Avviata una raccolta fondi per finanziare uno studio che partirà dopo l’estate e che coinvolgerà pazienti oncologici che non rispondono più alle cure e che non rientrano più in nessun protocollo, per i quali l’attesa di sopravvivenza è ridotta e la qualità della vita altamente compromessa. L’iniziativa è della Fondazione Pantellini, ente voluto dallo studioso Gianfrancesco Valsè Pantellini, chimico fiorentino che scoprì il potenziale terapeutico dell’ascorbato di potassio già negli anni ’40 e che poi ha dato il suo nome al metodo che ne prevede la somministrazione su varie tipologie di pazienti, anche oncologici.
«La nostra è una grande scommessa ma partiamo da basi solide e contiamo di poter fornire ai malati una terapia di supporto che li sostenga a base, appunto, di ascorbato di potassio» spiega il dottor Guido Paoli, fisico, vicepresidente e responsabile scientifico della Fondazione Pantellini.
«La possibilità di un supporto utile e non tossico è un argomento di grande significato e di importanza strategica per il rispetto della dignità delle persone. Proprio il miglioramento della qualità di vita rappresenta il punto chiave del progetto che vogliamo portare avanti, insieme a un possibile incremento delle aspettative di vita».
Il progetto
«Lo studio è stato impostato prevedendo per i pazienti a fine cura, e mandati a casa con terapia palliativa, un trattamento di supporto secondo la metodica Pantellini, basato sulla somministrazione più volte al giorno di ascorbato di potassio con ribosio per alleviare la sintomatologia dolorosa e dare la migliore qualità di vita possibile, limitando al massimo l’impiego di antidolorifici di tipo oppioide che comportano effetti collaterali sia a livello intestinale che del sistema nervoso centrale» spiega Paoli.
«Il vantaggio di questa metodica è proprio l’utilizzo di sostanze fisiologiche con limitatissimi rischi di effetti collaterali. Lo studio prevede di arruolare un massimo di 20 pazienti oncologici affetti da tumori solidi che non rispondono più a trattamenti radio-polichemioterapici e che sono indirizzati a palliazione per il dolore, da monitorare a livello domiciliare. La durata prevista è di dodici mesi o comunque un tempo compatibile con le aspettative di vita. Lo studio inizierà a settembre 2020 e si concluderà nell’agosto 2021».
«Ogni paziente sarà visitato all’inizio per avere i parametri clinici e biologici, per impostare il diario clinico e proporre lo schema di supporto più idoneo. Il protocollo generale va considerato come una linea guida da adattare caso per caso in base alle condizioni specifiche di ciascun paziente. La qualità di vita sarà monitorata attraverso visite mediche periodiche, la risposta a uno specifico questionario e il monitoraggio di parametri clinici obiettivabili. Tutti i possibili effetti collaterali saranno annotati nel diario clinico nel corso dello studio».
I fondi che verranno raccolti con il crowdfunding, fa sapere la Fondazione, serviranno per sostenere:
· tutti i costi per i farmaci da destinare alle persone arruolate nel progetto, che riceveranno quindi assistenza professionale e farmacologica completamente gratuita;
· tutte le spese relative agli esami del sangue e le indagini strumentali di controllo per le persone arruolate;
· i rimborsi spese ai professionisti coinvolti nel progetto.