Nella giornata di mobilitazione del Block Friday, per ricordare che il ‘capitale non fa sconti’, iniziative comunicative in contemporanea a Fano, Senigallia, Falconara Marittima, Ancona, Fabriano, Jesi, Matelica, Recanati, Macerata, Civitanova Marche, Porto San Giorgio.
– Il testo diffuso dai Centri Sociali delle Marche
Oggi è il #BlackFriday, giornata in cui ci viene proposto di comprare, consumare, aderire ad offerte imperdibili per farci dimenticare che prima durante e dopo la pandemia c’è chi si è arricchito, si arricchisce e continuerà a farlo.
Per questo – nonostante i limiti imposti dalla “zona arancione” – tramite una serie di azioni comunicative, abbiamo voluto ricordare a tutti che non siamo sulla stessa barca, che mentre precarietà e povertà aumentano sempre di più, c’è chi, senza freno e senza pietà, sta speculando sulla crisi.
Abbiamo voluto ribadire che non staremo al gioco perverso del “produci, consuma, crepa” voluto da governi, centrali e regionali – primi responsabili dell’emergenza sanitaria, sociale ed economica – per rimpinguare le casse già stracolme di multinazionali e grandi gruppi industriali. Il ‘Dpcm di Natale’ è solo l’ultimo esempio: il paternalismo di un patrigno burbero e autoritario, che usa il bastone per scaricare le colpe su singoli e collettività, reprimendoli, mentre usa la carota per ingrassare i soliti interessi del grande profitto privato.
Questa crisi rende sempre più evidente una cosa, tanto semplice e sotto gli occhi di tutti, ma così difficile da nominare che nessuno ne parla: l’unica soluzione è una vera redistribuzione della ricchezza in questo paese.
Il nostro programma è tanto semplice quanto realistico e sempre più necessario: prendere i soldi dove ci sono e redistribuirli a chi ogni giorno produce quella ricchezza:
• Tassare i giganti del web che ogni giorno si arricchiscono con i nostri dati.
• Tassare le grandi aziende dei combustibili fossili che si arricchiscono devastando l’ambiente e le nostre città.
• Diritto ad un reddito di base per vivere e non sopravvivere.
• Diritto ad una sanità pubblica di qualità, accessibile e gratuita.
• Tassare i patrimoni e i redditi milionari.
• Diminuire la tassazione per i redditi medi e bassi
• Tagliare tutti i finanziamenti pubblici alla sanità privata che ha il guadagno di pochi e non la salute collettiva come unico scopo. Recovery Fund e fondi europei non devono diventare nuovi debiti sulle nostre spalle. Non si esce da una crisi sanitaria entrando in una crisi del debito.
Quello che manca non è la possibilità di farlo, ma la volontà politica di governi passati e presenti, centrali e regionali, italiani ed europei, che pensano di uscire da questa e da altre emergenze mettendo qualche toppa, nella sanità come nell’economia, in un buco di sistema sempre più grande.
Chi lo può fare non sono i governi, ma noi, un pezzo di società che è stanca di sopportare ogni giorno il ritornello che non c’è alternativa, come se le scelte politiche ed economiche di chi ci governa fossero naturali e non pensate ed attuate da uomini e donne. E quindi da donne e uomini possono essere contestate e messe in discussione.