Sono i vaccini Covid a selezionare le varianti?

Joseph Mercola
articles.mercola.com

Sono forse i vaccini COVID a provocare le mutazioni del SARS-CoV-2, creando sempre più varianti? O le mutazioni avvengono soprattutto nelle persone non vaccinate? Nel video al termine dell’articolo, il conduttore di The Last American Vagabond, Ignatius Reilly, cerca di dare una risposta scientifica al quesito.

Come notato da Reilly, in realtà, gli Americani non vaccinati sono ancora la maggioranza, nonostante quello che scrivono i media mainstream. Quelli che rifiutano di partecipare ad un esperimento medico di modificazione genetica non sono affatto una piccola frangia.

Siamo la maggioranza, poco più della metà (51%) della popolazione degli Stati Uniti di età superiore ai 18 anni, al 12 luglio 2021. (Più precisamente, il 56% ha ricevuto una dose, e il 49% è completamente vaccinato, con Moderna e Pfizer significa aver ricevuto due dosi [1]).

Sulla base delle prove scientifiche, la narrativa secondo cui le persone non vaccinate sarebbero fabbriche di virus mutati e più pericolosi [del ceppo originale] è semplicemente falsa. Peggio ancora, è l’esatto contrario della verità e nasconde il fatto che la vaccinazione di massa potrebbe metterci tutti in una situazione molto più grave del previsto.

I vaccini spingono i virus a mutare

Come spiegato in “Vaccines Are Pushing Pathogens to Evolve,” pubblicato su Quanta Magazine [2], “Proprio come gli antibiotici generano resistenza nei batteri, i vaccini possono provocare cambiamenti che permetteranno alle malattie di sfuggire al loro controllo.”

L’articolo descrive la storia del vaccino aviario per la malattia di Marek, introdotto per la prima volta nel 1970. Oggi, siamo alla terza versione di questo vaccino, perchè più o meno dopo dieci anni smette di funzionare. Il motivo? Il virus muta per eludere il vaccino. Il virus sta anche diventando sempre più mortale e più difficile da trattare.

Un lavoro del 2015 [3] pubblicato su PLOS Biology aveva verificato la teoria secondo cui sarebbero stati i vaccini a causare le mutazioni dell’herpesvirus che causa la malattia di Marek nei polli. Per farlo, avevano vaccinato 100 polli e ne avevano tenuti 100 non vaccinati. Tutti i volatili erano stati poi infettati con vari ceppi del virus. Alcuni ceppi erano più virulenti e pericolosi di altri.

Nel corso della loro vita, gli uccelli non vaccinati avevano diffuso nell’ambiente per lo più ceppi poco virulenti, mentre quelli vaccinati avevano sparso soprattutto i ceppi più virulenti. Come notato nell’articolo di Quanta Magazine [4]:

“I risultati suggeriscono che il vaccino per la Marek incoraggia la proliferazione dei virus più pericolosi. Questa maggiore virulenza potrebbe dare a questi virus i mezzi per superare la risposta immunitaria dei volatili indotta dal vaccino e far ammalare la popolazione vaccinata.”

I vaccinati possono servire come terreno di coltura per i ceppi mutanti

Come fa notare Reilly [nel video], già prima del 2021, era abbastanza chiaro che i vaccini spingono i virus a mutare in ceppi più pericolosi. L’unica domanda era: fino a che punto?

Ora, all’improvviso, dovremmo credere che la scienza convenzionale aveva sempre avuto torto.

Ecco un altro esempio: NPR, di recente, il 9 febbraio 2021, aveva riferito che “i vaccini possono contribuire alle mutazioni dei virus.” Il corrispondente scientifico di NPR, Richard Harris, aveva scritto [5]:

“Potreste essere a conoscenza del fatto che i batteri possono sviluppare resistenza agli antibiotici e, nel peggiore dei casi, rendere inutili questi farmaci. Qualcosa di simile può accadere anche con i vaccini, però con conseguenze meno gravi.

Questa preoccupazione era emersa soprattutto nel dibattito sull’opportunità o meno di ritardare la dose di richiamo del vaccino, questo per poter permettere a più persone di usufruire rapidamente della prima somministrazione. Paul Bieniasz, un ricercatore della Howard Hughes alla Rockefeller University, è del parere che che questo maggior intervallo di tempo lascerebbe le persone con un’immunità solo parziale più a lungo del necessario.”

Secondo Bieniasz, gli individui parzialmente vaccinati “potrebbero servire al virus come una sorta di terreno di coltura per acquisire nuove mutazioni.” Questo è esattamente ciò che dicono dei non vaccinati quelli che non comprendono la selezione naturale.

È importante rendersi conto che i virus mutano continuamente e, se somministrate ad una persona un vaccino che non blocca completamente l’infezione, allora il virus muterà per eludere la risposta immunitaria di quella persona. Questa è una delle caratteristiche distintive dei vaccini COVID, che non sono stati progettati per bloccare l’infezione. Permettono che l’infezione si verifichi e, nel migliore dei casi, ne attenuano i sintomi. Come notato da Harris [6]:

“Questa pressione evolutiva è presente in qualsiasi vaccino che non blocca completamente l’infezione … Molti vaccini, a quanto pare, compresi i vaccini COVID, non impediscono completamente che un virus si moltiplichi all’interno dell’organismo, anche se questi vaccini dovrebbero preveniere i sintomi gravi della malattia .”

In breve, come i batteri mutano e diventano più forti per sopravvivere all’assalto degli agenti antibatterici, anche i virus possono mutare negli individui vaccinati che si reinfettano e, in queste persone, il virus muterà per eludere il sistema immunitario. In una persona non vaccinata il virus non incontra quella pressione evolutiva che lo costringe mutare in qualcosa di più forte. Quindi, se il SARS-CoV-2 dovesse mutare in ceppi più letali, la vaccinazione di massa sarebbe la causa più probabile.

Le varianti COVID sono più simili tra loro di quanto si pensi

Ora, la paura delle varianti è solo questo: paura. Mentre alcune varianti del SARS-CoV-2 sembrano diffondersi più facilmente, sono anche meno pericolose. La variante Delta, per esempio, è associata a sintomi influenzali più convenzionali, come rinorrea e mal di gola, piuttosto che ai sintomi caratteristici della COVID-19, come respiro affannoso e perdita dell’olfatto [7].

In un’intervista per il documentario “Planet Lockdown ” [8] , Michael Yeadon, Ph.D., un ricercatore di scienze biologiche ed ex vicepresidente e capo scienziato di Pfizer, ha sottolineato la frode che riguarda le varianti. In realtà le definisce delle “scimmiette,” perché sono quasi identiche all’originale. E, come tali, non rappresentano una minaccia più grave dell’originale.

“È abbastanza normale per i virus RNA, come il SARS-CoV-2, fare ‘errori tipografici’ al momento della replicazione,” spiega Yeadon. “Hanno un ottimo sistema di rilevamento e correzione degli errori, quindi non fanno troppi errori di battitura, ma ne fanno alcuni, e questi vengono chiamati varianti.

È importante sapere che la variante che più si discosta dalla sequenza identificata a Wuhan, … si differenzia solo per lo 0,3% dalla sequenza originale.

Lo dirò in un altro modo. Se trovate la variante più diversa possibile, sarà comunque identica per il 99,7% alla versione originale, e vi posso assicurare che …con questa differenza NON è assolutamente possibile definirlo come un virus diverso.”

Il sistema immunitario è un sistema multifunzionale, che permette all’organismo di predisporre difese contro tutti i tipi di minacce. Parassiti, funghi, batteri e virus sono i principali. Ognuno di questi opera con modalità proprie e il sistema immunitario è in grado di affrontarli tutti, usando una serie di meccanismi diversi.

Se sarete suscettibili alle varianti ha molto poco a che fare con la presenza o meno di anticorpi contro il SARS-CoV-2, perché gli anticorpi non sono la difesa primaria contro i virus, questo è compito delle cellule T. Questo significa che fare richiami per le diverse varianti non aiuta, perché questi richiami non rafforzano l’immunità data dalle cellule T.

L’importanza delle cellule T è nota da tempo, e il loro ruolo nella COVID-19 era già stato confermato all’inizio della pandemia. Gli scienziati volevano scoprire se i pazienti che erano guariti dal SARS-CoV-1, responsabile dell’epidemia di SARS scoppiata 17 anni fa, potessero avere l’immunità contro il SARS-CoV-2. Come si è scoperto, ce l’avevano.

Avevano ancora cellule T di memoria contro il SARS-CoV-1 e queste cellule riconoscevano anche il SARS-CoV-2, nonostante [i due virus] fossero simili solo all’80%. Ora, se una differenza del 20% non era sufficiente per ingannare il sistema immunitario di questi pazienti, perché ci si dovrebbe preoccupare di una variante che, al massimo, differisce dello 0,3% dal SARS-CoV-2 originale?

“Quando i vostri scienziati governativi vi dicono che una variante che è diversa dello 0,3% dal SARS-CoV-2 potrebbe comportarsi come un nuovo virus ed essere una minaccia per la vostra salute, dovreste sapere, e ve lo dico io, che stanno mentendo,” dice Yeadon.

“Se stanno mentendo, e lo stanno facendo, è perché l’industria farmaceutica sta facendo dei vaccini di richiamo? … Non c’è assolutamente nessuna giustificazione possibile per la loro produzione.”

Le mutazioni sono un’ottima cosa per il business dei vaccini

Naturalmente, fomentando la paura delle varianti, i produttori di vaccini si assicurano un flusso costante di persone disposte a partecipare come cavie al loro schema commerciale a scopo di lucro. Pfizer prevede di chiedere l’autorizzazione EUA per un terzo richiamo COVID nell’agosto 2021, come riporta Bloomberg [9]. Secondo il capo della ricerca di Pfizer, il dottor Mikael Dolsten, i dati iniziali suggeriscono che una terza dose dell’attuale vaccino Pfizer può aumentare i livelli di anticorpi neutralizzanti da cinque a dieci volte [10]. L’azienda sta anche lavorando su formulazioni specifiche per la variante.

Dolsten fa riferimento ai dati di Israele, dove il vaccino mRNA di Pfizer è stato somministrato in esclusiva, che mostrano un recente aumento dei casi di rottura [infezioni post vaccinali]. Questo suggerirebbe che la protezione inizia a diminuire più o meno dopo sei mesi. Per ora, la FDA non raccomanda richiami [11], ma questa situazione può cambiare in qualsiasi momento e, molto probabilmente, cambierà.

Pfizer ha recentemente annunciato che intende aumentare il prezzo del suo vaccino COVID una volta che la pandemia sarà terminata [12] e, durante una recente conferenza per gli investitori, il direttore finanziario di Pfizer, Frank D’Amelio, ha detto che ci sarà una “significativa opportunità” per i profitti una volta che il mercato sarà passato ai richiami annuali [13].

In un articolo dell’aprile 2021, The Defender aveva riportato i profitti previsti per gli attuali vaccini COVID e per i relativi richiami nei prossimi anni [14]:

Pfizer si aspetta un fatturato minimo da 15 a 30 miliardi di dollari nel solo nel 2021.

Moderna prevede un fatturato di 18,4 miliardi di dollari nel 2021; Gena Wang, analista di Barclays, prevede che il fatturato dell’azienda sarà di circa 12,2 miliardi di dollari nel 2022 e di 11,4 miliardi di dollari nel 2023.

Johnson & Johnson prevede un fatturato di 10 miliardi di dollari nel 2021

Ci aspetta un tapis roulant di vaccini

Per come sono andate le cose, sembra inevitabile che ci troviamo di fronte ad un tapis roulant di vaccini, dove, a causa delle nuove varianti, ci sarà la “necessità” di richiami su base regolare. I richiami porteranno anche alla “necessità” di passaporti vaccinali per tenere traccia di tutto. Come riportato da The Defender [15]:

“I richiami annuali per la COVID sono musica per le orecchie degli investitori. Alcuni scienziati indipendenti avvertono però [16] che cercare di superare in astuzia il virus con richiami progettati per affrontare la prossima variante potrebbe ritorcersi contro, creando un’ondata infinita di nuove varianti, ognuna più virulenta e trasmissibile di quella precedente…

Secondo Rob Verkerk Ph.D., fondatore, direttore scientifico ed esecutivo di Alliance for Natural Health International, le varianti possono diventare più virulente e trasmissibili, comprese anche mutazioni di fuga immunitaria (o da vaccino), se continueremo con il tapis roulant dei vaccini, cercando di sviluppare nuovi prodotti per cercare di superare in astuzia il virus.

Verkerk ha detto che “se mettiamo tutte le nostre uova” nel cesto dei vaccini che mirano proprio alla parte del virus che è più soggetta a mutazioni, sottoporremmo il virus ad una pressione seletiva che favorirà lo sviluppo di varianti di fuga immunitaria.”

Il vaccinologo Dr. Geert Vanden Bosche [17], il cui curriculum include collaborazioni con GSK Biologicals, Novartis Vaccines, Solvay Biologicals e la Bill & Melinda Gates Foundation, il 6 marzo 2021 aveva inviato una lettera aperta [18] all’Organizzazione Mondiale della Sanità, in cui avvertiva che l’implementazione di una campagna globale di vaccinazione di massa al culmine di una pandemia avrebbe potuto creare un “mostro incontrollabile,” e questo grazie alla pressione evolutiva, che avrebbe forzato la selezione di nuove e potenzialmente più pericolose mutazioni.

“Non c’è dubbio che le continue campagne di vaccinazione di massa permetteranno alle nuove varianti virali più infettive di diventare sempre più dominanti, varianti che in seguito causeranno un drammatico aumento dei nuovi casi, nonostante gli aumentati tassi di copertura vaccinale. Non c’è il minimo dubbio che questa situazione porterà presto alla completa resistenza delle varianti circolanti nei confronti degli attuali vaccini,” aveva scritto Bossche [19].

I vaccini COVID-19 salveranno delle vite? Probabilmente no

Come notato nell’articolo del BMJ [20] “Will COVID-19 Vaccines Save Lives? Current Trials Aren’t Designed to Tell Us,” [I vaccini COVID-19 salveranno delle vite? I lavori clinici attuali non sono progettati per dircelo] del redattore associato Peter Doshi, mentre il mondo sta scommettendo sui “vaccini” a modifica genetica come soluzione alla pandemia, i relativi studi clinici non erano nemmeno stati progettati per rispondere a domande chiave, tipo se questi prodotti avrebbero potuto effettivamente salvare delle vite.

In una risposta del 23 ottobre 2020 [21] a quell’articolo, il dottor Allan Cunningham, un pediatra in pensione, aveva fornito un riassunto di lavori risalenti addirittura al 1972, dimostrando che i vaccini sono sempre stati notoriamente inefficaci. In molti casi, i decessi erano effettivamente aumentati parallelamente all’aumento dei tassi di vaccinazione, suggerendo che [i vaccini] potrebbero addirittura avere avuto un effetto netto negativo sul tasso di sopravvivenza.

Cunningham elenca anche studi secondo cui i Centers for Disease Control and Prevention avrebbero sovrastimato le statistiche di mortalità dell’influenza, nel tentativo di aumentare le richieste del vaccino antinfluenzale. Stanno chiaramente facendo la stessa cosa con le statistiche di mortalità della COVID-19. Se la gente non fosse stata ingannata dalle autorità governative sulla vera letalità della COVID-19, metà del Paese non si sarebbe rimboccata la manica per farsi fare un’iniezione sperimentale di modifica genetica. Come notato da Cunningham [22]:

“2020: Uno studio della durata di 14 anni aveva scoperto che i vaccini antinfluenzali erano associati a un aumento dell’8,9% del rischio di mortalità per tutte le cause negli uomini anziani … Durante sei stagioni a predominanza A/H3N2 l’aumento della mortalità per tutte le cause era stato del 16,6%! …

La sfortunata storia dei vaccini antinfluenzali dovrebbe metterci in guardia dal ripetere il processo con i vaccini Covid-19. Peter Doshi potrebbe sottovalutare il caso quando suggerisce che i vaccini antinfluenzali non hanno salvato vite. La storia di cui sopra e altre osservazioni suggeriscono che, nel lungo periodo e a livello di intere popolazioni, le campagne influenzali stagionali sono effettivamente costate delle vite…

Questa idea è difficile da accettare, di fronte alla massiccia pubblicità e agli articoli sull’”efficacia del vaccino.” I vaccini forniscono una modesta protezione a breve termine contro l’influenza stagionale, ma gli studi VE [Virtual Experimentation, sperimentazione virtuale] ignorano completamente gli effetti avversi (ad esempio febbre alta, convulsioni, narcolessia, sindrome oculo-respiratoria, sindrome di Guillain-Barre) … Non abbiamo bisogno di un altro tapis roulant di vaccini che potrebbe fare più male che bene.”

La selezione naturale vincerà

Mentre andiamo avanti, è di fondamentale importanza tenere a mente queste lezioni di scienza imparate con sacrificio e non farci guidare della propaganda politica. La propaganda non è scienza. Non confondete le due cose.

Se c’è un lato positivo in tutto questo pasticcio, è il fatto che sempre più persone stanno incominciando ad istruirsi su salute, biologia, virologia e vaccinologia. Questi sono argomenti molto interessanti e, proprio per cercare di distinguere la verità dalla finzione, molti iniziano ad ascoltare medici e scienziati in grado di chiarire le motivazioni scientifiche dietro a tutto questo.

Negli Stati Uniti, le evidenti e lampanti bugie, la propaganda e la censura esagerata stanno iniziando a sensibilizzare decine di milioni di persone sulle frodi dei vaccini; non solo dei vaccini COVID, ma di tutti gli altri. Diventa ogni giorno più facile distinguere i ciarlatani dal vero McCoy, perché chi dice la verità spiega effettivamente come funzionano le cose, mentre i propagandisti si destreggiano con frasi fatte e attaccano chi fa domande.

In chiusura, ecco altri due estratti da articoli che descrivono in dettaglio come i vaccini inducano inevitabilmente la mutazione virale attraverso il meccanismo della selezione naturale. Quanta Magazine scrive [23]:

“Ricerche recenti suggeriscono … che alcune popolazioni di patogeni si stanno adattando a sopravvivere in un mondo vaccinato … Proprio come la popolazione dei mammiferi era esplosa dopo l’estinzione dei dinosauri perché per loro si era aperta una grande nicchia, alcuni microbi hanno preso il posto dei concorrenti eliminati dai vaccini.

L’immunizzazione sta anche facendo emergere varianti genetiche di agenti patogeni una volta rare o inesistenti, presumibilmente perché gli anticorpi indotti dal vaccino non sono in grado di riconoscere e attaccare le forme mutate, che appaiono diverse dai ceppi originali coperti dal vaccino.

E i vaccini sviluppati contro alcuni degli agenti patogeni più pericolosi del mondo – malaria, HIV, antrace – sono basati su strategie che potrebbero, secondo i modelli evolutivi e gli esperimenti di laboratorio, incoraggiare gli agenti patogeni a diventare ancora più pericolosi [24]. I biologi evolutivi non sono affatto sorpresi che stia accadendo proprio una cosa del genere.

Un vaccino è una nuova forma di pressione selettiva esercitata su un patogeno e, se il vaccino non elimina completamente il suo bersaglio, allora i patogeni rimanenti, quelli con più fitness, quelli capaci comunque di sopravvivere in un mondo immunizzato, diventeranno più comuni.

Se non teniamo conto del fatto che i patogeni si evolvono in risposta ai vaccini,” ha detto Paul Ewald, un biologo evolutivo dell’Università di Louisville, “allora non capiamo davvero la selezione naturale.”

Allo stesso modo, Alliance for Natural Health International sottolinea [25]:

“‘I mutanti di cui preoccuparsi’ sono chiaramente al centro della nostra attenzione. Una domanda importante è: stanno crescendo o diminuendo di frequenza? In alcuni Paesi, compresi quelli in cui le vaccinazioni hanno interessato la maggioranza della popolazione … stanno aumentando e sono già diventati dominanti … Questo dovrebbe essere un grosso campanello d’allarme per chiunque abbia una ragionevole comprensione del fenomeno della pressione evolutiva sui virus con capacità patogene.

Più infezione – inclusa l’infezione silente in persone asintomatiche (anche se ridotta dalla vaccinazione) – fornisce più opportunità di mutazione. Se continuiamo ad allungare il tempo necessario al virus per diventare semplicemente un altro componente endemico della nostra virosfera, ci saranno più opportunità e più mutazioni. Più o meno come una partita alla roulette russa – quindi perché non cominciamo a valutare le nostre possibilità?

Se le varianti diventano sia più trasmissibili che più virulente, includendo anche mutazioni di fuga dal sistema immunitario (o dal vaccino) – tutte tendenze a cui stiamo assistendo in alcune parti del mondo – tra un po’ di tempo potremmo trovarci in guai seri.

In ogni caso, rimaniamo sempre sul tapis roulant del vaccino (o dell’anticorpo monoclonale), cercando di sviluppare nuovi vaccini (o terapie con anticorpi monoclonali) che vorrebbero superare in astuzia il virus, quando invece dovremmo renderci conto che sarà il virus che continuerà a superarci in astuzia, se manterremo su di esso una pressione selettiva così intensa …

Permettetemi di aggiungere un altro concetto di natura prettamente ecologica: l’immunità di gregge. Il concetto di base usato dagli scienziati del governo, secondo cui circa il 70% della popolazione deve essere vaccinata o esposta al virus per raggiungere l’immunità di gregge è sbagliato.

Si basa su una serie di presupposti inapplicabili: la mescolanza perfetta della popolazione e la totale sterilizzazione del virus nelle persone vaccinate e in quelle esposte al virus selvaggio sono due [di questi presupposti]. Non è assolutamente così. Nel mondo reale, la situazione è molto più complessa che in un modello idealizzato.

Randolph e Barreiro ci ricordano nella loro recensione [26] sulla rivista Immunity che “i fattori epidemiologici e immunologici, come la struttura delle popolazioni, la variazione delle dinamiche di trasmissione tra le popolazioni e l’immunità calante, porteranno a variazioni della protezione indiretta conferita dall’immunità di gregge.”

Nelle persone vaccinate, gli anticorpi specifici all’antigene si legheranno saldamente alle particelle virali e spiazzeranno in modo competitivo gli anticorpi naturali, dando alle persone vaccinate potenzialmente meno immunità crociata verso le forme varianti più infettive, e ll contagio continuerà ad espandrsi.”

Joseph Mercola

Riferimenti:

Fonte: articles.mercola.com
Link: https://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2021/07/20/covid-vaccine-drives-mutations.aspx
20.07.2021

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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