Il senatore Mattia Crucioli ha scritto una lettera aperta al capo dello Stato dopo che questi aveva definito “un dovere morale” vaccinarsi per il Covid. Crucioli sostiene che è invece «la discriminazione» a essere «immorale e daanosa». Ed elenca tutti i rischi, le perplessità e le contraddizioni legate ai vaccini utilizzati. Anche se poi chiude la lettera con una sorta di “apertura” all’eventuale introduzione di un obbligo di legge che rende veramente singolare la conclusione e che pare stridere con quanto spiegato, peraltro con accuratezza, nel resto del testo. Tanto che viene da chiedersi dove si voglia arrivare…
Lasciamo che chi legge tragga le proprie conclusioni…
Di seguito il testo che il senatore ha pubblicato sulla sua pagina Facebook.
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Egregio Presidente,
la Sua affermazione secondo cui vaccinarsi costituirebbe un “dovere morale”, effettuata a pochi giorni dall’approvazione del D.L. 105/2021 (che, a partire dal 6 agosto introdurrà notevoli limitazioni per i soggetti che non sono in possesso del lasciapassare vaccinale) mi ha molto colpito per diversi motivi.
La prima ragione di stupore è che Lei taccia implicitamente di “immoralità” coloro che non intendono vaccinarsi contro il Covid 19, nonostante il nostro ordinamento tuteli tale libertà di scelta.
E’ noto, infatti, che l’art. 32 della nostra Costituzione garantisce la libertà di cura, riservando alla legge l’imposizione di qualsivoglia trattamento sanitario, che deve dunque essere attentamente valutata in sede parlamentare; il “dovere” di vaccinarsi, pertanto, non soggiace a valutazioni di moralità se non nella misura in cui tali valutazioni abbiano trovato positiva estrinsecazione in un obbligo di legge.
Peraltro, la Corte Costituzionale (ex multis Sent. n. 307/90 e n. 258/94) ha a più riprese chiarito che la legge, per introdurre un obbligo vaccinale compatibile con l’art. 32 Cost., debba necessariamente rispettare i seguenti requisiti:
a) il trattamento deve migliorare o preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato e, contemporaneamente, preservare lo stato di salute della collettività;
b) vi deve essere la previsione che il trattamento non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali in ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili;
c) nell’ipotesi di danno ulteriore alla salute del soggetto sottoposto al trattamento obbligatorio deve essere prevista comunque la corresponsione di una “equa indennità” in favore del danneggiato.
Tali sono, dunque, i presupposti che consentono di ipotizzare un dovere di solidarietà (che dovrebbe in ogni caso tradursi in legge e non in discutibili censure morali); nel caso dei vaccini contro il Covid 19, non solo – quantomeno fino ad oggi – un dovere di tal fatta non è stato introdotto nel nostro ordinamento, ma sarebbe persino lecito dubitare della sussistenza dei primi due requisiti enunciati dalla Corte, mentre è certamente carente il terzo.
I dubbi sulla tollerabilità dei potenziali effetti negativi per coloro che si assoggettano al vaccino risiedono nelle seguenti circostanze:
– l’autorizzazione per i vaccini anti Covid 19 – ottenuta in appena un anno a fronte di tempi di sperimentazione e verifica che normalmente superano i 7 anni – risulta “condizionata”, ovvero “si basa su dati meno completi rispetto a quelli richiesti per una “normale” procedura di approvazione e immissione in commercio e le aziende sono obbligate a fornire entro determinate scadenze ulteriori dati per confermare che i benefici continuano a superare nettamente gli eventuali rischi” (cfr. “Sviluppo, valutazione e approvazione dei vaccini contro Covid- 19” nel sito epicentro.iss.it);
– secondo la valutazione della stessa Pfizer, non sarebbe possibile prevedere gli effetti del vaccino nel lungo periodo, poiché non è stato possibile rispettare il protocollo standard;
– i test per stabilire genotossicità e cangerotossicità termineranno solo nell’ottobre del 2022;
– per la fascia di età 12-17 anni, la sperimentazione ha riguardato un numero così esiguo di soggetti da far dichiarare al Dott. Thomas Mertens, virologo a capo della commissione tedesca STIKO, che “con questi 1.100 bambini vaccinati (studio Pfizer/BioNTech), non solo non si possono escludere rari effetti collaterali, ma non si può effettivamente escludere nulla oltre il 5%. Ciò significa che questo numero di bambini vaccinati nello studio è semplicemente troppo basso per fare una dichiarazione affidabile sulla sicurezza in questa fascia di età”;
– per la suddetta fascia di età, l’esigua sperimentazione effettuata ha fatto comunque emergere rilevanti controindicazioni, riportate negli articoli pubblicati dal British Medical Journal il 13 luglio 2021 (“Covid-19 vaccines fot children: hypothetical beneficts to adults do not outweight risks to children”) e 9 luglio 2021 (“Should we delay covid-19 vaccination in children?”), riferite anche dal Prof. Giovanni Frajese, endocrinologo, e dal Prof. Alessandro Capucci, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, nella conferenza tenutasi in data 16/6/2021 presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica; a quanto risulta allo scrivente, il persistere di dubbi nella comunità scientifica, ed in particolare l’aumento in modo significativo dei casi di miocarditi precoci documentato dal Center for disease control, ha indotto Inghilterra, Germania, Olanda, Belgio e Irlanda a non consigliare la vaccinazione di massa ai minori, pacificamente meno soggetti agli effetti più gravi del Covid 19;
– dubbi sul bilanciamento tra rischi e benefici del vaccino AstraZeneca per la popolazione di età inferiore a 40 anni sono stati rappresentati anche nella lettera pubblicata il 5 giugno di quest’anno da 24 medici vaccinatori genovesi.
A fronte dei predetti dubbi sulla tollerabilità delle conseguenze indesiderate nei confronti dei singoli e del positivo bilanciamento tra rischi e benefici – quantomeno in alcune fasce di età -, sussistono anche dubbi sulla misura della capacità di tutela della salute collettiva, che originano dalle seguenti circostanze:
– alla certezza dell’alta efficacia dei vaccini nella protezione dalle conseguenze peggiori della malattia, non corrisponde altrettanta certezza nella drastica riduzione della possibilità di contagio: dall’ultimo report dell’ISS aggiornato al 21 luglio, nella fascia di età dai 12 ai 39 anni risultano 66.1 positivi ogni 100 mila vaccinati con ciclo completo, 124.9 positivi ogni 100 mila vaccinati con una sola dose e 146.6 positivi ogni 100 mila non vaccinati; recentemente l’epidemiologo Thorolfur Gudnason, a cui il governo Islandese ha affidato il coordinamento della avanzatissima campagna vaccinale dell’isola, ha dichiarato “i vaccini non funzionano come speravamo, sulla variante Delta perdono efficacia e i vaccinati si contagiano e si ammalano;
– secondo l’opinione di alcuni scienziati l’utilizzo di vaccini c.d. “imperfetti”, ovvero che non impediscono l’infezione, aumenterebbe il rischio di selezionare nuove varianti; tale tesi è sostenuta, in particolare, dal Dott. Marco Cosentino – Prof. Ordinario di Farmacologia – che, pur rilevando l’assenza di studi condotti sull’uomo, fa riferimento allo studio pubblicato su Plos Biology Journals in data 27/7/2015 (“Imperfect Vaccination Can Enhance the trasmission of highly virulent pathogens”) il quale dimostrerebbe con chiarezza come un vaccino imperfetto promuova la selezione di varianti più aggressive. La medesima tesi sembrerebbe sostenuta dal Direttore della Uoc Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata Massimo Andreoni, in un articolo apparso sul quotidiano Repubblica a febbraio 2021.
Infine, allo stato è pacificamente assente la previsione di un equo indennizzo in caso di conseguenze negative per il vaccinato; tale requisito di solidarietà reciproca tra il singolo e la collettività è, come ricordato, il terzo presupposto menzionato dalla Corte Costituzionale per ipotizzare un dovere di vaccinazione; tale carenza è tantopiù grave ove si consideri che, per contro, è stata di recente (con D.L. 44/2021) introdotta la clausola di esclusione di responsabilità per i sanitari impegnati nella campagna vaccinale in caso di morte o danni ai vaccinati.
Concludendo sul punto, in assenza di un obbligo di legge e financo della ragionevole certezza della sussistenza dei requisiti previsti dalla Corte Costituzionale per giustificare l’obbligo vaccinale de quo, ho trovato priva di fondamento la Sua affermazione circa l’asserita esistenza di un “dovere morale” di tal fatta.
La Sua affermazione mi pare grave nella misura in cui sia volta a suscitare riprovazione sociale nei confronti dei non vaccinati, rafforzando così la discriminazione introdotta dal D.L. 105/2021 nei confronti di coloro che, non vaccinandosi o non sottoponendosi a frequenti tamponi a pagamento, non potranno accedere al lasciapassare denominato “certificazione verde” e si vedranno, conseguentemente, limitare significativamente le proprie libertà fondamentali.
La discriminazione che le sue affermazioni potrebbero contribuire ad avvalorare appare, innanzitutto, in contrasto con il Regolamento UE 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio che, nel regolamentare i certificati interoperabili di vaccinazione, ha avuto cura di specificare che “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti Covid 19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate”.
Quel che è peggio, tale discriminazione sta inducendo i genitori di molti minori a vaccinare i propri figli, mettendo a rischio in taluni casi la salute di questi ultimi in assenza di comprovati vantaggi per i ragazzi o per la collettività, non sempre per reale convinzione bensì per evitare l’infondato biasimo sociale ormai fomentato e per non incorrere nelle restrizioni comminate.
Questa discriminazione – e non già la scelta di non vaccinarsi – è immorale e dannosa.
E’ parimenti immorale l’immenso guadagno delle case farmaceutiche produttrici dei vaccini, capace di ingenerare macroscopici conflitti di interessi nel mondo scientifico, così come nei media, che ogni qualvolta siano condizionati anche da interessi di natura politica non possono essere ritenuti imparziali.
E’ immorale che i contratti con le aziende che producono tali vaccini siano stati secretati e che, a quanto sembra, prevedano clausole di esonero della responsabilità in cui gli stati acquirenti – riconoscendo che gli effetti a lungo termine e l’efficacia del vaccino non sono attualmente noti e che potrebbero esserci effetti negativi del vaccino attualmente non noti – accettano di indennizzare, difendere e mantenere indenni i produttori da e contro qualsiasi causa, reclamo, azione, richiesta, perdita, danno, responsabilità, transazione, sanzione, multa, costo e spese.
E’ immorale che il Governo abbia omesso di dare fattivo riscontro all’ordine del giorno unitario votato dal Senato in data 8/04/2021 e volto al potenziamento delle cure territoriali.
E’ immorale la comunicazione schizofrenica e di pessimo livello nella campagna vaccinale, che pure, per il supporto informativo e di “sensibilizzazione”, può contare su parte dei 1.238.648.000 € messi a disposizione del Commissario straordinario – per il solo 2021- ai sensi dell’art. 40 del d.l. 41/2021: ricordiamo tutti i continui e repentini cambi di rotta sulle fasce di età consigliate per il vaccino Astrazeneca, sulle tempistiche tra le due dosi o sulla possibilità o meno di fare mix tra vaccini.
E’ immorale, infine, l’ingerenza della politica in seno alle organizzazioni scientifiche, emersa da ultimo nelle intercettazioni telefoniche tra il Vice Presidente dell’OMS, Ranieri Guerra, e il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, nonché coordinatore del CTS, Franco Locatelli, con il coinvolgimento del Capo di Gabinetto del Ministro Speranza, Goffredo Zaccardi, in relazione alla modifica del report dei ricercatori dell’ufficio regionale dell’OMS con sede a Venezia, di contenuto negativo per gli interessi del Ministro della salute in carica.
Alla luce di quanto sopra, pur concordando sull’importanza di proseguire speditamente nella campagna vaccinale per consentire a tutti i soggetti che intendano vaccinarsi di farlo senza incontrare ritardi né ostacoli, ritengo importante che le istituzioni si sforzino di comprendere se vi sia un’esitazione da parte di alcuni cittadini nel vaccinarsi e, nel caso, quali ne siano le ragioni. Poiché ritengo che tali ragioni possano essere legate ad una mancanza di fiducia negli organi scientifici, negli organi di informazione e financo nelle istituzioni stesse, auspico che venga al più presto avviato innanzitutto a livello parlamentare con l’ausilio di specialisti imparziali e scevri da qualsiasi conflitto di interessi un approfondito e diffuso dibattito che affronti congiuntamente gli aspetti scientifici, sanitari e giuridici nel massimo della trasparenza onde offrire al nostro paese una vera libertà di scelta o eventualmente un obbligo vaccinale, il cui interesse collettivo sia stato adeguatamente soppesato e valutato.
La ringrazio per l’attenzione e Le porgo i miei ossequiosi saluti
Sen. Mattia Crucioli