Un’analisi dopo un anno di Covid in UK

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Intervista a Nick Dearden (direttore di Global Justice Now)  GJN partecipa all’EAN European Attac Network

intervista e traduzione a cura di Attac Italia

Quale è stata la valutazione di GJN e dei cittadini alle misure prese dal Governo britannico in occasione della pandemia?

Il nostro Governo ha avuto inizialmente una risposta molto tardiva e molto carente (“very late, very poor”), una risposta che ha messo l’economia al primo posto delle priorità. In un primo tempo la popolazione è stata molto arrabbiata per la politica “pigra” di un Governo che evidentemente si percepiva come il governo dell’Impero del XIX secolo.

All’inizio del 2021, con la partenza della campagna della vaccinazione c’è stato un recupero di popolarità del Governo, col diffondersi dell’idea che “ha fatto errori poi ha gestito in fretta e bene”. Questa attuale popolarità è però legata al buon andamento della campagna vaccinale.

Qual è l’opinione sul Servizio Sanitario Pubblico (NHS), rispetto alla contrapposizione tra privato e pubblico

La grande maggioranza della popolazione “ama” il NHS, anche chi è di destra.

La sanità pubblica è considerata un’autentica vetta della civilizzazione.

L’idea di tenere la sanità fuori dal mercato (per cui la differenza tra la vita e la morte non dipendono dal reddito) è molto, molto popolare.

Il sistema ovviamente non è perfetto, comunque il principio di un NHS universale è condiviso. Il che può parere strano, perché tutti i governi, compresi quelli laburisti, hanno tentato negli ultimi decenni, di introdurre parziali privatizzazioni; ma queste sono rimaste impopolari in tutto lo spettro politico dei cittadini. La pandemia ha fortemente rafforzato questa visione.

Se è vero che il Governo ha guadagnato popolarità con la vaccinazione, occorre ricordare che la popolazione vede nel NHS la chiave di volta del successo di questa campagna.

Sono molto ottimista rispetto all’impossibilità di questo governo a procedere alla privatizzazione della sanità. Ci proverranno in parte, ma incontreranno estreme difficoltà.

Il servizio è aperto anche agli stranieri, anche se irregolari?

Possono esserci difficoltà per il medico di famiglia, perché viene richiesto un documento all’atto della registrazione, ma negli ospedali l’assistenza è piena e gratuita.

 

La vaccinazione è prevista anche per gli stranieri?

Mi risulta di sì; peraltro, se si vuole avere una vaccinazione globale, questo è logico e razionale.

È probabile però che in futuro verrà chiesta una qualche forma di assicurazione per i cittadini dell’UE

Da noi (in Italia) la questione non è solo “proprietà pubblica o privata” ma anche la gestione di tipo privatistico nel pubblico

No, è un pubblico servizio, recentemente si è tentato di introdurre logiche privatistiche.

Se è vero che l’ultimo governo laburista ha introdotto elementi di PPP (NdR Parternariato Pubblico-Privato), nessuno finora ha fatto menzione di una trasformazione in senso privatistico.

Comunque rimane una grande resistenza nell’opinione pubblica a questi tentativi di parziale privatizzazione.

Si è diffusa una consapevolezza di un legame tra pandemia ed emergenza climatica?

In UK esiste una grande divisione generazionale, più ancora che sociale o geografica. Teenager o ventenni hanno valori diversi dalle generazioni precedenti, ad esempio su temi come la Brexit, migrazioni e clima. I giovani sono molto sensibili alla questione climatica e per loro il legame tra pandemia ed emergenza climatica è ovvio, per la maggioranza della società probabilmente no.

Il collegamento per le generazioni precedenti non è così evidente. È una questione complessa, come il trasformare l’economia e la società.

Questa pandemia è un segnale d’allarme (“wake up call”): noi cogliamo la fragilità dell’attuale sistema sociale ed economico; ma se chiediamo questo all’ “uomo della strada”, probabilmente non coglie questo legame. Il nostro compito è farne una leva per avviare un cambiamento economico.

Possiamo lavorare con i movimenti negli USA, che in questo sono più avanti e con cui noi abbiamo un’affinità di cultura politica.

Su questi temi c’è una convergenza dei vari movimenti sociali? Se sì, c’è una consapevolezza della pari dignità di tutte le lotte?

È molto interessante. Abbiamo una situazione molto interessante qui. La sinistra, direi, non è molto più forte oggi di quanto abbia già visto in vita mia. I giovani, però, sono radicali in tema di economia, clima, cambiamento, migrazione, potere delle grandi imprese e così via.

D’altra parte, la sinistra è abbastanza divisa, perché c’è un riflusso dopo che il partito laburista di Jeremy Corbin ha perso le elezioni, quando la maggior parte della gente di sinistra era contro la Brexit e ha perso il referendum.

Ora si può vedere il nazionalismo che cresce continuamente nella società, portando paura e preoccupazione. C’è una contraddizione tra il grande numero di persone impegnate e un diffuso sentimento di sconfitta e disillusione. Questo vale anche per come convergono i movimenti sociali.

La sensazione è quella di essere parte di un forte movimento, benché probabilmente in misura minore di quello di vent’anni fa.

Ciò su cui dobbiamo lavorare nei prossimi mesi e anni è come dare ai movimenti, alla sinistra, alcune speranze, la sensazione che il cambiamento sia possibile e di essere parte del futuro.

Non lo abbiamo ancora fatto.

La pandemia ha fatto sì che sempre più persone nella società comprendano la gravità della disuguaglianza e della divisione sociale e vogliano agire.

Gli attivisti possono vedere gli altri gruppi, possiamo davvero pensare una sorta di nuova relazione, soprattutto per le proteste di base; ciò però comporta la difficoltà di identificarsi in un grande movimento.

La risposta è molto contraddittoria. Non è ancora evidente la voce della onda montante del movimento; ma possiamo sentirla.

Penso che questo sia un inizio, c’è un terreno fertile dove costruire e questo è il compito su cui dobbiamo lavorare. La gente diventa sempre più disillusa con il partito laburista, e lascia un partito che non ha più il focus principale di energia, in termini di capacità di cambiare il mondo, quindi troveremo delle persone abbandonate ma comunque interessate a un lungo lavoro, con un maggiore interesse per l’internazionalismo, per la costruzione di un movimento dal basso per cambiare la società.

Quindi è davvero interessante vedere cosa succederà nei prossimi anni, perché abbiamo avuto un periodo in cui un partito politico aveva un progetto molto eccitante, che se fosse andato al potere avrebbe portato avanti queste politiche mai viste da molto tempo.

D’altra parte, tutte le grandi energie erano concentrate su questo, e tutti i movimenti di base, la costruzione dei movimenti, l’internazionalismo, passavano in secondo piano.
Da noi al momento è molto dominante è la questione dell’identità, soprattutto nei giovani: razza, sessualità, genere.

Per me ovviamente sono lotte importanti, possono rendere le cose immediate.

Pero si devono ancora vedere le persone iniziare ad aprirsi al resto del mondo e a capire che se si vuole combattere il razzismo nella propria vita si deve conoscere l’economia globale; ma sono comunque fiducioso.

All’inizio della pandemia ho letto nel vostro sito un documento molto interessante sui brevetti dei vaccini. La vaccinazione deve essere ovviamente globale ma ci sono una serie di ostacoli in questo percorso ed il primo è costituito dai brevetti. Penso che voi siate molto coinvolti in questo dibattito: E c’è un’altra questione: l’ICE in atto nell’Europa continentale. È possibile avere una sorta di coordinamento tra l’ICE e UK che potrebbe essere di aiuto per entrambe le sponde della Manica?

Rispondo volentieri perché questo probabilmente è il tema più importante al quale stiamo lavorando. Il nazionalismo vaccinale e la questione dei brevetti è il modo migliore per problematizzare l’economia globale, per mostrare come funziona in pratica l’economia globale, con un capitalismo che attualmente più che generare mercati è diventato monopolistico e ci dà l’opportunità di misurarci con un capitalismo così dannoso.

Sono stato piacevolmente impressionato da quanta gente apprezzi la disponibilità di vaccini ma questo non fa dimenticare tutto il resto: i sondaggi mostrano che gran parte della popolazione sostiene una maggiore condivisione dei vaccini e ancora di più sostiene la fine dei brevetti.

Non piacciono i monopoli farmaceutici.

Pertanto ci piacerebbe lavorare di più con persone dell’UE e anche di altri paesi.

Non vedevamo una simile sfida contro la legislazione sulla proprietà intellettuale da almeno vent’anni, dalla crisi dell’AIDS in Sudafrica.

Questa probabilmente è una delle ragioni per cui mi sento ottimista.

C’è stato un recente sondaggio d’opinione negli Stati Uniti, in grande favore dello stop ai brevetti.

È la campagna che spero possa rinnovare un’antiglobalizzazione energica ed entusiasta come abbiamo avuto nei tardi anni ’90 e primi Duemila.

Si tratta del tema più importante col quale ci confrontiamo al momento.

Hai qualcosa da aggiungere alla nostra conversazione?

 Sì perché penso che voi troviate strano questo ottimismo che proviene da un paese come la Gran Bretagna in cui abbiamo un nuovo partito laburista sopraffatto essenzialmente dai nazionalisti, gente molto pericolosa al governo che ha stabilito una connessione con certe parti della classe lavoratrice nelle aree deindustrializzate del Nord Inghilterra, zone dove i conservatori non avevano mai avuto rappresentanti al parlamento. Tutto questo è molto preoccupante poiché noi abbiamo pochi rapporti con quelle parti del paese e quindi c’è una grande spaccatura, e questo spaventa, ma io vedo anche  che una certa ortodossia economica è stata sconfitta e la destra parla di strategia industriale ed pianificazione economica: credo che sia contraddittorio ma quelle contraddizioni per me rappresentano una possibilità di qualcosa di differente. È solo una sensazione che ho al momento, una possibilità…

Un esempio di ottimismo della volontà…

Alcune settimane fa c’è stata una manifestazione davanti al Parlamento a Londra contro il progetto governativo di ampliare ulteriormente i poteri della polizia. Mi hanno colpito i giovani: mio dio, l’energia era incredibile, non la vedevo da molto tempo per le strade.

Le giovani generazioni stanno creando delle realtà che dobbiamo sostenere. Si percepisce quanto si sentoano militanti e  quanto radicali siano le loro richieste.

Dopo 30-40 anni di neoliberismo, tutto ciò è benvenuto, è qualcosa di nuovo.

Il video della registrazione dell’intervista è disponibile sul canale youtube di Attac Italia a questo indirizzo.

Photo Credits: “Thank You NHS – Coronavirus (COVID-19) Sheffield, UK” by Tim Dennell is licensed under CC BY-NC 2.0

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 46 di maggio-giugno 2021:  “La salute non è una merce

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