Verità e giustizia per Sarah Everard. Cronache dalle piazze di Londra

La sera del 14 Marzo migliaia di persone si riunivano, moltissime piangevano, si abbracciavano, tenevano nelle mani candele accese, e posizionavano fiori sulla scalinata di un palco di un parco. La scena avviene nel parco di Clapham Common, la zona di Clapham di Londra. Una piazza gremita per ricordare Sarah Everard e le moltissime altre donne vittime di aggressioni, violenze, e femminicidi.

Sarah Everard era una donna di 33 anni che viveva nella zona di Brixton di Londra e lavorava come direttrice di marketing. Nella notte del 3 Marzo, dopo aver incontrato un’amica a Clapham, chiama il partner per dirgli che tornava a casa e si incammina. Dalle 9 di sera non si hanno più sue notizie. Su

 tutti i social media gira l’allarme della sua scomparsa, informando soprattutto tutti i residenti della zona sud di Londra e fornendo informazioni su Sarah: indossava un pantalone blu a diamanti bianchi, una giacca verde e scarpe da ginnastica verdi e arancioni. Una settimana dopo, un agente della Met Police viene arrestato nella sua casa a Kent (fuori Londra), sospettato di averla rapinata e – il giorno dopo all’arresto – anche di averla uccisa.

Intanto, in una zona forestale non lontano da casa dell’agente arrestato, vengono trovati dei resti umani in un sacco da edilizia. Il giorno dopo i resti umani vengono confermati essere quelli di Sarah. tramite impronte dentali, é stato svolto un post-mortem ma la causa di morte non é ancora stata confermata.

L’agente arrestato, Wayne Couzens, 48 anni, si é presentato in tribunale in data 13 Marzo, e sarà tenuto in custodia cautelare prima della prossima udienza il 16 Marzo. Wayne Couzens é un agente che opera in un’unità armata responsabile per la guardia dei Parlamenti e Ambasciate Londinesi.

La notizia della scomparsa di Sarah e dell’arresto dell’agente ha scatenato un’onda di rabbia e dolore, in particolare nelle donne del Regno Unito e della zona sud di Londra. Contemporaneamente all’avvenuto sono stati pubblicati dall’UN Women UK i risultati di un’indagine che vede il 97% della popolazione femminile britannica vittima di aggressioni e molestie sessuali (questo il link dalla Office of National Statistics in cui si afferma che ogni settimana due donne vengono uccise da un ex-partner). Una percentuale altissima che però non sorprende le donne del Regno Unito che ben conoscono la realtà che tutti i giorni devono affrontare, e che a molte di loro, come nel caso di Sarah, costa la vita.

Nasce così l’esigenza di far sentire la propria voce e il proprio lutto tramite una veglia nel parco di Clapham col nome “Reclaim These Streets” (Reclama queste strade) per denunciare le violenze subite tutti i giorni dalle donne e per riappropriarsi delle strade della propria città in cui non ci si può sentire al sicuro, in cui non si può tornare a casa dopo aver incontrato un’amica.

Il giorno precedente la Met Police ritira le autorizzazioni per eseguire la veglia appellandosi alle misure restrittive contro il COVID-19 che non permettono assembramenti, nonostante queste non sospendono lo svolgimento di manifestazioni su base del diritto di protesta. Nonostante una tale provocazione in migliaia hanno sentito comunque la necessità di andare a ricordare Sarah, per denunciare la violenza che le donne subiscono sotto dalla violenza patriarcale.

La veglia ha anche voluto denunciare l’abuso di potere che la polizia ha adottato ritirando le autorizzazioni dopo un femminicidio commesso da un loro agente. A partecipare in maggioranza donne, persone non-binary e gender non-conforming, con interventi che reclamavano il diritto di sentirsi al sicuro nelle strade della propria città. Al calare del sole, la polizia ha assaltato il palco e in seguito non ha esitato a continuare ad abusare dei propri poteri bistrattando lə manifestanti, spintonandolə e compiendo ben tre arresti.

Come se ciò non bastasse, la commissaria della Met Police Cressida Dick ha commentato sostenendo e difendendo le azioni della polizia, giudicando come “adeguato” l’uso della forza. La ministra per gli affari interni Priti Patel, invece, ha richiesto un’indagine sull’utilizzo della forza da parte delle forze dell’ordine.

Nel frattempo, purtroppo, la stessa ministra Patel in occasione delle numerose proteste di BLM e di Extinction Rebellion durante il 2020, ha presentato una proposta di legge (Police, Crime, Sentencing and Courts bill) che darebbe alle forze dell’ordine ancora più poteri per reprimere proteste che potrebbero essere considerate “altamente disturbanti”. La legge prevede l’imposizione di orari di inizio e conclusione, l’abolizione di proteste “statiche”, l’imposizione di limiti di rumore massimi, favorendo così una maggiore facilità di condannare chi partecipa.

La legge, quindi, comprometterebbe seriamente il diritto di manifestare.

In occasione del femminicidio di Sarah Everard commesso da un agente della polizia, l’utilizzo della violenza da parte delle forze di polizia durante la veglia a Clapham, e la proposta di legge della ministra Patel, migliaia di persone si sono nuovamente riunite il 14 Marzo, questa volta fuori la sede della New Scotland Yard, per manifestare il proprio dissenso e la propria rabbia.

Lə manifestanti si sono poi spostatə in corteo fino a Parliament Square dove si sono distesə a terra, osservando un minuto di silenzio in solidarietà con le donne vittime del patriarcato e delle sue forme più brutali, incluse le 194 donne uccise nel Regno Unito dalle forze dell’ordine, dal sistema carcerario e in custodia. È stata poi convocata una nuova manifestazione nella stessa Parliament Square per il 15 Marzo in vista della seconda audizione nella House of Commons della Police, Crime, Sentencing and Courts bill.

Quello che è sicuro è che non c’è nessuna volontà di fermarsi: la rabbia é moltissima, ogni 3 giorni una donna é uccisa nel Regno Unito da un ex-partner e non ci si può aspettare protezione da parte delle forze dell’ordine.

Sarah e ogni donna vittima di violenza meritano giustizia e verità.

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