Potrà forse risultare curioso paragonare una struttura socio economica collettiva a una patologia della personalità, generalmente utilizzata come diagnosi di un disturbo della persona singola. Tuttavia, se riflettiamo attentamente a cosa sia la personalità, ci accorgiamo che essa è il risultato di come e con quali strumenti l’individuo ha affrontato le sfide poste della vita. Allo stesso modo, l’organizzazione socio economica è una risposta collettiva alle sfide che la vita comunitaria implica, sia nell’ambito delle relazioni sociali umane, sia nei confronti della biosfera e dell’ambiente naturale. […]
E’ indubbio che la maggior parte delle società attualmente esistenti seguano un modello iper piramidale, dove è considerato ovvio e normale che un piccolo gruppo di persone domini vaste masse umane; nelle quali è considerata fondamentale e imprescindibile un’accanita competizione per il potere sugli altri e il possesso a scapito degli altri; nelle quali è dato per scontato un assoluto antropocentrismo; nelle quali tutti i rapporti (il rapporto degli esseri umani tra di loro, quello tra esseri umani e altri esseri viventi, quello con la Natura nel suo complesso) sono orientati perlopiù in modo utilitaristico e verso il franco sfruttamento, sempre a scopo di conquistare ‘di più’, sempre di più, a scapito degli altri.
Ma tutto questo è davvero così ovvio, auto evidente e perciò imprescindibile?
La Natura e la nostra psiche funzionano davvero seguendo obbligatoriamente e invariabilmente questo modello? La risposta è: No, affatto! Sono esistite ed esistono tutt’ora organizzazioni psico sociali assai diverse, espresse da quelle che gli antropologi definiscono ‘società matrifocali o matriarcali’, le qua li mostrano una struttura per certi versi completamente diversa da quella cui siamo a abituati e che consideriamo assoluta e universale. […]
L’ipotesi che formulo è che i gravi guasti ecologici, economici, sociali e politici che ormai sono sotto gli occhi di tutti, derivino dall’aver instaurato un sistema di vita che segue una filosofia capitalistica, liberista, apolide e tecnocratica, espressione di una distorsione patologica del normale sviluppo sociale umano.
In questo senso, mi pare di poter comprendere l’assoluta distanza di tale sistema di vita dalla realtà di un’organizzazione socio economica fondata sui principi di partecipazione, condivisione, redistribuzione e cura, tipici della Natura, della quale siamo parte integrante, accanto alle altre specie viventi.
La forma che meglio rappresenta la struttura di relazioni all’interno della natura è la ‘rete o fiore della vita’, un simbolo antichissimo, che ha caratteristiche molto interessanti, come quella di contenere molti solidi geometrici, la spirale logaritmica e il toroide, queste ultime descritte come forme fondamentali che la natura adotta nelle sue creazioni.
Le nostre organizzazioni socio economiche, per contro, sono iper piramidali, strutturalmente diseguali e unidirezionali. Ovvero sono organizzate in una struttura gerarchica rigida e rastremata al vertice, cosicché pochissimi individui arrivano a dominare enormi masse di persone, governando le organizzazioni internazionali che controllano il cibo, l’energia, la sanità e il denaro, l’informazione, la cultura, la scienza e la tecnologia.
Le parole d’ordine di queste organizzazioni socio economiche sono: sfruttamento e controllo. La filosofia dominante che le sostiene è l’idea di scarsità: le risorse, compreso il denaro, sono scarse ci dicono. […]
Da un punto di vista psicologico, la grande diseguaglianza sociale, i fenomeni sempre più frequenti di crisi indotte, ossatura portante del sistema di sfruttamento controllo, generano sentimenti di malessere e rabbia nelle persone, che isti ntivamente sentono la scorrettezza di tale sistema. Tuttavia, non riuscendo a dirigere questa rabbia verso la fonte del disagio, le persone tendono a colpevolizzarsi di tale disagio e finiscono per dirigere la rabbia su loro stesse. Il risultato sono senti menti di ansia e depressione. […] L’enorme aumento, che ogni psicoterapeuta può testimoniare, di disturbi d’ansia con caratteristiche depressive, è un dato che sembra confermare la pervasività di tale sistema. […]
Mentre la Natura si basa sul principio di abbondanza e trasformazione, le società iper-piramidali si basano sul concetto di scarsità delle risorse, che sostiene il principio di immutabilità nella gestione del potere e nel possesso della ricchezza, attraverso un’opera incessante di strategie di concontrollo e dominio.
Cercherò, quindi, di mostrare quelle che ritengo essere somiglianze pregnanti tra il sistema piramidale verticistico, alla base dello sviluppo del capitalismo liberista ultrapiramidale verticistico, ultra-finanziario, apolide e tecnocratico, e le caratteristiche del narcisismo patologico. arcisismo patologico. […]
Definizione di narcisismo patologico
Il termine narcisismo deriva dal mito greco di Narciso, prima affascinato e poi perso nella contemplazione dell’immagine di sé, riflessa in uno specchio d’acqua.
Così in ambito psicologico si usa il termine narcisismo in due accezioni differenti: la prima riferendosi al normale e sano sviluppo della persona, la seconda, definita patologica, al fallimento nel generare un senso di sé sano ed equilibrato nel generare un senso di sé sano ed equilibrato […]
Tipiche del narcisismo patologico sono la mancanza di empatia, il disprezzo, l’invidia e lo la mancanza di empatia, il disprezzo, l’invidia e lo sfruttamento di altre persone.
Analizzando le caratteristiche del narcisismo come patologia, i terapeuti concordano sulla presenza di alcune caratteristiche generali: manca l’interesse per il mondo e le persone, non si riescono a costruire relazioni interpersonali, si presenta un egocentrismo smisurato, con un bisogno smodato di riconoscimenti e contemporanea mancanza di empatia.
La rappresentazione idealizzata di sé, accompagnata da fantasie grandiose di successo e potere illimitati, si accompagna al disprezzo per gli altri e il mondo, sempre considerati inferiori e in debito con il narcisista.
Sono tipici i comportamenti coercitivi, manipolatori e violenti, accompagnati dal sentirsi traditi e incompresi […].
Egli fatica ad assumersi le sue responsabilità ed è incapace di integrare nella propria visione di sé anche gli aspetti negativi, che proietta costantemente sugli altri. […]
Si dice, così, che il narcisista veda gli altri, non come altri esseri umani al pari suo, ma come ‘oggetti sé’. Semplificando, questo vuol dire che nel mondo del narcisista esistono solo bersagli delle sue pretese, non esseri umani. Il suo mondo è ridotto a un ‘oggetto inanimato’, nel quale sono contenuti altri ‘oggetti inanimati’, come macchine al servizio dei suoi scopi.
Sistema capitalista, liberista, ultra finanziario, apolide e tecnocratico
Lo stile di vita narcisistico patologico si può scoprire in ogni ambito delle nostre organizzazioni psicosociali dominanti. Per esempio, nella struttura e nelle pratiche della ‘scienza’ positivista, con il suo accento sull’’organismo macchina’ e la sua arroganza intrinseca, ben visibile negli orrori non-necessari della sperimentazione animale, vegetale, perfino umana. Oppure, nelle le modalità con le quali ci procuriamo il cibo, attraverso quei lager che eufemisticamente chiamiamo ‘allevamenti e colture intensive’, corredati sia da un uso insensato di pesticidi, concimi chimici e farmaci di ogni genere, sia dalla deforestazione e dalla distruzione di interi ecosistemi per scopi di profitto; al terribile spreco che i nostri sistemi produttivi comportano per la loro stessa organizzazione.
Nel settore alimentare si stima uno spreco di cibo che supera il 45%, mentre nei settori tecnologico, dell’abbigliamento, dell’arredamento, lo spreco oscillerebbe tra il 30 e il 55%.
In sintesi, l’atteggiamento psicologico che lega tutti i comportamenti funzionali all’organizzazione socio-economica modellata sulle caratteristiche del narcisismo patologico, è la gravissima riduzione di tutta la Vita a ‘merce da sfruttare-vendere-comprare’.
Come nel mondo della persona affetta da narcisismo patologico non esistono altri esseri umani, ma solo ‘oggetti’ al servizio delle sue pretese così, altrettanto, nel mondo capitalista-liberista-ultra finanziario e tecnocratico non esistono esseri viventi senzienti, ma soltanto merci in balia dei mercati: consumatori, beni di scambio, strumenti e, per finire, ‘risorse’ da sfruttare per trasformarle in denaro e potere (si parla, infatti, sempre più di risorse umane, invece che di persone, di risorse naturali invece che di esseri viventi senzienti o di ecosistemi).
Arriviamo così alla caratteristica più nefasta della psiche preda del narcisismo patologico: l’invidia. Questo vissuto dà luogo a una dinamica nella quale il narcisista si adopera per attaccare e distruggere proprio le persone o le situazioni che suscitano la sua ammirazione. Mentre in una psiche sana, l’ammirazione darebbe luogo, al massimo, a tentativi di emulazione, nel caso della patologia narcisistica di personalità, l’ammirazione genera invidia distruttiva.
Allo stesso modo, sia ‘la moneta a debito’ sia la finanza tossica, si adoperano per distruggere l’economia reale, perché da questa distruzione gli speculatori traggono i loro maggiori profitti. Ecco che le crisi, le malattie, i fallimenti, i default degli Stati, la fame, l’inquinamento, persino le pandemie, diventano occasioni di guadagno speculativo e di concentrazione del potere crescenti. […]
Il risultato di questo schema è che i grossi speculatori, mandanti diretti di crimini ecologici o contro l’umanità o le specie viventi, non pagano mai, anche perché questi individui sono sconosciuti ai più […].
A pagare le conseguenze nefaste di queste azioni criminali sono sempre ‘gli altri’: i popoli, gli ecosistemi, la biosfera. Si genera, dunque, una grave perversione dei principi etici regolatori fondamentali della vita delle comunità umane. […]
Questo è un sistema che rifiuta qualsiasi occasione utile a comprendere e correggere i grandi guasti che provoca. È, perciò, un sistema non evolutivo, ma pericolosamente cieco, tanto da diventare distruttivo e auto-distruttivo […].
La visione di cui parliamo è ovviamente pervasiva, tanto da diventare una filosofia di vita, nella quale la grande assente è l’empatia, quella qualità che permette di conoscere l’altro e il mondo, non sezionandolo come un oggetto inanimato dal quale estrarre benefici personali, ma condividendone intuitivamente l’esperienza.
Purtroppo, questa pervasività invade le strutture di potere e porta all’amara considerazione che i potenti della Terra rischiano di essere anche gli individui tendenzialmente più perversi dell’Umanità. In sostanza, nel mondo umano attuale, rischia di dominare incontrastata la patologia psicopatologia psico-sociale […].
La Natura, invece, nella sua dinamica ha chiaramente previsto diversi strumenti al servizio dell’empatia, tra i quali il sistema emotivo: un sistema universale, condiviso da tutti, esseri umani, animali e probabilmente anche piante, che permette, al di là della lingua parlata, della cultura, della razza o della classe sociale, di comunicare e di comprendersi immediatamente. Un sorriso o il pianto, o il rossore della vergogna, sono comprensibili e condivisibili immediatamente da chiunque.
La Natura, cioè, nella sua economia evolutiva, ha investito molto su sistemi di condivisione e collaborazione universalmente diffusi.
La Natura aggiunge al sistema emotivo un altro vastissimo insieme di comportamenti collaborativi, che riguarda i rapporti tra gli individui, sia della stessa specie sia di specie diverse, che si chiama ‘simbiosi funzionale’ […].
Questo significa che il benessere di un individuo, di un gruppo sociale, di una specie, si lega indissolubilmente al benessere delle altre. Questo insieme di comportamenti istintivi forma la struttura base della Natura, che è rappresentata dalla ‘rete della vita’.
Così, ad esempio, il Popolo Verde crea ossigeno per tutti e per ognuno, guida l’acqua sotterranea a beneficio di tutto l’ecosistema, regola l’umidità e l’irraggiamento solare a beneficio di tutti […]. Un vastissimo insieme di comportamenti naturali credo sia, a buon diritto, da comprendere all’interno del vasto universo della ‘cura’. Quel mondo fatto di relazioni reciproche e benefiche per tutti, definibili nello schema ‘win–win’, ovvero dove tutti vincono e non esistono perdenti […].
In conclusione, i nostri sistemi socio-economici sono ultra piramidali, diseguali, fondati sullo sfruttamento. I sistemi naturali sono circolari, egualitari, fondati sulla condivisione, la redistribuzione e la continua creazione.
Laddove i sistemi naturali sono auto-equilibranti, evolutivi, creativi e trasformativi, i nostri sistemi socio-economici, concepiti sul modello narcisistico patologico, sono squilibrati e squilibranti fino alla distruzione, involutivi, rigidi e mortiferi.
Estratti dall’articolo di Randa Romero, psicoterapeuta e scrittrice. L’articolo completo è disponibile su www.nclagodibolsena.it
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