Una nota sul killeraggio e sul cantare in coro. Come le nostre critiche al green pass vengono distorte dai media governativi

Oggi su Repubblica Gianni Riotta – che Glenn Greenwald memorabilmente definì «the opposite of journalism» – ci addita al pubblico odio in un articolo che intende scomunicare e demonizzare chiunque critichi il «green pass» “da sinistra” – ovvero: nel contesto di una critica alle politiche neoliberali del governo Draghi, a una gestione della pandemia disastrosa, a una narrazione della pandemia che ha deviato e scaricato ogni responsabilità verso il basso e su capri espiatori ecc.

Il passaggio che ci riguarda è – come stupirsene? – disinformato, datato e pieno di errori:
1) ci attribuisce un documento non nostro che segnalammo due mesi fa perché lo ritenevamo un passaggio importante ma di cui criticammo diversi punti;
2) estrapola e cuce a modo suo micro-virgolettati da quel post dell’agosto scorso;
3) omologa la nostra critica a quelle, diverse, portate avanti da altri soggetti;
4) piega il tutto in direzione di parallelismi storici balenghi sul rifiuto della scienza, il presunto irrazionalismo ecc.

Il metodo è trasparente, chiaramente ricostruibile in ogni fase:

■ Riotta ha letto un altro articolo uscito ieri a firma di Matteo Pucciarelli, superficiale ma fattualmente non scorretto, che però non chiariva la nostra posizione sul «Kit di pronto soccorso antifascista» e conteneva uno “specchietto” redazionale in cui quest’ultimo veniva tout court attribuito a noi («Da Wu Ming arriva il kit di pronto soccorso antifascista»);

■ Riotta ha cercato su Google il nome del documento e ha cliccato sul primo risultato;

■ ha dato un’occhiata rapida ai primi capoversi di quel post di agosto;

■ dopodiché non gli serviva altro, ed è partito per la tangente.

Fine. L’«inchiesta» è consistita in questo.

Oggi ci aspettiamo un mega-shitstorm sui social con tentativo di lapidazione
pubblica. La corazzata mediatica si sta muovendo per rendere illegittima e criminalizzare ogni “stecca” rispetto al coro che canta le lodi del governo Draghi, facendo passare critiche politiche – perchè le nostre critiche al dispositivo del lasciapassare sono politiche – per «rifiuto della Scienza».

A questo possiamo aggiungere che non abbiamo fatto nulla per renderci simpatici al direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Riotta stesso, in fondo, si sta prendendo una vendettucola per alcuni scambi avvenuti su Twitter in tempi ormai remoti.

Amen. All’articolo-killer di Riotta ne seguiranno altri. Sono prezzi da pagare quando si lavora allo smontaggio delle narrazioni tossiche dominanti. Non sono in toto evitabili.

Ricordiamo che la nostra analisi del lasciapassare – scritta quando ancora non era stato esteso tout court a ogni attività lavorativa del pubblico e del privato, estensione che ha solo confermato quanto scrivevamo – → si trova qui, in due puntate da leggere con lentezza. Fatti non foste a legger come Riotta, ma per seguir virtute e canoscenza.

Ricordiamo anche che una buona parte di quelle critiche è condivisa dai sindacati di base che hanno indetto lo sciopero dell’11 ottobre scorso: Cobas, Usb, Usi… E una parte è condivisa dalla stessa Cgil.

Ricordiamo che un sunto della nostra critica della gestione pandemica in generale si può leggere → nel pdf scaricabile qui.

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