Nella notte tra l’8 e il 9 settembre un vasto incendio ha quasi devastato il campo di Moria sull’isola hotspot greca di Lesvos. Nei due giorni successivi altri due incendi lo hanno completamente distrutto.
Dopo oltre 5 mesi di lockdown di Moria, dove solo un numero limitato di persone aveva il permesso di entrare e uscire ogni giorno, la conferma di alcuni casi di Covid-19 all’interno ha fatto scattare un ulteriore lockdown totale con misure ancora più stringenti: nessuno poteva entrare o uscire per alcuna ragione. Lo stesso giorno, peraltro, il governo firmava un accordo da quasi un milione di euro con la multinazionale ELLAKTOR Group per trasformare, nel tempo, il campo di Moria in un centro chiuso e controllato.
In un clima già da mesi di forte tensione, violenze ed episodi di razzismo nei confronti di migranti e associazioni che operano sull’isola, violenze alimentate dallo stesso governo greco di Nea Demokratia, gli incendi degli ultimi giorni hanno provocato una vera e propria evacuazione di migliaia di persone che sono fuggite da Moria, lasciando tra le fiamme il poco che avevano.
Come risultato, oltre 12.000 persone sono state lasciate senza alcuna protezione e supporto, senza accesso ad alcun tipo di cura, di servizio, acqua e cibo. Di questi si contano più di 4.000 bambini e circa 400 minori non accompagnati, che solo ora il governo greco, ipocritamente, trasferisce in terraferma, in centri nel nord della Grecia.
Le immagini ci mostrano donne, bambini e uomini che con i loro pochi averi sulle spalle vagano per le strade dell’isola, dormono negli anfratti, sui marciapiedi, nei parcheggi e nei cimiteri, mentre centinaia di agenti, in arrivo anche da Atene, impediscono l’ingresso nella città di Mitilene.
L’emergenza umanitaria di Lesbo si è solo aggravata, mentre le ONG e le associazioni sull’isola cercano di dare un minimo di supporto che però risulta totalmente insufficiente rispetto alle migliaia di persone che hanno bisogno di aiuto.
Nel frattempo, i media danno notizia di una nave attraccata al porto di Sigri, nell’ovest dell’isola, che dovrebbe “ospitare” almeno i soggetti più vulnerabili. Il ministro per l’immigrazione ha peraltro promesso altre due navi della marina militare per “ospitare” le persone.
Mentre il fuoco continua a bruciare a Moria, il governo punta il dito contro i migranti, prospettando una linea dura contro chi ha a suo dire appiccato i fuochi.
“Diciamo loro che non hanno capito. Non partiranno a causa dell’incendio, fatta eccezione per i minori non accompagnati che sono già stati trasferiti. Pertanto, quello che avevano in mente coloro che hanno appiccato il fuoco, se lo possono scordare“, ha affermato Stelios Petsas, portavoce del governo di Nea Demokratia.
Il fuoco in realtà lo ha appiccato e alimentato la stessa propaganda razzista e securitaria del governo greco insieme alle fallimentari e vergognose politiche migratorie dell’Unione Europea.
È necessario agire con urgenza per evacuare le persone sull’isola verso gli altri paesi Europei.