«Eni è partecipata per un terzo dallo Stato, il suo peso nelle dinamiche di potere del Paese è immenso quanto a volte profondamente occulto. È una sorta di “Stato Parallelo”, per riprendere il titolo di un libro di successo dei giornalisti Andrea Greco e Giuseppe Oddo. Inoltre la multinazionale è stata protagonista di numerose inchieste giudiziarie che ruotano intorno alla corruzione e al malaffare»: così l’associazione ReCommon lanciando la sua nuova campagna.
«La sua comunicazione all’insegna del greenwashing è onnipresente, grazie ai suoi ingenti investimenti. Ma gli spot e gli slogan lanciati su giornali, televisioni e social network nascondono solo una vuota retorica su una transizione energetica che l’Eni non ha nessuna intenzione di portare avanti – prosegue ReCommon – Per esempio il cosiddetto piano di decarbonizzazione annunciato da Eni è incentrato su un controverso strumento denominato offsetting (compensazione), che di fatto consente al cane a sei zampe di continuare a generare emissioni da combustibili fossili, in ragione della promessa da parte della società di compensare le proprie emissioni attraverso progetti forestali come i REDD+».
«Il nostro obiettivo non è riformare l’ENI, che riteniamo un’impresa impossibile, quanto quello di arginare il potere del “lupo cattivo”, dando voce alle comunità e ai territori che subiscono gli impatti delle sue attività e vogliono davvero cambiare» conclude l’associazione.