38 gradi in Siberia: l’umanità farà la fine della rana bollita?

Chi si occupa di ambiente normalmente conosce la storiella della rana che, messa in una pentola inizialmente fredda e fatta cuocere, non si accorge dei mutamenti lenti di temperatura e quando la situazione si fa drammatica, è così indebolita e incapace di reagire che finisce bollita. Mai esempio è stato più calzante per l’umanità, che si comporta come la rana bollita.

Assistiamo a vere emergenze e disastri climatici che dovrebbero farci schizzare immediatamente fuori dalla pentola e invece, rigorosamente minuti di mascherine e ben disinfettati, ce ne rimaniamo immobili.  

In Siberia, all’interno del circolo polare artico, si sono toccate in questi giorni temperature di 38 gradi: la sola notizia dovrebbe terrorizzarci, altro che coronavirus… E invece la notizia passa in centesimo piano, a noi mica interessano queste sciocchezzuole per ambientalisti…

Così, dopo le ventimila tonnellate di gasolio sversate nel fiume Ambarnaya della stessa Siberia e gli incendi apocalittici dello scorso anno, si profila una situazione che definire drammatica è un eufemismo. Ricordo tempo fa un giornalista italiano, invitato costantemente alla televisione, affermare che se nella sua città del nord fosse aumentata la temperatura, lui se ne sarebbe strafregato; anzi, per lui era persino meglio, avrebbe fatto un po’ più caldo.

Così l’umanità, che dà spazio e voce a gente simile e che non sta facendo praticamente nulla per fermare la vera catastrofe, si avvia verso la bollitura assicurata.

Infatti assisteremo a reazioni a catena di dimensioni che vanno al di là di ogni immaginazione e che anno dopo anno saranno sempre più devastanti. Aspettarsi che chi detiene il potere economico e politico cambi di sua spontanea iniziativa, e intervenga con decisione, non è più nemmeno una pia illusione, è fantascienza. Questi soggetti, con tanto di media prezzolati e inginocchiati senza il servizio dei quali non potrebbero operare così efficacemente, faranno finta di fare qualcosa, si tingeranno di verde, faranno proclami altisonanti ma sanno perfettamente che invertire la rotta significa perdere potere e soldi e questo non lo accetteranno mai; piuttosto rimarranno incollati alle poltrone e abbracciati alle casseforti mentre colano a picco ma di sicuro non molleranno la presa.

Il sistema di crescita e rapina è infatti ormai alla deriva in lotta costante con natura e persone per cercare di sopravvivere ad ogni costo. Per far rimanere acceso qualche lumicino di speranza, non rimane che costruire delle società Arche che portino almeno in salvo chi si sarà preparato per tempo. Bisogna costruire un sistema completamente nuovo che renda il vecchio non solo obsoleto, per parafrasare il grande Richard Buckminster Fuller, ma anche sgradevole e poco attraente. Chi difatti può desiderare una società realizzata da criminali suicidi in continua lotta fra loro per spartirsi le ultime briciole del pianeta Terra in fiamme? E’ quindi necessario riabitare e fare rinascere territori abbandonati o comunque fuori da grandi centri, ove applicare il più possibile sistemi di autosufficienza energetica e alimentare, costruendo una economia e società alternative, non basata sulla impossibile crescita infinita su di un pianeta dalle risorse finite ma sulla salvaguardia di persone e ambiente. Lavorare poi tutti e lavorare meno, privilegiando lavori etici e ambientalmente compatibili. Ridurre gli sprechi in tutti i campi, aiutarsi e cooperare piuttosto che competere, laddove non c’è nessun vincitore ma solo perdenti. Impossibile? Utopia? E’ la sola realistica e fattibile strada da percorre se non si vuole rimanere in balia di criminali e vedere il pianeta collassare, rigorosamente proiettato con qualità eccellente sui nostri telefonini di ultimissima generazione. Uniamo forze e capacità per costruire l’alternativa, basta chiacchiere, basta bizantinismi, inutili e sterili dibattiti sul nulla, basta anche delle ormai inutili passeggiate per le strade o interventi a convegni internazionali chiedendo di agire a chi non lo farà mai. E’ ora di mobilitarsi in prima persona, aspettare e delegare la propria vita e le proprie scelte partorisce solo mostri.

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Cominciamo intanto a fare qualche piccolo passo nel nostro quotidiano, cominciamo con scelte che possiamo fare dal basso acquisendo gli strumenti utili a questo scopo.

Un’opportunità è il workshop “Cambiare vita e lavoro. Istruzioni per l’uso”, che si terrà in due edizioni.

Qui le informazioni su programma e iscrizioni per il 4 e 5 luglio

Qui le info per il 25 e 26 luglio.

Al workshop può essere anche abbinata una settimana tematica di attività: qui le info sulle settimane tematiche

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