Acampada Solidale, Treviso dice basta consumo di suolo

Un weekend di mobilitazione per Fridays for future Treviso, che insieme alle medesime realtà di Venezia-Mestre, Padova e Vicenza, hanno occupato il prato in cui dovrebbe sorgere l’ennesimo supermercato, il settimo lungo una strada di cinque km. 

Questa protesta, come altre portate avanti negli ultimi mesi, nasce dal fatto che Il Veneto è la regione che cementifica di più in Italia e il primato all’interno della regione va proprio alla provincia di Treviso.

Da qui la decisione di restituire questo prato alla cittadinanza e di inaugurarlo come parco pubblico dedicato alle donne mapuche che ogni giorno lottano contro la devastazione del loro territorio da parte delle multinazionali, prima fra le quali Benetton.

La dedica del parco a queste donne e popoli in lotta nasce dal fatto che il collettivo mutua il concetto di recupero territoriale dei mapuche attraverso cui rivendicano l’autonomia sui territori, per proteggerli dallo sfruttamento e dalla distruzione delle multinazionali. Insieme a questo concetto, viene mutuata anche l’idea del buen vivir, che si potrebbe tradurre come la vita degna, che include i principi di giustizia sociale, ma anche in senso allargato un insieme di rivendicazioni, ambientali, culturali, di genere, che mirino alla qualità della vita, intesa come qualcosa che non può essere ricondotto al dato numerico del reddito né tantomeno del PIL pro capite.

Dentro questo discorso sulla qualità della vita, le aree verdi sono fondamentali all’interno delle città per varie motivazioni: da un lato, assorbono la CO2 e l’acqua piovana che crea sempre più danni perché il suolo cementificato non è in grado di assorbirla; dall’altra parte, costituiscono un elemento di vita pubblica e sociale, uno spazio dove poter fare socialità fuori da situazioni fortemente commercializzate come discoteche o bar. Ancora di più, in un periodo di crisi sanitaria, diventano luoghi che garantiscono la possibilità di stare all’aperto mantenendo le prevenzioni necessarie per evitare contagi.

Dopo l’apertura e l’inaugurazione del parco dedicato alle donne mapuche è nata un’assemblea pubblica in cui hanno potuto intervenire tutti coloro che oggi sono venuti a supportare questa iniziativa.

Gli argomenti trattati sono stati vari, partendo dalla situazione che colpisce la zona da noi occupata, ossia l’ennesima colata di cemento, si è discusso dei metodi di produzione devastanti del sistema capitalistico e delle situazioni, omologhe, che colpiscono altre aree della nostra provincia e regione. Si è parlato anche delle coltivazioni di prosecco e di come la monocultura, in veneto in particolare, compie disastri ambientali enormi.

Questa azione vuole essere parte di un percorso di riappropriazione di tutti quei luoghi che vengono tolti per profitti economici di quelle grandi aziende che non si preoccupano della vita e dell’ambiente che ci circonda. 

Dopo l’assemblea è avvenuta la piantumazione di cinque alberi autoctoni, mentre la mattina il prato è stato liberato dalle tende e altre strutture, lasciando una rete da pallavolo, simbolo di un possibile utilizzo di questo parco.

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