Settimo giorno di sciopero generale in Colombia e l’escalation di violenze e massacri perpetuati dalle forze armate nei confronti dei manifestanti sembra inarrestabile. Le autorità, come la sindaca progressista di Bogotá Claudia López, invocano l’esercito per riportare l’ordine, ma è proprio dalle forze armate che arriva la violenza.
Quella che era diventata una protesta contro una riforma tributaria considerata iniqua con il passare dei giorni si è trasformata in una protesta sociale contro il governo ultra conservatore di Ivan Duque. Dopo la pace con le FARC stipulata nel 2016 dal suo predecessore Santos e lo smantellamento dell’esercito guerrigliero più famoso della regione, l’attuale presidente ne ha approfittato per implementare una nuova escalation di violenza nei territori lasciati sguarniti dalla guerriglia. I rapporti delle organizzazioni di difesa dei diritti umani come Frontline Defenders e Human Rights Watch ogni anno evidenziano come il paese sia il più pericoloso per i leader sociali e contadini, con massacri che avvengono quotidianamente. Solo nei primi quattro mesi del 2021 sono stati assassinate 44 persone in 26 massacri.
È questo il clima di violenza che si respira nel paese. Clima reso ancora più nefasto dalla crisi economica prodotta dalla pandemia che ha portato miseria per una grande maggioranza di popolazione. Da qui nasce il “paro nacional” scoppiato lo scorso mercoledì 28 e che oggi continua senza che sia possibile intravederne una fine: alla protesta per le riforme proposte dal governo infatti ora si è aggiunto lo sdegno e la rabbia per l’atteggiamento del governo che in questa settimana ha dimostrato tutta la sua ferocia, con una repressione violenta e molto spesso ingiustificata degna di una dittatura.
Le organizzazioni di difesa dei diritti umani emanano quotidianamente bollettini drammatici: la ONG Temblores ha diramato un comunicato in cui afferma che «c’è una direttiva interna nelle organizzazioni della Forza Pubblica che costringono ad attaccare la vita e l’integrità delle persone che scendono in piazza per rivendicare i propri diritti. La Colombia sta vivendo una situazione critica per i diritti umani: lo Stato colombiano ha dichiarato una guerra armata contro i manifestanti pacifici». Lo stesso comunicato comunica che dall’inizio del “paro” hanno registrato 1443 casi di violenza da parte della Forza Pubblica: 216 vittime di violenza fisica; 31 vittime di violenza omicida; 814 arresti arbitrari; 239 interventi violenti in manifestazioni pacifiche; 21 vittime di attacchi agli occhi; 77 casi di colpi di arma da fuoco; 10 vittime di violenza sessuale da parte della polizia. Il rapporto non parla di desaparecidos ma altre organizzazioni invece denunciano la possibile sparizione forzata di circa un centinaio di manifestanti.
E proprio contro questa violenza delle forze armate si è scatenata ieri notte la rabbia dei manifestanti a Bogotá. Mentre la sindaca progressista della capitale Claudia López invocava l’intervento dell’esercito per fermare gli atti di “vandalismo”, diversi CAI (avamposti di quartiere della polizia) sono stati presi d’assalto dai manifestanti inferociti. I CAI di Bosa Recreo, Guacamayas, Candelaria La Nueva, La Aurora, Bosa Libertad, Britalia e Bosa Piamonte (ma potrebbero essere di più i CAI danneggiati), sono stati incendiati e completamente distrutti scatenando le autorità contro il “vandalismo ingiustificato” dei manifestanti.
E proprio mentre i manifestanti scatenavano la propria rabbia verso delle strutture simbolo degli abusi delle forze in divisa, continuavano impunemente i massacri verso cittadini innocenti la cui unica colpa è lottare per un futuro migliore: nel video di Colombia Informa girato a Villas del Dorado in località Engativá, Bogotá, ecco un esempio di come gli squadroni della morte della ESMAD trattano i cittadini colombiani (qui il video ).
E mentre la comunità internazionale lascia fare e solo timidamente chiede al governo di fermare la violenza, le proteste non si fermano: Il Comité Nacional del Paro, studenti e altre organizzazioni sociali hanno convocato per mercoledì mattina nuove manifestazioni di protesta, cortei e blocchi stradali in tutto il paese. Questa sollevazione sta dimostrando giorno dopo giorno come la violenza poliziesca è il principale problema per i colombiani. È per questo che nonostante ci siano quotidianamente massacri, feriti, abusi, violenze e desaparecidos, la rivolta continua.
¡Nos están masacrando, pero la lucha sigue!
** Foto di copertina: Oscar Perez