In questi mesi nelle pagine di Globalproject abbiamo raccontato la diffusione della pandemia in tutto il continente latinoamericano. Storie di resistenza e di ribellione, di tragedie e conflitti politici si sono intrecciati nel tentativo di descrivere la drammatica situazione vissuta dalla popolazione, costretta ad affrontare non solo la pericolosità del virus ma spesso anche le sciagurate decisioni politiche dei governi. Abbiamo scelto di pubblicare questo testo sul Nicaragua per cercare di far luce su quanto sta succedendo nel piccolo stato centroamericano. Fin dall’inizio infatti, il presidente Ortega ha assunto una posizione negazionista, invitando la popolazione ad uscire ed anzi organizzando manifestazioni politiche e culturali, vietando l’uso delle mascherine per non creare panico e nascondendo i dati reali dei contagi e dei deceduti. Questo testo è frutto del lavoro giornalistico di diverse testate indipendenti del Centro America che si riconoscono nell’alleanza “Otras Miradas” (altri sguardi) ed è il tentativo di raccontare il paese da un punto di vista indipendente, senza sottomettersi alle comunicazioni ufficiali che appaiono, giorno dopo giorno sempre più contraddittorie e preoccupanti. Traduzione nella versione italiana di Elia Lacchin Giangaspero.
Gregorio non ha potuto dire addio a suo padre. Quando ha saputo della sua morte, degli uomini in uniforme dalla testa ai piedi con una tuta impermeabile bianca e maschere lo stavano già seppellendo nel cimitero settentrionale della città di Masaya la mattina di lunedì 11 maggio. Al funerale non era presente nessuno della famiglia. I medici dell’ospedale locale Humberto Alvarado, li hanno informati solo che era morto di “polmonite atipica” e che la direttiva del Ministero della Salute (Minsa) prevedeva di seppellirlo “immediatamente”.
L’ultima volta che quest’uomo oltre i 30 anni ha visto suo padre è stato venerdì 8 maggio, quando è stato ricoverato al pronto soccorso con forti dolori al petto e tosse secca, i sintomi più noti del Covid-19, causati dal coronavirus SARS-CoV-2. Tuttavia, all’ospedale gli hanno solo detto: ”Sembra che abbia la polmonite”.
Il caso del padre di Gregorio, che potrebbe apparire insolito, non è unico in Nicaragua. Dalla prima settimana di maggio, decine di video e testimonianze anonime riferiscono di sepolture semiclandestine o senza la presenza di debitori, alcuni in ore notturne o all’alba. Tutte le bare sono sigillate ermeticamente. Nelle città di Masaya (a sud-est) e Chinandega (a ovest), si sono visti più funerali di questo tipo.
Decine di familiari hanno segnalato che l’epicrisi dei loro parenti mostrava la morte per “polmonite atipica” o “polmonite grave”, malattie che solitamente non impediscono la veglia da casa, come è tradizione in Nicaragua.
Ecco perché l’ordine del governo di seppellire “immediatamente” i morti di “polmonite” e di altri disturbi cronici fa scattare l’allarme tra i medici nicaraguensi, che ritengono che il governo di Daniel Ortega e Rosario Murillo stia cercando di minimizzare la gravità della pandemia Covid-19.
Silenzio governativo
Martedì 5 maggio, la Minsa ha smesso di fornire il bollettino quotidiano sull’andamento dei contagi da Covid-19 in Nicaragua. Quel giorno – a più di un mese e mezzo dalla conferma del primo caso positivo del coronavirus – il segretario generale della sanità Carlos Saenz ha dichiarato che il Nicaragua aveva quattro casi positivi e cinque decessi, accumulandosi ai 16 casi confermati dal 18 marzo. Per il resto della settimana non c’è stato nessun altro rapporto ufficiale.
Saenz è riapparso sette giorni dopo davanti alle telecamere dei media ufficiali, gli unici che hanno accesso alla conferenza stampa della Minsa su un tema di interesse nazionale. Il funzionario ha segnalato nove nuovi casi di Covid-19 e ha ammesso altri tre morti per la pandemia.
“Sono stati riportati altri decessi di persone che sono state in osservazione, causati da tromboembolia polmonare, diabete mellito, infarto miocardico acuto, crisi ipertensiva e polmonite batterica”, ha detto Sáenz, senza specificare il numero esatto di morti, sepolti immediatamente, proprio come il padre di Gregorio.
Il silenzio sull’andamento della pandemia è il segno distintivo del governo nicaraguense. Il presidente Daniel Ortega ha trascorso 34 giorni, tra il 12 marzo e il 15 aprile, senza apparire in pubblico, protetto nella sua abitazione e nel suo ufficio nel quartiere El Carmen, una sorta di cittadella murata e sorvegliata da decine di poliziotti, che controllano un circuito di diversi isolati, tra cui un parco e le strade circostanti.
Allo scadere dei 34 giorni, Ortega è riapparso sulla televisione nazionale per parlare del Covid-19 dal suo bunker. “Qui (in Nicaragua n.d.t.) se si smette di lavorare, il paese muore, e se il paese muore, il popolo muore, si estingue”, ha detto Ortega per attaccare la campagna #Quédateencasa e difendere il ruolo della sua amministrazione di fronte alla pandemia. La risposta è stata criticata da agenzie di stampa ed esperti nazionali e internazionali. La valutazione unanime è che il regime sta mettendo a “rischio” la salute della popolazione.
Il Nicaragua è l’unico paese dell’America Latina che non ha chiuso ufficialmente le frontiere, mantiene lezioni frontali per l’istruzione pubblica sia nelle scuole primarie che secondarie, e promuove attività pubbliche, come la serata di pugilato gratuito che si è tenuta nella capitale sabato 25 aprile, mentre il mondo dello sport (a livello mondiale n.d.t.) è in pausa a causa del coronavirus.
Il paese dell’insolito
“Il Nicaragua sta facendo la storia: siamo l’unico paese ad avere un evento sportivo dal vivo!”, ha ripetuto più e più volte l’animatore ufficiale della serata, trasmessa dal programma ESPN Knockout della catena ESPN America Latina. L’attività in piena pandemia ha nuovamente messo il Nicaragua sotto il radar della stampa internazionale.
Le notizie che arrivano da questo paese di sei milioni di abitanti sono gli atti insoliti contro il Covid-19: l’assenza del presidente in piena pandemia; una camminata di “Amore ai tempi del Covid-19” con la partecipazione di “brigate” che poi sono andate casa per casa, visitandone “più di 350.000”; e la convocazione a tutti i tipi di attività sportive, turistiche e culturali, che nel secondo fine settimana di maggio sono state in totale 2.500, come ha confermato la vicepresidente Rosario Murillo, moglie di Ortega e portavoce ufficiale. Designata dal marito dal ritorno del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) alla Presidenza, nel 2007, Murillo ha impostato una “strategia di informazione incontaminata”: tutto ciò che fa e dice il governo passa attraverso il suo soliloquio di almeno un’ora al giorno. La linea direttrice non è cambiata di fronte alla pandemia e l’informazione è stata piuttosto centralizzata all’estremo.
Anche il governo è stato sordo agli appelli dell’Organizzazione Panamericana della Sanità (OPS). “Siamo preoccupati per la mancanza di distacco sociale, il richiamo agli assembramenti. Siamo preoccupati per i test (per Covid-19), per il tracciamento dei contatti e la segnalazione dei casi. Ci preoccupa anche ciò che consideriamo inadeguato in termini di controllo e prevenzione dell’infezione”, ha detto Carissa Etienne, direttrice dell’organismo, all’inizio di aprile, nonostante la funzionaria sia stata indicata come vicina al regime. Nei giorni seguenti, nulla ha impedito a Murillo di continuare a incitare alle attività di massa. “Così siamo e così andiamo, invocando ogni giorno Dio nostro Signore, e lavorando sodo per andare avanti. Mercati
Contadini in tutto il Paese; Casa del Mais, Concerti; Produzione e Tecnologie di Patio, nella Piazza 22 Agosto si presenta questo Fine Settimana, e ci sono un certo numero di Fiere e Festival Gastronomici in tutto il Paese (sic.)”, ha detto la portavoce il 14 maggio, dopo aver recitato, durante il suo monologo, versi del poeta Manolo Cuadra.
L’ingresso gratuito e l’accesso ai mezzi di trasporto dai quartieri di Managua al Centro Sportivo Alexis Argüello, non sono stati sufficienti come incentivo per un afflusso massiccio di spettatori degli otto combattimenti della notte. La recente struttura sportiva, costruita come una delle sedi principali dei Giochi Centroamericani del 2017, dà lavoro a circa 8.000 persone, ma i partecipanti non hanno superato il migliaio.
“Il “resta a casa”, distrugge il paese. Così si distrugge il paese”, ha affermato Ortega durante un altro discorso dalla sua residenza e dal suo ufficio il 30 aprile, la seconda volta in quasi cinquanta giorni. Dora María Téllez, comandante guerrigliera ed ex ministro della Salute durante il primo governo sandinista, che anche Ortega, negli anni ottanta, diresse, ha accusato il governo dicendo che questo è “un regime repressivo, incapace, inetto e spudorato”. Per la storica e co-fondatrice del Movimento Rinnovatore Sandinista (MRS) -dissidente del FSLN, “coloro che passano tutto il giorno a casa loro, nascosti anche dal sole, dicono a tutti di uscire a contagiarsi”.
Nonostante l’attacco di Ortega alla campagna #Quédateencasa, i nicaraguensi hanno optato per una “auto-quarantena” o isolamento volontario per evitare un contagio massiccio di Covid-19. All’inizio di aprile, i centri commerciali hanno mostrato poca attività; il mercato orientale, considerato il più grande dell’America centrale, è stato semi-paralizzato; nelle scuole, nelle università e negli istituti sono mancati studenti; le chiese hanno anche officiato messe senza parrocchiani.
Il Community Mobility Report di Google ha riferito che, in quei giorni, il 45% dei nicaraguensi ha ridotto le loro partenze, e cinque settimane dopo il 35% rimane a casa.
Una botta di realtà
Un Protocollo di Preparazione e Risposta al Rischio dell’ Introduzione del Coronavirus in Nicaragua, elaborato dal Ministro, ha stimato in febbraio che il paese avrebbe 32,500 affetti da Covid-19, di cui 8,125 sarebbero stati pazienti gravi. “Prendendo come riferimento la mortalità del 2,5% delle persone contagiate, potremmo avere 813 morti. I deceduti sono l’80% dei pazienti che richiedono l’unità di terapia intensiva”, ha ammesso il Minsa nel protocollo rivelato all’inizio di marzo in via confidenziale. Due mesi dopo, il governo ha riconosciuto 25 casi positivi e 8 decessi, collocando il Nicaragua nella fila dei contagi dell’America centrale, mettendolo in testa per percentuale di morti. Così, pur attenendosi a questi dati ufficiali, più del 30% dei pazienti malati di Covid-19 moriva in Nicaragua, il paese con il più alto tasso di mortalità.
Una settimana dopo, nella relazione settimanale del Minsa, i casi sono aumentati dell’1,016%, passando da 25 a 279 casi positivi. I morti, nonostante le accuse di “funerali espresso”, come quello del padre di Gregorio, sono saliti da 8 a 17. Le informazioni ufficiali scarseggiano. Il 27 aprile il segretario generale del Minsa ha letto un comunicato televisivo in meno di un minuto. “Casi attivi: tre. Non c’è trasmissione locale comunitaria. Continuiamo a lavorare con rispetto, pazienza, prudenza e ringraziamento infinito a Dio nostro signore”, ha detto sommariamente. Le cifre del governo sono state ampiamente contestate. L’Associazione medica nicaraguense, che riunisce centinaia di operatori sanitari, ha criticato “il modo poco chiaro con cui in Nicaragua sono stati trattati i rapporti statistici sull’incidenza e la progressione della pandemia”. Nel paese non è noto il numero di test di Covid-19 effettuati, né i risultati di tali test, che sono centralizzati dal Minsa.
La stessa OPS ha ammesso alla fine di aprile che non dispone dei “dati necessari per fare una valutazione” sulla situazione del Covid-19 nel paese, come ha detto il vicedirettore, Jarbas Barbosa da Silva. “Non stanno riportando la verità, né i veri risultati dei test effettuati nel laboratorio del Centro Nazionale di Diagnosi e Riferimento (CNDR)”, ha assicurato al Confidenziale una fonte legata al governo, che è a conoscenza dei risultati dei test del Complesso Nazionale della Salute “Conchita” Palacios, sede centrale del Minsa, dove è centralizzata la realizzazione di test. Tre fonti collegate al Ministero della Salute con accesso parziale o totale alle prove del CNDR hanno concordato in un’indagine tarata su questo mezzo che “i rapporti ufficiali sono truccati da criteri politici”. “Sono stati elaborati circa 5.900 test, di cui 4.300 negativi e 1.600 positivi”, per un tasso di contagio del 27%. “Con questa tendenza si dovrebbero fare migliaia di test al giorno su tutto il territorio nazionale, per conoscere la vera dimensione della pandemia e, soprattutto, la circolazione di casi asintomatici”, ha aggiunto una fonte del Minsa. Il governo, tuttavia, ignora le richieste dell’OPS e la richiesta di trasparenza dei dati dei test di COVID-19, e finora non ammette esplicitamente che il paese sia entrato nella fase di trasmissione comunitaria, che precede l’aumento esponenziale dei casi e l’eventuale collasso del precario sistema ospedaliero. Il Nicaragua ha meno di 6.000 letti ospedalieri e solo 160 ventilatori, che a marzo di quest’anno, secondo fonti mediche, erano utilizzati per l’80% da pazienti con altre patologie.
Di fronte alla mancanza di informazioni ufficiali, un gruppo multidisciplinare auto convocato ha creato all’inizio di aprile l’Osservatorio cittadino Covid-19, che riporta l’evoluzione della pandemia, sulla base delle denunce della popolazione.
Fino al 22 maggio, data della sua relazione più recente, l’Osservatorio cittadino registrava otto volte più casi di quelli riconosciuti dal governo, con un totale di 2.323 presunti contagi. Questa cifra include 465 decessi, presumibilmente per Covid-19 (404), secondo i medici che collaborano con l’Osservatorio, o per qualche tipo di polmonite (61), come quella che il Minsa afferma di aver ucciso il padre di Gregorio a Masaya. La cifra comprende anche non meno di 180 medici e lavoratori del personale sanitario che hanno presentato sintomi associati a Covid-19. Pur essendo in “prima linea” contro la pandemia, fino a metà aprile il governo vietava l’uso di maschere, guanti o alcool in gel tra il personale ospedaliero “per non allarmare” la popolazione. “Dissero che tutto andava bene, che c’erano pochi casi, e che se avessimo usato delle maschere avremmo allarmato la gente”, racconta Graciela, una dottoressa che lavora per il Minsa da più di un decennio. “Stanno esponendo tutto il personale medico”, ha affermato il dottor José Antonio Vasquez, membro dell’Unità Medica Nicaraguense (UMN), un’organizzazione sindacale di medici del settore pubblico e privato. “Questo, ha aggiunto, accade a livello di centri sanitari, dove si cura anche la popolazione con sintomi sospetti di coronavirus, e nei grandi ospedali delle città. È una cosa che si ripete in tutte le unità sanitarie”.
Anche se il governo di Ortega ha costruito il suo piano di realtà sulla pandemia e sta andando in senso contrario alle raccomandazioni internazionali per prevenire i contagi, gli allarmi continuano ad accendersi. La Fondazione indipendente del Nicaragua per lo sviluppo economico e sociale (Funides) ha segnalato in una relazione di aprile che, se il governo non prenderà misure di prevenzione, a metà giugno ci saranno 119.703 contagiati e almeno 650 morti per Covid-19 in questo paese del Centro America.
“Il discorso di Ortega è criminale”, dichiara l’ex Ministro della Salute, Dora María Téllez. “Non è più solo negligenza, ma è un’azione deliberata che mette a rischio la salute della popolazione. Quando Ortega, con voce autorevole, dice che non succederà nulla, ci sono persone che, nella loro umiltà, gli credono”.
Un modello di salute “familiare”
Il governo di Ortega e Murillo ha basato la sua strategia di lotta contro il coronavirus sul suo “modello di salute familiare e comunitaria” che, secondo i funzionari statali, è stato efficace nell’affrontare epidemie globali, come l’H1N1, e locali, come la leptospirosi o la malaria.
Questo modello è composto da unità sanitarie dipartimentali e comunali. I comuni sono stati divisi per settori, che vengono costantemente sorvegliati e visitati da funzionari della Sanità. L’opposizione nicaraguense rappresentata nell’Alleanza civica per la giustizia e la democrazia, e l’Unità nazionale blu e bianco, emersa dopo le proteste dell’aprile 2018, hanno proposto azioni per prevenire il contagio, tra cui la promozione del distacco fisico, eseguire e decentrare i test di massa di Covid-19 e far trasparire i loro risultati, oltre all’accesso alle risorse per affrontare la pandemia e assistere la popolazione, economicamente vulnerabile, in un paese in cui sette nicaraguensi su dieci lavorano nell’economia informale. La proposta comprende una riforma del bilancio generale della Repubblica, la creazione di un fondo di emergenza, la liberazione dei prigionieri politici, il ripristino dei diritti costituzionali, nonché una moratoria di tre mesi sul pagamento dei servizi di base, dell’imposta sui beni immobili (IBI), dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), dell’imposta fissa e di altre imposte.
La risposta ufficiale alla proposta è arrivata dall’Assemblea Nazionale, dominata dal FSLN. Il deputato ufficiale, José Antonio Zepeda, ha affermato: “Perché non si estraggono (i soldi) dalle loro borse? Credo che le demagogie e i discorsi non convincano noi lavoratori che sappiamo bene cosa significhi sviluppare attività economiche, politiche e sociali ogni giorno”. Il parlamentare del FSLN è un maestro, ma da anni di non esercita l’insegnamento, dedicato alla sua carriera politica prima come leader sindacale e poi come legislatore. “L’orteguismo” preferisce continuare a puntare sulle visite casalinghe in tutto il paese, nonostante il dissenso degli esperti, che mettono in guardia contro l’esposizione al contagio della popolazione e dei funzionari.
Gregorio non ricorda che la sua abitazione a Masaya sia stata visitata da un’unità medica del governo. L’ultima volta che ha visto un operatore sanitario è stato quando gli hanno detto che suo padre era morto, senza dirgli apertamente che era di Covid-19. Avrà sempre il dubbio. Ma, per il momento, prenderà le misure di prevenzione per evitare un altro caso di “polmonite atipica” nella sua famiglia. E finire sepolto senza veli, in un paese dove i governanti insistono nel negare l’impatto della pandemia.
Tratto da Desinformemonos