“Molte contraddizioni nelle regole imposte. Dal punto di vista medico-scientifico non hanno alcun senso”

Intervista al Dottor Massimo Orlandini, medico fiorentino, all’indomani dell’uscita del nuovo dpcm che ha imposto nuove regole alle quali uniformarsi nella vita di tutti i giorni dal 6 novembre al 3 dicembre. Regole più stringenti nelle quattro regioni rosse (Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle D’Aosta), meno drastiche nelle due arancioni (Puglia e Sicilia) e attenuate nelle zone gialle (le restanti più le due province autonome di Bolzano e Trento). L’Italia è infatti stata divisa in tre scenari di rischio, dal giallo al rosso, con misure via via più restrittive.

di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org

Un grande intellettuale francese, André Malraux, diceva  che la prima vittima della guerra è l’innocenza e la seconda la verità. Mai, come in questo periodo storico, stiamo vedendo quotidianamente la verità calpestata, basta guardare la TV o aprire i soliti giornali: c’è un sistema di controllo dell’informazione che pare invincibile.

Eppure, proprio quando la verità viene profanata più di tanto, alcune coscienze (per fortuna sempre di più) si scuotono per urlare un’altra realtà. È utile e fondamentale fare risuonare queste voci , soprattutto quelle di ricercatori, scienziati e medici che in questo momento hanno il coraggio di andare controcorrente e fornire argomenti e dati diversi da quelli presentati normalmente. Un’informazione libera e indipendente ha il dovere di fare questo, oltre che il diritto di farlo.

A qualcuno non piace e facilmente si viene bollati come negazionisti, stupida etichetta denigratoria che ultimamente si pretende di affibbiare a chiunque si ponga con coscienza critica nei confronti del fenomeno complesso che è stato (ed è) questo periodo cercando di vedere oltre, di comprendere cause dirette e responsabilità umane, logistiche, strutturali, normative.

È esattamente il contrario. Negazionista è chi si rifiuta di comprendere ogni aspetto, chi si mantiene in superficie non pretendendo chiarezza sulle responsabilità per poter distinguere quanto sia imputabile a questo virus e quanto ad altro. Negazionista è chi trasmette e fa proprie informazioni preconfezionate senza preoccuparsi di ascoltare tutte le campane dimenticando che la verità può avere molte sfaccettature.

Per avvicinarsi a quest’ideale di verità è necessario liberarsi da preconcetti, ascoltare tutti, considerare anche quello che altri scartano e, soltanto dopo, cercare di sviluppare un proprio giudizio.

Dottor Orlandini nei giorni scorsi Lei ha registrato un video che è diventato ben presto virale. “Il covid-19 in questo momento non rappresenta più assolutamente niente”, ha dichiarato subito con fermezza. La pensa ancora così? 

“Indubbiamente. Inutile spiegare per l’ennesima volta che questo virus, come tutti i suoi simili, ha perso la sua virulenza e quindi la sua capacità di infettare un organismo umano. Le influenze che sono presenti in questi giorni possono essere date da altri virus influenzali, ma finchè continueremo a fare i tamponi per cercare solo il Covid-19 non lo sapremo mai, rischiando inoltre di fare un errore diagnostico e quindi terapeutico”.

Allora il numero dei casi nuovi? Il numero dei ricoverati  in ospedale ?

“Tutto falsato dal fatto che oggi in qualunque ospedale voi andiate per qualunque motivo, fosse un incidente stradale, un infarto, un’emorragia o un mal di testa che non riuscite a far passare, qualunque sia il motivo per il quale accedete al pronto soccorso, venite sottoposti a tampone.  Se il tampone risulta positivo, voi statisticamente diventate un paziente Covid. Quindi può accadere che se arrivate in ospedale perché, per esempio, siete stati schiacciati da un camion, in caso di tampone positivo siete ‘un paziente covid’ e non  ‘un paziente che è stato schiacciato da un camion’.

Questo avviene continuamente. Quindi, quando alla televisione e sui giornali sentite ‘nuovo caso Covid’ bisognerebbe andare a verificare se effettivamente la causa di accesso al pronto soccorso è quella.

Ora stanno già cominciando le influenze stagionali, ci sono già il raffreddore, la tosse e il mal di gola.  Ma non si può, se c’è un paziente in cardiologia per una coronaropatia, per un infarto, per uno scompenso cardiaco, fargli un tampone e, siccome viene positivo, etichettarlo e farlo finire nelle statistiche dei pazienti covid! Questo meccanismo viene messo in atto anche quando un paziente deve fare un intervento chirurgico programmato e degli esami diagnostici.

Un altro aspetto pericoloso che si sta ripetendo, come a marzo scorso, è rappresentato dalla totale, o quasi, assenza dei medici del territorio, che ad oggi non hanno ricevuto un protocollo terapeutico adeguato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute e quindi alla richiesta dei pazienti influenzati non prescrivono altro che paracetamolo, facendo aumentare nuovamente gli accessi agli ospedali. Quindi un gran numero di persone ad oggi ricoverate, potrebbero essere tranquillamente seguite e curate a casa.

Questa non è medicina, questa è una malsana politica che però ci sta rendendo malsana anche la vita da tutti i punti di vista”.

Ha parlato di tamponi fallaci. Vorrei approfondire e capire quali sono le sue argomentazioni in merito.

“Prima di tutto i tamponi alle persone sane non si fanno, non si fanno degli esami per andare a cercare una malattia in una persona che non ha sintomi, che non ha niente. Dal punto di vista del ragionamento medico non ha senso fare un tampone a una persona che non ha un raffreddore, non ha febbre, non ha tosse, non ha mal di gola.

In secondo luogo basta con l’utilizzo dei tamponi perché sappiamo benissimo essere assolutamente fallaci. La macchina che viene utilizzata per analizzare il tampone con i vari reagenti si chiama PCR test, è una macchina che non ha mai ricevuto l’omologazione per fare diagnosi proprio perché troppo ricca di falsi positivi. Questo succede perchè la Polymerase Chain Reaction è un test che amplifica milioni di volte il segnale del genoma virale del Covid-19, ma anche di un suo minimo frammento o di un virus morto. Quindi, se nei secreti delle mucose respiratorie è presente un frammento di un virus morto, l’esame risulta positivo. Positivo al nulla.

Un altro enorme difetto è rappresentato dal non avere un test che ci indichi la carica infettante, cioè il numero di virus presenti. Da anni, con ripetuti test in vitro, sappiamo che per essere contagiosi deve essere presente una carica infettante minima di 1.000.000 di unità per campione. Per questo motivo, quando oggi state bene e vi sottopongono o vi sottoponete volontariamente a un tampone, sappiate che il risultato ha lo stesso significato di quando si compra il gratta e vinci: si gratta e se il tampone è negativo, si vince; al contrario si gratta e si perde, se il tampone è positivo.

Il risultato del tampone in questo momento è quindi attendibile esattamente come una possibilità di vincere al gratta e vinci. In definitiva chi è positivo al tampone, ma non ha alcun sintomo, non è né malato, né contagioso”.

Si sente parlare comunque di un numero alto di vittime, circa 35 000 morti solo tra marzo e aprile. Se volessimo paragonare il numero delle persone decedute a quello degli individui che  negli anni precedenti si sono infettati, sono andati a finire in ospedale e che sono anche deceduti per complicazioni da sindrome influenzale, che tipo di considerazioni si potrebbero fare?

“I casi che ci sono stati quest’anno di persone ammalate, di persone che sono andate in ospedale e guarite, di persone che invece purtroppo sono andate in ospedale e sono decedute, non è assolutamente un numero esagerato rispetto a quello che è accaduto in altri anni.

Anzi vorrei esortare ad andare a vedere nei siti ufficiali, sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità e sul sito del Ministero della Salute. Andate a  vedere i numeri delle persone che si sono infettate negli anni passati, che sono andate a finire in ospedale, che sono decedute per complicazioni da sindrome influenzale. Nel 2015, per esempio, ci furono risultati particolarmente allarmanti. La differenza di morti rispetto al 2014 fu di oltre 66.000 persone, portando il totale a 653.000 e fu poi stabilito che una delle cause fondamentali era stata proprio l’influenza, visto che il picco principale era stato durante i mesi invernali.

Ogni anno l’influenza determina un eccesso di mortalità. Se, infatti, osserviamo l’andamento della mortalità totale (cioè per tutte le cause) in un periodo di tempo, notiamo un andamento sinusoidale con dei picchi in corrispondenza dei mesi invernali e degli avvallamenti nei periodi estivi e i picchi si osservano soprattutto tra le persone anziane.

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4732

Nel 2004, 2009, 2017 e 2018, come si evince dal grafico ripreso dal sito del Ministero della Salute, abbiamo avuto influenze con un’incidenza nettamente superiore a quella di quest’anno (in rosso)”.

Qual’ è allora la differenza tra questo nuovo coronavirus e le influenze di questi ultimi anni?

“Ripetendo fino alla nausea, i virus con le caratteristiche del coronavirus sono dei virus che dopo aver avuto un picco di virulenza, cioè capacità di infettare le cellule della persona e dare malattia, poi si adattano all’organismo ospite. Anche questo virus con il quale stiamo avendo a che fare, nell’arco del tempo, si è adattato e la sua virulenza, dopo due o tre mesi, si è ridotta ai minimi termini, tanto che oggi il covid-19 non infetta più gravemente, se non in una piccolissima percentuale di casi. Per il resto può essere presente all’interno dell’organismo senza provocare nessuna malattia e senza determinare alcuna contagiosità.

Questa è una strategia che tutti i virus utilizzano perché i virus, per poter vivere, hanno bisogno del corpo umano, hanno bisogno delle cellule dell’ospite che loro infettano, per questo motivo si adattano, acquisiscono cioè delle caratteristiche per le quali riescono a stare all’interno dell’organismo senza dare nessun fastidio, senza provocare nessuna reazione esagerata in maniera appunto da non essere eliminati dal sistema immunitario: se ne stanno lì in un angolino fermi riuscendo in questo modo a rimanere vivi.

E questo è anche il motivo per il quale se io faccio un tampone e vado a cercare SarsCov, oppure Mers oppure tutti i vari virus influenzali che si sono susseguiti nell’arco degli anni passati, posso evidentemente trovarli tutti senza che le persone nelle quali io li vado a riscontrare siano malate.

Alla fine è un bene che i virus circolino il più possibile”.

Dunque un’epidemia si arresta solo quando una discreta percentuale di popolazione è venuta a contatto col virus e si è naturalmente immunizzata? Se questo è vero, allora le decisioni indirizzate a ‘bloccare’ a qualunque costo qualunque contagio prolungherebbero in realtà un’epidemia? Più sono restrittive, più lunga sarà un’epidemia? Oppure hanno un senso? 

“Un’epidemia si estingue per tanti motivi. Il principale motivo è legato alle caratteristiche dell’agente che ha portato all’epidemia che subisce quelle modificazioni di cui le ho parlato prima e che nel tempo lo fanno diventare innocuo. Anche le vecchie epidemie di SARS-Cov e Mers si sono esaurite spontaneamente, tanto che, pur non avendo adottato misure restrittive, nel giro di pochi mesi queste infezioni sono scomparse. Questo ci fa capire che oggi, dopo il picco di marzo e aprile scorsi, continuare ad imporre regole, sempre più restrittive non ha nessun senso e non cambierà minimamente il decorso della vita del virus.

Sul fatto che più persone si “contagino” più si raggiunge una immunità di gregge, non sono d’accordo, perché un altro aspetto è legato al fatto che la risposta immunitaria a questi virus è temporanea e dura circa 3 mesi. Questo è il motivo per il quale queste infezioni si possono riprendere anche nell’arco dello stesso anno, esattamente come l’influenza classica o il raffreddore. Per lo stesso motivo, per esempio, l’utilizzo efficacissimo del plasma iperimmune, contenente gli anticorpi specifici anti-Covid 19, da pazienti guariti dal Covid-19, va prelevato nell’arco dei primi 3 mesi dalla guarigione perché oltre non troviamo più una quantità di anticorpi utile.

Ci sono molte contraddizioni comunque, nelle regole imposte, anche se dovrebbero avere l’obiettivo di limitare i contagi.

Intanto dobbiamo fare una riflessione sull’utilizzo delle mascherine. Se io, Stato, fossi realmente preoccupato per una epidemia grave, e fossi costretto, in quel caso giustamente, a far utilizzare le mascherine alle persone per cercare di evitare il più possibile i contagi,  farei usare delle mascherine serie, cioè vieterei la vendita di quelle di stoffa che non servono assolutamente a niente. In uno stato serio non si dovrebbero trovare nei negozi di abbigliamento tutti i vari tipi di mascherine da poter abbinare con i vestiti o personalizzate con scritte varie. Quelle mascherine per limitare il contagio non servono assolutamente a niente.

Così si dovrebbe  spiegare alle persone come funziona la ffp2 e la ffp3 e si dovrebbe spiegare che, una mascherina chirurgica, dopo qualche ora andrebbe cambiata, perché con il vapore della respirazione le maglie si allargano e quella mascherina non filtra più né in entrata ne in uscita e non serve a nulla se  non a farmi respirare la mia anidride carbonica e a farmi andare in ipercapnia”.

La ringrazio per aver chiarito il suo punto di vista sulle mascherine. Secondo lei, invece, le altre misure di distanziamento sociale proposte per rallentare la curva dei contagi e non sovraccaricare il sistema sanitario possono essere utili? 

“Che senso ha, se voglio limitare un’infezione, stabilire che a casa non dobbiamo essere più di sei ?  O che dopo una certa ora del pomeriggio non si può andare in un locale?

Oggi in una scuola se un bambino ha un raffreddore gli viene fatto il tampone e, se risulta positivo, tutta la classe viene messa in quarantena ma il tampone non viene fatto a nessuno.

Perché mettere in quarantena se il bambino non ha niente? Se non ha un raffreddore, non ha la tosse, non ha un mal di gola? Negli anni passati quando in una classe c’era un bambino con il raffreddore o con la febbre, rimaneva a casa. Ma gli altri andavano in quarantena? No, rimanevano a scuola e tutto è proseguito bene.

Imporre poi addirittura, una limitazione importante della libertà, stabilendo dei confini invalicabili, zone rosse e arancioni e con dei coprifuoco alle ore 22, è veramente fuori da ogni spiegazione scientifica. Ammesso che questo virus possa essere ancora in circolo e possa contagiare in modo serio, basterebbe individuare le persone malate (quindi con sintomi precisi di influenza tipo febbre, mal di gola, tosse, raffreddore, perdita del gusto e dell’olfatto), farle rimanere a casa per il periodo della malattia. Poi, una volta guariti e usciti di casa,  far loro indossare la mascherina, per un periodo che potrebbe corrispondere ai giorni di ipotetica contagiosità. Lasciando stare tutti quelli che, non avendo sintomi e con un ragionamento medico serio, sono sani e non contagiosi.

Si stanno dicendo e facendo delle cose che dal punto di vista medico-scientifico non hanno assolutamente alcun senso”.

Lei è un medico che vede molti pazienti ogni giorno. Cosa sta riscontrando nella pratica quotidiana?

“Vedo tanta paura. Devo lavorare molto per cercare di tranquillizzare le persone, cercare di dare una speranza. La gente è terrorizzata e preoccupata perché mal informata. Io invito a cercare le notizie da fonti serie e indipendenti e ad avere un atteggiamento diverso nei confronti di questa infezione che non è più un problema.

Racconto anche che grazie a certi medici che veramente hanno lavorato con passione e competenza, ora c’è una diagnosi e c’è una terapia. Medici però che in certi casi sono stati massacrati dalle istituzioni; penso ad esempio al Dottor De Donno che ha sperimentato con successo l’utilizzo del plasma iperimmune e che si è ritrovato i Nas in reparto.

Uno Stato serio che realmente si preoccupa della salute del popolo dovrebbe stendere i tappeti rossi ad un medico che trova una soluzione in un momento di emergenza e non ostacolarlo”.

Questi non sono tempi facili per coloro che decidono di raccontare qualcosa di diverso dalla narrazione ufficiale.  Lei in questi mesi ha fatto anche vari video e più volte ha sollevato dubbi. Che reazioni ci sono state? Ha avuto contestazioni?

“Accetto reazioni e contestazioni, con atteggiamento costruttivo, solo se provengono da medici indipendenti. Mi rifiuto di rispondere a delle persone che, ascoltando il telegiornale e le varie trasmissioni che si susseguono quotidianamente in TV e in cui vengono date delle informazioni totalmente sbagliate, pensano di  poter contestare quelle cose che invece io dico da medico libero e informato.

L’ignoranza oggi ha cambiato completamente le sue caratteristiche. Prima ignorante era colui che non sapeva né leggere né scrivere. Oggi tutti abbiamo una televisione,  un cellulare o un computer dove poter trovare informazioni di tutti i tipi, ma non sappiamo scegliere le corrette informazioni e le loro fonti. L’ignoranza di oggi è un eccesso di disinformazione e quindi di ignoranti che si elevano a grandi esperti e professori. Ce ne sono veramente troppi”.

A proposito di medici liberi, all’ombra dell’emergenza Covid-19, nel silenzio generale, è successa una cosa grave: il colosso farmaceutico Sanofi ha siglato un accordo triennale con la Società Italiana di Medicina Generale e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale per progettualità volte a formare i medici e per identificare un corretto orientamento in caso di emergenza sanitaria, picchi di gestione di condizioni o patologie stagionali. In pratica “ciò che finora si configurava come ingerenza esterna, condizionamento improprio, ora sarà un processo interno, lecito e incoraggiato”, ha commentato amaramente Maurizio Romani, medico e già vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, sulla sua pagina Facebook. Come sarà possibile continuare ad esercitare la professione in autonomia di giudizio?

“Questa è una cosa gravissima che ho già commentato sulla mia pagina Studio Medico Orlandini e condivido pienamente tutto quello che il collega e amico Dott. Maurizio Romani ha scritto.

Ognuno può dire quello che vuole, ma un medico deve in primo luogo ascoltare il paziente e caratterizzare attentamente ogni sintomo e segno che il paziente riferisce. Poi lo deve visitare con tutti i passaggi previsti da un esame obiettivo serio e approfondito. Valutare, con gli esami ematologici alla mano, ogni singolo parametro, valutarlo sulla base delle caratteristiche del paziente e non dare uno sguardo solo alla scoperta degli asterischi che indicano valori sballati. Solo così si può arrivare ad una diagnosi corretta o perlomeno ad un dubbio diagnostico che può essere risolto prescrivendo esami mirati, uno o due e non un sacco di esami totalmente inutili alla ricerca di una diagnosi che non si è capito; oltre a tutto con uno sperpero economico folle del Sistema Sanitario.

Alla fine si decide se prescrivere una terapia o meno, in considerazione anche degli effetti collaterali dei farmaci, cosa che tutti i medici dovrebbero conoscere, anche meglio degli effetti terapeutici, perché ogni medico, conoscendo entrambi gli aspetti del farmaco, deve saper decidere se gli effetti positivi del farmaco sono più o meno degli effetti collaterali e solo in base a ciò deve o meno prescrivere il farmaco.

Ecco, tutto questo, i nuovi medici formati da una collaborazione con un’azienda farmaceutica, non sapranno farlo, ma avranno imparato solo a prescrivere protocolli terapeutici, indipendentemente da quale paziente si troveranno di fronte. Figuriamoci poi se cominceranno con le visite a distanza!

Mi meraviglia che nessun Ordine dei Medici o sindacato o associazione non abbia ostacolato lo stravolgimento della professione medica in atto da Sanofi, ma siano invece tutti complici di questo accordo delinquenziale, simile a fatti del passato recente, che hanno visto coinvolti ministri della salute come De Lorenzo ed il direttore generale del servizio farmaceutico nazionale Poggiolini. Anche qui erano stati fatti accordi con una azienda farmaceutica.

Il nostro giuramento proclama ‘di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni  indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione’. Ippocrate si starà rivoltando nella tomba”.

FONTE: https://valentinabennati.it/molte-contraddizioni-nelle-regole-imposte-dal-punto-di-vista-medico-scientifico-non-hanno-alcun-senso/

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