La Commissione “Dubbio e Precauzione” (costituita dal giurista Ugo Mattei, i filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, e il massmediologo Carlo Freccero) inoltra un appello ai decisori politici «affinché si revochi il green pass e si valutino con proporzionalità e adeguatezza gli interventi e le misure sulla popolazione».
Riportiamo di seguito il testo integrale del documento.
«Il 29 Dicembre 2021 il governo ha adottato ulteriori misure restrittive “di contenimento dell’epidemia”, come ad esempio l’estensione del Green Pass rafforzato dal 10 gennaio 2022 fino alla cessazione dello stato di emergenza per l’accesso ad alberghi, feste civili o religiose, sagre, ristoranti all’aperto, piscine, centri culturali, sociali e ricreativi persino per la attività all’aperto. Inoltre, il Green Pass rafforzato è ora necessario per l’accesso e l’utilizzo di tutti i mezzi di trasporto pubblico. Appare tuttavia chiaro come l’irrigidimento delle restrizioni per i non vaccinati nulla abbia a che vedere con il contrasto all’epidemia.
È infatti evidente che anche i vaccinati contagiano, e che anche i vaccinati ricadono nella malattia. L’esclusione da attività svolte all’aperto, poi, più che da intenti di prevenzione dal contagio e tutela della salute sembra causata dalla volontà di stigmatizzare e punire tutti coloro che non si sottomettono all’arbitrio delle misure governative. Le misure adottate, pertanto, si sostanziano esclusivamente in una discriminazione in violazione dell’Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana.
In assenza dei presupposti giuridici, prima e più che medici, per adottare un obbligo generalizzato di vaccinazione, la decisione di sottoporvisi o meno resta libera formalmente, ma in assenza di vaccino non si può liberamente decidere, per esempio, di uscire dal Paese, o addirittura dalla propria regione, fino al paradosso di non poter lasciare le isole o un quartiere di Venezia. Ciò provoca uno stato di detenzione a tutti gli effetti e una nuova inaccettabile forma discriminatoria anche di censo: solo chi ha la capacità economica di accedere a forme private di mobilità può infatti evitare di usare il trasporto pubblico.
Ancora più grave è il caso di coloro che non hanno sostegno per esserne stati privati dal governo stesso, che li ha sanzionati con la sospensione dello stipendio per avere deciso, come pur potevano, di non aderire a una trattamento sanitario non obbligatorio. A seguito degli ultimi dati inerenti l’andamento dell’epidemia e delle decisioni assunte dal governo riteniamo dunque necessario sottolineare quanto segue:
1. L’incidenza dei casi di persone positive al test ha subito una impennata, soprattutto a causa dell’inusitato numero di tamponi eseguito, che nel corso degli ultimi giorni ha riguardato oltre 10 % della popolazione italiana. All’elevato numero di “positivi” non corrisponde un proporzionale aumento di casi con sintomi o di pazienti ricoverati, tanto nei reparti ospedalieri quanto in quelli di terapia intensiva. Il numero dei potenziali falsi positivi (pazienti positivi al test ma che non veicolano il virus) è elevatissimo, e di conseguenza la valutazione dell’indice di positività non corrisponde al reale stato di progressione dell’epidemia. Il tampone è uno strumento inadeguato per lo screening di massa, e dovrebbe essere riservato per la conferma dei casi sintomatici. Rileviamo che ad un costo medio di circa 50 euro (1), l’esborso per lo stato è esorbitante: circa 250 milioni di euro nella sola settimana appena trascorsa, ovvero – a questo ritmo – 1 miliardo al mese. Non abbiamo dubbi che con queste cifre ben altre e ben più importanti scelte si potrebbero assumere per mettere in sicurezza la sanità italiana e consentirle di affrontare la sfida del Covid-19.
2. Come riconosciuto da più parti, l’unico indice affidabile di impatto dell’epidemia sul sistema sanitario è il numero di ricoveri in terapia intensiva. Al momento questo si attesta intorno al 12% (da Covid) della disponibilità totale (9.097 postazioni)(2). Nello stesso periodo dell’anno scorso era occupato più del 30% dei posti disponibili.
Non dimentichiamo infine che in epoca pre-pandemica, in corrispondenza del picco influenzale stagionale, le terapie intensive si sono puntualmente sempre ritrovate “al collasso”(3). Piuttosto che drammatizzare riteniamo che il governo debba attivare i 3705 posti letto già pronti e provvedere a ripianare gli organici degli ospedali carenti in medici e infermieri (-48.000 rispetto a quanto previsto dalle piante organiche) (4).
Ricordiamo che l’unico parametro che correla con la gravità della malattia (cfr. i decessi) è proprio il tasso di occupazione delle terapie intensive.
3. Il fatto che – rispetto ai dati di incidenza dello scorso anno – si registri un numero inferiore di ricoveri e di decessi indica che la vaccinazione offre un beneficio sicuramente apprezzabile (circa 2/3 in meno di decessi e di terapie intensive). In base all’ultimo bollettino ISS, tuttavia, il 36% dei posti in terapia intensiva resta pur sempre occupato da pazienti vaccinati (con ciclo completo e anche con terza dose). Si vanno moltiplicando le evidenze che mostrano come i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) offrano una protezione incompleta e che tende a svanire nel tempo. È oggi altresì acclarato – smentendo le precedenti trionfalistiche asserzioni – che il vaccino protegge solo limitatamente dall’infezione (di un fattore pari a circa tre volte rispetto al rischio dei non vaccinati). A fronte di queste evidenze il Green Pass perde qualsiasi giustificazione come misura sanitaria: l’essere stato vaccinato non garantisce che il possessore sia immune o non possa contagiare. Qual è dunque il razionale dietro tale misura gravemente discriminatoria se non quello di dover a tutti i costi individuare un “nemico” contro cui incanalare il risentimento generale per gli insuccessi che sono solo e soltanto del governo? Del pari, numerose altre decisioni non hanno base sensata: in base a quale criterio “scientifico” si stabilisce che la quarantena debba essere arbitrariamente accorciata a cinque giorni per chi ha ricevuto tre dosi di vaccino? E come mai non basta neanche la terza dose ma occorre anche un tampone per partecipare a determinati eventi? Nessuno, realmente, si rende contro che stiamo trapassando nel ridicolo?
4. Reiteriamo la nostra posizione che è quella a favore della buona scienza (che può generare buoni vaccini). Anche se si estendesse la copertura vaccinale del 100% non potremmo avere la garanzia di ottenere una protezione efficace: gli attuali vaccini non bastano, ed è illusorio pensare che si possa risolvere la complessità della situazione invocando l’obbligatorietà che – comunque – questo governo non ha finora avuto il coraggio di proporre consapevole del fatto che la Corte Costituzionale ha più volte ribadito che nel rispetto dell’Art. 32 della Costituzione rischi letali per il vaccinando non sono in nessun caso tollerabili ai fini della legittimità dell’imposizione del trattamento obbligatorio. La nostra preoccupazione si concentra sui vaccini attualmente disponibili in Italia, proprio mentre nuovi vaccini – per lo più realizzati con virus inattivati o proteine ricombinanti del virus (es. Novavax e Covaxin) – stanno per essere introdotti in Europa dopo aver dimostrato la loro efficacia in altre nazioni. Noi sosteniamo la necessità di ripensare la strategia in atto che ha esclusivamente puntato sui vaccini a mRNA, tralasciando altre alternative. I dati epidemiologici di altre nazioni, seppur diversissime quanto a indirizzo politico, sviluppo economico e struttura sanitaria – dal Messico all’India, al Giappone – mostrano come sia possibile adottare scelte vincenti. Tra queste ricordiamo l’importanza dei trattamenti domiciliari precoci, l’uso degli anticorpi monoclonali (ancora troppo limitato nonostante la dimostrata efficacia) e insieme a questi presidi non farmacologici – distanziamento sui mezzi pubblici, meccanismi di areazione etc. – che stentano ancora ad imporsi. Al riguardo riteniamo necessario restituire dignità e fiducia alla medicina del territorio – oppressa da intollerabili vincoli burocratici – consentendo che ai medici di base venga permesso di curare i pazienti secondo scienza e coscienza come richiesto da un numero crescente di professionisti del settore. Il medico non può continuare ad essere tiranneggiato da una visione ideologica imposta dal ministero della salute e acriticamente adottata dagli Ordini professionali che automaticamente la impongono ai propri affiliati.
In sintesi, chiediamo che:
– Si destinino meglio e ben altre risorse alla sanità (magari risparmiando sui tamponi) per rafforzare la rete delle terapie intensive e dei reparti ospedalieri.
– Si autorizzino i medici a gestire con autorevolezza le prime fasi della malattia adottando le misure più adeguate per ogni singolo caso. È giunto il momento di cancellare la vergognosa indicazione “tachipirina e vigile attesa” che ancora viene riportata sul sito ministeriale. – Si convochi un meeting scientifico aperto ai contributi dei principali esperti delle nostre università per valutare le scelte in materia di vaccino. Personaggi privi di valenza scientifica (come taluni che lavorano in case di cura ortopediche) o gravati da fin troppo evidenti conflitti di interesse con colossi farmaceutici non possono continuare a pontificare in merito.
– Si valutino con ben più attenzione al principio di precauzione, che informa di sé il diritto dell’Unione Europea, le misure e gli obblighi da imporre ai bambini e ai minori, la cui salute va tutelata anche e soprattutto da ricadute e pericoli futuri della sperimentazione sanitaria presente.
– Si revochi la misura del Green Pass, destituita di fondamento scientifico tanto da essere stato adottato solo dall’Italia e, con alcune differenze, da pochi altri paesi.
– Si smetta il bombardamento terroristico ottenuto snocciolando giornalmente i dati sull’incidenza: la modalità della comunicazione va interamente rivista, improntandola a sobrietà e correttezza.
La Commissione DuPre ritiene che le misure adottate dal governo siano assolutamente inaccettabili in un sistema democratico, e chiama i Cittadini a porre un freno alla quotidiana discriminazione e violazione di diritti fondamentali, specificamente rivolgendosi al Presidente della Repubblica, che è Garante della Costituzione. La Commissione ricorda infine ai Cittadini italiani gli Artt. 52 e 54 della Costituzione, che prescrivono il dovere di difendere lo stato costituzionale, invitandoli a reagire nelle forme costituzionali a quanto sta avvenendo con il supporto di parte degli organi d’informazione, che denigrano ogni posizione critica e dubitativa, dubbio e critica che sono invece necessaria base di ogni dibattito democratico e persino di ogni reale approccio scientifico».
Note:
(1) Fonte: https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/10/22/costo-tamponi-molecolari-antigenici/ un tampone positivo deve essere confermato da struttura pubblica con ulteriore test molecolare, il cui costo è quindi a carico pubblico. Il prezzo varia da regione a regione: 50 euro è una media del costo.
(2) https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/#
(3) https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_gennaio_10/milano-terapie-intensive-collasso-l-influenza-gia-48-malati-gravi-molte-operazioni-rinviate-c9dc43a6-f5d1-11e7-9b06-fe054c3be5b2.shtml
(4) https://www.lastampa.it/cronaca/2021/12/16/news/covid_l_esercito_dei_sanitari_che_non_c_e_all_appello_mancano_48mila_medici_e_infermieri_-1608763/