Ripartono le trivelle: ok dal governo Draghi

– Comunicato stampa del 09 aprile 2021

Ripartono le trivelle, il Ministro Cingolani battezza a idrocarburi il neo Ministero della Transizione Ecologica.

*Tra i primi provvedimenti OK a V.I.A. per ben 11 nuovi pozzi, uno anche esplorativo, nel mare Adriatico (tra Veneto e Abruzzo), nel canale di Sicilia e, a terra, in Emilia Romagna.*

*Approvati in tutto 7 progetti fossili alla faccia dei cambiamenti climatici. I petrolieri possono brindare.*

*Forum H2O: a questo punto sarebbe meglio chiamarlo Ministero della Finzione Ecologica.*

Il Ministro della Transizione Ecologica (sic!) Cingolani ingrana la marcia, però all’indietro, puntando sul passato e cioè sulle fossili approvando la Valutazione di Impatto Ambientale per ben 11 nuovi pozzi per idrocarburi, di cui uno anche esplorativo.

Il tutto nel mare Adriatico (tra Veneto e Abruzzo), nel canale di Sicilia e, a terra, in Emilia Romagna in provincia di Modena. Inoltre, sempre in Emilia, questa volta in provincia di Bologna, ha approvato anche l’avvio della produzione di un pozzo già esistente a metano.

Insomma, visti i primi atti ci verrebbe la voglia di battezzarlo noi, però come Ministero della Finzione Ecologica.

Sono ben 7 interventi presentati negli anni scorsi dai petrolieri delle società Eni (3), Po Valley Operations PTY Ldt (2) e SIAM Srl (2). Progetti che per anni – anche dal 2014 – erano rimasti fermi al Ministero,e che il neoministro Cingolani ha prontamente resuscitato invece di mettere la parola fine in generale ai nuovi progetti fossili.

Oltre ai rischi e alle criticità insiti in ogni singolo progetto, per incidenti (recentemente in Croazia una piattaforma si è inabissata per il maltempo, per dire), perdite, scarichi la cosa grave è che ci si allontana sempre di più dagli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi sul clima che poi a chiacchiere tutti dicono di voler rispettare.

Questi progetti aumentano anche la pressione antropica su mari che sono ecosistemi sempre più fragili e che stanno già soffrendo pesantemente come l’Adriatico, come testimoniano tutti gli studi della stessa Commissione Europea.

Per Cingolani e il Governo Draghi evidentemente l’emergenza non è quella climatica ma quella di premiare i progetti dei petrolieri. D’altro lato in un’intervista al sito ENI un paio di anni fa quando ancora non era ministro Cingolani aveva affermato che il metano sarebbe stata la fonte per “transizione” energetica. Ignorando, evidentemente, le numerose ricerche pubblicate sulle migliori riviste scientifiche che dimostrano che a)il metano è un pericoloso gas-serra (84 volte più clima-alterante della CO2 nel breve periodo e decine di volte nel lungo) quando emesso tal quale; b)che nella filiera estrazione-trasporto-stoccaggio e distribuzione le perdite dirette di questo gas sono molto superiori a quanto dichiarato perdendo così ogni vantaggio rispetto a petrolio e carbone.

Auspichiamo che questi interventi siano fermati nel prosieguo dell’iter di approvazione, anche se la strada si fa in salita. Bisogna però tentarle tutte per abbandonare quanto prima le fossili. Purtroppo le concessioni di coltivazione già rilasciate non rientravano nella moratoria in attesa della pianificazione ma quest’ultima avrebbe comunque dovuto identificare anche quelle concessioni già esistenti da non rinnovare interrompendo così nuove azioni in quei siti. Così, quindi, si vanifica in partenza una parte di questa programmazione mettendo tutti davanti al fatto compiuto. Inoltre per il caso siciliano, il pozzo Lince 1, si tratta di un pozzo in un permesso di ricerca e quindi ci si chiede come sia stato possibile dare parere favorevole (peraltro il permesso è in parte pure nelle 12 miglia dove comunque qualsiasi attività futura di estrazione sarebbe vietata).

Qui di seguito tutti i progetti con pareri VIA favorevoli firmati dal Ministro Cingolani.

La grande truffa della transizione ecologica di Draghi & company

E’ di recente approvazione da parte del Ministero della transizione ecologica di Cingolani una decina di procedimenti di Via riguardanti nuove perforazioni e trivellazioni in tutto l’Adriatico dal Veneto all’Emilia Romagna fino alle Marche e all’Abruzzo, altre in Sicilia altre ancora a terra nel centro Italia.

Tra queste si acconsente anche alla perforazione di un nuovo pozzo Calipso 5 Dir in una delle maggiori piattaforme Eni a largo dell’Adriatico tra Falconara ed Ancona, area già cronicamente devastata in terra e a mare.

Tutto questo in barba alla presunta moratoria dei procedimenti sospesi in attesa dell’adozione del Pitesai, argomento la cui discussione e’ ancora ferma e bloccata sia col precedente governo Conte che con l’attuale Draghi. La moratoria varrebbe pare solo per le concessioni in nuove coltivazioni e non in quelle già esistenti, come quella dell’Eni a Falconara. Quindi nel continuo procrastinare l’adozione del piano Pitesai in tempi indefiniti si può continuare e anzi aumentare l’estrattivismo e l’inquinamento proprio laddove da subito si dovrebbe ridurre e riconvertire.

Il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) dovrebbe essere lo strumento normativo finalizzato alla definizione del quadro di riferimento, condiviso con le Regioni, le Province e gli Enti locali, per l’individuazione programmatica delle aree dove potrebbero essere consentite oppure no le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale.

Il Piano intenderebbe valorizzare criteri quali la sostenibilità ambientale e socio-economica delle diverse aree, marine e a terra, per ridurre ed annullare gli impatti derivanti dalle attività di esplorazione, perforazione ed estrazione e per accompagnare il processo di decarbonizzazione.

L’adozione del Piano semplificherebbe, inoltre, l’individuazione delle aree ritenute idonee o meno per lo svolgimento delle attività da parte degli operatori di settore.

In termini di legge, il PiTESAI avrebbe dovuto essere approvato, con decreto del Ministro dello sviluppo economico (MISE), di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, entro il 12 Febbraio 2021. Successivamente con il nuovo governo il termine e’ stato spostato al settembre 2021, ma il grande spettacolo dello sfruttamento dell’ecosistema deve andare avanti…

Trivelle Zero Marche

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