Dopo il fiasco della “seconda ondata di portatori sani” nei paesi ricchi, i grandi burattinai tornano all’attacco con l’India: stesso copione, solo ingrandito decine di volte.
Chi non abbia memoria corta e non sia in malafede, può facilmente riconoscere fasti e nefasti della stagione estiva 2020 in questo resoconto sull’attuale situazione in India:
“Esplosione di COVID” in India: serve integrità scientifica, non sensazionalismo!”
Realtà contro isteria nell’ultimo festival della paura.
di Colin Todhunter, Off-Guardian 4/5/21
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I media occidentali stanno ora attribuendo grande enfasi all’India e all’apparente impatto di COVID-19. La narrativa è che il coronavirus sta dilagando in tutto il paese: le persone stanno morendo, i casi stanno andando fuori controllo e gli ospedali non riescono a reggere.
In effetti sembra esserci un grosso problema in alcune parti del paese. Tuttavia, dobbiamo distinguere tra gli effetti di COVID-19 e l’impatto di altri fattori. Dobbiamo anche essere molto cauti con il sensazionalismo dei media che travisano la situazione.
Ad esempio, alla fine di aprile, il New York Post ha pubblicato un articolo sulla “ondata” di COVID in India con il titolo: “le foto mostrano persone morte nelle strade”. Accanto c’era l’immagine di una donna che giace morta. Ma quell’immagine era di una donna sdraiata sul pavimento, da una storia del maggio 2020 su una fuga di gas in Andhra Pradesh.
Per cercare di far luce sulla situazione e andare oltre il panico e il sensazionalismo mediatico, di recente ho parlato con Yohan Tengra, analista politico e specialista sanitario che vive a Mumbai.
Tengra ha svolto molte ricerche su COVID-19 e sulla risposta globale a quell’infezione. È coautore di un nuovo rapporto: “L’interpretazione non scientifica dei risultati della PCR e dei test rapidi sta causando picchi fuorvianti di casi e decessi”. Per l’India, egli dice:
“Non sapremo mai statisticamente se le infezioni sono realmente aumentate. Per essere sicuri, avremmo bisogno dei dati di persone sintomatiche che sono risultate positive al test di coltura virale o PCR che utilizza 24 cicli o meno, idealmente sotto 20″.
Tengra aggiunge che l’India sta avendo principalmente casi asintomatici:
“Ad esempio, due giorni fa a Mumbai hanno dichiarato che l’85% dei casi in città era asintomatico. A Bangalore, oltre il 95% dei casi era asintomatico!”.
Nella sua relazione, Tengra fornisce prove scientifiche a evidenziare che la trasmissione asintomatica non è significativa. A suo parere, poiché la maggior parte dei casi dell’India è asintomatica, dovremmo mettere in discussione i dati ufficiali, nonché i test PCR e i cicli utilizzati per rilevare il virus, invece che accettare le cifre a scatola chiusa.
Egli afferma che, come in molti altri paesi, le persone in India sono state indotte a una paura infinita del virus. Inoltre, le persone hanno recepito l’idea di dover intervenire precocemente per superare con successo l’infezione. Egli nota:
“Anche il sistema sanitario lavora per aumentare il numero di casi positivi. Anche con un test PCR negativo, utilizzano le TAC per diagnosticare COVID. Queste TAC non sono affatto specifiche per SARS-CoV-2. Conosco direttamente persone a cui i loro medici hanno proposto il ricovero solo sulla base di un test positivo (i medici possono ottenere sconti quando indirizzano pazienti in un ospedale). Questo è accaduto anche a una star di Bollywood, alla quale i suoi medici hanno proposto il ricovero solo con una PCR positiva e senza sintomi”.
Test PCR difettosi e diagnosi errate, dice Tengra, e persone che vogliono intervenire precocemente con i sintomi più lievi, hanno riempito i letti, precludendo l’accesso a chi ne ha davvero bisogno.
Riguardo alla tanto pubblicizzata carenza di ossigeno, Tengra ritiene che anche questo sia il risultato di politiche inette, perché le esportazioni di ossigeno sono aumentate negli ultimi tempi, con conseguenti scorte di riserva inadeguate a soddisfare un aumento della domanda.
Secondo Tengra, il tasso di letalità ufficiale [rapporto morti/malati -NdT] per COVID-19 in India è stato di oltre il 3% lo scorso anno, ma ora è sceso al di sotto dell’1,5%. Il tasso di letalità effettivo [rapporto infetti/malati -NdT] è ancora più basso: i sondaggi sierologici mostrano una letalità compresa tra lo 0,05% e lo 0,1%.
I direttori del All India Institute of Medical Science e del India Council of Medical Research hanno affermato che non c’è molta differenza tra la prima e la seconda ondata e che ci sono molti più casi asintomatici questa volta che nella cosiddetta “prima ondata”.
Tengra sostiene che la regola è la stessa per tutti gli agenti infettivi: la maggior parte delle persone supera l’infezione senza nemmeno sviluppare sintomi, alcuni sviluppano sintomi lievi, un numero minore sviluppa sintomi gravi e un numero ancora minore muore.
Sebbene si possano salvare vite con la giusta prevenzione e trattamento, Tengra osserva che la maggior parte dei medici in India utilizza farmaci inefficaci e non sicuri. Di conseguenza, i tassi di mortalità potrebbero aumentare a causa di trattamenti inappropriati.
Come succede in molti altri paesi, Tengra osserva che il modo in cui sono applicate le linee guida sulle certificazioni di morte rende facile etichettare morti COVID solo sulla base di un test PCR positivo o di sintomi generali. Perciò spesso è difficile stabilire chi è morto a causa del virus e chi ha ricevuto una diagnosi errata.
La questione della diagnosi errata non dovrebbe essere ignorata alla leggera. In un recente articolo di Jo Nash, residente in India da molti anni, “L’attuale crisi COVID nel suo contesto”, si nota che il fulcro della messaggistica mediatica e il luogo prescelto per molte orribili scene di sofferenza è Delhi, una tra le città più inquinate al mondo, tanto da dover spesso fermare tutto a causa di ondate di malattie respiratorie.
Nash sostiene anche che le malattie respiratorie come tubercolosi e broncopolmoniti sono sempre tra le prime dieci cause di morte in India. Queste condizioni sono molto aggravate dall’inquinamento atmosferico e spesso richiedono ossigeno che può scarseggiare durante le crisi di inquinamento atmosferico, come accade in questo periodo dell’anno.
Di conseguenza, è ragionevole affermare che non è tutto come sembra giudicando dai resoconti dei media sulla situazione attuale.
È interessante notare che questa “seconda ondata” è correlata col lancio del vaccino (Nash fornisce fonti ufficiali a sostegno di questa affermazione). Tengra ritiene che questa correlazione potrebbe non essere casuale. Dice che i dati “aefi” (eventi avversi successivi all’immunizzazione) sottostimano di molto il numero di reazioni avverse ai vaccini che si stanno verificando nel paese.
Tengra afferma che, sulla base di indagini sul territorio e di dati raccolti da lui stesso, c’è un numero enorme di persone che si sono ammalate dopo la vaccinazione, molte delle quali sono risultate positive al COVID e sono state ricoverate in ospedale.
L’incentivo finanziario per i medici a diagnosticare le persone con COVID potrebbe anche significare che molte delle persone che sono malate di altre condizioni vengono registrate come pazienti COVID, mentre i letti per persone con malattie non COVID sono sotto-occupati.
Due mesi fa, in India c’era molta esitazione sui vaccini e molte persone non li volevano. Tengra osserva che il governo ha dovuto alzare la posta per spaventare la gente. Egli deduce quanto segue:
“In questo momento siamo a un bivio per decidere il destino del nostro paese e sarà interessante vedere come andrà a finire”.
Tengra sta lavorando con avvocati e altri cittadini interessati per presentare cause legali per contestare l’idea della trasmissione asintomatica e i test positivi su persone sane. L’obiettivo è anche migliorare i test in linea con i protocolli basati sull’evidenza scientifica. Ma non è tutto:
“Sfideremo anche l’attuale lancio del vaccino, evidenziando i problemi con gli studi condotti finora, gli eventi avversi, i decessi, i passaporti vaccinali e altre questioni relative all’argomento”.
Tengra non è il solo a sfidare la narrativa del mainstream.
Un recente articolo dell’epidemiologo clinico Professor Dr Amitav Banerjee, apparso sul quotidiano indiano National Herald, sostiene che l’attuale situazione in India non è dovuta alla letalità del virus ma ai grandi numeri di persone [impropriamente] ospedalizzate, che stanno rivelando crepe nelle infrastrutture e nell’iniqua distribuzione dei servizi sanitari. Anche nei momenti migliori, egli sostiene, c’è una discrepanza tra domanda e offerta. Non c’è da stupirsi, quindi, che ora assistiamo a un’emergenza, non precisamente dovuta a COVID.
Come Yohan Tengra, anche Banerjee mette in dubbio l’integrità scientifica delle risposte a COVID, compreso il lancio di vaccini e i problemi che questo di per sé potrebbe portare:
“Fare di tutto per la vaccinazione di massa con un input incerto sull’efficacia è una grande scommessa. Da decenni disponiamo di un vaccino contro la tubercolosi che ha un’efficacia pari a zero nella prevenzione della tubercolosi nella popolazione indiana. Inoltre, si teme che la vaccinazione casuale e incompleta della popolazione possa innescare ceppi mutanti”.
Facendo riferimento a un editoriale del British Medical Journal di K. Abbasi (‘Covid-19, Politicization, Corruption, and Suppression of Science’), Banerjee esprime preoccupazione sulla soppressione della scienza da parte di politici e governi e sui conflitti di interesse di accademici, ricercatori e lobby commerciali. Lui dice:
“In un disastro globale, i leader mondiali, i loro consulenti scientifici, compresi gli scienziati in carriera, sono sottoposti a un’enorme pressione. Devono dare l’impressione di avere il controllo e possono ricorrere a modi autoritari per mascherare le loro incertezze. Tali tattiche si discostano dall’approccio scientifico. L’attuale pandemia è piena di simili incertezze e quindi si è instaurato un circolo vizioso di repressione quando le autorità e i loro consulenti devono affrontare un numero crescente di casi”.
Niente di ciò che abbiamo presentato qui ha lo scopo di negare l’esistenza o l’impatto di COVID-19. Le persone in India stanno morendo: alcune a causa del virus, altre “con” il virus, ma molto probabilmente più a causa delle loro condizioni di base preesistenti, e ce ne sono altre che vengono diagnosticate erroneamente.
Sebbene i dati sulla mortalità in eccesso non siano attualmente disponibili, Yohan Tengra osserva che l’età media di coloro che sono morti nella prima ondata era di 50 anni. Questa volta è di 49 anni.
Il professor Banerjee dice che ci sono opacità e intorbidamenti invece di trasparenza. Chiede coraggio morale tra gli scienziati in posizioni consultive del governo indiano: in questo momento abbiamo bisogno di integrità scientifica.
Per finire, rimettiamo nel contesto appropriato COVID e il rapporto mediatico globale sulla situazione in India tornando a Jo Nash.
“Anche se le presunte morti per COVID raggiungono il loro apice, molte più persone muoiono di diarrea ogni giorno in India e lo hanno fatto per anni, principalmente a causa della mancanza di acqua pulita e di servizi igienici, che creano un terreno favorevole al fiorire di malattie trasmissibili”.
Articolo apparso su V come Vittoria