Infezioni Covid forniscono più immunità rispetto ai vaccini

David McLoone – LifeSiteNews – 17 maggio 2021

Un gruppo di ricercatori israeliani, che sta conducendo uno studio sull’immunità contro la COVID-19, ha scoperto che la protezione dal virus dopo il vaccino sperimentale mRNA della Pfizer non è più efficace rispetto a quella acquisita dopo essere guariti da una precedente infezione, costringendoli a “mettere in dubbio la necessità di vaccinare individui precedentemente infettati“.

Il team di ricerca, composto da accademici dell’Israel Institute of Technology, dello Sheba Medical Center, dell’Università di Tel Aviv e dell’Università Ebraica di Gerusalemme, ha incluso l’intera popolazione di Israele nello studioper valutare l’efficacia protettiva sia della precedente infezione che della vaccinazione nel prevenire la successiva infezione da SARS-CoV-2, l’ospedalizzazione con COVID-19, la malattia grave e la morte dovuta a COVID-19“.

Lo studio di tre mesi – che coinvolgeva quattro serie di gruppi suddivisi in vaccinati, non vaccinati, precedentemente infettati e non precedentemente infettati – ha mostrato che l’efficacia complessiva del vaccino mRNA di Pfizer contro l’infezione era del 92,8%, posizionandosi leggermente più in basso rispetto all’immunità naturale da infezione precedente, che lo studio ha riscontrato essere del 94,8%.

Inoltre, la precedente infezione virale risulta fornire una protezione leggermente maggiore contro la malattia grave al momento della reinfezione rispetto alla vaccinazione in coloro che non avevano avuto la malattia, con il gruppo guarito che ha riportato un’efficacia del 96,4 per cento contro il 94,4 per cento di efficacia della vaccinazione.

L’efficacia del vaccino rispetto ai decessi per Covid-19 è risultata essere del 93,7% negli individui completamente vaccinati, “definiti come 15 giorni o più dopo la seconda dose“. Al contrario, nessun calcolo di efficacia è stato presentato per le persone precedentemente infettate, poiché solo una persona in quel gruppo è morta durante i tre mesi di studio.

I ricercatori hanno utilizzato i dati del Ministero della Salute e dell’Ufficio Centrale di Statistica di Israele per raccogliere informazioni sulla popolazione di tutto il paese, trasformando la loro ricerca nel più completo “studio su larga scala che abbia analizzato la protezione derivante da una precedente infezione da SARS-CoV-2 rispetto al vaccino Pfizer“.

In tutto, i ricercatori hanno concluso che sia la vaccinazione con il vaccino Pfizer che la precedente infezione da COVID-19 mitigano notevolmente “la malattia sia contro la successiva infezione da SARS-CoV-2 che contro altri esiti legati al COVID-19“. Lo studio è in attesa di revisione paritaria.

Gli israeliani hanno avuto l’opportunità di essere vaccinati da quando è iniziato il programma nazionale nel dicembre 2020, con il 77% della popolazione idonea (dai 16 anni in su senza storia di infezione da SARS-CoV-2) che ha accettato l’offerta di vaccinazione prima del 20 marzo 2021.

In questo periodo, nonostante il ministro della salute israeliano Yuli Edenstein abbia affermato che non ci saranno “sanzioni personali contro coloro che scelgono di non essere vaccinati“, le autorità locali hanno fortemente insistito sulla vaccinazione, introducendo il primo schema di “passaporto vaccinale” al mondo, chiamato “Green Pass”.

Alla fine di febbraio, Israele ha iniziato a revocare le rigide misure di isolamento a livello nazionale, concedendo alle imprese “non essenziali” di riaprire al pubblico, a condizione che quei membri del pubblico si siano sottoposti al ciclo completo di vaccinazione approvata dallo stato o possano dimostrare di essere guariti dalla malattia. Il Green Pass è valido solo fino alla fine dell’anno, dopo di che il Ministero della Salute israeliano raccomanda alle persone di richiedere nuovamente la convalida. Non è chiaro se saranno necessari ulteriori vaccini di richiamo per qualificarsi. Indipendentemente dal possesso di un Green Pass, i cittadini sono ancora tenuti al distanziamento fisico e a indossare mascherine.

Ilana Rachel Daniel, una donna israeliana che vive a Gerusalemme, ha raccontato la difficile esperienza degli israeliani che devono affrontare il nuovo regime dei passaporti vaccinali. Ha descritto l’introduzione del regime come la creazione di una “cittadinanza di seconda classe, una vera apartheid medica che sta impedendo ai cittadini sani, rispettosi della legge e che pagano le tasse di entrare nei luoghi di cultura, se non partecipano a questo esperimento“.

“In Israele viviamo una notevole pressione governativa e sociale che ci spinge a partecipare a questo esperimento e se ne parla come se non si trattasse affatto di una sperimentazione, mentre il resto del mondo è pienamente consapevole che si tratta esattamente di questo”, ha lamentato Rachel Daniel.

I dati del Ministero della salute convalidano le preoccupazioni sulla natura affrettata della vaccinazione sollevate da Daniel. Due ricercatori, il dottor Hervé Seligmann, membro della facoltà di Medicina delle malattie infettive e tropicali emergenti all’Università di Aix-Marseille e l’ingegnere Haim Yativ hanno scoperto che, all’inizio di quest’anno, durante un periodo di vaccinazione di cinque settimane, il vaccino sperimentale mRNA di Pfizer ha uccisocirca 40 volte più persone (anziane) di quanto la malattia stessa avrebbe fatto“. Lo studio concludeva anche che, tra i più giovani, questi numeri si aggiungono ai tassi di mortalità 260 volte superiori a quelli che il virus [della] Covid-19 avrebbe causato nell’arco di tempo dato.

Nonostante non ci sia alcuna prova che i vaccini sperimentali, come quello mRNA di Pfizer, prevengano la trasmissione del virus, Edelstein ha detto, a proposito del Green Pass, che “farsi vaccinare è un dovere morale. Fa parte della nostra responsabilità reciproca“. Ed è andato oltre dichiarando: “Chi non si vaccina sarà lasciato indietro“.

Link: https://www.lifesitenews.com/news/previous-covid-infection-provides-more-immunity-than-jab-new-study-finds

Traduzione di Cinthia Nardelli per ComeDonChisciotte

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