«Firenze sogna», cantavano i Litfiba di “Terremoto” a inizio anni Novanta.
Ieri, sabato 18 settembre, il capoluogo toscano ha senza dubbio fatto sognare, con i suoi viali attraversati da più di trentamila persone da tutta Italia, unite sotto la parola d’ordine “insorgiamo”. Un monito sintetico e gioioso, giunto nei nostri grigi anni Venti dalla resistenza fiorentina grazie alle lavoratrici e ai lavoratori in lotta della GKN, protagonist* di una lotta senza resa contro la delocalizzazione della fabbrica, leader nella produzione di semiassi e elementi di trasmissione per il settore automotive, acquisita nel 2018 dal fondo Melrose Industries, nient’altro che l’ennesimo tentativo da parte del grande capitale finanziario di volatilizzare posti di lavoro, know-how e buona innovazione in nome della massimizzazione del profitto.
Dopo le ormai tristemente celebri mail di licenziamento arrivate in estate, le lavoratrici e i lavoratori hanno occupato lo stabilimento, difeso da centinaia di persone solidali con i picchetti a rotazione, divenuto spazio di discussione ed elaborazione politica di media e lunga portata, come riportato nel decalogo del collettivo di fabbrica.
Dalla fabbrica occupata sono partiti negli ultimi mesi due appelli cruciali: quello ai giuristi, per scrivere insieme una proposta di legge dal basso contro le delocalizzazione, e quello agli ingegneri e al mondo della ricerca affinché, si affranchi dalle logiche aziendali e dialoghi con i lavoratori per valorizzare il patrimonio di tecniche, macchine e competenze.
E infine la chiamata più importante, quella rivolta a “noi”, con l’invito a farCI un favore unendosi alla lotta. Perché abbracciare la vertenza di GKN significa intrecciare tante storie di depauperazione del tessuto produttivo del nostro paese e la eco mediatica di cui gode la fabbrica di Campi Bisenzio altro non può essere che una cassa di risonanza a disposizione di una nuova strada che si apre e di nuove strade che si riempiono, come quelle di ieri pomeriggio a Firenze.
Lungo i viali dai quali quasi vent’anni fa si levavano le voci del movimento altermondialista del Firenze Social Forum, sono stati battuti ieri i passi di un autunno tutto da scrivere e da questo punto di vista la visione d’insieme espressa dalle lavoratrici e dai lavoratori GKN è particolarmente organica ed esaustiva. Ci domandano “come state?”. Quante volte di fronte a questa domanda abbiamo provato paura, vergogna, ansia performativa, desiderio di fuga e invisibilità.
Con questo pungolo in perfetta integrazione tra personale e politico, GKN chiama a costruire una stagione di lotte che passi proprio da quelle risposte scomode, che poi altro non sono che il racconto palpitante di paghe da fame, diritti calpestati, sicurezza e futuro inesistenti.
GKN ci porta a riflettere su cosa e come si produce, sul futuro produttivo del nostro paese, e ci aiuta a smascherare la strumentalizzazione del tema dell’innovazione tecnologica o dell’ecologia per giustificare l’assenza di politiche industriali che non siano incentivi alla salvaguardia della competitività.
GNK ci invita a insorgere per focalizzare la messa a lavoro senza tempi né regole delle nostre vite e provare a invertire i rapporti di forza, rifiutando innanzitutto l’arroganza di licenziamenti ingiustificati, senza alcuna ragione di anti-economicità, e provando a tessere reti di solidarietà attiva per far emergere quelle condizioni di subalternità e sfruttamento più difficili da verbalizzare e far conoscere.
Non resta che organizzarci (!)