È partita in anticipo, come ormai ogni anno, la stagione venatoria. Da ieri, 2 settembre, le preaperture della caccia consentono di sparare in 15 regioni, in deroga alla legge che prevede il via libera alle doppiette solo dalla terza settimana di settembre.
«Una concessione ai cacciatori – dicono le associazioni ambientaliste – che vìola le leggi italiane ed europee, e che espone il Paese anche al rischio di una procedura di infrazione Ue».
Le preaperture quest’anno interessano tutte le regioni a eccezione di Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto. In quest’ultima lo stop è arrivato in extremis dal Tar, che ha accolto il ricorso degli ambientalisti. Ricorso vinto anche in Toscana dove il Tar aveva deliberato la sospensiva; ma la Regione ha comunque precisato che la preapertura della caccia in deroga, a partire da ieri, per tortore e storni, è ancora in vigore. La Giunta, infatti, ha approvato una delibera che, rifacendosi alla decisione dei giudici amministrativi, ha stabilito che il numero di tortore prelevabili sia di 5 per giornata e per ciascun cacciatore, nel rispetto del limite stagionale di 20 capi stabiliti nel calendario venatorio regionale.
Piemonte e Basilicata sono le regioni a concedere il maggior numero di giornate di caccia in preapertura (8), seguite da Marche (7) ed Emilia-Romagna (5). A finire nel mirino sono 12 specie: cornacchia grigia, cornacchia nera, gazza, ghiandaia, colombaccio, merlo, alzavola, beccaccino, marzaiola, quaglia, germano reale e tortora selvatica.
Proprio per la tortora, una specie vulnerabile che versa in un cattivo stato di conservazione, “è molto concreto il rischio che l’Italia diventi oggetto di una procedura di infrazione europea, come accaduto per Francia e Spagna”, avverte la Lipu.
“La caccia alla tortora selvatica è autorizzata nonostante le richieste internazionali di moratoria, l’opposizione del ministero dell’Ambiente italiano, il Piano di gestione nazionale della specie che sconsiglia le preaperture, e il parere negativo dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Una serie di divieti – evidenzia la Lipu – che le regioni hanno inteso disattendere, a dimostrazione della totale sudditanza culturale e politica nei confronti del mondo venatorio“.
Contro le preaperture, in deroga alla legge 157 del 1992, torna a schierarsi anche il Wwf: “Le deroghe sono quasi sempre autorizzate in violazione delle leggi italiane ed europee poste a tutela degli animali selvatici e delle aree dove vivono, si nutrono e si riproducono”. Per le regioni, sostiene il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta, “la fauna è ‘selvaggina’ da sacrificare alla lobby dei cacciatori per avere qualche voto in più alle elezioni. Né il Governo nazionale, né l’Ue riescono a mettere in campo misure idonee a contrastare questa deregulation. E la mancanza di controlli fa il resto”.
“Da molti anni ormai si concedono deroghe alla legge 157/1992 che prevede l’inizio della caccia nella terza domenica di settembre – aggiungono dall’associazione Animalisti Italiani onlus – Queste deroghe, peraltro mai motivate, non sono che regali palesi alla lobby dei cacciatori. Un Paese il nostro, tristemente asservito agli interessi di pochi piuttosto che al bene di molti. Un Paese che, nei fatti, se ne infischia altamente della tutela della fauna e dell’ambiente visto che un’eccezione come la preapertura della caccia è diventata la regola. E’ assurdo che le Regioni, in barba a tutte le regolamentazioni sulla tutela delle specie concedano ai cacciatori di sparare proprio adesso: periodo in cui molti uccelli sono in fase riproduttiva. La situazione attuale mostra l’inefficienza delle misure legislative adottate dal Governo nazionale che vengono disattese insieme ad adeguati controlli».