Pubblichiamo un contributo delle Sarte di Scena sulla situazione attuale delle lavoratrici e lavoratori del mondo dello spettacolo, in particolare nel loro ambito. Le Sarte di Scena è un gruppo nazionale organizzato di professionist* del mondo dello spettacolo che con l’arrivo della pandemia ha deciso di fare rete sia tra le singole professioniste (in maggioranza donne) sia con altre realtà del settore.
Il mondo dello spettacolo inizia il suo secondo autunno in cui deve sottostare nuovamente alle regole imposte dal governo nello stato di emergenza, dopo una breve pausa estiva in cui un “liberi tutti” ha portato a ripartenze anomale e caotiche.
Mentre noi lavoratori e lavoratrici attendiamo con ansia quali regole di aperture e capienze verranno adottate per il futuro, ancor più aspettiamo impazienti (da prima della pandemia) una riforma strutturale del settore.
Ricordiamo che la pandemia non ha fatto altro che far esplodere problematiche lavorative, che il nostro settore aveva già in precedenza, frutto di abbandono istituzionale e scelte politiche scellerate, e che una riforma strutturale è necessaria proprio per garantire la sopravvivenza degli stessi operatori e operatrici del settore. Ma facciamo un passo indietro: che cosa è successo in questo ultimo anno e mezzo?
Ci siamo svegliati in un incubo. A parte la terribile scia di morti che la pandemia ha prodotto, si è creato un esercito di zombi: migliaia di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo che si sono trovati all’improvviso impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. A casa come tutti.
O forse no? A casa senza stipendio, senza cassa integrazione e con dei bonus di sopravvivenza che non garantivano un adeguato sostentamento. Dimenticati da tutte e tutti, perché spettacolo e cultura non sono beni necessari a un Paese.
Una situazione drammatica in cui abbiamo però guadagnato qualcosa: IL TEMPO.
Il tempo per riflettere sulla nostra condizione lavorativa. Il tempo per confrontarci con colleghe e colleghi. Il tempo per studiare i contratti e le normative in vigore nel nostro settore. Ci siamo organizzati in gruppi territoriali e di settore, confrontandoci su visioni future di come dovrà essere il nostro settore.
Di più. Ci siamo riappropriati del sistema sindacale, rinnovando sistemi già esistenti e creandone di nuovi.
Di più. Abbiamo iniziato, come gruppi auto-organizzati e associazioni, a interloquire con le istituzioni, a livello regionale e nazionale, fino ad essere auditi dal Ministero.
Di più. Siamo scesi in piazza decine di volte, incuranti del colore della zona ma rispettando sempre i protocolli di sicurezza, chiedendo a gran voce di diventare parte della creazione di un sistema spettacolo nuovo ed innovativo che tuteli tutte e tutti.
Di più. Abbiamo sensibilizzato il pubblico e i cittadini, consci del fatto che senza cultura un popolo muore.
Di più. Ci siamo confrontati con lavoratrici e lavoratori in difficoltà di altri settori duramente colpiti non solo dalla pandemia ma da una politica decennale di noncuranza nei confronti del mondo del lavoro e priva di rispetto per i pilastri della società civile. Siamo scese/i in piazza con la scuola, la sanità, i rider, la logistica, i moventi per la parità di genere e per il clima.
Ci siamo chiesti come sia possibile che, in un Paese fondato su modelli di democrazia, non si riesca in un momento di crisi a salvaguardare il lavoro, l’istruzione, la sanità, la cultura.
Noi non ci stiamo.
29 sigle di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo hanno di recente pubblicato il documento “Nessuna giornata storica” in cui si rimarcano questioni fondamentali che dovranno essere presenti nella futura riforma; le richieste, fatte al Governo e già rimarcate nella “proposta di riforma dal basso” consegnata alle istituzioni a maggio 2021, sono attuabili e frutto di reali necessità senza le quali si rischia di trasformare le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo in una specie rara, ma non protetta.
In un settore già di per sé precario, chiediamo una riforma che:
-riconosca la natura discontinua dei lavori dello spettacolo, instaurando una misura che, in linea con gli altri paesi europei in termini di durata e accessibilità, tuteli dalla fluttuazione di reddito tipica del settore;
-istituisca lo sportello per facilitare l’assunzione diretta dei lavoratori dello spettacolo anche da parte di enti pubblici, aziende di altri settori e persone fisiche;
-riveda i codici IVS ex-ENPALS includendo le professioni finora non contemplate, tra cui formatrici e formatori;
-garantisca l’accesso a NASpI, assicurazione INAIL, indennità di maternità, paternità e malattia a tutti i lavoratori dello spettacolo inclusi intermittenti, occasionali e autonomi, superando l’inadeguatezza dell’ALAS;
-abroghi la cosiddetta “esenzione ENPALS” (c. 188 art. 1 l. 96/06) che troppo spesso ha generato situazioni di lavoro irregolare e senza tutele che hanno coinvolto anche professionisti e semiprofessionisti del nostro settore;
○ vincoli l’erogazione dei fondi pubblici FUS alla generazione di lavoro per i mestieri di palcoscenico e all’applicazione di politiche che rendano inclusivo l’accesso a tali mestieri, senza discriminazioni di genere ed età, anche in termini di parità salariale;
Chiediamo anche di continuare a sostenere i lavoratori dello spettacolo con:
-la prosecuzione dell’erogazione delle indennità COVID-19, interrotta dopo maggio 2021, fino ad almeno sei mesi dopo la cessazione dello stato di emergenza;
-l’istituzione di un “fondo emergenza COVID 2021” destinato a coprire le giornate annullate ai lavoratori nel 2021, similmente a quanto fatto nel dicembre 2020 dall’allora MIBACT, da richiedere direttamente da parte di lavoratrici e lavoratori e senza intermediazione delle imprese (come invece previsto dal Fondo di Garanzia) per permettere la copertura di tutto il settore che, ricordiamo, opera anche su commissione di amministrazioni pubbliche e altri enti e aziende non di spettacolo;
-il riconoscimento dei contributi previdenziali necessari a completare le annualità contributive durante le quali è stato in vigore lo stato di emergenza;
-interventi immediati per vigilare sulla corretta applicazione del protocollo vigente, che nel settore prevede l’obbligatorietà di tamponi ogni 72 ore per i lavoratori e le lavoratrici a carico dei datori di lavoro, e adeguamenti ufficiali futuri per permettere di riaprire i luoghi di spettacolo al 100%, come già avviene in tutti gli altri settori.
Tra i firmatari di questo documento c’è anche Sarte di Scena, gruppo nazionale organizzato di professionist* del mondo dello spettacolo che con l’arrivo della pandemia ha deciso di fare rete sia tra le singole professioniste (in maggioranza donne) sia con altre realtà per cercare di “dare un taglio” a tutto quello che non va nel settore spettacolo.
La pandemia ha creato la piena consapevolezza delle enormi lacune e tossicità del nostro settore, peraltro già presenti prima della pandemia.
Sarte di Scena