo drammatica».

Al tempo stesso, Magaldi si tiene alla larga dalle tentazioni di chi evoca un’alleanza traversale di tutte le forze alternative, molte delle quali sensibili alle suggestioni del complottismo. «Il problema – sottolinea il presidente del Movimento Roosevelt – sta nel trovare le parole giuste per parlare alla maggioranza del paese, anche attraverso un dialogo franco con le associazioni di categoria, che oggi sono giustamente deluse dai politici: occorrono soluzioni drastiche e tempestive ma al tempo stesso ragionevoli, chiare, perfettamente recepibili da tutti i cittadini italiani». Imperativo categorico: «Sospendere il regime di rigore e dare adeguato ristoro a chi è rimasto senza lavoro o non sa come pagare lo stipendio ai dipendenti». Per Magaldi, il riferimento principale resta l’appello enunciato a marzo da Mario Draghi sul “Financial Times”: in caso di guerra, devono valere regole speciali. Deficit illimitato, con aiuti massicci – e tempestivi, pronta cassa – che non si trasformino in debito.Galloni-e-DraghiViceversa, è il disastro: quello che infatti si sta verificando. Non mancano soluzioni complementari come la moneta parallela, a corso solo nazionale, proposta dall’economista keynesiano Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt.

La crisi nella quale il paese sta sprofondando – aggiunge Magaldi – rende esplosiva l’evidenza di un problema che era già spaventoso prima ancora dell’emergenza Covid. «Per risollevare davvero l’Italia – diceva Magaldi, già nel 2019 – servono duemila miliardi di euro, per servizi e infrastrutture strategiche capaci di rilanciare l’occupazione». L’Italia invece è in regime di avanzo primario da tre decenni: l’ammontare delle tasse supera la cifra che lo Stato spende ogni anno per i cittadini. Il saldo è negativo, e così il debito pubblico esplode. Sembra un paradosso, ma non lo è: solo se lo Stato torna a investire nell’economia, infatti, è possibile sperare nella ripresa (che già a breve termine permetterebbe di ripagare, fiscalmente, la spesa pubblica iniziale). La situazione è precipitata con Monti, che ha inaugurato un’austerity Il-professor-Zangrillo1spietata e suicida, alla quale poi si sono attenuti Letta, Renzi, Gentiloni e lo stesso Conte, sia nella versione gialloverde che in quella giallorossa. Una situazione più che critica, a cui il coronavirus ha dato il colpo di grazia.

Irresponsabile, secondo Magaldi, la scelta di imporre due mesi e mezzo di “coprifuoco” alla già sofferente economia italiana, paralizzandola, dopo aver sopravvalutato il pericolo del coronavirus. Oggi il professor Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano dichiara in televisione a Lucia Annunziata che il Covid sarebbe clinicamente defunto? «Non ricordo prese di posizione, da parte di Zangrillo – replica Magaldi – quando noi, mesi fa, già condannavamo senza riserve l’adozione di provvedimenti ultra-restrittivi e spesso irrazionali, intempestivi e inutili. E oggi – conclude – confermo quanto avevo sempre pensato: e cioè che non c’era nessuna ragione, neppure a marzo, di imporre un lockdown così severo». Se il coronavirus era un’incognita da non sottovalutare, per la sua ipotetica pericolosità (tuttora da verificare, al netto della conta reale delle vittime), secondo Magaldi «il “coprifuoco” era invece una certezza: avrebbe stroncato l’Italia. E l’insipienza di Conte, come vediamo, ha fatto il resto». Per il presidente “rooseveltiano”, proprio la durezza della crisi rende evidente a tutti la necessità di ribaltare l’euro-paradigma vigente: l’austerity fa più danni del virus. «Solo che ora è questione di tempo: se non si agisce nel giro di un mese o due, per molti italiani sarà troppo tardi. Si rischia il collasso del sistema-paese».

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