MES o non MES? No, non c’è nessun dilemma

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Photo credits:“Until Debt Tear Us Apart” by peter´s pics is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

di Marco Schiaffino

È uno dei temi che hanno agitato la (ex) maggioranza di governo o che, per lo meno, è stato agitato su telegiornali e quotidiani dai protagonisti (Matteo Renzi in testa) della politica italiana. Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) è diventato una specie di oggetto misterioso. Come succede spesso, infatti, le semplificazioni dei parlamentari da una parte e dalla stampa dall’altra hanno trasformato la valutazione sul suo utilizzo in una questione ideologica. Per capire quanto sia inutile ricorrere al MES, invece, basterebbe spendere qualche minuto per spiegare le cose per bene.

Primo: non stiamo parlando di un regalo o di una vincita alla lotteria: ricorrere al MES significa semplicemente accedere a un prestito a tasso agevolato previsto per le nazioni europee in difficoltà. Secondo: utilizzare il MES non porterebbe ad avere fondi aggiuntivi per la sanità in Italia. Dai documenti del governo emerge chiaramente: i soldi restano gli stessi. Che vengano presi con il MES o con il normale indebitamento tramite la collocazione sul mercato di titoli di stato. Tutta la questione gira dunque su un semplice elemento: con il prestito dal MES l’Italia potrebbe risparmiare qualcosa sugli interessi? E se sì, con quali conseguenze?

Le possibili conseguenze nel rivolgersi al MES sono molto semplici e si chiamano “condizionalità”. Si tratta di quelle politiche di austerity che l’Unione normalmente impone a chi accede al prestito e che abbiamo visto applicare alla Grecia: tagli al welfare, privatizzazioni, riforme al ribasso nella maturazione e nell’erogazione delle pensioni. Esattamente ciò di cui non ha bisogno una collettività che sta attraversando una crisi pandemica, sociale ed economica. Ecco: le condizionalità di cui sopra al momento non sono previste. Ma non sono state cancellate: sono state “sospese”. Questo significa che se le condizioni politiche nell’UE dovessero cambiare, potrebbero risaltare fuori. Insomma: accedere al MES significa andare a chiedere un prestito a un creditore che, domani o dopodomani, potrebbe trasformarsi nel peggiore dei ricattatori.

Non solo: anche il potenziale risparmio sugli interessi è tutto da verificare. Gli importi disponibili (36 miliardi di euro) non coprono certamente tutte le necessità del paese. Questo significa che il governo italiano dovrà comunque reperire altre risorse tramite la (solita) emissione di titoli di stato. Gli interessi che pagherà sull’indebitamento ordinario potrebbero variare notevolmente nel momento in cui dovesse accedere al MES. Se dovessero aumentare, il vantaggio andrebbe perso.

Quante probabilità ci sono che questo accada? Tante. La determinazione degli interessi, infatti, funziona secondo semplici regole di mercato e gli speculatori finanziari si comportano esattamente come i predatori nella savana: se vedono un animale ferito o in difficoltà, lo puntano immediatamente. Gli stati più solidi (vedi la Germania) pagano interessi bassi, quelli in difficoltà (prendiamo ad esempio la solita Grecia nel periodo acuto della crisi) si trovano a dover offrire interessi decisamente più alti e rischiano di finire al centro di manovre speculative potenzialmente devastanti. Chiedere l’accesso al MES, in quest’ottica, significa appendersi al collo un cartello con scritto “spolpatemi”. Ci sembra una buona idea?

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 45 di marzo-aprile 2021:  “Recovery PlanET: per la società della cura

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