Due vicende di “cronaca” trattate da “Il Giornale di Vicenza” in maniera diametralmente opposta. Stiamo parlando di quella che ha come protagonista Roberto Atzeni, noto avvocato dell’Altovicentino che ha picchiato la moglie con una mazza da golf per poi fuggire, e dell’ormai nota storia di Denis Yasel Guerra Romero, trattenuto violentemente al collo da un agente di polizia e arrestato lo scorso 10 agosto nel centro di Vicenza. Guanti di velluto per l’avvocato, tentativo di linciaggio mediatico per Denis e per il suo amico sedicenne, reo solo di aver girato e pubblicato sui social un video che ha ripreso i fatti.
Qualche giorno fa l’avvocato Roberto Atzeni ha un diverbio con la moglie. La picchia con una mazza da golf, che nel mentre, si spezza e le infligge una profonda ferita all’addome, tale da richiedere il ricovero in ospedale con una prognosi di giorni venti.
Nel frattempo Atzeni fugge, abbandona la vettura nei pressi di Redipuglia, per venire infine bloccato dalla Polstrada.
Nei suoi confronti non viene emesso nessun tipo di provvedimento restrittivo, nonostante la gravità del reato e il tentativo di fuga. Risulta denunciato a piede libero.
Il Giornale di Vicenza pubblica questo pezzo che vedete qui sotto in cui dedica due righe alle condizioni «non preoccupanti» della moglie, e tre colonne a illustrare l’invidiabile curriculum dell’aggressore e i suoi numerosi successi in campo sportivo e professionale. Ampio spazio viene concesso infine alla viva preoccupazione dei suoi amici e familiari in seguito alla sua scomparsa, o per meglio dire la sua fuga.
Sempre qualche giorno fa Denis Yasel Guerra Romero si trova in Piazza Castello a Vicenza con gli amici. C’è da poco stata una lite tra due persone, e una pattuglia della Polizia sta cercando di individuare i responsabili. Denis e i suoi amici sono estranei alla vicenda, ma per qualche motivo gli agenti si sentono derisi da qualche loro affermazione e quindi chiedono a Denis di fornire i documenti. Essendo estraneo alla vicenda, Denis si rifiuta e prova ad allontanarsi, ma il solerte questurino lo insegue, lo afferra per il collo e lo trascina a terra. Molla la presa solo dopo le proteste e le sollecitazioni di tutti gli astanti e del suo stesso collega.
Il tutto viene ripreso dall’amico di Denis, il quale pubblica un video su Instagram che provoca vivaci polemiche e guadagna le prime pagine di molti quotidiani nazionali, oltre a suscitare prese di posizione più o meno squallide e scomposte da molti esponenti politici locali e non.
Poco dopo i fatti del video, Denis viene tratto in arresto da un’altra pattuglia accorsa nel frattempo, tradotto in questura e posto agli arresti domiciliari fino al processo per direttissima svoltosi la mattina seguente.
Nel frattempo il “wrestler in divisa“ si reca al pronto soccorso e si fa refertare tre giorni di infortunio per la caduta a terra causata da Denis.
Avanti veloce fino a ieri. Sempre dalle pagine del Giornale di Vicenza si apprende che l’amico di Denis autore del video, di anni 16, è stato convocato anch’egli in questura dove gli è stato notificato un avviso di garanzia relativo ad alcune violazioni legali non meglio specificate, apparentemente relative alla privacy dell’agente. Sarebbe responsabile di aver reso pubblico il filmato e di non aver cancellato alcuni commenti scritti da terzi e lesivi della dignità dell’agente e delle forze dell’ordine. A quanto pare sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori ci sarebbero anche altri video pubblicati nei giorni successivi in cui il ragazzo commentava l’accaduto.
Ha un retrogusto neanche tanto vago di intimidazione, ma sia mai che si metta in discussione l’integrità e l’onore delle forze di polizia…
Tutto questo per dire cosa, dunque?
Per dire semplicemente che il patriarcato, il razzismo, l’intolleranza, l’ingiustizia, le prevaricazioni sono problemi strutturali della nostra società. Prenderne atto e sforzarsi, collettivamente, di trovare delle soluzioni è un obbligo ormai indifferibile per tutti e tutte.
Chi non lo fa è parte del problema.
A partire dai troppi finti intellettualini da salotto di pseudo sinistra che si perdono in goffe acrobazie retoriche postmoderneggianti per provare ad argomentare che i problemi sono altri o che le urgenze sono altre.
Le complessità del contemporaneo sono molte e spesso indistricabili, ma non possono essere una scusa per attorcigliare anche cose semplicissime come queste.