Quella che sta trascorrendo in Thailandia è un’estate ricca di fermenti politici: un’importante fetta della popolazione sta scendendo in piazza per dare vita ad un movimento democratico che si oppone alle storture e al regime repressivo della giunta militare, e chiede di riscrivere la costituzione in modo partecipato ed ispirandosi a principi di uguaglianza. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Patchanee Kumnak, giornalista, attivista donna per i diritti dei lavoratori con il Socialist Workers Thailand.
Quali sono le maggiori critiche, gli slogan, i claims da parte di chi sta scendendo per le strade a manifestare nel paese?
Sono già sei anni che in Thailandia c’è una dittatura militare, anche se abbiamo formalmente un governo eletto. Nel 2014 l’esercito ha preso il controllo del governo ed ha militarizzato gli apparati statuali e l’intero Paese, usando violenza e repressioni contro gli oppositori politici. Ma ora una nuova generazione di Thailandesi vuole che il potere sia restituito al popolo.
Sotto la giunta militare è stata redatta una nuova costituzione, prima che si tenessero le elezioni generali. Il generale Prayuth Chan-o-cha è stato eletto alla guida del governo e ha nominato direttamente i senatori, cosa consentitagli dalla nuova carta costituzionale. votato per guidare un governo civile usando senatori nominati consentiti dalla nuova carta. Chan-o-cha era l’ex capo dell’esercito che ha fatto il colpo di stato nel 2014 e sta mantenendo il paese sotto rigide regole militari.
Negli anni del suo governo è peggiorata l’economia, c’è stata un’esclusione sistematica dalla partecipazione allo sviluppo del paese e sono state violati i diritti fondamentali. Ecco perché è emersa una nuova generazione che sta dando vita a un movimento molto forte. I giovani thailandesi si sentono senza speranza perché stanno assistendo al tracollo dell’economia in confusione: ci sono stati massicci licenziamenti dall’anno scorso e un aumento mai visto del numero di laureati senza lavoro. A questo si aggiungono gli effetti economici e sociali della pandemia di Covid-19, che può portare a un ulteriore peggioramento della situazione. Si preoccupano quindi del loro futuro, come nuova generazione di forza lavoro.
Il movimento per la democrazia in Thailandia è stato sostenuto da vari gruppi di attivisti per un lungo periodo, ma ora è guidato principalmente da studenti universitari e movimenti giovanili come l’Unione Studentesca Thailandese, la Gioventù Libera e così via. Anche il numero di studenti delle scuole superiori stanno crescendo nelle piazze.
I giovani ritengono di non poter trovare futuro e giustizia sotto una cattiva politica del governo. Di conseguenza, propongono al governo tre richieste, due punti di vista e un sogno. Altri accademici, ONG e gruppi informali li supportano. Possiamo riassumere le proposte principali del movimento così:
1) Sciogliere il Parlamento. Il governo non riesce a migliorare le condizioni di vita delle persone e a proteggere i diritti e la libertà delle persone e il parlamento è stato indebolito a causa della Costituzione militare.
2) Riscrivere la Costituzione. Le persone devono partecipare alla riscrittura per esercitare la propria sovranità.
3) Non opprimere la popolazione. Le autorità devono rispettare i diritti umani.
4) Non più colpi di stato e un governo nazionale nominato durante la transizione politica.
5) Riformare la monarchia. Il re deve essere sotto la Costituzione. Il suo potere e la sua influenza dovrebbero essere limitati, considerando che è anche l’uomo più ricco della Thailandia.
6) Costruire un welfare state per un generalizzato miglioramento delle condizioni di vita.
Ci sono alcuni hashtag che sono diventati virali nei social media, ad esempio “Non subiremo”; “Siamo senza pazienza”; “gioventù libera”, “che finisca con la nostra generazione”; “se non combatti, vivrai come uno schiavo”; “abbiamo perso la fede”; “se la politica fosse buona” (immaginando un paese in cui la politica non sia dominata da interferenze militari e corruzione).
Un fattore che ha acceso la seconda ondata di proteste studentesche sono alcuni problemi contingenti, ovvero la sparizione forzata di un attivista politico thailandese in esilio in Cambogia, l’estensione del decreto di emergenza per limitare la libertà di riunione, l’oppressione nel sistema educativo, la diffusione del Covid-19 da parte di turisti Vip, il doppio standard nel sistema giudiziario, l’oppressione degli attivisti da parte delle autorità; le ingenti spese militari, un budget generoso per la monarchia che si contrappone all’aumento dei tassi di povertà.
Pertanto, il movimento democratico che si sta formando in seguito alle mobilitazioni sociale in tutta la Thailandia è ora via via sempre più ferreo rispetto alle richieste elencate sopra perché conscio che la politica thailandese è arrivata al punto più basso della propria storia. I giovani devono porre fine allo status quo: la riscrittura della Costituzione è un modo per cambiare il rapporto di potere tra la classe dirigente e la popolazione, riducendo il potere dominante e l’influenza delle principali istituzioni – come il sistema monarchico, militare, burocratico -, decentralizzando la sfera pubblica e stabilendo principi di uguaglianza.
Qual è il peso della dittatura militare oggi, e negli ultimi decenni, sulla società Thailandesi? Quale il peso sui lavoratori del paese?
Lo scopo dei militari è quello di rafforzare il proprio impero. Possiamo vedere come abbiano aumentato i propri stipendi e patrimoni personali grazie a leggi fatte ad hoc. Inoltre stanno incessantemente aumentando gli acquisti di armamenti.
Nella storia i militari sono stati abbastanza forti da fare tredici colpi di stato dal 1933, ma i colpi di stato effettuati negli ultimi 30 anni sono stati nel 1991, 2006 e 2014. I giovani attivisti sono cresciuti dopo il colpo di stato del 2014 e quelli di mezza età li hanno vissuti tutti e tre. L’atteggiamento dei militari verso coloro che tentano di promuovere la democrazia è molto feroce e non prendono mai in considerazione le lamentele della popolazione, mentre continuano ad arrestare attivisti antigovernativi e contenere il diritto di organizzarsi da parte dei lavoratori, applicando il decreto sullo stato di emergenza e altre leggi sulla sicurezza interna.
Nel maggio 2020, il governo thailandese ha anche annunciato di vietare gli scioperi e di gestire a livello governativo tutte le controversie sul lavoro e ha utilizzato la pandemia per limitare ancora di più la libertà di manifestare. Nel frattempo stanno aumentando su larga scala i licenziamenti.
Quali sono i principali problemi sociali del paese?
Il regime antidemocratico indebolisce il potere contrattuale delle persone a ogni livello. La società thailandese ha un sistema classista molto forte e non tutte le persone sono uguali di fronte alla legge: i ricchi e i privilegiati sono al di sopra di essa. Questa è una cosa insopportabile.
Il sistema giudiziario è stato confusionario per molto tempo ed ha visto casi di corruzione molto gravi, esenzioni nei procedimenti giudiziari per i ricchi e per i militari. Tra questi ricordiamo il massacro di manifestanti in camicia rossa avvenuto nel 2010 a Bangkok.
Un altro problema è la massiccia disoccupazione e povertà, aumentata a causa delle severe misure di contenimento del Covid-19 e di politiche sociali insufficienti. Il sistema economico ultra-liberista non consente ai lavoratori di avere ammortizzatori sociali e il governo non ha varato alcuna misura a beneficio dei cittadini.
Anche lo sviluppo dall’alto verso il basso, senza alcuna forma di partecipazione, è un problema serio. Il governo è strettamente connesso con le grandi aziende e gli investitori stranieri, in particolare quelli cinesi, per gestire mega progetti come la costruzione del corridoio economico orientale o lo sviluppo di alta tecnologia per le industrie chiave. Questi progetti non possono, però, garantire i diritti dei lavoratori e il sostentamento della comunità.
Quale pensi possa essere il possibile futuro delle attuali proteste? Pensi che continuerà la repressione da parte della dittatura militare?
L’atteggiamento dei militari è ancora molto aggressivo nei confronti dei manifestanti, mentre il premier Prayuth Chan-o-cha continua a dire che ascolterà le richieste dei giovani. Spesso guarda le persone dall’alto in basso e la retorica dei militari è molto simile a quella dell’estrema destra, che usa propaganda, notizie false e incitamento all’odio per dividere le persone. Recentemente il movimento è stato tacciato di essere anti-patriottismo. Gli agenti di polizia hanno arrestato da poco una dozzina di attivisti, accusandoli di una serie di reati contro la sicurezza interna. Possiamo dire che i militari continueranno a lottare per se stessi, ma quello che preoccupa è che useranno il Covid-19 per controllare il più possibile il movimento.
D’altra parte, i manifestanti sono ben istruiti e hanno imparato molte cose dal passato movimento delle camicie rosse. Questo mi sembra un movimento è più grande e qualitativamente più alto, che può essere in grado di reggere nel prossimo futuro e porre fine alla dittatura.
Penso che la nuova generazione possa imporsi come forza lavoro qualificata per lo sviluppo dell’industria ad alta tecnologia. Il lavoro precario e le cattive condizioni di lavoro possono essere eliminati da una legislazione avanzata sul terreno diritti dei lavoratori, ma questo movimento ha come priorità anche quella di stabilire un sistema di welfare dalla nascita alla morte, per tutti e tutte. Per queste ragioni molte realtà del mondo del lavoro si stanno unendo al movimento giovanile poiché hanno questo interesse comune.
Ci auguriamo che il movimento aumenti anche la propria unità. Tuttavia, questa lotta può essere rallentata dal tatticismo del governo, che ha aperto sugli emendamenti alla Costituzione. Inoltre, il movimento può essere distratto dalle piccole rivendicazioni, che potrebbero far perdere la bussola sui cambiamenti strutturali. In questo senso, l’indizione di uno sciopero generale, che si verifica da molto tempo, potrebbe essere d’aiuto.