Per il secondo giorno consecutivo migliaia di persone hanno riempito le strade di Milano, ribadendo che l’alternativa alla crisi climatica esiste nei processi radicali di cambiamento sociale.
Movimenti ecologisti, sindacati, collettivi studenteschi e tante altre realtà si sono ritrovate attorno alle 15 a Largo Cairoli. Poco prima c’è stata l’azione di Rise Up 4 Climate Justice di contestazione alla conferenza stampa finale della Pre-Cop: reti del MiCo violate e cariche della polizia, con un fermo (fortunatamente rilasciato dopo poco).
La manifestazione di oggi conclude tre giorni molto significativi sul piano delle mobilitazioni sociali, che dimostrano quanto la “questione climatica” sia un terreno di conflitto e non un tema da passerelle.
La manifestazione si è conclusa in Piazzale Giulio Cesare, a pochi passi dal MiCO, dove poche ore fa ha chiuso i battenti la Pre-COP 26.
Mentre Cingolani straparla in conferenza stampa di fantomatiche svolte storiche, questi giorni ci mettono di fronte al fatto che la transizione ecologica non può che passare dal terreno del conflitto sociale. Il consenso che i 50 ministri dell’ambiente hanno trovato sulla decarbonizzazione è una scatola vuota che se da un lato si riempie di greenwashing, dall’altro – come stiamo vedendo con l’aumento delle bollette di gas ed elettricità – vive nella logica neoliberale della socializzazione dei costi e privatizzazione dei profitti.
Per questa ragione la strada indicata dai movimenti sociali in questi giorni è quella giusta, e la ricchezza di pratiche che si sono incrociate in questi giorni nelle strade di Milano è un passo un avanti molto importante verso una prospettiva di cambiamento reale.
Questi intrecci continuano al Milano Climate Camp, che si concluderà domani con l’assemblea plenaria della Climate Justice Platform.