La Svizzera terrà un referendum per impedire al governo di avere il potere di decidere senza alcun controllo misure restrittive contro l’epidemia di Covid. Attenti a salvaguardare la loro libertà fin dai tempi di Guglielmo Tell, gli svizzeri mal sopportano che qualcuno dica loro a che ora uscire e a che ora tornare a casa. Per indire un referendum bastavano 50.000 firme: ne sono state raccolte 86.000 a conferma che sul tema la sensibilità è alta.
«La legge Covid-19, approvata in settembre dal governo federale, aveva già fatto infuriare molti svizzeri, ma le norme successive hanno passato il limite della sopportazione» come si legge anche sul quotidiano La Stampa . Dal 18 gennaio gli svizzeri «non possono più incontrarsi in gruppi superiori a cinque persone, i negozi non di prima necessità resteranno chiusi, la mascherina diventa obbligatoria nei posti di lavoro, obbligatorio anche il telelavoro dovunque sia attuabile, bar, ristoranti, discoteche, teatri e musei chiusi. Niente di diverso da quello che accade nel resto dell’Europa, ma per gli svizzeri c’è modo e modo di fare le cose».
«A nostro parere – ha detto al Financial Times Christoph Pfluger, membro del consiglio di Amici della Costituzione che ha guidato la campagna – il governo sta approfittando della pandemia per introdurre più controllo e meno democrazia. Nel lungo termine, i problemi che deriveranno da questo approccio saranno gravi. Il nostro movimento afferma che la gestione delle crisi non può essere fatta senza la volontà del sovrano: il popolo. Non puoi governare senza il popolo».
«La Svizzera sarà dunque il primo Paese al mondo a permettere ai cittadini di esprimersi sulle restrizioni adottate per una pandemia – scrive ancira La Stampa – In un sondaggio organizzato dalla radio nazionale, il 55% degli intervistati ha confermato di essere preoccupato per la limitazione della propria libertà e che già giudicava troppo rigido il coprifuoco alle 22 per bar e ristoranti. Ben sapendo che correva il rischio di una rivolta, l’esecutivo di Berna aveva finora operato con prudenza, lasciando ad esempio aperti gli impianti sciistici, con grande irritazione di tutte le altre località confinanti dell’arco alpino. Anche il potente settore finanziario aveva fatto pressione per evitare ulteriori restrizioni che avrebbero avuto impatti negativi sull’economia».
Il governo federale svizzero ha aggiunto un decreto all’altro restringendo sempre di più le libertà personali e sottraendosi di fatto al controllo del Parlamento. «Una prevaricazione che in altri paesi come l’Italia i cittadini sembrano accettare in nome dell’emergenza, ma che non va giù agli svizzeri, memori del loro eroe nazionale che nel 1307 non volle inchinarsi all’autorità del balivo degli Asburgo, il quale pretendeva obbedienza assoluta alle sue disposizioni – si legge ancora su La Stampa – Il referendum si terrà in giugno, quando, si spera, l’emergenza Covid si sarà molto attenuata. Ma sono in gioco principi democratici importanti, e una tirata d’orecchi al governo è considerata comunque necessaria».