La crescita infinita non fa bene al pianeta. E neanche all’umanità. Parte Prima

Un contributo del Gruppo Tematico Economia & Decrescita (*)

Il terzo numero del 2021 della rivista ECOLOGICA, da pochi giorni in edicola, è quasi interamente dedicato alla decrescita. Fra gli articoli pubblicati (a firma fra gli altri di Paolo CACCIARI, Riccardo MASTINI, Maria ZINUTTI) c’è  un’ntervista al nostro padre fondatore Maurizio PALLANTE ed anche quello di Nello DE PADOVA, coordinatore del Gruppo Tematico Economia & Decrescita, di cui qui pubblichiamo la prima parte.

La seconda parte sarà pubblicata fra qualche settimana. Intanto, se avete fretta di leggerla, potete andare in edicola ;-))).

BUONA LETTURA

L’idea che sia possibile una crescita infinita in un pianeta finito è evidentemente insensata ma siccome è alla base del nostro sistema socio-economico, e seppure oramai siamo diventati diffusamente consapevoli, di questa insensatezza non riusciamo a farne a meno, anche se tutto sommato molti sarebbero interessati e disponibili a sperimentare modi diversi di vivere.

In questo articolo cercheremo di chiarire:

1) cosa è la crescita;

2) perché è necessaria al nostro sistema socio-economico;

3) cosa occorre cambiare nel sistema perché la crescita non sia più necessaria;

4) come è possibile innescare questi cambiamenti attraverso un percorso di decrescita.

(N.B.: Qui sotto trovate i punti 1 e 2. Il 3 ed il 4 verranno pubblicati fra qualche settimana. [NdR])

COSA E’ LA CRESCITA

Con questo termine intendiamo il processo di continuo aumento della disponibilità di beni (o meglio di merci) e servizi di cui disporre per rendere più comoda ed agiata l’esistenza nostra e, in prospettiva, per i nostri discendenti.

E’ quel processo cioè che, almeno in teoria, porta all’aumento del nostro Ben-Essere attraverso il Tanto-Avere, anche se non è affatto così: la ricerca del tanto-avere (la casa grande, la macchina nuova, il cellulare da sostituire ogni semestre, la camera da letto da rinnovare ogni quinquennio, il guardaroba da rifare ogni stagione, l’ananasso e il salmone affumicato tutti i fine settimana, ecc…), da per scontato il benessere che da esso dovrebbe derivare (l’armonia in famiglia, il piacere del viaggio e della scoperta, il sentire la voce e guardare la faccia di un amico lontano, il calore dell’abbraccio della persona amata, il sentirsi a proprio agio nei propri vestiti, il gusto di una serata in compagnia, ecc…). Invece spesso non è così, anzi. Sempre più spesso l’impegno dedicato a garantirci il Tanto-Avere (il tempo dedicato al lavoro) va a detrimento del Ben-Essere (il tempo dedicato alle relazioni con le persone che ci stanno a cuore).

Ma questa corsa al Tanto-Avere è il motore primo della crescita. Senza la ricerca continua del Tanto-Avere il sistema della crescita infinita in un pianeta finito collasserebbe e, non avendone uno alternativo a disposizione, crollerebbe l’intero sistema socio-economico.

E qui veniamo al secondo punto:

PERCHE’ LA CRESCITA E’ NECESSARIA AL NOSTRO SISTEMA SOCIO-ECONOMICO

Il nostro sistema socio economico è centrato sul lavoro retribuito. L’idea di fondo è che la ricchezza (dal cui godimento deriva il benessere) è il risultato del lavoro “produttivo” reso possibile dalla esistenza di un altro tipo di lavoro (tradizionalmente non retribuito) solitamente etichettato come “riproduttivo”. Non ci soffermeremo qui sull’importante analisi di come si siano modificati nel tempo ruolo, importanza e contenuti di questi due tipi di attività umana e soprattutto del fatto che sia o meno vero che la ricchezza sia il risultato del lavoro produttivo. Qui interessa focalizzarsi sul fatto, incontestabile, che il nostro sistema socio-economico dia per scontato che la ricchezza (dal cui godimento deriva il Ben-Essere) sia il risultato del lavoro produttivo retribuito. Ed in particolare su cosa consenta la retribuzione di questo lavoro.

Nel “privato” la retribuzione dei lavoratori è garantita dalla vendita delle merci/servizi, risultato del processo produttivo (sia esso profit o no-profit); nel “pubblico” (eccetto i casi di merci/servizi venduti) dalla disponibilità di risorse finanziarie “drenate”, attraverso la tassazione dei redditi (prevalentemente da lavoro), dei profitti e delle rendite del settore “privato”, oltre che dalla tassazione (IVA) dei prodotti/servizi venduti.

E’ solo il caso, a questo punto, di ricordare che la stragrande maggioranza della ricchezza di cui disponiamo collettivamente e gratuitamente (strade, marciapiedi, ospedali, scuole, biblioteche, parchi, ecc…) è realizzata, manutenuta e gestita, grazie al lavoro retribuito di dipendenti pubblici ovvero di ditte (e quindi di lavoratori privati) i cui prodotti/servizi sono acquistati dal “pubblico” grazie ai proventi della tassazione di cui sopra.

Ora, atteso che la tassazione del reddito da lavoro pubblico è solo una “partita di giro”, le uniche fonti di risorse dei sistemi fiscali sono l’IVA su ciò che il privato produce e vende, i redditi dei lavoratori privati e, quando ci si riesce, i profitti e le rendite dello stesso settore; quando queste risorse non bastano per garantire quanto sopra si ricorre all’indebitamento pubblico. N.B.: Il modello è estremamente semplificato, non si offendano economisti e analisti del pubblico bilancio.

E’ facile immaginare cosa accadrebbe a questo sistema ed in particolare al welfare, alla cura del territorio, alla raccolta dei rifiuti, agli acquedotti, al trasporto pubblico, alle infrastrutture stradali, energetiche, ecc…, se la crescita dovesse rallentare o addirittura fermarsi.

E’ per questo che esiste la pubblicità (spinta con grande impegno dai proprietari delle azioni e dal top management delle grandi imprese capitalistiche, ma anche dallo stesso Stato quando esorta tutti noi a far crescere i consumi): per spingerci a (tanto)avere sempre di più ed alimentare il sistema della crescita.

Sembra una giostra dalla quale è impossibile scendere: “There Is No Alternative” ci insegnano sin da piccoli. Una giostra che ogni giorno aumenta (grazie all’impegno di noi tutti) la sua velocità, facendoci stare sempre  peggio e dalla quale è sempre più difficile scendere. Ma non è l’unica giostra possibile ed esiste anche il modo per rallentarla.

(*) Gruppo Tematico Economia & Decrescita MDF

Il Gruppo Tematico è nato nel giugno 2015 allo scopo di affrontare il rapporto tra Decrescita ed Economia in modo sistematico, sia a livello microeconomico (proposte economiche in ambiti specifici) che a livello macroeconomico (definizione dei parametri che possono caratterizzare uno scenario economico con un impatto ecologico sostenibile).

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