Per un budget individuale di CO2

Budget individuale di CO2: per ritornare con equità nei limiti di sostenibilità del nostro vivere

Un contributo di Nello De Padova, membro del Gruppo Tematico Economia&Decrescita (*)

Immaginate che alla cassa del supermercato prima ancora del Bancomat vi chiedano la tessera sanitaria per verificare se vi potete permettere quell’acquisto o se avete superato la vostra disponibilità giornaliera di CO2.

Immaginate cioè se, sin dalla nascita, ad ognuno di noi, ogni giorno, venisse “accreditato” sul proprio codice fiscale un certo numero di €arbonini, unità di misura proporzionale a quanta CO2 prodotta giornalmente dall’uomo il pianeta è in grado di assorbire diviso il numero degli umani sul pianeta.

Insomma una sorta di Budget della CO2 che ognuno “ha diritto” di emettere con il suo stile di vita.

Ogni nostro acquisto infatti “contiene” una certa quantità di CO2 che è stato necessario emettere per produrre ciò che acquistiamo, dalla estrazione delle materie prime, al loro trasporto nei siti produttivi, alla loro trasformazione in semilavorati prima e prodotti finiti poi (ivi compresi innumerevoli trasporti intermedi), al confezionamento ed infine al trasporto fino al negozio in cui saranno da noi acquistati.

Con un meccanismo del genere quindi la nostra possibilità di acquistare ed utilizzare una Ferrari piuttosto che una bicicletta per spostarci, non sarebbe condizionata solo dalla disponibilità di “soldi” (potenzialmente infiniti se si crede nel “sogno americano”) ma anche dal diritto di ognuno di “emettere CO2”.

Vediamo come funzionerebbe:

State tornando a casa un venerdì sera soddisfatti/e (d’ora in poi userò il maschile ma ovviamente solo per semplicità) dell’andamento della settimana. Il vostro lavoro vi ha garantito un surplus di entrate e volete festeggiare con una bella pizza da mangiare a casa con la vostra famiglia.

Appena fatto l’ordine e consegnato il codice fiscale il pizzaiolo vi dice che non avete abbastanza €arbonini per quell’acquisto, ma se invece che la pizza con il salamino piccante, che avete scelto per vostro figlio, optaste per quella al peperoncino potreste abbattere il contenuto di €arbonini del vostro ordine. Ci guadagnereste anche sul prezzo ma questo vi interessa meno: i soldi li avete sono i €arbonini che vi mancano. Accettate comunque la proposta, del resto non avete molte altre scelte, ma ancora non basta. Il secondo suggerimento è quello di sostituire la vegetariana “normale” per il vostro partner con quella “km0”: certo non ci saranno le melanzane visto che è inverno ma in compenso ci sono i funghi: Un altro bel risparmio di €arbonini ma un aumento consistente del prezzo; ma che importa mica state comprando un’aragosta invece delle cozze, con quello che guadagnate questo tipo di spese potete permettervele sicuramente.

Quando però il pizzaiolo vi dice che ancora non avete €arbonini sufficienti per questo banale acquisto cominciate ad innervosirvi: chiamate il vostro partner e chiedete se per caso ha consumato €arbonini (avete scelto il regime di comunione dei €arbonini e quindi ciascuno in famiglia può disporre dei €arbonini di tutti i vostri conviventi). Doccia fredda! Oggi il vostro partner ha fatto il pieno di benzina della vostra macchina senza dar peso a quanti €arbonini c’erano ancora sul conto.

La bella serata sta prendendo una brutta piega ed al telefono cominciate ad alzare la voce, ma per fortuna interviene vostra figlia che sentendo la telefonata agitarsi dice al vostro partner di dirvi di aspettare un attimo e dopo meno di un minuto vi dice di chiedere al pizzaiolo di riprovare ad addebitare il conto con il vostro ordine: EVVIVA, l’ordine è stato accettato. Per fortuna vostra figlia oggi aveva partecipato all’iniziativa di piantumazione di nuovi alberi che la sua scuola organizza annualmente, ed aveva ottenuto il corrispondente incentivo di €arbonini che però si era dimenticata di accreditare sul suo codice fiscale. La serata è salva e voi decidete che, la prossima settimana dedicherete meno tempo a guadagnare soldi che non potete spendere e più tempo ad attività che consumano pochi €arbonini o, meglio, a qualche attività che consenta di “guadagnarne” qualcuno in più.

Evidentemente la cosa è ben più complicata, per almeno 2 motivi: il primo è che il nostro stile di vita (e quindi le conseguenti emissioni di CO2) non dipende solo da quello che acquistiamo con i nostri soldi ma anche da tanti beni e servizi di cui fruiamo. A partire dai servizi pubblici e dalle infrastrutture: come farebbe il comune a pagare l’energia elettrica necessaria per illuminare le strade? Una ipotesi potrebbe essere che ciascun cittadino paghi le tasse anche in €arbonini (eventualmente in proporzione a quanto fruisce di un bene/servizio collettivo) in modo da mettere a disposizione delle istituzioni pubbliche una quantità di “emissioni” da utilizzare collettivamente. Un po’ complicato ma non impossibile da realizzare.

Il secondo motivo, ben più importante, che rende di difficile applicazione un simile meccanismo è che se ognuno potesse disporre effettivamente solo delle emissioni di CO2 che gli spettano, dovremmo ammettere che un occidentale medio avrebbe diritto ad acquistare ed utilizzare circa un quinto di quello che mediamente consumiamo e che ci sono alcuni miliardi di umani che sono responsabili di molte meno emissioni di quante “potrebbero permettersene” (e che probabilmente emetterebbero se solo avessero i soldi per farlo).

Anche in questo caso però la questione sarebbe risolvibile. In 2 modi opposti: la proposta di chi ancora crede nella crescita e nello sviluppo sostenibile sarebbe quella di consentire a chi ha €arbonini in eccesso di venderli in cambio di un po’ di quei soldi che noi occidentali non potremmo spendere perchè non abbiamo €arbonini a sufficienza. Soldi da spendere per poter “migliorare” il proprio stile di vita. In questo modo col tempo e contando sulla tecnologia, pian piano si arriverebbe ad un riequilibrio del sistema socio-economico mondiale nei limiti della sostenibilità planetaria. Ci credete? Io no.

La proposta che invece viene da chi crede che la decrescita sia l’unica strada percorribile per rientrare nei limiti socio-ambientali di sostenibilità planetaria, è che si cominci subito riconoscendo quello che in effetti accade e cioè che gli occidentali consumano 5 volte quello che gli spetta, dando ad ogni occidentale un budget giornaliero di €arbonini cinque volte superiore a quello che gli spetta, semmai differenziando addirittura per stato e per status socio-economico, ma prevedendo che nel giro di 10 anni questo squilibrio sia annullato. 10 anni per rivedere i propri stili di vita e di consumo, 10 anni nei quali chi ha soldi in “eccesso” li mette gratuitamente a disposizione di progetti e persone che operano per realizzare infrastrutture e processi produttivi meno impattanti che consentano di tenere alti i livelli di vita e di consumo senza distruggere il pianeta, 10 anni per portare l’attuale umanità ad un livello socio-economico più equo e finalmente sostenibile.

In questo periodo inoltre i €arbonini non sarebbero comunque cedibili (se non gratuitamente e solo per quei progetti e quelle persone di cui sopra) e anzi ogni giorno ciò che è rimasto inutilizzato sul proprio “conto corrente ambientale” si abbatterebbe di una certa percentuale in considerazione del fatto che la capacità di assorbimento della CO2 da parte del pianeta è costante nel tempo e se non utilizzata oggi non potrà esserlo domani.

Ovviamente in questi 10 anni, gli ultimi che ci restano a disposizione secondo gli scienziati per evitare il collasso planetario, sarebbe necessario continuamente adattare ed anche migliorare i criteri di calcolo dei €arbonini per tener conto non solo dei contenuti di CO2 ma anche di tutte le altre emissioni climalteranti ed inquinanti non riassorbibili. Per non correre il rischio che per non emettere CO2 si decida di costruire centrali nucleari!

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

(*) Gruppo Tematico Economia & Decrescita MDF

Il Gruppo Tematico è nato nel giugno 2015 allo scopo di affrontare il rapporto tra Decrescita ed Economia in modo sistematico, sia a livello microeconomico (proposte economiche in ambiti specifici) che a livello macroeconomico (definizione dei parametri che possono caratterizzare uno scenario economico con un impatto ecologico sostenibile).

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