Avrete notato quanto, a partire dalla primavera, il flusso di articoli su Giap sia rallentato, fino a fermarsi negli ultimi venti giorni. Abbiamo pochissimo tempo ed energie da dedicare al blog, principalmente perché siamo immersi nella stesura del romanzo collettivo, La grande ondata del ’78. Dopo anni di lavoro siamo alla fase finale e il collettivo è in pieno “comunismo di guerra”. L’obiettivo è consegnare il testo alla casa editrice – Einaudi – nella prima metà di settembre, per uscire a novembre.
Se aggiungiamo che ciascuno di noi ha anche altri impegni a cui tener fede nel tempo che resta, dalla promozione de La Q di Qomplotto e Il sentiero degli dei a laboratori di scrittura a semplici (che semplici non sono mai) questioni di famiglia, si capirà perché il blog temporaneamente langue. Ma un calendario c’è, da qui a metà luglio almeno cinque post li dovremmo poter garantire.
Intanto doverosi aggiornamenti su La Q di Qomplotto. Che Alegre ha di nuovo ristampato. Siamo alla terza edizione in tre mesi, grazie a tutte e a tutti per il sostegno, l’apprezzamento e il passaparola.
Del libro è da poco tornato a occuparsi – dopo la lunga recensione con cui lo aveva accolto all’uscita – Gad Lerner. Non solo: ne ha scritto il collega Giancarlo De Cataldo, autore di Romanzo criminale e di molte altre opere. Non solo: sono uscite altre recensioni, pare proprio che il libro abbia ispirato un’opera di street art, e un’intervista rilasciata ad hoc da Wu Ming 1 è diventata un mixtape (un «Reyetto Tape») trasmesso su Radio Raheem. Procediamo con ordine.
■ L’ottava puntata de La Q di Complotto è stata registrata dal vivo e di fronte a un pubblico, a Roma, la sera del 20 giugno 2021. La conversazione tra Wu Ming 1 e Gad Lerner è stata l’ultimo evento del festival Contrattacco, svoltosi al centro sociale SCuP!, in via della Stazione Tuscolana. Registrazione a cura di Controtempo. Introduzione di Giulio Calella delle Edizioni Alegre.
Nelle puntate di quest’audioserie, lo ricordiamo, Wu Ming 1 sviluppa i temi del suo nuovo libro confrontandosi con interlocutori e interlocutrici, spesso persone citate nel libro e/o la cui influenza e il cui aiuto sono stati importanti e/o che sono partite dal libro per sviluppare loro riflessioni.
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Come sempre la puntata è su Vimeo, sul canale YouTube delle Edizioni Alegre (che per le note ragioni di degoogling non linkiamo) e, solo audio, su archive.org e su Apple Podcasts.
■ A sorpresa (sorprendente il contesto, non la firma), sul numero di Robinson – supplemento culturale di Repubblica – del 12 giugno scorso è uscita un’ottima recensione de La Q di Qomplotto scritta dal collega romanziere – ma anche magistrato, il che è significativo viste le pagine del libro sul cospirazionismo a sfondo esoterico-satanico in cui troppo spesso indulgono le procure – Giancarlo De Cataldo. La riproponiamo qui.
Ogni complotto inizia per Q
Nei sotterranei del Comet Ping- pong, una pizzeria in Connecticut Avenue, a Washington, DC, si tengono orge sataniche con riti di sangue e la partecipazione di bambini incatenati, custoditi in orrida prigionia. Opera un’autentica setta di pedosatanisti, composta dallo staff di Hillary Clinton, candidata alle elezioni presidenziali del 2016. La voce nasce sul forum 4chan, in realtà una bacheca per immagini, e presto dilaga, invadendo la rete e i media. A rilanciarla, arricchendola di sempre più raccapriccianti particolari, un pugno di blogger e opinion- maker noti per le posizioni di estrema destra e il linguaggio vibrante degli odiatori. Ma quando un giovane follower di nome Maddison si presenta armato al Comet per liberare i piccoli ostaggi, non trova niente di ciò che si era aspettato. Solo quiete famigliole e qualche bevitore solitario. «Avevo informazioni sbagliate» , dice a chi lo arresta. La leggenda, però, non si smonta.
Chi la coltiva cataloga immediatamente Maddison fra i cosiddetti “attori di crisi”: un provocatore mandato dalla setta per seminare incredulità. Il fatto è che è troppo tardi per intervenire: in quel 2016, anno cruciale per le democrazie occidentali, l’Oxford Dictionary ha già metabolizzato il termine “postverità”: aggettivo che denota «circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel plasmare l’opinione pubblica rispetto agli appelli all’emozione e alle convinzioni personali». L’apoteosi della posteverità arriverà un anno dopo, nel 2017, con i primi messaggi firmati Q. Dietro questa identità si celerebbe un agente del Deep State, il governo clandestino in mano a un’organizzazione pedosatanico- demogiudaica denominata Cabal. Una Spectre dai connotati laico- progressisti che complotta per sovvertire l’ordine mondiale, contro la quale si levano combattenti puri di cuore: i QAnon, quelli che non si fanno ingannare, i depositari della vera conoscenza.
Armati di una fede incrollabile nel puro fra i puri: il Presidente Trump. Muove dalle origini di Q questo appassionante libro di Wu Ming 1, La Q di Qomplotto: un oggetto narrativo non identificato — per usare l’espressione coniata dal collettivo di scrittura — nel quale si mescolano saggio, racconto, mise en abyme, e lo spirito guida dell’Umberto Eco del Pendolo di Foucault conduce il lettore alla scoperta di una sorta di teoria generale del complotto. Wu Ming muove da un fatto, si potrebbe dire, personale: Q è il romanzo del collettivo Luther Blissett (del quale Wu Ming è un’evoluzione) incentrato sulle imprese di un agente provocatore, spia doppiogiochista, nell’Europa della Riforma.
Il sospetto che all’origine ci sia una beffa in stile situazionista, poi sfuggita di mano, è forte. Wu Ming indaga. Risale l’albero genealogico della postverità e ne ricostruisce la mappa delle atrocità, dalla caccia alle streghe di Salem ai pogrom, passando per le teorie sulla sostituzione etnica, i Protocolli dei Savi di Sion e l’accusa del sangue, archetipi dell’antisemitismo di ieri e di sempre. Lo scenario cambia, le tecnologie si evolvono, ma le costanti sono immutabili. Da un disagio reale nasce una fantasia di complotto, ossia una narrazione distorta che impianta verità inesistenti. Impressionanti i nomi che si trovano fra gli spacciatori di assurdità: da grandi e santificate firme del giornalismo ad importanti esponenti dell’attuale potere politico- mediatico. Ma quelli in malafede interessano meno degli incolpevoli disperati che si aggrappano alla leggenda come il naufrago alla zattera.
Il problema è che le fantasie di complotto sono difficilissime da eradicare, perché danno sfogo a sogni e bisogni che affondano radici in un malessere diffuso. Wu Ming 1 lo spiega ottimamente — il debunking non funziona: davanti alla doccia fredda della realtà, il sognatore è come un bambino al quale bucano il palloncino.
Le ragioni di una scienza apodittica — “ratiosuprematista” nella definizione dell’autore — rendono odioso il divulgatore soprattutto se è nel giusto. Soltanto una contro-narrazione altrettanto efficace potrà contrapporsi alla postverità. L’assalto a Capitol Hill ha posto fine all’avventura del primo QAnon. In questo libro inquietante, radicale, necessario, ci sono ottimi suggerimenti su come difenderci dal prossimo.
■ Finora la recensione con il titolo più bello è «Cinque cose che si imparano leggendo “La Q di Qomplotto” di Wu Ming 1, cartografia della paranoia del nostro secolo». L’ha scritta Simone Farello ed è apparsa sul blog Tre buoni motivi per leggere. Ecco il pentalogo che la “distilla”:
1. Molte delle stragi che periodicamente avvengono, soprattutto in USA ma anche altrove, sono determinate da cosa può succedere a una persona fragile e instabile quando entra nel tunnel dei complotti.
2. I complotti vengono costruiti sfruttando lo stesso meccanismo di dipendenza del gioco d’azzardo. Chi commercializza il web ha interesse a creare una tossicodipendenza, e i complotti sono roba buona. Si chiama gamification.
3. Il debunking, ovvero lo smascheramento delle fake news e delle narrazioni tossiche, funziona solo se chi lo pratica crea una magia e un’empatia con il pubblico. Solo se non è fondato su un rapporto di potere aggressivo tra chi sa e chi non sa. Per sconfiggere una bella storia falsa ci vuole una bella storia vera.
4. Con una fantasia di complotto installata nella mente potente sbagliata è molto facile rovinare la vita di persone innocenti.
5. Il Paul McCartney ancora vivo è quello vero, e non il suo sosia.
■ «Into The Rabbit Hole», così si chiama l’opera che lo street artist lombardo Luca Font ha realizzato a Montesilvano, provincia di Pescara, in occasione del Pulpa Festival. Per approfondire il tema Font consiglia di leggere La Q di Qomplotto, ne deduciamo che il libro non sia stato estraneo all’ispirazione. In ogni caso il pezzo merita, eccolo qua.
■ Infine, il mix della serie Reyetto Tapes in streaming su Radio Raheem, web radio che prende il nome dall’indimenticabile spaccaorecchie di Do The Right Thing e trasmette dalla Triennale di Milano. Il 31 maggio scorso Frankeeno ha intervistato WM1, la cui voce – risposte e brevi letture – è diventata materia di cut’n’mix, manciata di ritagli da incollare qui e là nel flusso tra pezzi di Pavel Milyakov, Vtgnike, Muslimgauze, Croatian Amor & Varg2tm, Evitceles e chissà chi altri. Dura un’ora e ventiquattro secondi. Buon ascolto.
■ Per quanto riguarda le presentazioni, prima dello stop di luglio e agosto – con coda di tour a settembre-ottobre, ma attenzione, il calendario è già chiuso da tempo – ne rimane una sola, questa:
Mercoledì 30 giugno
CESENA
h. 20, Magazzino Parallelo
via Genova 70.
È un ritorno importante, quello al Magazzino Parallelo. La prima volta dalla morte di Simone. A lui dedicheremo la serata.
Per ora è tutto. Da qui al prossimo speciale, aggiornamenti sul nostro canale Telegram, qui.
La Q di Qomplotto è in libreria ed è anche ordinabile dal sito delle Edizioni Alegre.
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