Proponiamo un articolo originariamente pubblicato su Ecologist. Alice Swift, ripercorrendo il significato e le vittorie dei campeggi climatici, spiega come il Police, Crime and Sentencing Bill voglia colpire questa forma di lotta proprio per il successo che ha avuto nelle battaglie ambientali degli ultimi decenni. Traduzione Ettore Casellato.
Attivista climatica da dieci anni, ha contribuito a fondare UK Libera dal Fossile. È dottoranda all’Università di Manchester, dove sta approfondendo il movimento dei campeggi climatici europei.
I campeggi militanti sono stati uno strumento dei movimenti climatici per decenni, semplicemente perché sono efficaci. Tra i primi esempi, risalenti agli anni ’80, possiamo citare il Greenham Common Camp.
Questa tattica è stata ampiamente impiegata anche negli anni ’90, quando gli attivisti ambientali, frustrati dall’istituzionalizzaione delle questioni ambientali ad opera di organizzazioni quali Greenpeace e Amici della Terra, utilizzarono i campeggi per lottare contro la proposta governativa del piano di investimento stradale.
La protesta contro la carbonizzazione
Nonostante alcuni progetti del piano furono costruiti, il movimento di opposizione fu un successo, dal momento che molti progetti governativi di investimento furono abbandonati definitivamente.
Un’intera generazione di attivisti ha dedicato mesi, talvolta anni, a vivere in campeggi messi assieme con qualsiasi cosa utilizzabile per creare strutture accoglienti e calde. La loro dedizione è stata incarnata da persone come Swampy, che guadagnò le prime pagine per aver vissuto per settimane in tunnel sottostante il cantiere di ampiamento dell’A30, prima di essere allontanato con la forza.
Parte di questa generazione era sempre più preoccupata dal pericolo causato dal cambiamento climatico. Per questo, gli attivisti cominciarono a sperimentare tattiche di azioni diretta, dando vita, a partire dall’esperienza del movimento no global degli anni 2000, ai campeggi per l’azione climatica, conosciuti anche come campeggi climatici, che si svolsero tra il 2006 e il 2010. Tra gli obbiettivi delle azioni dirette di questo periodo vi erano le centrali elettrice a carbone e l’aeroporto Heathrow di Londra per i suoi investimenti nei combustibili fossili
Le battaglie contro il fracking
Malgrado i campeggi climatici non portarono a un immediato riscontro legislativo, il loro successo organizzativo garantì alla questione climatica di entrare prepotentemente nella stampa nazionale e, di conseguenza, nel dibattito pubblico.
I campeggi climatici hanno rappresentato una tattica centrale nella lotta per l’uscita dalla dipendenza del carbone. Analogamente al precedente movimento contro il piano d’investimento stradale, i campeggi climatici portarono gli attivisti ambientali a sperimentare la chiusura fisica dei siti di distruzione ecologica attraverso blocchi, occupazioni e disobbedienza civile di massa.
Gli attivisti dell’era dei campeggi climatici costituirono nuove organizzazioni di movimento, compresa Reclaim the Power nel 2013 (RtP), che lottavano per la giustizia sociale, economica ed ambientale.
RtP aveva inizialmente pianificato di organizzare il suo primo campeggio militante contro una centrale elettrica a combustibili fossili nell’estate del 2013. In realtà, diventò subito chiaro che il nuovo principale obiettivo sarebbe stato un altro. Il governo e gli industriali, infatti, volevano impiegare l’allora poco nota tecnica del fracking per accedere a giacimenti di combustibili fossili precedentemente irraggiungibili.
Le comunità locali di Balcombe nel Sussex furono tra le prime a mobilitarsi contro il fracking, ma rimasero presto incredule quando l’uso degli strumenti di protesta ‘tradizionali’ fallirono. Chiesero aiuto ad altre realtà, trovando in RtP un nuovo approccio che riuscì a mobilitare 1500 persone per montare un campeggio vicino al sito di estrazione. Il campeggio sfociò in una protesta molto partecipata sull’adiacente strada, accompagnata dall’ingresso nel sito dove molti furono arrestati, compresa la parlamentare verde Caroline Lucas.
Tecniche di resistenza
RtP ha successivamente impiegato per sette anni i campeggi militanti temporanei per aiutare le comunità locali nella battaglia contro i combustibili fossili. Oltre alla mobilitazione per la lotta contro il carbone e la terza pista a Heathrow, i militanti di RtP collaborarono per sei anni con gli attivisti delle comunità locali nella battaglia contro il fracking, come nel caso dei campeggi a Preston New Road nel Lancashire.
Questo campeggio offriva cibo, acqua e riparo. Venivano anche offerti workshop formativi e training per acquisire le competenze richieste dalle azioni dirette. Ovviamente, il campeggio di Preston New Road fu l’occasione per stringere nuove relazioni, che portarono molti a rimanere nei due campeggi permanenti, partecipando all’azione diretta contro il sito di fracking di Cuadrilla.
I campeggi, permanenti o temporanei, permisero agli attivisti di ostacolare i lavori nel sito di Cuadrilla in ogni loro aspetto. Gli attivisti bloccavano regolarmente l’entrata al sito, saltavano dentro i camion lì diretti per fermarli. Alcuni si stendevano sulla strada con le loro braccia infilate in tubi di cemento, per bloccare il traffico in entrata ed uscita dal sito.
Inoltre, per oltre due anni e mezzo, c’è sempre stato qualcuno riparato in un piccolo rifugio dall’altra parte dell’ingresso che annotava gli arrivi e le partenze di persone e veicoli verso e dal sito. Attraverso un’intensa campagna di resistenza, il movimento contro il fracking ha esposto le criticità di questa tipologia di estrazione, portandola all’attenzione dell’opinione pubblica.
La vittoria paga
Il giorno in cui una delle attiviste della protesta a Caudrilla, Carolina Lucasa, fu arrestata, e la sua immagine coprì molte delle prime pagine dei giornali, diventò chiaro a tutti quale fosse il vero volto del fracking. Dopo anni di lotta, il consenso della popolazione per questa tecnica crollò. Tuttavia, a essere colpiti non furono soltanto il consenso per il fracking, ma anche le condizioni economiche per portarlo avanti, in quanto ogni azione degli attivisti ne rallentò drasticamente lo sviluppo.
Nel 2019, le prospettive economiche del fracking erano sprofondate. Lo stesso Boris Johnson, in qualità di primo ministro [dopo le dimissioni di Theresa May neel luglio 2019, ndt], ritenendo che non fosse più nemmeno nell’interesse dei Tories perseguire il fracking, promulgò una moratoria per bloccarlo. Difatti, è probabile che questa decisione gli assicurò una consistente quantità di voti alle elezioni generali di quell’anno [dicembre 2019, ndt].
I combustibili fossili sono tuttora ricercati ed estratti in Regno Unito – come il petrolio a Brockham Surrey – ma il fracking nello specifico non è più permesso.
Questa vittoria, l’abbandono del carbone da parte del Regno Unito entro il 2024, risultato della lotta dei campeggi climatici degli anni 2000, così come il ritiro del piano di investimenti stradali negli anni 90, sono vittorie arrivate grazie a una strategia decisiva: l’uso dei campeggi di protesta.
Gli sgomberi
Oltre a suscitare un diffuso sentimento di entusiasmo, i campeggi di protesta sono stati utilizzati in quanto promotori delle azioni dirette ed essi stessi forma di azione diretta cruciale per le battaglie ambientali. Ad esempio, fu grazie alla presenza di un campeggio vicino al pozzo petrolifero di Brockham nel Surrey, che gli attivisti poterono osservare che, durante la notte, avvenivano trivellazioni illegali alla ricerca di petrolio in siti adiacenti privi, però, delle autorizzazioni comunali.
I campeggi di protesta sono finalizzati alla lotta per la giustizia climatica ed è per questo che il governo ne vuole criminalizzare l’esistenza col Police, Crime and Sentencing Bill.
Attualmente, i campeggi di protesta rappresentano un illecito civile, violazione della proprietà privata; a meno di un esplicito consenso del proprietario (che fu il caso di un campeggio vicino al sito di fracking nel Lancachire). Tuttavia, affinché la prosecuzione abbia seguito, il proprietario deve essere consapevole che è in corso un’occupazione e deve successivamente rivolgersi alle corte civile per ottenere un decreto di proprietà provvisorio che gli consente poi di sgomberare gli occupanti. La procedura richiede tempo, spesso settimane se non mesi, ed è raro che il proprietario riesca a ottenere un decreto di sfratto entro le 24 ore dalla constatazione dell’occupazione.
Pertanto, i campeggi di protesta temporanei, che durano non più di una o due settimane, finiscono prima che un eventuale decreto di sfratto sia notificato. Nel frattempo, gli attivisti hanno smontato le strutture del campeggio e se ne sono andati, lasciando al più il manto erboso calpestato.
La repressione del Police, Crime and Sentencing Bill
Quello che propone il Policing Bill è di rendere l’organizzazione e la partecipazione a un campeggio di protesta un reato. La polizia potrà arrestare le persone immediatamente in quanto campeggiano in un terreno, in quanto osano opporsi alla distruzione ecologica coi loro corpi. È proprio perché la tattica dei campeggi militanti ha funzionato così bene in passato che il governo introduce misure oppressive per distruggerli sul nascere e criminalizzare gli attivisti
Nel passato, sebbene il loro uso nelle azioni dirette abbia portato a degli arresti, questi sono stati una minoranza. Col Policing Bill, le cose potrebbero drasticamente cambiare.
Le persone lavorano duramente per montare e far funzionare un campeggio. Dalla costruzione di padiglioni e cucine, all’organizzazione delle scorte d’acqua e cibo, preparazione del cibo, offerta di sostegno emotivo, cura dei bambini, svolgimento dei tavoli di lavoro; un esercito di persone dedica tempo ed energia per facilitare le azioni dirette che sono programmate grazie ai campeggi.
Molte di queste persone non si aspettano di essere arrestate ne sarebbero disposte a svolgere questo lavoro se lo fossero. Eppure, questa proposta di legge potrebbe colpire efficacemente proprio quel minuzioso lavoro che spesso passa inosservato nell’entusiasmo per le azioni dirette.
Il governo è consapevole di questo dato, e per questo sta appoggiano questa proposta. Sa che i campeggi di protesta funzionano. Sono uno strumento incredibilmente utile nella nostra lotta per la giustizia climatica. Dobbiamo resistere contro questa proposta autoritaria per tutelare il nostro diritto a dissentire in una società democratica. Non possiamo permetterci di perdere questo strumento nella nostra battaglia per la sopravvivenza della vita umana e non umana.
Immagine di copertina: una manifestazione di Reclaim The Power nel 2019.