Ieri, 14 luglio, in Francia decine di migliaia di persone sono scese nelle piazze e nelle strade in una ventina di cttà, tra cui Parigi, Marsiglia e Nantes, per protestare contro le misure annunciate da Macron che prevedono a giorni l’introduzione dell’obbligo di esibire il Green Pass per accedere a luoghi, strutture e servizi (tra cui cinema, bar, ristoranti, ecc) e l’obbligo di vaccinazione Covid per il personale sanitario (che in Italia il Governo ha già introdotto e contro il quale sono già stati presentati ricorsi al Tar da parte di numerosi operatori che non accettano l’imposizione).
La Germania ha preso le distanze dalla decisione francese e la cancelliera Merkel ha detto: “Non intendiamo percorrere questa strada proposta dalla Francia. Siamo all’inizio della fase in cui stiamo ancora promuovendo le vaccinazioni, dove abbiamo più vaccini di quante persone vogliono essere vaccinate”.
Il governo italiano (e con esso praticamente tutti gli “esperti” esposti mediaticamente con dichiarazioni quasi quotidiane su giornali e tv de mainstream, oltre a parlamentari e politici locali) pare invece assai tentato di percorrere una strada analoga a quella scelta da Macron adottando l’obbligo di Green Pass per limitare accessi a servizi e strutture anche se appare chiaro quanto un provvedimento del genere introdurrebbe ulteriori discriminazioni sempre più difficilmente compatibili con i diritti sanciti dalla Costituzione, benché da certe dichiarazioni delle ultime 48 ore emerga come questo non sia più ritenuto un confine così insuperabile (!).
Il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri del Movimento 5 Stelle, ha detto, in una intervista su “Il Messaggero” e ripresa da AdnKronos il 14 luglio, che bisogna fare subito come Macron applicando ed estendendo l’obbligo del Green Pass e ha aggiunto che ritiene giusto eliminare la quarantena per chi ha ricevuto due dosi di vaccino. All’obiezione secondo cui anche i vaccinati possono ammalarsi e contagiare, ha risposto che «nella stragrande maggioranza dei casi la carica virale è molto bassa, dunque chi è vaccinato e viene infettato assai raramente sviluppa sintomi gravi. Questo abbassa anche le probabilità che possa contagiare a sua volta altre persone». Il beneficio del dubbio è concesso solo ai vaccinati…
Poi però lo stesso Sileri ha corretto parzialmente i toni in una intervista a Radio Cusano Campus ripresa, oggi 15 luglio, dall’agenzia di stampa 9Colonna: «Non ho mai detto di applicarlo alla francese. Io ho detto a maggio: abbiamo un green pass, facciamolo, per anticipare le riaperture. Parlare oggi di un green pass alla francese ha senso fino a un certo punto perché con un’Italia ancora tutta bianca e con i contagi ancora bassi può avere un’utilità per i viaggi e per i grandi eventi. Può anche però avere un senso in visione prospettica, ad alcune settimane da oggi. I contagi stanno salendo e quindi noi dobbiamo valutare innanzitutto l’impatto sui nostri ospedali, io credo che sarà un impatto minimo perché oggi i contagi sono prevalentemente tra giovani e tra non vaccinati, quindi i ricoveri saranno sicuramente meno rispetto a quando nessuno era vaccinato. I parametri devono essere basati sulle ospedalizzazioni dovute ai contagi».
Diverse le parole del sottosegretario alla Salute Andrea Costa, politico ligure: «Prevedere il green pass oggi per andare a prendere un caffe’ al bar o al ristorante e’ una valutazione che a mio avviso in questo momento non è necessaria» ha detto a Sky TG24. E ha aggiunto: «Per il green pass un conto e’ se parliamo di stadi o luoghi affollati e discoteche, ma pensarlo per andare a mangiare una pizza e’ forse una misura eccessiva. Dovremo valutarlo, vedremo i dati nelle prossime settimane. Se questa e’ la direzione dovremmo dire con coraggio di pensare all’obbligo vaccinale, non e’ che possiamo passare sotto mentite spoglie questa iniziativa. Se riteniamo che la strada sia l’obbligo vaccinale dobbiamo dirlo agli italiani con chiarezza e assumerci la responsabilità». “Ricordo – ha detto – che il green pass per alcuni eventi e’ gia’ previsto il suo utilizzo, eventi in cui c’e’ un’alta partecipazione. Ogni riflessione deve essere fatta valutando il contesto in cui si fa, oggi nel nostro Paese la situazione dal punto di vista degli ospedalizzati e delle terapie intensive ha dati confortanti”.
A fare il tifo per il modello francese e per la sua introduzione anche in Italia è anche il capogruppo di Italia Viva al Senato Davide Faraone, come riportato da AskaNews, mentre il governatore dell’Emilia Romagna afferma che ritiene giusto applicare (e ampliare l’uso) il Green pass per l’accesso ai luoghi “più complicati” come stadi, impianti sportivi discoteche, ma aggiunge anche che «sul resto sarei cauto».
«Allo stato attuale, nel nostro Paese, non avrebbe senso il Green pass per bar e ristoranti» ha detto anche Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni ai microfoni di Rai Radio1.
Dritto per la via dura si mostra l’assessore al Turismo della Regione Sardegna, Gianni Chessa, che dice, come riportato dall’agenzia di stampa Agi: «È giusto non far entrare nei bar e ristoranti le persone che non si fanno il vaccino o il tampone».
Invece Susanna Ceccardi, europarlamentare della Lega, annuncia, come riportato da ItalPress: «Il Green Pass non sia un’arma discriminatoria nei confronti dei cittadini europei. La proposta di Macron di renderlo obbligatorio per entrare in bar, ristoranti, cinema, esula dalle finalita’ del certificato digitale adottato in tutta Europa dal primo luglio per gli spostamenti turistici e commerciali. Ho presentato un’interrogazione urgente alla Commissione Europea: esiste il rischio che l’adozione di misure come quella annunciata da Parigi ledano le liberta’ dei cittadini e si pongano in contrasto, anche in termini di privacy individuale, con quanto stabilito dalle stesse istituzioni Ue. Queste misure potrebbero rallentare la gia’ difficile ripresa economica e c’e’ il rischio che anche altri Paesi seguano la direzione della Francia. La Commissione intervenga per riportare gli Stati membri a un uso ragionevole del certificato, ovvero di utilizzarlo solo per favorire il transito tra le frontiere».
Si conferma comunque il ragionamento che diventa “accettabile” una certa quota di restrizioni delle libertà… e qui si rischia di accettare una soglia che potrebbe essere spostata passo passo in avanti… come d’altra parte sta avvenendo.
Le posizioni comunque appaiono differenti tra appartenenti a diversi schieramenti politici.
È ancora la Lega in Toscana, come scrive l’AdnKronos, a chiedere alla Regione di rivedere i criteri per il passaggio da zona bianca a zona gialla e di ribadire il no all’estensione dell’obbligo del certificato verde per bar e ristoranti: la richiesta è contenuta in una mozione a prima firma Marco Landi (Lega), che sara’ discussa nel prossimo consiglio regionale.
A introdurre un altro elemento ancora è Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, che durante un webinar promosso da Altems Università Cattolica ha invocato, come riporta l’AdnKronos, “un obbligo simile a quello che è stato elaborato per i medici” anche per gli insegnanti e il personale scolastico. “Non vuoi vaccinarti? Allora non devi andare a insegnare ai bambini, a maggior ragione se questi bambini sono suscettibili” ha detto.
«L’idea francese sul Green Pass non è un modello, è una scelta disperata. Loro sono indietro sulle vaccinazioni. In Italia sarebbe assurdo introdurlo per entrare in uno stabilimento balneare, per mangiare un piatto di pasta o per un caffè al bar. Discoteche, sale da ballo, locali per giovani devono riaprire come nel resto d’Europa e secondo i protocolli di sicurezza. Noi non siamo per gli estremismi. Il vaccino deve essere una scelta consapevole, non un obbligo»: ha detto in una nota il deputato della Lega Edoardo Rixi, responsabile nazionale Infrastrutture e segretario Lega in Liguria.
Ha scritto poi l’agenzia di stampa Ansa: «Sull’ipotesi di obbligo di Green pass, sul modello francese, per prendere parte a eventi pubblici, il Pd si mostra sempre più orientato a considerarla l’opzione migliore. Lo affermano fonti del Nazareno, secondo le quali sarà il governo a valutare la formulazione e la differenziazione per categorie».
E Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, va giù ancora più duro invocando un green pass basato solo sulla vaccinazione, senza nemmeno lasciare la possibilità del tampone; quindi o ci si vaccina o si è fuori da tutto. Che possa essere incostituzionale evidentemente non è che importi un granché…
E c’è chi, come il presidente della Regione Liguria, sdogana il ragionamento, come riportato da ItalPress, che mette gli esercenti davanti a una “scelta” che di scelta non ha proprio nulla: preferite limitare gli ingressi con il Green Pass e controllare che tutti l’abbiano oppure vedervi chiudere le attività?
Intanto il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, a margine di un incontro al Parlamento Ue a Bruxelles, ha già detto che si troverà una “via italiana” all’estensione del certificato verde. Come dire… in qualche modo si farà passare una ulteriore stretta per incentivare alla vaccinazione.
Ma c’è da chiedersi: se veramente la popolazione, come dicono, è nella stragrande maggioranza convinta dell’efficacia e della sicurezza dei vaccini Covid, che bisogno c’è di questi ricatti generalizzati? Se chi non ha intenzione di vaccinarsi o non può farlo rappresenta una percentuale irrisoria, come ci spiegano ogni giorno, perché queste restrizioni così discriminatorie? E se invece, al contrario, la maggioranza della popolazione avesse posizioni differenti da quelle che i media ci dicono, non sarebbe il caso di porsi qualche domanda? Magari cercando di dare riposte convincenti anziché usare il ricatto del Green Pass.
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