Questa mattina le Maestranze dello Spettacolo del Veneto hanno fatto ingresso al Teatro Giuseppe Verdi di Padova, principale teatro cittadino, e dopo una negoziazione con la direzione e la presidenza del Teatro hanno deciso di rimanere fino alle 17 nel Foyer per raccontare la situazione nella quale il mondo dello spettacolo, dell’arte e della cultura versa da oltre un anno.
«Cogliamo quest’occasione per sottoporre a tutti e tutte la piattaforma rivendicativa che da tempo abbiamo scritto, che si basa su alcuni capisaldi: reddito, diritti, dignità, giustizia sul lavoro, accessibilità dei luoghi pubblici e dei luoghi dello spettacolo».
Una piattaforma che è in continuo mutamento e che attualmente sta criticando aspramente il modo in cui verranno gestite le risorse messe a disposizione dell’Italia dal Recovery Fund. In particolare nel Veneto, le risorse che avrebbero dovuto essere indirizzate verso il settore dello spettacolo – circa 1,5 miliardi di euro – sono state indirizzate in gran parte verso la costruzione di opere accessorie alle olimpiadi inversali di Cortina 2026.
Si tratta dell’ennesima sottrazione di ricchezza verso un settore che sta vivendo una crisi tremenda e che già prima dell’avvento della pandemia era attraversato da una precarietà strutturale della maggior parte delle figure lavorative e da un costante disinvestimento di risorse pubbliche.
«La nostra lotta guarda a non lasciare indietro nessuno e nessuna, in particolare chi non ha avuto accesso a ristori e bonus. Noi oggi non siamo dentro al teatro per dire che vogliamo riaprire i teatri domani, perchè non abbiamo mai creduto alla boutade del ministro della cultura Franceschini. Noi vogliamo parlare non di riapertura, ma di riforma del mondo dello spettacolo».
Le maestranze che attualmente sono nel foyer del Verdi, ribadiscono più volte l’attenzione e la cura con cui gestiscono questa e altre iniziative, con il massimo rispetto verso la situazione pandemica in atto: «per noi un contagio in più è un giorno di lavoro in meno».