Nella notte di mercoledì è ripreso l’esodo dei migranti centroamericani verso gli Stati Uniti: una nuova carovana migranti composta da almeno tre mila persone, quasi tutti giovani o famiglie intere con molti bambini, è partita infatti da San Pedro Sula, città a nord del Honduras, in direzione della frontiera con il Guatemala e con l’obiettivo di raggiungere gli Stati Uniti.
La carovana fin da subito si è divisa in vari gruppi che hanno raggiunto le frontiere di Corinto ed El Florido dopo poche ore di viaggio. Come riportano varie testate giornalistiche ma anche attivisti e organizzazioni di difesa dei diritti umani, quasi tutti i gruppi sono riusciti ad entrare in Guatemala, nonostante un tentativo di opposizione delle scarse forze dell’ordine presenti, spingendo ed evadendo anche i controlli sanitari previsti dalle recenti norme anticovid. Quasi tutti i componenti della carovana tuttavia stanno viaggiando utilizzando le mascherine di protezione. Al momento non sono segnalati incidenti gravi o deportazioni da parte delle autorità guatemalteche che hanno lasciato proseguire i gruppi abbastanza indisturbati.
#Ahora| Cientos de personas que caminan en la #CaravanaMigrante desde Honduras ingresan por la frontera El Florido a Guatemala, sin verificación por parte de migración o el Ministerio de Salud.
Video: Instituto Guatemalteco de Migración pic.twitter.com/5GqfanHcgI— PrensaComunitaria (@PrensaComunitar) October 1, 2020
Le autorità migratorie guatemalteche stimano che il 2 ottobre entreranno almeno altri tre mila migranti provenienti dal nord del Honduras che sommati a quelli in transito nella giornata del 1° ottobre fanno più di sei mila migranti che hanno deciso di mettersi in viaggio con la carovana migranti con l’obiettivo di arrivare agli Stati Uniti.
Questa nuova ondata migratoria verso gli Stati Uniti avviene a due settimane dalla riapertura delle frontiere da parte del Guatemala e non deve sorprendere. Come sottolinea Contracorriente in un interessante articolo «esperti in Honduras stimano che per la pandemia sono stati persi in questi mesi circa 250 mila impieghi. Le poche azioni del governo per sostenere l’economia hondureña non hanno portato benefici a lavoratrici e lavoratori, in cambio lo stato di emergenza ha dato opportunità a molte imprese di violare i diritti del lavoro, di fronte allo sguardo compiacente degli enti incaricati di tutelarli. Con la perdita di impieghi e la mancanza di opportunità molti hondureños e hondureñas hanno come unica possibilità l’abbandono del paese».
Non va dimenticato inoltre il persistere delle condizioni di rischio per chi vive nel paese: la violenza strutturale non è certo diminuita in questi mesi di pandemia, anzi: secondo Migdonia Ayestas, direttrice del Observatorio de la Violencia de la Universidad Nacional Autónoma de Honduras, nei primi sei mesi dell’anno ci sono stati oltre 2000 omicidi, più morti di quanti fatti dal coronavirus. La criminalità infatti non è andata in isolamento ma anzi ha continuato i propri traffici e ad agire indisturbata. Particolarmente preoccupante la situazione delle violenze di genere: in una società dominata da un sistema patriarcale che insegna agli uomini il dominio e alle donne la sottomissione e l’obbedienza, il confinamento a casa ha prodotto un aumento delle aggressioni fisiche e psicologiche e dei femminicidi proprio in quegli ambienti familiari che sono considerati sicuri.
Questo nuovo esodo sembra aver sorpreso le autorità, almeno quelle del Guatemala, che non sono riuscite a bloccare la carovana. Nelle prossime ore però è molto probabile che si riorganizzeranno e cercheranno di fermare questo esodo. Non va dimenticato infatti che tutti i paesi dell’area, su pressione del presidente degli Stati Uniti Trump, hanno firmato accordi che impongono il blocco di chiunque voglia intraprendere il viaggio verso nord. Così, l’Instituto Nacional de Migración messicano è stato tra i primi a muoversi annunciando in un comunicato che sono previste pene severe a chi disobbedirà alle norme sanitarie entrando nel paese: «il Codice Penale Federale […] prevede pene da 5 a 10 anni di prigione a chi metterà in pericolo di contagio la salute di altri».
La pandemia quindi, non solo si è abbattuta senza pietà sui ceti più deboli e poveri, non solo ha aumentato i motivi che portano le persone a migrare ma ora viene pure utilizzata per cercare di fermare e criminalizzare quanti stanno cercando solamente di conquistarsi una vita dignitosa.
Foto di copertina Prensa Comunitaria.