Ottavo climate strike globale: Fridays For Future torna in piazza!

Sono passati poco più di due anni da quando le piazze di tutto il mondo sono state inondate da milioni di giovani e giovanissimi che, al grido di «Fridays For Future», hanno reso palese il fatto che il cambiamento climatico sia un terreno di contesa imprescindibile per l’umanità. La pandemia che stiamo vivendo ne è l’esempio più evidente, con le sue cause legate alla distruzione e all’alterazione degli ecosistemi da parte delle attività umane che hanno portato al salto di specie del virus.

In una fase in cui anche le mobilitazioni sociali risentono di oltre un anno di crisi pandemica, è tornata ad alzarsi la voce di chi punta il dito contro i responsabili di questa situazione. L’ottavo climate strike prende di mira soprattutto chi sta millantando false promesse, come quelle che si annidano all’interno del Recovery Plan e di una ristrutturazione capitalista che, dietro al mantra del greenwashing, continua ad aggrapparsi a un modello di sviluppo perdente e insostenibile. Oggi è stato invece ribadito che un’inversione di rotta è quanto mai necessaria, il tempo sta scadendo e non è più accettabile portare avanti un modello di sviluppo che antepone il profitto alla vita.

In Italia, nonostante la maggior parte delle regioni siano in “zona rossa”, sono state decine le città in cui ci sono state mobilitazioni. Di seguito un resoconto in alcune città.

A Vicenza, decine di persone in piazza dei Signori hanno denunciato, costruendo cartelli e colorando, la piazza chi aggrava ogni giorno la crisi climatica: Amazon, con il previsto nuovo hub a Vicenza Est, ma anche la giunta comunale e regionale, che continua ad autorizzare inutile consumo di suolo.

In serata si è tenuto un presidio davanti al Tribunale dopo la notifica di un avviso di conclusione delle indagini arrivata a numerose/i attiviste/i per un cumulo di provvedimenti giudiziari legati a lotte ambientali.

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A Padova un centinaio di persone si sono date appuntamento sotto il comune, in ‘opposizione al progetto della quarta linea dell’inceneritore e sulla necessità di una vera inversione di rotta nella gestione dei rifiuti. Gli interventi in piazza hanno evidenziato come bruciare i rifiuti non sia sostenibile e hanno richiesto all’amministrazione comunale di schierarsi contro il progetto proprio per non venir meno alla dichiarazione di emergenza climatica firmata più di un anno fa.

Per rendere evidenti le conseguenze dell’inquinamento e dell’incenerimento dei rifiuti attivisti e attiviste hanno inscenato un die-in, sdraiandosi per terra per alcuni minuti.

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A Treviso, dopo la striscionata all’ex Maber, un mostro di cemento costruito e mai aperto, si è tenuta la lezione pubblica organizzata dal nodo locale di Fridays For Future. Sono state discusse tematiche riguardanti la riproduzione socioecologica il rapporto tra tecnologia, lavoro e ambiente. Sono seguiti gli interventi del Comitato No Maxi Polo di Casale, Quarto e Roncade che si oppone alla cementificazione di vaste aree di suolo verde per la costruzione di magazzini Amazon. L’iniziativa ha così sottolineato le connessioni tra il riscaldamento climatico globale e le vertenze locali per la difesa del territorio e contro la precarizzazione del lavoro.

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In tante e tanti si sono ritrovati in piazzetta Coin a Mestre per confrontarsi e dare vita a un momento di lezione alternativa di approfondimento sulla giustizia climatica e sul progetto dell’inceneritore di Fusina. La mobilitazione era iniziata nella mattinata, quando gli attivisti e le attiviste hanno esposto uno striscione a Venezia in solidarietà al Comitato No Grandi Navi che nei giorni scorsi ha ricevuto una multa di 20.000 euro per aver manifestato contro il passaggio della Grandi Navi in Laguna.

La giornata di azione si è conclusa con l’iniziativa degli attivisti e delle attiviste dello spazio di azione per il clima Rise Up 4 Climate Justice che, in occasione della giornata di mobilitazione di Fridays For Future, hanno deciso di prendere parola e attaccare sui muri della città alcune foto emblematiche dei disastri ambientali a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.

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Bike for Future a Milano per la mobilità gratuità e sostenibile: in centinaia hanno partecipato alla pedalata da largo Cairoli a piazza Duomo e dalla sede di Atm, società in house concessionaria della gestione del servizio di trasporto pubblico, a quella di Regione Lombardia.

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A Torino duemila cartelli nei giardini Nicola Grosa in difesa del clima e la scritta gigante “Basta false promesse”.

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Manifestazioni a Genova in Piazza De Ferrari, a Bergamo – dove attiviste/i si rivolgono anche all’amministrazione comunale rispetto alle politiche di greenwashing applicate sul territorio, in primis sul tema del consumo di suolo e le vicende di Parco ovest -, a Firenze in piazza Santa Croce.

A Roma l’appuntamento è stato in piazza del Popolo, mentre a Napoli comitati ambientalisti, lavoratori, lavoratrici e associazioni sono scesi in piazza per ribadire la necessità di difendere i propri territori dalla devastazione, di uscire dal fossile e di mettere fine a questo modello di sviluppo basato sul profitto e che è di conseguenza incompatibile con la vita sulla terra. A Cosenza la manifestazione si è concentrata sulla necessità di mettere in sicurezza il territorio e ha visto l’adesione di numerose realtà locali.

Da segnalare anche che, proprio in concomitanza del climate strike, è arrivata la sentenza di primo grado contro i movimenti pugliesi che si battono contro il gasdotto TAP.

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