In Italia abbiamo una democrazia imperfetta e fragile da tempo, minacciata da mafie, corruzione, populismi di destra e rigurgiti neo-fascisti. Queste minacce sono in qualche modo dibattute nella società e in una parte del mondo politico. Un’altra macro-problema democratico, invece, è pressoché assente dal dibattito pubblico e viene denunciato solamente dal mondo ecologista, studentesco e dai media indipendenti. Usando un’espressione anglosassone, si tratta di un vero e proprio elefante nella stanza: una verità ovvia ma ignorata. O meglio: una piovra nella stanza, vista la sua capacità di penetrazione nella società italiana. Mi riferisco all’Eni, multinazionale dell’energia privatizzata negli anni ‘90 anche se tuttora controllata per un terzo dallo Stato Italiano.
Se alcuni autori hanno già segnalato come l’estrattivismo sia una minaccia per i diritti umani e la democrazia nel Sud globale[1], pochi focalizzano l’attenzione sul Nord globale.
In questo contributo discuto di Eni in quanto caso paradigmatico e documentato di un problema più ampio che è l’influenza politica spropositata delle aziende fossili e di quel congiunto di grandi imprese inquinanti e climalteranti che generano profitto a scapito della vita sul pianeta.
1) Influenza sulla politica estera
Come raccontano Andrea Greco e Giuseppe Oddo nel libro “Lo Stato Parallelo”, l’Eni del dopoguerra, allora un ente pubblico, portava avanti una vera e propria “politica estera” autonoma, svincolata da qualsiasi controllo democratico e in grado di influenzare enormemente la Farnesina. In altre fasi, Eni è stata al servizio degli interessi privati di uomini politici come Silvio Berlusconi.
Oggi, come denuncia ReCommon[2], il Ministero degli Esteri è influenzato in maniera preoccupante dal lobbying di Eni tanto che “in alcuni frangenti, è sembrato che gli apparati politico-diplomatici della società di San Donato si sostituissero a quelli dello Stato, o che venissero meno i confini tra gli uni e gli altri” a partire dalle relazioni con la Libia e passando per quelle con Iraq, Russia ed Egitto.
Una “politica estera”, quella di Eni, accusata più volte, talvolta con condanne, in altri casi con patteggiamenti e assoluzioni che comunque lasciano varie ombre, di violazioni dei diritti umani, devastazione ambientale[3], corruzione internazionale[4] e induzione indebita[5].
2) Minaccia alla libertà di stampa
Una seconda minaccia democratica è rappresentata dalle pressioni sulla stampa tramite azioni legali contro Report[6], Il Fatto Quotidiano[7], Domani[8] o l’associazione ReCommon[9] per inchieste, servizi e articoli critici sull’azienda guidata da Descalzi. Al di là del merito delle singole inchieste, è chiaro che la querela sistematica rappresenta per i piccoli media un’enorme carica di tempo, denaro e pressione psicologica in grado di dissuadere potenzialmente il giornalismo indipendente.
3) Dissuasione della protesta
La terza minaccia sono le valanghe di multe che piovono sugli attivisti e sulle attiviste di Fridays for Future e Extinction Rebellion che protestano contro la multinazionale, sfruttando le normative anti-covid[10] e dimostrando ancora una volta quanto certi apparati dello Stato siano vicini ad Eni.
4) Influenza su media, università e mondo culturale
Testate come Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, Repubblica, Huffington Post e Open ospitano regolarmente non solo pubblicità ma anche contributi scritti direttamente da Eni in cui la multinazionale si presenta come campionessa di sostenibilità ambientale, anche tramite l’uso di pubblicità ingannevoli[11] e sempre emettendo che il cuore del suo business continua e continuerà ad essere centrato sui combustibili fossili[12].
Oltre a questo, è impressionante vedere la quantità di enti ed eventi culturali finanziati da Eni, dal Concerto del Primo Maggio alla Fondazione Feltrinelli, fino a musei, mostre, sagre, festival, tornei[13][14].
E poi le scuole italiane, in cui Eni (azienda privata, ricordiamolo), forma i docenti sul tema della sostenibilità ambientale[15], evidentemente senza citare di essere tra i 30 principali emettitori di gas serra a livello globale[16] o l’avvelenamento dei territori in cui opera[17][18]. Un monumento al surrealismo. E infine le università italiane, politecnici di Milano e Torino in primis[19], con numerose collaborazioni, corsi di laurea e finanziamenti da parte di Eni con pochissima trasparenza, come denunciato da Greenpeace[20].
L’influenza sulla didattica, la ricerca e il mondo culturale da parte di un’azienda privata ed eticamente discutibile come Eni è profondamente perverso e le permette di esercitare una preoccupante influenza culturale e di beneficiarsi di un’immagine filantropica e “green”, legittimandosi di fronte all’opinione pubblica e alla politica.
5) Il principale ostacolo alla transizione ecologica?
L’ultima minaccia è forse quella più preoccupante. Eni e le altre aziende fossili non solo sono responsabili dell’avvelenamento di numerosi territori in cui operano[21] e dell’attuale crisi climatica[22] ma stanno di fatto impedendo l’avvio della transizione ecologica di cui abbiamo disperatamente bisogno. Un’inchiesta di ReCommon lo ha denunciato chiaramente: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato influenzato in maniera pesantissima dalle lobby del fossile italiano[23]. Nonostante un intervento in extremis della Commissione Europea, il PNRR rischia di essere una colossale occasione perduta sul fronte della transizione ecologica, come dimostrato da alcuni report che classificano come “green” solamente il 16% dei 235 miliardi assegnati all’Italia[24]. Simili osservazioni possono essere fatte anche per l’ultima conferenza globale sul clima, la Cop-26, estremamente deludente anche per colpa della partecipazioni in massa dei lobbisti del fossile[25].
Se da un lato, Eni&Co condizionano le politiche pubbliche, dall’altra distraggono l’attenzione scaricando la responsabilità della crisi climatica sui singoli consumatori[26] o proponendo fantomatici progetti di riforestazione[27], bio-carburanti[28] e stoccaggio della CO2, anche cercando di accaparrarsi fondi pubblici[29][30]. Tutte false soluzioni e operazioni di greenwashing.
E allora la situazione è questa: da una parte, un’opinione pubblica seriamente preoccupata dalla crisi climatica[31], anche grazie alle mobilitazioni dei movimenti per la giustizia climatica. Dall’altra, un manipolo di amministratori delegati delle aziende fossili che impongono l’agenda politica con la connivenza di quasi tutti i partiti e di parte delle istituzioni. Un colossale problema di democrazia di per sé e ancora più preoccupante se consideriamo le violazioni di diritti umani, il crollo della qualità di vita e i rischi di regresso democratico che la crisi climatica potrebbe innescare[32]. E allora emerge sempre più chiaramente che la lotta per la giustizia climatica è anche una lotta per la difesa della democrazia.
Denunciare la presenza dell’elefante (o della piovra) nella stanza è solo un primo piccolo passo per avviare il cambiamento di sistema necessario.
[1] Si veda ad esempio: https://www.tni.org/files/download/beyonddevelopment_extractivism.pdf o https://asuntosdelsur.org/wp-content/uploads/2020/07/2_maldiciones_y_pandemias_extractivismos.pdf
[2] https://www.recommon.org/recommon-scopre-le-relazioni-segrete-tra-eni-e-farnesina/
[3] https://www.amnesty.it/nigeria-scoperte-gravi-negligenze-parte-shell-ed-eni/
[4] https://valori.it/opl245-eni-assolta-ma-petrolio-no-futuro/
[5] https://tg24.sky.it/milano/2021/03/25/milano-accordo-eni-caso-congo-risarcimento
[6] https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/04/report-leni-ritira-la-querela-bene-e-gli-altri/2009414/
[7] https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/04/eni-e-vietato-raccontare-i-guai-di-descalzi-c/6026177/
[8] https://www.fnsi.it/eni-chiede-100mila-euro-a-domani-fnsi-un-caso-esemplare-di-querela-bavaglio
[9] https://www.pressenza.com/it/2021/12/attacco-di-eni-a-recommon-sulla-partecipazione-a-report-di-questa-sera/
[10] https://www.lindipendente.online/2020/11/16/roma-manifestano-contro-leni-attivisti-multati-per-mancato-distanziamento/
[12] https://www.greenpeace.org/italy/storia/12687/eni-le-bugie-hanno-le-zampe-corte/
[13] https://jacobinitalia.it/il-cultural-washing-delle-aziende-petrolifere/
[14] https://fridaysforfutureitalia.it/eni-e-il-main-sponsor-del-concerto-del-primo-maggio/
[15] https://valori.it/eni-insegna-sostenibilita-scuole/
[16] https://www.theguardian.com/sustainable-business/2017/jul/10/100-fossil-fuel-companies-investors-responsible-71-global-emissions-cdp-study-climate-change
[17] https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/Dossier-ENI-2019-Legambiente.pdf
[18] https://www.lifegate.it/eni-condannata-per-traffico-illecito-di-rifiuti-in-basilicata
[19] https://www.eni.com/it-IT/ricerca-scientifica/principali-collaborazioni-universita-e-ricerca.html
[20] https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/09/29/eni-e-leonardo-influenzano-la-ricerca-italiana-greenpeace-chiede-i-dati-gli-atenei-li-negano-sono-riservati-non-riguardano-il-pubblico/6330366/
[21] https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/Dossier-ENI-2019-Legambiente.pdf
[22] https://www.theguardian.com/sustainable-business/2017/jul/10/100-fossil-fuel-companies-investors-responsible-71-global-emissions-cdp-study-climate-change
[23] https://www.recommon.org/le-mani-del-settore-dei-combustibili-fossili-sul-recovery-plan/
[24] https://www.greenrecoverytracker.org/country-reports/italy
[25] https://greenreport.it/news/clima/la-delegazione-piu-numerosa-alla-cop26-e-quella-della-lobby-dei-combustibili-fossili/
[26] Si veda ad esempio “La nuova guerra del clima. La battaglia per riprenderci il pianeta” di Michael Mann.
[27] https://ilmanifesto.it/foreste-eni-campione-di-greenwashing/
[28] https://www.lanuovaecologia.it/il-gasolio-non-puo-essere-green-tanto-meno-se-di-palma/
[29] https://www.recommon.org/eni-niente-fondi-europei-per-il-ccs-di-ravenna/
[30] https://www.editorialedomani.it/politica/italia/leu-e-m5s-bloccano-i-finanziamenti-che-avrebbero-potuto-favorire-il-deposito-di-co2-eni-o5qp7a8w
[31] https://www.affarinternazionali.it/2021/09/clima-in-cima-alle-preoccupazioni-degli-italiani-che-puntano-sullue/
[32] https://www.idea.int/publications/catalogue/democracy-and-challenge-climate-change