Nella giornata del 6⁰ Sciopero Globale per il clima anche Rise Up 4 Climate Justice ha fatto sentire la sua presenza. In diverse città italiane (Venezia, Treviso, Napoli, Padova Trento, Vicenza) attivistə hanno fatto iniziative di fronte alle sedi di Enel contro l’aumento delle bollette di luce e gas. Le iniziative si inseriscono nel percorso di avvicinamento al Milano Climate Camp e alla Climate March verso la PreCop del prossimo 2 ottobre. Di seguito il comunicato diramato sui social network.
Il rincaro sulle bollette non è la transizione ecologica che vogliamo! È chi ha causato la crisi climatica che deve pagare
Il rincaro del 40% sulle bollette è frutto di un chiaro indirizzo politico da parte di un Governo che strumentalizza la necessità di una transizione energetica per mantenere inalterati i rapporti tra i responsabili della crisi climatica e chi ne subisce solo le conseguenze.
Mentre il volto “verde” del Governo Draghi, per mano del Ministro Cingolani, si straccia le vesti per il salasso di questo autunno e accusa addirittura i movimenti climatici di essere l’indiretta causa dei rincari (“la transizione ecologica costa” e noi saremmo dei “radical chic”) i cartelli oligopolistici dell’energia fanno ricadere sulle fasce più deboli della popolazione sia i costi delle emissioni sia le oscillazioni del mercato energetico. A questo si aggiunge una quota di investimenti che il PNRR ha previsto per le energie rinnovabili. Al solito ci troviamo di fronte a quella socializzazione dei costi e privatizzazione dei profitti che il neoliberismo ha applicato in tutte le fasi di crisi.
Con l’aumento in bolletta parliamo di un salasso insostenibile, che costerà 500€ in più all’anno a famiglia. Parliamo di risorse che mancano per una fascia della popolazione che già nel pre-pandemia sfiorava 5 milioni di persone sotto la soglia di povertà assoluta. Sappiamo bene come le condizioni di vita per molti e molte si siano ulteriormente impoverite e precarizzate in questo anno e mezzo. Per questo l’aumento delle bollette che subiremo nei prossimi mesi è una vergogna. Ancor più una vergogna sono le giustificazioni evocate dal Ministro Cingolani, che pare alludere al rincaro come una conseguenza dei costi della transizione mentre da mesi cita i movimenti climatici come una piaga ancor più grave della crisi climatica stessa. Parliamo dello stesso Ministero che millanta trasparenza per i miliardi del Recovery Fund mentre costruisce il piano di riconversione assieme ad Eni, Enel e Snam, tanto per citarne alcuni.
Non accettiamo di subire la narrazione istituzionale che impone violentemente, e falsamente, il ricatto tra sostenibilità economica e sostenibilità ambientale. Non pagheremo i costi di una transizione ecologica necessaria, che deve ricadere sui miliardi di utili accumulati da colossi finora inintaccabili; giganti del carbon-fossile come Eni, Enel e Snam a non solo non viene addossato il costo della riconversione, ma che stanno accedendo ai fondi del PNRR grazie ad operazioni di greenwashing avallate dalle stesse istituzioni. Gas e metano spacciate come fonti rinnovabili, stoccaggio di CO2, CSS venduto come energia pulita, via libera a trivellazioni e grandi opere come il TAV, e non ultima, la riesumazione dell’energia nucleare come nuova alternativa sostenibile, come se decenni di lotte e due referendum non l’avessero mai abolita definitivamente.
Non accettiamo che le nostre rivendicazioni per un cambio di rotta radicale vengano strumentalizzate da chi ha estratto e devastato il pianeta fino al punto di non ritorno.
LA TRANSIZIONE ECOLOGICA LA PAGHINO I RICCHI!