La crisi della società attuale è determinata anche dal progressivo dissolversi del senso di comunità e dei valori fondanti della convivenza fra le persone, sostituiti dall’individualismo che ha distrutto ogni legame comunitario creando solitudine e disgregazione, trasformando le persone in perfetti consumatori.
Secondo l’ideologia imperante si deve comprare qualsiasi cosa, competere in lotta con il prossimo, realizzare il massimo profitto e “successo”, non importa con quali mezzi. In questa logica anche l’esposizione parossistica di sentimenti, immagini e pensieri attraverso i social rappresenta la costante richiesta di visibilità e affermazione del proprio io in una esaltazione dell’individuo che deve emergere sempre e comunque.
Essendo soli a combattere la propria battaglia, si cercano tutti i metodi possibili e immaginabili di autorealizzazione, senza ovviamente considerare se essa vada a discapito degli altri o dell’ambiente. Importante è autorealizzarsi, vincere, riuscire, non importa come. Ecco quindi spuntare migliaia di rimedi, corsi, esperti, guru, professionisti, manager, marchi, libri, video in cui vengono proposte ricette miracolose per raggiungere la propria realizzazione e la tanto decantata felicità. Tanti di questi personaggi hanno capito che in giro c’è una tale solitudine, disperazione e frustrazione e che basta inventarsi delle tecniche da venditori di pentole al mercato per guadagnare valanghe di soldi e poi dire: vedete, io sono una persona di successo, potete riuscirci anche voi.
L’individualismo e la frustrazione di massa hanno scatenato business giganteschi. E le metodologie per realizzarsi (che tradotto nella grandissima parte dei casi significa guadagnare più soldi) sono gettonatissime in aziende e corporation di ogni tipo. Tutto va bene se aumenta le performance, e quindi i profitti. Mai chiedersi se quello che si sta facendo danneggia qualcuno o qualcosa. Mai chiedersi se con gli altri ci si comporta male, l’importante è raggiungere il proprio scopo. Meditare, fare yoga, buttarsi con il paracadute e mille altri espedienti che vengono continuamente inventati, aiutano a vincere sul concorrente e ad aumentare le entrate? Ben venga, pure se il lavoro è in una banca armata, nel commercio delle mine anti uomo, se fabbrico centrali nucleari, produco glifosato, vendo prodotti superflui o faccio un qualsiasi lavoro inutile o peggio ancora dannoso per me, per gli altri e l’ambiente. Tutti possiamo aspirare alla autorealizzazione e alla felicità: ma se ciò accade rendendo infelice qualcun altro o danneggiando l’ambiente, è qualcosa che ai profeti del “successo” non interessa. E così anche sulle parole come cambiare lavoro, cambiare vita, felicità, eccetera, sono nate frotte di “esperti” con tanto di metodi infallibili per portare al successo l’individuo e realizzare il suo obiettivo. Peccato che però l’individuo sia comunque inserito in un contesto e se questo contesto è fatto da persone per cui ognuno pensa al suo successo e alla sua autorealizzazione, non importa a scapito di chi o di cosa, la società peggiorerà costantemente e di conseguenza anche l’individuo ne risentirà negativamente.
L’illusione che chiunque possa bastare a se stesso (e spesso può farlo, guarda caso, se guadagna tanti soldi) è uno dei tanti giochi di prestigio che si vendono bene al mercato delle soluzioni magiche. E nel mercato affollato degli imbonitori, ci sono anche quelli che propongono di investire di qua e di là in borsa e poi godersi la vita, come se godersi la vita facendo i parassiti o sfruttando qualcuno da qualche parte del mondo sia una cosa bella e nobile.
Ecco perché nel corso Cambiare vita e lavoro: istruzioni per l’uso (che tengo insieme ad Alessandro Ronca, direttore scientifico del Parco ell’Energia Rinnovabile) non si parla di come migliorare le proprie performance per fregare il prossimo e guadagnare il più possibile o di autorealizzarsi senza preoccuparsi minimamente di quello che ci accade intorno. Non si danno indicazioni su quali azioni di borsa investire, ma invece si parla e si sperimenta, grazie anche ad esempi pratici, come realizzarsi all’interno di un contesto complessivo di cambiamento lavorativo ed esistenziale, che non può prescindere da una società che si deve basare su valori diversi da quelli del profitto e dello sfruttamento di persone e natura. E se tanti cambiano in meglio anche la società cambierà in meglio.
Non diciamo alle persone come fare più quattrini o come trovare il lavoro più redditizio, né spieghiamo loro come distruggere la concorrenza. Il nostro obiettivo è diverso ma è quello che può garantire una esistenza degna di questo nome sul pianeta e non una lotta senza quartiere tra metodi proposti da scaltri personaggi. Ecco perché nel corso Cambiare vita e lavoro si mostrano anche tanti progetti che hanno, tra le altre cose, liberato le persone dalla schiavitù del profitto prima di tutto e ad ogni costo e hanno realizzato una progettualità complessiva che riguarda ogni aspetto dell’esistenza anche in collaborazione e rapporto con gli altri.
Dimostriamo, partendo proprio dal nostro esempio diretto, che è possibile fare delle attività da soli o con gli altri, che abbiano come base di partenza la considerazione del prossimo e la salvaguardia del pianeta. Dove guadagnare non è sinonimo di sfruttare o ammazzarsi di lavoro. Dove la realizzazione passa anche attraverso la cooperazione, il confronto costruttivo, un rinnovato rapporto con la natura e con i nostri simili, che sia in progetti collettivi o perseguendo esperienze individuali ma non con i parametri della società del profitto senza scrupoli.
E’ un cammino diverso da chi dà soluzioni mercantili a caro prezzo ma molto più interessante, costruttivo e lungimirante non solo per se stessi ma anche per le persone che ci stanno a cuore.
QUI PER ISCRIVERSI: L’APPUNTAMENTO È IL 5 E 6 GIUGNO 2021 AL PER, IN UMBRIA