Ceuta, migliaia di persone attraversano la frontiera a nuoto

A partire da lunedì, 8 mila persone, di cui circa 1.500 minori, hanno raggiunto le spiagge di Ceuta, in seguito ad un allentamento dei controlli ai valichi di frontiera da parte delle autorità marocchine. L’esodo di massa costituisce l’ennesima dimostrazione dell’inadeguatezza delle politiche europee di esternalizzazione delle frontiere, nonché della pressione esercitata dal Marocco in materia di gestione dei flussi migratori. Un articolo di Alessandra Pelliccia, tratto da Progetto Melting Pot.

Negli ultimi giorni 8 mila persone, tra cui moltissime donne e bambini, hanno raggiunto le spiagge di Ceuta su piccole imbarcazioni o a nuoto. Sono entrati da Benzù, a Nord di Ceuta, e dal valico del Tarajal, al confine meridionale della città. In risposta alla “crisi migratoria”, il Governo spagnolo ha schierato l’esercito per rafforzare il sistema di controllo delle frontiere. Delle persone arrivate, circa 1500 sono minori d’età, per i quali si sta cercando una collocazione all’interno delle singole Comunità Autonome; Paesi Baschi, Canarie e Galizia hanno già manifestato la loro disponibilità ad accoglierli. I Collegi degli Avvocati di Melilla e dell’Andalusia hanno offerto di inviare rinforzi al fine di assicurare copertura legale a tutte le persone che stanno arrivando a Ceuta. Mercoledì mattina il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha riferito al Congresso che sono già stati rimpatriati 4.800 migranti, nel quadro degli accordi di riammissione tra la Spagna e il Marocco.

Un cambio di rotta

Nel corso del 2020, a fronte di una diminuzione degli ingressi attraverso la frontiera di Ceuta e Melilla, si sono moltiplicati gli sbarchi sulle coste delle Isole Canarie. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2020 sono entrate irregolarmente in Spagna 41.861 persone, di cui 23.023 sono sbarcate alle Canarie (+756,8% rispetto al 2019). Solo 770 persone sono entrate a Ceuta, di cui 430 per via marittima (-34,4% rispetto al 2019) e 340 per via terrestre (-75% rispetto al 2019)[1].

Il calo degli ingressi attraverso la frontiera Nord del Marocco ha una spiegazione. Essendo uno dei principali Paesi di origine e transito verso l’Europa, il Marocco ha un ruolo chiave nella gestione dei flussi migratori. Nel tentativo di spingere la frontiera più a Sud ed impedire che le persone che migrano dal Marocco e dell’Africa Subsahariana entrino in Europa attraverso Ceuta e Melilla o lo Stretto di Gibilterra, Rabat riceve finanziamenti dall’Unione Europea e dalla Spagna, che hanno fatto accordi con il Governo marocchino. I valichi e le zone circostanti al muro costruito al confine con Ceuta e Melilla sono pattugliati notte e giorno dalle forze ausiliarie marocchine. L’aumento della sorveglianza ha di fatto chiuso la rotta migratoria verso il Nord. Per questo motivo, a distanza di molti anni dalla c.d. crisi dei cayucos del 2006, la rotta atlantica verso le Canarie – una delle più mortali – ha ripreso vigore nel 2020.

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Foto di Antonio Sempere: Devolucion en caliente, aprile 2021

Le relazioni tra Spagna e Marocco

«La Spagna vuol dire in termini di commercio e investimenti niente meno che il 15% del PIL marocchino. Oggi il 50 % delle esportazioni spagnole in Africa hanno come destinazione il Marocco. Numerose imprese spagnole hanno la loro produzione in Marocco. Questi interessi economici generano un comune cuscinetto di interessi che ammortizza i conflitti storici esistenti, anche se non impediscono che di tanto in tanto questi riaffiorino in maniera ricorrente. Tra questi conflitti c’è il tema della delimitazione delle acque territoriali, naturalmente Ceuta e Melilla, temi relativi alla cooperazione economica e allo sfruttamento delle risorse (che è sempre più nelle mani dell’UE), il ruolo politico-militare che deve giocare il Marocco nella strategia del blocco occidentale e, senza dubbio, la questione del Sahara». Spiega Rafael Lara Battlería de la Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía (APDHA). Nonostante si tenti di spostare la porta d’ingresso in Europa più a Sud, a partire dallo scorso lunedì migliaia di persone hanno penetrato i valichi di frontiera raggiungendo le spiagge di Ceuta. A rendere possibile l’ingresso nell’enclave spagnola è stato un allentamento dei controlli delle forze di sicurezza marocchine che, normalmente, pattugliano il confine, impedendo a chiunque di avvicinarsi. C’è chi sospetta che si tratti di una ritorsione da parte del Marocco, in seguito alla decisione del Governo spagnolo di consentire il ricovero in un ospedale iberico di Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario, il movimento per l’indipendenza del Sahara occidentale. L’ambasciatrice del Marocco a Madrid, Karima Bneyaich, è partita per Rabat dopo essere stata convocata dal Governo marocchino.

La gestione dell’immigrazione come moneta di scambio

Quello che sta succedendo a Ceuta dimostra il fallimento delle politiche europee di esternalizzazione delle frontiere e degli accordi con i Paesi terzi di origine e di transito, spesso regimi che non rispettano i diritti umani e per i quali i flussi migratori sono una moneta di scambio, nonché uno strumento di pressione per ottenere vantaggi sul piano politico ed economico. È quello che accade con il Marocco, ma anche con altri Paesi che si trovano alle porte dell’Europa, come la Turchia e la Libia. «Il tema dell’immigrazione non è un tema realmente problematico fino agli anni 80 inoltrati. All’epoca c’era poca immigrazione, prevalentemente di origine marocchina, senza grandi ostacoli dal punto di vista legale. Addirittura nel 1964 Spagna e Marocco hanno firmato un accordo per l’eliminazione del visto per i “sudditi” (sic.) di entrambi i Paesi. A queste condizioni, prima di Schengen, si viaggiava di frequente, per cercare lavoro e, se non si trovava lavoro, si faceva rientro a casa. A poco a poco la comunità marocchina è diventata una delle comunità più antiche e numerose della Spagna. A metà degli anni 90, era la comunità straniera più grande, con 90 mila persone. Tuttavia, a partire dal Trattato di Schengen, vengono gettate le basi di quella che conosciamo come Fortezza Europa, viene costruito il mito dell’immigrazione-problema (criminalizzato a seguito dell’attentato dell’11 settembre a New York, dell’11 marzo a Madrid e del 7 luglio a Londra) e trasformatosi nel dramma che da allora viviamo nel Mediterraneo. Cominciano le pressioni affinché il Marocco svolga il suo ruolo nelle politiche di esternalizzazione (vicinato) disegnate dall’UE. Si tratta di un processo di progressiva esternalizzazione e verticalizzazione delle frontiere, che rende il Marocco corresponsabile del controllo dei flussi migratori e da quello si fa dipendere l’aiuto allo sviluppo e gli accordi di collaborazione». Il Marocco è uno dei Paesi che riceve più fondi da parte dell’Unione Europea per la gestione delle frontiere.

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Foto di Antonio Sempere: Devolucion en caliente, aprile 2021

Un limbo di repressione, burocrazia e disperazione

Come si apprende dal Report Frontera Sur 2021[2] lo scorso anno, con la diffusione del Covid-19, la vita delle persone migranti, rifugiati, sfollati e richiedenti asilo presenti in Marocco è stata particolarmente difficile. Nel Report si legge: «In nessun momento il Governo marocchino ha rispettato il carattere eccezionale della pandemia con riguardo alla materia dell’immigrazione. Durante lo stato di allarme, gendarmi e forze ausiliarie marocchine hanno continuato a smantellare e bruciare gli accampamenti dei migranti di origine subsahariana, specialmente nei boschi di Nador, e hanno continuato con le retate e la detenzione di queste persone trasferendole al Sud. Alla repressione si somma un aumento della burocrazia». L’epidemia ha infatti causato l’interruzione di molti servizi pubblici, lasciando le persone in un limbo giuridico nel quale molti hanno perso il permesso di soggiorno e sono scivolati nell’irregolarità amministrativa. Terminato il periodo di isolamento generale, coloro che hanno provato a rinnovare il proprio titolo di soggiorno, si sono scontrati con i requisiti, più rigidi, introdotti dalle autorità marocchine. «Non solo si richiedevano più documenti, ma anche documenti più difficili da ottenere, tenendo conto che la maggioranza dei migranti di origine subsahariana in Marocco lavorano nell’economia sommersa».

I respingimenti

Mercoledì mattina il Governo ha fatto sapere che oltre 4 mila persone sono già state rimpatriate e che altre centinaia sono volontariamente tornate in Marocco, vedendo che l’accesso alla Penisola era bloccato. Nel 1992 la Spagna e il Marocco hanno concluso un accordo di riammissione, entrato in vigore nel 2012. Inoltre, dal 2005, quando iniziano i lavori di costruzione delle recinzioni al confine di Ceuta e Melilla, si diffonde tra le autorità di frontiera spagnole la prassi delle c.d. “devoluciones en caliente”, ovvero di respingere, senza ulteriori formalità, le persone che tentano di scavalcare il muro, riconsegnandole direttamente alle autorità marocchine. Nel 2015 l’esistenza di un regime differenziato per Ceuta e Melilla ha trovato copertura legale nella disposizione finale prima della Ley Orgánica de Protección de la Seguridad Ciudadana (LOPSC). A novembre dello scorso anno, il Tribunale Costituzionale spagnolo, chiamato a pronunciarsi sulla legittimità del “rechazo en frontera”, ha salvato la norma, pur ribadendo la necessità che i respingimenti vengano effettuati nel pieno rispetto dei diritti umani e del diritto di asilo[3].

La strumentalizzazione dei flussi migratori

Come verificato dall’agenzia di stampa EFE alla frontiera, ieri il Marocco ha chiuso il valico del Tarajal. Non è un caso se, a seguito dell’esodo di massa dei giorni scorsi sulle spiagge di Ceuta, già a partire dalla notte tra martedì e mercoledì gli arrivi sono diminuiti e la situazione è più tranquilla. «Il Marocco approfitta delle debolezze altrui per ottenere sempre nuovi riconoscimenti e controprestazioni alle proprie esigenze e rivendicazioni, sia di natura politica che economica» denuncia Rafael Lara Battlería. «Per questo motivo non si fa scrupoli ad utilizzare la sua stessa gente, disperata per la situazione di miseria in cui vive, spingendola a rischiare la vita per attraversare la frontiera». Cosa c’è dietro gli arrivi degli ultimi giorni a Ceuta? «Può essersi trattato di una forma di pressione in risposta al ricovero del dirigente saharaui Brahim Gali a Logroño, affinché alla Spagna non le venga in mente di modificare di una virgola il proprio appoggio, ingiusto e illegale, al Marocco nella questione del Sahara, può essere che sia stato fatto per ottenere denaro o per qualsiasi altra ragione. A prescindere dal motivo, il dispotico regime marocchino non ha avuto alcun’esitazione nell’aprire i cancelli, spingere migliaia di ragazzini a buttarsi nel mare e creare una situazione umanitaria e politica insostenibile»[4].

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Foto di Antonio Sempere: Devolucion en caliente, aprile 2021

Una situazione insostenibile

Le recinzioni costruite alla frontiera con Ceuta costituiscono un baluardo inespugnabile per le persone migranti e allo stesso tempo pongono l’enclave spagnola in una situazione di isolamento e di quasi totale dipendenza dalla Penisola, con gravi conseguenze sul piano sociale ed economico. «Se la situazione generale è insostenibile, ancora di più lo è tentare di mantenere a tutti i costi questo sistema disumano e crudele di controllo delle frontiere per respingere le persone. Ricordiamoci del disumano accampamento di Calamocarro nel 2000, della morte di persone migranti per gli spari nel 2005, che destò scandalo a livello internazionale (in quell’occasione Zapatero inviò per la prima volta l’esercito alla frontiera)[5]dei continui lavori di manutenzione e rafforzamento del muro, del dispiegamento di forze, delle vittime del Tarajal nel 2014 per lo sparo di gas lacrimogeni e proiettili di gomma da parte della Guardia Civil, dello scempio delle devoluciones en caliente, del carcere a “cielo aperto” per i migranti trattenuti nel CETI… Una situazione che va avanti da anni, di perpetua violazione dei diritti umani più elementari, tra i quali il diritto alla vita, di migliaia e migliaia di persone che giustamente desiderano migrare».

La necessità di canali legali e sicuri

L’arrivo di oltre 8 mila persone sulle spiagge di Ceuta è l’ennesima dimostrazione che le politiche di esternalizzazione delle frontiere non solo non offrono soluzioni durature e permanenti in materia di mobilità umana, bensì favoriscono la strumentalizzazione delle persone migranti al fine di esercitare una pressione politica. Lo denuncia in un comunicato la Comisión Espanola de Ayuda al Refugio (CEAR)[6che, insieme alle altre organizzazioni firmatarie (Andalucía Acoge, Federación SOS Racismo, Iridia y Red Acoge) chiede il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone, attraverso la creazione di vie legali e sicure, affinché chi esercita il proprio diritto alla libera circolazione non debba più mettere a rischio la propria vita; che si garantisca la sicurezza delle persone vulnerabili, come i minori e le possibili vittime di traffico e/o tratta; che si presti un’informazione veritiera, con un focus sui diritti umani, che non faccia da altoparlante ai discorsi di odio e di criminalizzazione. «Dobbiamo continuare ad affermare la necessità di modificare la situazione attuale che si vive a Ceuta e la gestione delle frontiere, mettendo al centro il rispetto dei diritti umani» incalza Rafael Lara Battlería. «Dobbiamo continuare a rivendicare con tutta la nostra energia il rispetto dei diritti delle persone che stanno arrivando a Ceuta, specialmente delle bambine e dei bambini. Siamo uno Stato di Diritto o dipende da quello di cui stiamo parlando?».

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Note

[1] http://www.interior.gob.es/es/prensa/balances-e-informes/2020

[2] https://apdha.org/media/informe-frontera-sur-2021.pdf

[3] L’analisi della sentenza: https://www.meltingpot.org/Ceuta-e-Melilla-il-Tribunale-Costituzionale-si-pronuncia

[4https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/19/ceuta-la-polizia-di-frontiera-del-marocco-apre-i-cancelli-ai-migranti-in-fuga-verso-lenclave-spagnola-il-video/6203194/

[5] https://www.meltingpot.org/Marocco-Ennesima-tragedia-durante-un-assalto-all-enclave

[6https://www.cear.es/migreurop-derechos-ceuta/

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